Crocifisso, ma non vinto, Risorto!

Pubblicato in I missionari dicono

“Apparendo agli Apostoli, dopo la Risurrezione, Gesù diede loro il saluto di pace. Gran cosa la pace! La pace può stare anche con il sacrifico e con la tribolazione, mentre non può stare con il peccato. Chiedetela a nostro Signore che è il Principe della pace!” (Beato Giuseppe Allamano)

CARISSIMI missionari, missionarie, laici della Consolata, familiari, amici, benefattori,

quest’anno siamo giunti alle soglie della Quaresima e vicini alla Pasqua “avvolti” dal dramma della guerra scoppiata tra Russia e Ucraina: una guerra che ha di certo conseguenze ben più vaste. Dolore e silenzio ci trafiggono il cuore e ci rendono tristi spettatori. Le grida di dolore e sofferenza non potevano che farsi più lancinanti dinanzi a una guerra che è tornata a insanguinare le terre europee e che peraltro deve ridestare l’attenzione sui tanti conflitti che, vicini o lontani da noi, interpellano la nostra coscienza di uomini, di credenti e di missionari.

Davanti a queste guerre e a tanto odio e malvagità ci sentiamo impotenti. Rimane la preghiera e la generosità della nostra vita. Ma, la preghiera autentica ha un prezzo da pagare perché colui che prega in modo autentico, prima che cambiare Dio o la storia, deve lasciarsi personalmente cambiare dall’incontro con Dio, per stare nella situazione in cui si trova con una responsabilità che non viene attenuata o attutita, ma al contrario potenziata dall’incontro con Dio, con il suo desiderio e con la sua grazia.

E intanto la Pasqua si avvicina. Non troveremo mai le parole adatte per parlare compiutamente della Pasqua. L’evento centrale della nostra fede cristiana può solo essere accostato con approssimazione alle intuizioni della fede e alle fragili elaborazioni della teologia. Gesù è risorto e vive. La morte è stata vinta e la Resurrezione di Gesù proclama la vittoria di Dio.

Un Dio amante della vita e che scarta tutto ciò che la svilisce e la squalifica, come l’arroganza dell’uomo verso il fratello e verso il Creato, le trame egoistiche e violente degli interessi individuali, la brama insaziabile di potere, le emarginazioni programmate dei meno fortunati.

Di fronte agli squallidi scenari del mondo stanno, come potente correttivo, il cammino del Figlio dell’Uomo e la sua storia di assoluto amore. Morte e Resurrezione di Gesù non sono solo un fatto storico, ma pure paradigma della più sconcertante e impensabile verità di Dio e dell’Uomo. Verità, riconciliazione, perdono splendono nel mistero del Risorto.

Spendersi nell’opera del Signore è consentire alla logica della Pasqua di intessere la trama della vita, e fare del trionfo che Dio celebra nella profondità del suo Mistero e della sua trascendenza

fermento di storia diversa e qualitativamente meno deprecabile e amara. Nonostante le cocenti delusioni che incontriamo nel nostro andare nel mondo, la vittoria di Dio è realtà compiuta nella carne benedetta del Figlio suo e nostro fratello.

Per noi credenti che riflettiamo sulla nostra vita abitata dal Risorto, vediamo che la storia si svolge come su due piani: la cronaca che si vede, ma che non è tutta la realtà, e il disegno di Dio che sta più in profondità. Un disegno osteggiato e combattuto. Addirittura, c’è un tempo in cui le forze del male sembrano prevalere, come indica la croce, ma sappiamo che l’ultima parola è la Risurrezione. La via di Dio, dell’autodonazione totale, è crocifissa. Non vinta. E allora il mattino di Pasqua dobbiamo, nella grazia della speranza vera, adorare e cantare. Soprattutto ringraziare con tutto il nostro essere. Per riprendere il cammino quotidiano abbandonati alla misericordia del Padre e alla certezza di un approdo che non potrà deludere.

Che questa Pasqua ci insegni il dialogo, si faccia dialogo, unica strada per una pace vera e duratura!

“Ora, più che mai, è tempo di dialogo. Non siamo cosi` ingenui da pensare che questo dialogo non abbia un prezzo o no faccia correre dei pericoli. Ha con se´ sempre un rischio avvicinare un’altra persona, un’altra cultura e un altro credo.

Non si sa mai cosa aspettarsi: l’altro sarà sospettoso? Penserà che voglia imporgli il mio credo o il mio stile di vita? Comprometterò o addirittura perderò ciò che unico nella mia tradizione?

Quale è il terreno comune sulla cui base possiamo dialogare? E quali saranno i risultati del dialogo?

Ci poniamo questi interrogativi quando tentiamo il dialogo. Ciononostante, riteniamo che se si aprono la mente e il cuore alla possibilità di dialogo avviene qualcosa di sacro. Quando la volontà di accogliere l’altro è autentica, al di là di qualsiasi timore o pregiudizio, scocca la scintilla mistica e prende il sopravvento la realtà di qualcosa, o di Qualcuno, che è molto più grande di noi.

Dunque, riconosciamo che i benefici del dialogo superano i rischi. Siamo convinti che, nonostante le differenze culturali, religiose e razziali, siamo ora più vicini di quanto avremmo mai potuto immaginare”. (BARTOLOMEO, Patriarca ecumenico di Costantinopoli, L’imperativo del dialogo interreligioso nel mondo moderno, discorso in occasione del conferimento della laurea honoris causa all’Università cattolica ‘Giovanni Paolo II’ di Lublino, Polonia in L’Osservatore Romano, 25. 08.10).

Voglia il Signore Risorto donare nella vostra vita di sentire come accadde alle donne, che erano andate al sepolcro, il “fruscio” delle ali degli angeli e avere attimi di luce e briciole di certezze. Non certo per sognare o per evadere, ma per credere che il Signore è vivo, è risorto ed è sempre con noi.

È questo il mio augurio sincero per questa Santa Pasqua! A tutti e ad ognuno: coraggio e avanti in Domino! 

* Stefano Camerlengo è il superiore generale dei Missionari della Consolata.

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