La spiritualità del "di più" di Giuseppe Allamano

Pubblicato in I missionari dicono

Magis è una parola latina che significa di più o più grande. È presente nella frase latina legata ai Missionari della Consolata ad maiorem Dei gloriam, che significa per la maggior gloria di Dio. Magis descrive chi fa di più per Cristo, o di più per gli altri. Indica l’aspirazione o l’inspirazione collegata alla formazione di una spiritualità centrata su Gesù Cristo.

Definito in un termini più semplici, magis descrive l'eccellenza o la qualità di una impresa: non c'è scuola o impresa sulla terra che non rivendichi l'eccellenza nella descrizione della sua missione. Il magis ci ricorda costantemente che tutte le decisioni che prendiamo, per quanto personali o private possano sembrare a prima vista, hanno ampie implicazioni nella vita della comunità, e quindi il bene comune è un valore da tenere sempre presente.

In questo contesto, una spiritualità guidata dal magis è quella che cerca il di più, la qualità e l'eccellenza: non si accontenta del minimo indispensabile, ma è incessantemente incline a cercare qualcosa di più grande. Negli scritti del beato Giuseppe Allamano, questo magis può essere visto in diversi modi:

1. È la spiritualità che cerca la qualità e l’eccellenza per la maggior gloria di Dio e per il servizio all'umanità. Lo ricorda con chiarezza quando parla di quei missionari che rispondono con poca generosità e senza esagerare; nella sua spiritualità non c'è spazio per il minimo indispensabile. 

2. Lo vediamo anche quando, in modo attivo, invita ad approfittare delle circostanze. Per Giuseppe Allamano non si tratta di aspettare le occasioni d'oro, ma di trovare l'oro nelle occasioni a portata di mano.

Questa ricerca dell’eccellenza, questo fare di più, questa spiritualità, questo magis Giuseppe Allamano lo vuole vedere nella vita dell'Istituto e nella vita dei suoi missionari.

Nella vita dell'Istituto

In occasione del decimo anniversario della fondazione morale dell'Istituto (24 aprile 1910) Giuseppe Allamano diceva che questa comunità era stata fondata non per lui ma ad maiorem Dei gloriam, per la maggior gloria di Dio. Tutto ciò che l'Istituto ha fatto in passato, tutto ciò che fa attualmente e tutto ciò che farà in futuro, è per la maggior gloria di Dio che si manifesta della sua missione e nel servizio all’umanità.

Quindi, tutte le attività e tutti gli strumenti di promozione umana scelti per l’evangelizzazione dei non cristiani hanno a che vedere con questo: le fattorie agricole, i laboratori industriali, le scuole, le visite a domicilio, gli orfanotrofi, i collegi e l’assistenza medica... tutto rivela il di più, la ricerca minuziosa della qualità dell’opera. Lo riconosce anche il cardinale Van Rossum, prefetto di Propaganda Fide, che in un incontro con Giuseppe Allamano continuava a ringraziare per tutto il buon lavoro che l'Istituto stava facendo sottolineando che questo che voi fate va al di là di quello che si deve fare, non si è obbligati a fare tutto questo. In tutta risposta, l'Allamano aggiungeva: abbiamo fatto solo il nostro dovere; uno non dovrebbe essere prete se non sente zelo per le anime. Ecco evidente il magis che l'Istituto ha ricevuto dal Fondatore come eredità.

Nella vita del missionario

Poi la spiritualità guidata dal magis dell'Allamano la vediamo anche nella vita di ogni missionario. Per l'Allamano, il missionario è l’uomo del di più, deve strafare, non può accontentarsi del minimo indispensabile: bisogna fare tutto bene, il bene va fatto bene

Nella risposta alla propria vocazione il magis è molto presente: non basta essere chiamati, non basta rispondere alla chiamata, non basta entrare all’Istituto e non basta nemmeno andare in missione. Tutte queste cose hanno un senso se contengono una risposta piena, generosa e costante alla grazia di Dio.

Il magis riappare nel lavoro, nella preghiera e nella carità. Il lavoro deve essere fatto con spirito di generosità; “i missionari -diceva- sono generosi e possano lavorare per molti”. E nella preghiera un missionario non può pregare troppo: “lo dico a voi, non si può mai pregare troppo". Nella Carità desiderava in ogni comunità non una semplice carità, ma una carità sempre attenta all’altro, una carità che sopporta tutto, una carità capace di amare secondo la misura di Dio. Il nostro cuore -diceva- è così piccolo che non lo possiamo dividere tra Dio e le creature. Dio vuole tutto il nostro cuore e quindi dovremmo amare con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima, con tutta la nostra mente, con tutte le nostre forze. 

Quindi, con la spiritualità del magis e infondendo uno spirito di generosità e costanza, l’Allamano aiutava ogni missionario a rispondere bene alla sua vocazione, ad amare e servire Dio con zelo, a mettersi con generosità al servizio di Dio e del prossimo e a  rivitalizzarsi.

San Paolo esorta i suoi cristiani a vivere una vita piena di amore, seguendo l'esempio di Cristo che “ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore” (Ef 5,2) e ricorda loro che questa vita ci trasforma in ambasciatori di Cristo perché “per mezzo nostro, è Dio stesso che esorta” (2 Cor 5,20). È proprio la spiritualità del di più che ci permette di essere apostoli zelanti, veri ambasciatori di Cristo.

*P. Charles Orero è missionario della Consolata e studente di spiritualità

vedi testo originale in Inglese

Ultima modifica il Lunedì, 05 Luglio 2021 10:53

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