Le prime quattro missionarie della Consolata in Argentina, suor Ifigenia, suor Rachelangela, suor Gregoria e suor Olimpia
I settant'anni di cammino in terra argentina sono cominciati con quattro suore: Suor Ifigenia, Suor Rachelangela, Suor Gregoria e Suor Olimpia. Pensarci riempie il cuore di infinita gratitudine: quante sorelle hanno dato il meglio di sé camminando con la gente, in modo semplice, come sorelle tra fratelli.
Il primo impegno è stato quello di rispondere alla richiesta di educazione e di salute, poi sono venuti gli anni delle periferie e dell'opzione per i popoli originari. Sempre tutto si è fatto con semplicità, ascoltando, imparando, educando le famiglie nei valori cristiani e nell’ascolto del Vangelo, aiutando i bambini a crescere. Non è mai mancata la sorellanza frutto del sorriso, dell'abbraccio stretto, dei lunghi silenzi, del condividere vita, sogni e speranze.
Con i popoli originari sono stati anche anni di lotta per la terra, la sua proprietà e per il riconoscimento del diritto ancestrale alla cultura e alla lingua: bisognava unire mente e cuore nella difesa di un'identità che per secoli era stata calpestata, e non riconosciuta. Abbiamo camminato chilometri e chilometri insieme al popolo che rivendicava i suoi diritti, abbiamo condiviso lunghe ore di mate nelle case.
Nella nostra missione abbiamo avuto una attenzione privilegiata per la donna. Una donna, quella Argentina, resistente e capace di portare avanti la famiglia; una donna che ha insegnato a noi sorelle il coraggio di affrontare le difficoltà della vita con un sorriso, con la forza del cuore, con il sacrificio quotidiano, sempre orgogliosa di vedere il progresso dei suoi figli.
È la donna riflessa in Nostra Signora di Luján, la madre pellegrina che si sporca i piedi e i vestiti per visitare i malati, per portare loro conforto e speranza. Nostra Signora di Luján che nel nord prende altri nomi, e all’ovest ancora altri, ma che il popolo riconosce come la Madre, la compagna di strada, quella a cui si va in ginocchio e con il rosario in mano.
In questi settant'anni tante Suore Missionarie della Consolata hanno semplicemente percorso pampas e colline, hanno dato le loro mani e i loro cuori, sono diventate una cosa sola con quel popolo che ci ha accolto con la porta e il cuore aperto, e con il mate in mano.
Questo popolo argentino ci ha insegnato la capacità di accogliere come ha fatto lui con tanti migranti provenienti da paesi diversi, offrendo loro la bellezza delle sue pampas e la ricchezza della sua terra. Questo popolo, che è un miscuglio di identità, ci ha permesso di condividere i segreti profondi del cuore e della vita, ci ha insegnato a camminare guardando l'orizzonte, quell'orizzonte infinito della pampa argentina, credendo nella religiosità popolare e in un Dio che è vicino, semplice, a piedi nudi, vicino nelle dure lotte quotidiane e che muore per dare vita.
Un sentito grazie Argentina! Tu ci hai formato per la missione semplice, condivisa, costruita e anche lottata insieme. La missione di guardarci negli occhi per capire la speranza profonda dei popoli che lottano e dei popoli che credono. Grazie, Argentina, grazie!
* Suor Gabriella Bono, MC, Superiora della regione America.