Kurudi: La Missione Si Racconta

Pubblicato in I missionari dicono

Note a margine dell’esperienza di Convegno Missionario dell’ Arcidiocesi di Amalfi – Cava de’ Tirreni

“Ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato … noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi”. Sacrosanta preoccupazione di chi ritorna da una missione. Se l’esperienza vissuta è un fatto personale, mi rimane come bagaglio interiore per il mio sano egoismo, necessario per la mia maturità. E finisce tutto là! Ma quello che è successo sabato 18 e domenica 19 aprile va straordinariamente al di là di tutto questo. Qui si tratta di una missione per un mandato ricevuto dalla Chiesa.

La Chiesa locale in questione è l’Arcidiocesi di Amalfi – Cava de’ Tirreni con l’Ufficio missionario che ha voluto questo Convegno dal titolo “L’amore cristiano è “cammino”. Incontriamo Gesù nella testimonianza dei missionari”, convegno tenutosi presso il Santuario di San Vincenzo a Dragonea. Ho vissuto questa esperienza sotto il segno della missione che si racconta. A ben guardare la partecipazione, un po’ scarsa il secondo giorno, si potrebbe dire che la missione si sia parlata addosso? È stato un momento auto celebrativo? Decisamente no, conoscendo le tante buone e inquiete intenzioni del gruppo organizzatore dell’iniziativa.

L’avvicendarsi dei racconti dalla missione erano tutti legati da un filo d’oro: non una banale sfilza di opere fatte da uomini di buona volontà, non trofei personali da incorniciare e mettere in salotto, non un album fotografico carico di tanti bei ricordi e souvenir. Niente di tutto questo, bensì un grande progetto missionario: quello di organizzare un’attività di animazione capace di fare memoria, stimolo e provocazione missionaria sul territorio dell’ Arcidiocesi di Amalfi – Cava de’ Tirreni.

Gli organizzatori non mi son sembrati una novella “armata Brancaleone”, non c’è stata alcuna pretesa di salvare il mondo o la provincia di Salerno. Il mondo è stato già salvato, la Diocesi di Amalfi – Cava de’ Tirreni è stata già salvata e questo tutti lo sanno; solo che bisogna ricordarlo. Proprio per ricordarcelo valeva la pena di collegarci in video conferenza con Salvador de Bahia, in Brasile, e vedere quei volti gioiosi di ragazzi e ragazze del Kilombo; per rinfrescarci la memoria padre François, saveriano, ci ha fatto battere le mani a ritmo di vita; e per non dimenticarcelo che Dina e Piero hanno suscitato il desiderio di adozione internazionale, così come Gena e Gianni ci hanno fatto il dono del loro impegno per gli indios della Roraima. La forza e l’energia di suor Enrica Ferioli, saveriana, ha contribuito a suscitare la voglia di non tacere, non prenderci solo i fatti nostri, insomma la vita non può essere più un fatto privato, ma un fatto donato. Il “Papà del cielo” ci sa sempre sorprendere con un grande abbraccio, proprio come è accaduto a suor Enrica, sull’autobus.

Il Vescovo, mons. Orazio ha sigillato questo momento serale del convegno congratulandosi con Rosalba che ha ben saputo curare la scenografia del luogo dei convenuti. Colori, drappi, fuochi di candele, passi di ragazze rappresentanti i cinque continenti hanno “condito” la gioia del ritrovarsi missionari. Il sorriso e la pacatezza del raccontarsi da parte di padre Paul Maina, missionario della Consolata in Colombia e proveniente dal Kenia, ha aperto i confini del cuore dei pochi presenti del giorno dopo.

Ahimè, un tono minore ci sorprende, non più di tanto! Si legge nei volti di Alfonso, Enzo e Rosalba un velo di scoraggiamento per la scarsa presenza degli altri operatori pastorali della Diocesi, tuttavia si ripete la scena dei continenti, come se a guardare le ragazze multietniche vestite stesse lì davanti tutto il mondo. Forza, coraggio!!! Non possiamo dimenticare che quest’evento è un Kurudi, cioè un momento di grande festa missionaria. La missione si racconta. Sì, e quando la missione si racconta è festa, per far venire invidia a chi non è potuto partire…

Questi sentimenti ha scatenato il gruppo vetusto di Enzo, Raffaele, Alfonso e Angelo nel raccontare la loro esperienza tra gli indios Makuxi Yanomami. Festa, gioia vera! Si sa, per dare legittimità di ingresso a queste dimensione occorre il canto a suon di chitarra. Ci ha pensato il gruppo proveniente dalla diocesi di Ugento Santa Maria di Leuca: Michele, Silvana e Miriam. Trasfusione di gioia contagiosa dopo il loro racconto sulla missione locale e la missione in Burundi. Cosa rimane di tutto questo? Niente, se non il grande desiderio di ritorno alla missione ripartendo dall’Eucarestia condivisa. “Svirgolettata” di padre Pietro o scherzetto della madonna, la mamma del cielo, che vuole sentire tutti i suoi figli? Ecco allora che l’omelia diventa un coro di voci, lì, sull’altare, tanto distante, ora tanto prossimo.

Buona continuità della missione
 

Testimonianze missionarie sulla collina di San Vincenzo

A Dragonea di Vietri sul Mare   Salerno

Enzo, il coordinatore del gruppo missionario della diocesi di Cava e Amalfi, ha detto durante la preparazione dell’incontro missionario:

-Noi facciamo l’invito a tutti, chi viene ci rallegra il nostro cuore e rallegra il cuore di Dio. Chi non può venire, sa quello che stiamo organizzando.

Ci hanno domandato: a che serve questo incontro, perché lo fate?

  • Qualcuno ha risposto: Questo è un avvenimento che deve farci riflettere sul fatto che non esiste solo la parrocchia dove abitiamo, ma come battezzati abbiamo la responsabilità di tutta la Chiesa. La Chiesa in Africa, in Asia, in America, nelle regioni più remote del mondo. E molta gente ha bisogno di noi e noi possiamo aiutarla.
  • Un giorno un seminarista ha detto: come possiamo aiutare si “nun o tenimmo nuie”?
  • NON ABBIAMO NEPPURE UN PO’ DI TEMPO PER PREGARE PER LE MISSIONI?

 

Cosa si è fatto nei due giorni di riunione? Il sabato 18 e la domenica 19 aprile 2015?

Missionari di varie parti del mondo hanno dato testimonianza del loro lavoro e del loro impegno a dar la vita per i fratelli e sorelle più bisognosi, che molte volte non hanno una chiesetta dove riunirsi per pregare, un catechista che insegni loro a fare il segno della croce, un animatore che riunisca la gente per pregare e per vedere i problemi che ci sono intorno a noi.

Dopo la preghiera iniziale, una meravigliosa coreografia dei cinque continenti rappresentati dalle ragazze di Dragonea tra cui Brenda, nata in Brasile e adesso di nazionalità italiana.

Ci ha incantato Suor Enrica, missionaria saveriana, quando ha detto che il Vangelo, la Parola di Dio provoca cambiamento di mentalità, crea trasformazione dell’ambiente, rende la vita sociale più umana.

Nel sul stile scintillante Padre François, Saveriano, ha detto che nella sua esperienza nel Benin, nel Congo, e in altre missione dove è stato, ha imparato a vedere Dio Papà in un altro modo, come gli hanno insegnato le popolazioni di missione.

Dina e Piero di Dragonea ci hanno raccontato come hanno avuto la gioia e il coraggio di adottare Luan, Brenda e Gabriel, tre fratelli del Brasile e quante ne hanno passate per vincere la burocrazia dell’adozione. Cosa che se snellissero e facilitassero darebbe felicità a tanti bambini orfani.

Gena e Gianni hanno raccontato come hanno voluto fare il loro viaggio di nozze nel Roraima tra gli indios Makuxi eYanomami. Sono tornati tutti morsicati da moscerini e qualcuno cercava di stare alla larga da loro, per paura di prendere qualche contagio dopo che questi sono tornati da terre insalubri.

Don Pietro Cioffi, parroco di Benincasa, nel comune di Vietri, che è stato per tanti anni direttore dell’Ufficio Missionario della Diocesi di Cava dei Tirreni, ci ha onorati con la sua presenza e ha dato testimonianza delle sue attività specialmente inviando aiuti ai missionari.

La bella attesa sorpresa è stata la presenza del nostro Vescovo di Cava e Amalfi, Mons. Orazio Soricelli, che ha concluso l’incontro con un bell’ intervento la serata di sabato.

La domenica mattina, 19 aprile, una doccia fredda. Gli animatori erano lì senza sapere cosa fare. Non veniva nessuno.

Abbiamo iniziato con la preghiera e con la coreografia dei continenti.

Poi la sala pian piano si è riempita.

Padre Paul Maina, Missionario della Consolata, ha dato la sua testimonianza: è partito dalla sua famiglia in Kenya, Africa. Nove figli. Prima esperienza missionaria in Colombia tra gli afro discendenti per vari anni.

Poi i superiori lo hanno chiamato a lavorare nella formazione e attualmente è direttore del seminario internazionale a Roma. La sua presenza di consolazione in mezzo alla gente povera. Ci ha fatto pensare come un missionario venendo da un paese di missione è andato a portare la consolazione a un altro paese di missione dell’America Latina.

I nostri amici di Ugento, provincia di Lecce, presentano la loro testimonianza. Michele è un animatore nato nella diocesi sin da quando era adolescente. Adesso è coordinatore della casa di accoglienza delle persone con problemi speciali e del consiglio nazionale dell’ associazione famiglie numerose. E’ stato in Burundi.

Miriam, figlia di Michele, ha parlato del protagonismo dei giovani. Se i giovani non sono accettati come protagonisti non entrano nel gioco né della missione né della comunità locale. Silvana è segretaria dell’Ufficio missionario della Diocesi di Ugento e lavora come infermiera nell’ospedale di Tricase (Lecce).

Padre Pietro Parcelli ha parlato poi della sua esperienza di 48 anni nel Brasile. Ha lavorato con i giovani, gli indios di Roraima e nelle palafitte della periferia di Salvador di Bahia – Brasile.

Infine hanno preso la parola i missionari di Dragonea:

Angelo e Rosalba che lavorano in Kenya e hanno fondato l’ orfanatrofio “Asante Sana”

Raffaele che è stato nel Roraima con i Makuxi e gli Yanomami.

Alfonso che è stato anche lui tra gli indios di Roraima e   adesso è animatore del movimento Pro Sanctitate.

Enzo è stato tre volte a Roraima e a Salvador di Bahia nelle palafitte. Ha lavorato molto per la costruzione dell’Ospedale degli indios“Hekura Yano” in Roraima.  

 

Ultima modifica il Sabato, 02 Maggio 2015 17:50
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