Carissimi confratelli e carissime consorelle,
il 29 gennaio è una data tanto cara a tutti noi, figlie e figli del Beato Giuseppe Allamano, nostro Fondatore. È un giorno in cui la parola che sgorga all’unisono dal cuore è GRATITUDINE per il dono della nostra Fondazione.
Benediciamo il Signore per i 121 (IMC) e 112 (MC) anni di vita in missione, annunciando la gloria di Dio ai popoli ai quali siamo inviati per vivere e condividere il nostro Carisma di Consolazione, soprattutto a coloro che ancora non conoscono il messaggio di salvezza.
Quest’anno la nostra gratitudine si intensifica, perché celebriamo l’anno del nostro Confondatore, Giacomo Camisassa, nel Centenario della sua morte (18 agosto 1922); lui, il Vicerettore del Santuario della Consolata, amico e fedele collaboratore, compagno nel cammino del Rettore, il Beato Allamano, per ben 42 anni.
Così si sono espressi i superiori generali dei nostri Istituti nella Lettera dell’8 dicembre 2021 sull’Anno del Camisassa: «Attraverso opportuni percorsi e iniziative, saremo aiutati a riscoprire la figura di questo vero uomo di Dio, tutto dedito al Regno, alla Chiesa, alla Missione, ai nostri Istituti, capace di vivere “la beatitudine di essere secondo” coltivando un’amicizia profondissima, intensa, fedele, rispettosa con colui che egli considerava “padre”, il beato Giuseppe Allamano».
Il ruolo del Camisassa nella fondazione e sviluppo dei nostri due Istituti
Il Camisassa è una figura importantissima nella vita del Fondatore e, di conseguenza, anche per la nostra “storia missionaria”; merita, perciò, di essere ricordato e celebrato con speciale riconoscenza. È lo stesso Fondatore a ricordarcelo: «Se non avessi avuto al mio fianco il Can. Camisassa, non avrei fatto quello che ho fatto».
Ciò ci consente di riconoscere e riflettere sul suo ruolo nella fondazione e sviluppo dei nostri due Istituti. Egli ha lavorato costantemente e in maniera accuratissima per aiutare a “fondare” i nostri Istituti; era attento, premuroso e delicato nel suo rapporto con ogni missionario e missionaria; Non era solo un collaboratore, ma un vero fratello, di cui l’Allamano ha potuto fidarsi, confidandogli preoccupazioni, gioie, desideri profondi e anche la sua stessa vita spirituale… e tutto ciò era vicendevole, perché del Fondatore il Camisassa aveva una stima e una fiducia illimitata.
Il Camisassa era la persona che stava sempre a fianco dell’Allamano con la sua genialità inventiva, la sua ampiezza di vedute; mai attirava l’attenzione su di sé, ci teneva ad essere secondo in maniera umile e discreta, anche se l’Allamano lo incoraggiava a portare avanti le sue intuizioni e progetti, sia nella giovane missione del Kenya, a Torino, dove aveva tanti impegni.
Riguardo a questo, scriveva P. Francesco Pavese: «Nello sviluppo della realizzata fondazione, così per il ramo maschile, come per il ramo femminile, il Rettore si ritenne la formazione del personale e rimetteva al Vice quanto riguardava la parte materiale. Questi, con fine delicatezza, occupandosi delle proprie competenze, ha sempre evitato ogni anche minima interferenza con quella del Ven. Fondatore; mai si tratteneva con gli alunni, quasi non si lasciava vedere da essi! Volle sempre che un’unica figura fosse regina della situazione e attirasse lo sguardo di tutti: quella del can. Allamano; che unica fosse la guida cui ispirarsi e fedelmente seguire: il can. Allamano».
Giuseppe Allamano e Giacomo Camisassa con i sacerdoti convittori
Allamano e Camisassa: un progetto sognato e realizzato insieme
Il Camisassa ha visto nascere e crescere i nostri due Istituti e si è impegnato con tutte le sue forze fisiche e spirituali perché si realizzasse quello che era il sogno dell’Allamano; anzi, hanno sognato, insieme, pianificato, pregato e valutato, prima di prendere ogni decisione; ma lui fece tutto questo, senza mai passare davanti al Fondatore.
Sr. Camilla Merlo ce lo conferma: «Quando si andava a Rivoli (…) ci dava suggerimenti riguardo alla vita di missione; soprattutto gli stava a cuore e ci raccomandava di fare tesoro di tutti gli insegnamenti di Padre».
Nella sua visita in Kenya, il Can. Camisassa informava dettagliatamente l’Allamano sullo sviluppo e tutto ciò che accadeva nelle missioni, in modo che il Fondatore potesse valutare l’operato dei suoi missionari, il loro stato di salute, il livello spirituale, i sentimenti, le reazioni nelle varie situazioni missionarie, sia nel progresso e nelle riuscite, come anche nelle difficoltà, che non sono mai mancate.
Sicuramente l’Allamano, nei primi passi della Missione in Kenya, trovò nel Camisassa la persona sicura per portare avanti l’esecuzione delle varie imprese dei missionari, «un esecutore intelligentissimo, rapido, pratico, risoluto, instancabile»; il che non vuol dire che l’Allamano non forse interessato a questa parte e non la seguisse fin nei minimi dettagli, ma lasciava al suo collaboratore di attuarla, anche perché il Vicerettore era un persona che si intendeva di tutto, non trascurava niente e incoraggiava i missionari a fare le cose nel migliore modo possibile.
Appare qui lo stile e lo spirito con cui il Camisassa operava allo sviluppo delle missioni e sfida anche noi a ripensare il nostro modo di vivere la missione oggi: con quale animo? com’è il rapporto tra di noi e con la gente? come viviamo la collaborazione? cosa possiamo imparare dalla comunione vissuta tra il Fondatore e il Confondatore?
L’unità dei due era così profonda, che si può dire che abbiano percorso le strade della missione insieme, anche se l’Allamano non ha mai potuto visitare le Missioni a causa della fragile salute; ma, attraverso il Camisassa, ha trovato il modo di essere presente nella vita dei suoi missionari e delle sue missionarie.
Che il Camisassa interceda per noi e ci guidi dal cielo in quello zelo missionario e fedeltà a Dio e alla missione, che mai gli sono mancati in vita.
Roma - Nepi, 29 gennaio 2022. Anniversario della Fondazione dell'Istituto Missioni Consolata e delle Suore Missionarie della Consolata
*Suor Maria e Padre Jaime sono consiglieri generali delle Missionarie e dei Missionari della Consolata.