Traduzione inglese di "Uscirono a dissonare il campo. Pagine di storia dei Missionari della Consolata in Kenya: 1902-1981"

Pubblicato in I missionari dicono

“Il Missionario deve avere un cuore grande!” Beato Giuseppe Allamano

«Siamo il frutto del nostro passato, / siamo la vita stessa che ci è cresciuta dentro
come il fusto di alberi solitari / con i segni i colori e le imperfezioni
che i venti e le piogge hanno fissato / per sempre sulla loro corteccia.
Siamo anche il tempo trascorso:/ sta in noi scegliere se diventare uomini nuovi
o rimanere vecchi / come i nostri anni e i nostri ricordi».
(Romano Battaglia).

La Chiesa, che per natura sua è missionaria, realizza il suo mandato divino se diventa una Chiesa “in uscita”, se cioè, mette in moto tutte le sue energie affinché il messaggio di Cristo, partendo da Gerusalemme, passando attraverso tutta la Giudea e la Samaria, raggiunga tutti i confini della terra (cf. Atti 1,8).

Interessante allora il titolo di questo volume “Uscirono per dissodare il campo” di Alberto Trevisiol. La scelta di un simile titolo è interessante e di un alto valore simbolico per coloro che hanno a cuore la missione. Per realizzare l’impegno evangelico, quale fu quello dei Missionari della Consolata agli albori del secolo diciannovesimo, non si esce senza un preciso mandato da parte della Chiesa. Si va “in uscita” a nome della Chiesa apostolica, ed in inoltre non si va da soli ma si esce in gruppo, come puntualizza il verbo “uscirono”. Un gruppo di missionari si mise in cammino nel lontano 1902 per continuare l’opera di evangelizzazione iniziata dal Gesù.

L’andare “in uscita” richiama alla mente il comando di Dio ad Abramo: “Esci dalla terra, dalla tua parentela (...) ed Abramo andò” (cfr. Gen. 12,1). Come Abramo anche i missionari della Consolata si incamminarono verso l’ignoto, completamente ignari di quanto avrebbero incontrato. Tuttavia, essi avevamo ben chiaro lo scopo del loro andare: “uscirono per dissodare il campo”. La loro vera finalità era di dissodare il campo a loro affidato. 

Anche questa seconda parte del titolo del libro diventa paradigmatica e richiama alla mente quanto Paolo di Tarso dice alle comunità dei cristiani di Corinto, allorché gli era stato segnalata l’esistenza di fazioni al loro interno: “Ma chi è Apollo? Che cosa è Paolo? Servitori (...). Io ho piantato, Apollo a irrigato, ma era Dio che faceva crescere” (1Cor 3,5-6). Ed ancora si può menzionare l’episodio in cui Gesù invia i settantadue discepoli. Il testo annota: “Egli designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi” (Lc 10,1).

Qui la mente del Signore è chiara e precisa. Egli invia degli “altri” a “dissodare il campo”, e cioè a prepararlo perché al suo arrivo egli possa piantare il buon seme della parola nel cuore delle folle. “L’uscita” dei Missionari della Consolata verso il Kenya deve essere vista in questa prospettiva e il libro racconta le loro imprese in questa linea di pensiero. Essi uscirono per dissodare il campo in attesa che il Signore entrasse in azione per piantare nel cuore dei popoli la sua parola di salvezza.

Abbiamo il piacere di presentare all’attenzione dei missionari di lingua anglofona questa opera per ricordare, per fare memoria. Questo volume, come si legge nel sottotitolo: “Pagine di storia dei Missionari della Consolata in Kenya: 1902-1981”, descrive con chiarezza, maestria e competenza le tappe fondamentali che hanno impegnati i Missionari per dissodare il campo del Kenya.

Si deve anche notare che il loro campo di lavoro si presenta molto variegato per il fatto che essi hanno cercato con impegno di tener in conto lo sviluppo integrale della persona. A tale scopo il lavoro puntuale di “evangelizzazione” della gente è condotto di pari passo con la promozione umana. Per questo essi hanno disseminato il campo di scuole di vario tipo e, per non lasciare settori della società in stato di abbandono, hanno dato vita a centri di accoglienza per orfani e costruito dispensari per i malati, che di solito erano lasciati a sé stessi. 

Quello che oggigiorno si usa chiamare “inculturazione” e “rispetto della culture e tradizioni dei popoli”, i Missionari della Consolata lo hanno realizzato egregiamente con regolari visite ai villaggi per incontrare tutti, specialmente i malati. Solevano intrattenersi con tutti per capire la situazione di ognuno ed intravedere possibili interventi di assistenza. Questa immersione nel tessuto culturale ed ambientale fu fruttuoso per il semplice fatto che tutti i missionari erano in grado di usare la lingua locale e, quindi, di stabilire con tutti una relazione fraterna. Dalla viva voce del popolo nasceva l’adesione alla cooperazione e l’impegno a camminare insieme per rendere sempre più dissodato il campo.

Nel percorrere le pagine di questo ponderoso volume si avverte con chiarezza la presenza di una strategia missionaria, che è di grande importanza. Tutti i Missionari hanno lavorato con impegno ed entusiasmo perché il campo a loro assegnato potesse produrre frutti. Essi hanno visto germogliare una messe ricca e rigogliosa e non si sono fermati a contemplarla, ma l’hanno fatta diventare una matrice generativa di altri campi da dissodare. È la stessa dinamica che si è verificata anche in Kenya. La chiesa di Nyeri, ormai un rigoglioso olivo dal frutto abbondante, si è posta in “uscita” per andare a dissodare il campo dell’area del Meru e successivamente quella di Marsabit. Anche queste due piante, diventate chiese “sorelle”, si sono nutrite della stessa linfa evangelica della Chiesa madre.

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I Missionari della Consolata avevano capito bene il detto di Gesù: “La messe è molta”. Per questo si sono messi in cammino, perché in sé la Parola di Gesù ha una forza intrinseca che non può rimanere chiusa in una geografia limitata.

Anche se i Missionari della Consolata hanno privilegiato l’idea di una Chiesa in uscita ed itinerante per generare nuove realtà, tuttavia si sono preoccupati anche di provvedere alle comunità cristiane ormai fiorenti, pastori locali. A tale scopo aprirono un Seminario per accogliere giovani generosi che potessero continuare sia a sarchiare il terreno, ma anche a prendersi cura della messe ormai matura.

Questo volume va letto in chiave diacronica nel tentativo di scoprire tutte le fasi di sviluppo della missione in Kenya. Si farebbe un torto al libro se non si percepissero i principi generatrici che caratterizzarono l’opera evangelizzatrice dei Missionari della Consolata ed inoltre se non si leggesse tra le righe del libro tutta la passione, la costanza e la dedizione totale ed incondizionata di tutti i Missionari che uscirono dalla loro famiglia, dalla loro patria, dalla loro cultura e dalle loro tradizioni per recarsi “verso gli estremi confini della terra” prima di tutto per arare il campo e poi per presentare al Signore una messe abbondante.

Il volume attrae per lo slancio missionario che viene descritto, realizzato da persone concrete che hanno fatto della missione il senso e il valore della loro vita. Una missione nata in Kenya ma che si è sviluppata ed è cresciuta spingendo L’istituto e i suoi missionari ad uscire per i sentieri del mondo intero, secondo la visione e il sogno del nostro caro Fondatore, il Beato Giuseppe Allamano.

Ringraziamo padre Trevisiol per questo dono frutto di attenta e profonda ricerca e imploriamo il Signore Gesù che grazie a queste pagine ci aiuti a ritrovare l’entusiasmo dell’evangelizzazione degli inizi dove sacrificio, dedizione e donazione erano totali.

Questo stesso testo in inglese qui

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