Cari confratelli,
con la partenza per il cielo di Padre Giuseppe Villa ieri e oggi di P. José Oscar Aguilar mi è venuto spontaneo associarli e condividere con voi ciò che sento in questo momento.
Due nostri confratelli, uno di 96 anni e l'altro di 42, che ci lasciano ma che hanno vissuto la missione con pienezza e con entusiasmo, con i doni e le caratteristiche che ognuno aveva.
Di padre Villa molti di noi conosciamo la vita, il suo entusiasmo missionario, la sua capacità di accoglienza e doti di animatore sempre gioioso. Non è mai stato in missione, tolto il periodo in cui era consigliere generale, ma la missione l'aveva nel cuore ed in ogni sua attività. Ancora oggi a Martina Franca la gente ricorda la sua dedicazione e capacità di contatto con le persone, con i giovani e i ragazzi. Con lo stesso entusiasmo e capacità di discernimento ha guidato anche la nostra regione come superiore. Ricordo che lo preoccupavano sempre le vocazioni e ci rimaneva male se alla fine di un anno da una comunità non si coglieva anche qualche frutto con l'invio di qualche ragazzo o giovane in seminario.
Lo ringraziamo per quanto ha fatto e per il bene seminato in questa sua lunga vita che negli ultimi anni è stata soprattutto di offerta, ma senza mai perdere l'entusiasmo o di incoraggiarci a fare bene il nostro lavoro.
Padre José Oscar Aguilar, argentino, pochi di noi in Italia lo conoscono, ma vorrei dirvi qualche cosa di lui perché la sua vita, anche se breve, è stata intensa e vissuta con pienezza e merita che la nostra famiglia e i nostri giovani la conoscano.
L'ho conosciuto studente in Brasile e sapevo della sua delicata condizione di salute a causa del diabete con il quale lui conviveva. Ma nonostante questo lui si dedicava con tutto se stesso agli altri sia in comunità che nella pastorale. La gente gli voleva molto bene. Ricordo che c'è stato un momento in cui si diceva che, a causa della salute e delle sue difficoltà nello studio, non avrebbe potuto essere missionario e un giorno partire per la missione. Appena lo ha saputo la gente della favela in cui lavorava a Sao Paulo si è subito fatta sentire per testimoniare quanto lui si dedicava loro e per dire che così doveva essere un missionario. Un giorno ho visitato con lui alcune di queste famiglie nelle loro povere case e lì ho capito chi era Oscar. Lo studente non ancora professo che viveva in pieno lo stile di missione voluto dal Fondatore: quello di andare a trovare le persone nelle loro case, di interessarsi dei loro problemi ed essere presenza di consolazione. Anche lui veniva da una famiglia poverissima e per questo sapeva capire la realtà di quella gente. E così lui è andato avanti arrivando a fare la professione perpetua, il diaconato e per 11 anni ha potuto essere sacerdote e 15 missionario della Consolata. Da giovane aveva imparato in pasticceria a fare i dolci. Non c'era festa in seminario, di Istituto o in parrocchia per la quale lui non preparasse delle torte belle, grandi e buonissime. Era uno dei suoi modi per vivere la carità, per vivere lo spirito di famiglia.
Grazie Padre Oscar per il dono della tua vita, anche se breve, ma intenso e dedicata alla missione in modo particolare in tutti questi anni in Venezuela.
Dal cielo intercedi per la nostra famiglia missionaria e per tutti i nostri giovani missionari perchè siano sempre generosi e disponibili come tu lo eri senza misurare il tempo e le fatiche.
Tu lo hai fatto anche a scapito della tua salute sapendo che forse di tempo o di anni non ne avresti avuti molti e quelli che il Signore ti ha dati li hai vissuti nella pienezza e con intensità.
Il Signore ti dia la ricompensa dei suoi servi fedeli e consoli in questo momento i tuoi familiari e i confratelli che ti erano vicini.
Ringraziamo il Signore per questi santi missionari e andiamo avanti anche noi percorrendo il cammino che Dio ci chiede, facendo la nostra parte con le forze e i doni che abbiamo, con la grazia del suo spirito e della sua presenza che sempre ci accompagna.
Uniti nella preghiera e nella comunione dei santi.