Se nei giorni scorsi abbiamo informato dell'ennesimo assassinato di cui è stata vittima una leder indigena della Colombia assieme a una nipotina di solo un anno e mezzo d’età. Oggi raccogliamo un analogo appello che proviene dai vescovi della regione amazzonica del Perù che stanno assistendo a uno stillicidio di assassinati che ha quasi sempre come vittime membri delle comunità indigene sempre impegnati nella difesa del medio ambiente amazzonico, loro terra di origine.
La denuncia non poteva essere più chiara e chiama in causa direttamente le autorità Governative: “Il recente assassinio di Estela Casanto, leader e fondatrice della comunità nativa di Shankivironi, situata nella valle di Perené, regione di Junín, è un tragico esempio della mancanza di protezione in che si trovano e dimostra che gli sforzi fatti dallo Stato sono stati totalmente insufficienti per fornire loro protezione e garantire la sicurezza giuridica dei loro territori, conformemente alle disposizioni delle leggi e degli accordi internazionali ratificati dallo stato peruviano”.
Si denuncia l'eccessiva burocratizzazione e la corruzione di funzionari che “favoriscono l'espropriazione del territorio e indeboliscono il lavoro degli uffici di difesa di fronte alle mafie, ai trafficanti e agli invasori di terra”.
I vescovi del Perù, facendosi eco delle parole del leder indigena Cacataibo Herlín Odicio, denunciano che “ l'intitolazione di una comunità richiede decenni e una concessione forestale solo un anno” e quindi vedono necessario dotare lo stato peruviano di un sistema legale e legislativo più adatto al dilagare delle reti del narcotraffico e delle attività illecite che mettono a repentaglio la vita e la sopravvivenza delle popolazioni indigene e, con loro, dell’inestimabile sistema biologico dell’Amazzonia.
Foto: Papa Francesco a Puerto Maldonado - Perú (Vatican News)
A continuazione il testo integro dei vescovi peruviani.
Noi vescovi dell'Amazzonia esprimiamo la nostra profonda indignazione e la nostra totale solidarietà con le famiglie, i popoli indigeni e le loro organizzazioni rappresentative di fronte alla grave situazione di minacce e assassinii contro coloro che difendono gli indigeni della nostra Amazzonia e lottano per il rispetto dei loro diritti e specialmente per il loro diritto al territorio Solo l'anno scorso, segnato dalla pandemia di COVID-19 che ha particolarmente colpito questi popoli, sono stati assassinate sette persone impegnate nella difesa dei loro popoli, dei loro territori e delle loro foreste: Estela Casanto, Herasmo Garcia, Yenes Rios, Arbildo Melendez, Gonzalo Pio, Lorenzo Wampa e Roberto Pacheco. Attualmente altri hanno subito minacce, attacchi e aggressioni. Il recente assassinio di Estela Casanto, leader e fondatrice della comunità nativa di Shankivironi, situata nella valle di Perené, regione di Junín, è un tragico esempio della mancanza di protezione in che si trovano e dimostra che gli sforzi fatti dallo Stato sono stati totalmente insufficienti per fornire loro protezione e garantire la sicurezza giuridica dei loro territori, conformemente alle disposizioni delle leggi e degli accordi internazionali ratificati dallo stato peruviano. Di fronte a questa situazione, sollecitiamo le autorità dei governi nazionali e regionali: 1. Riprendere, rafforzare e completare efficacemente il processo di titolazione, georeferenziazione, aggiornamento e riconoscimento dei titoli comunitari. 2. Mettere fine all'eccessiva burocrazia e alla corruzione dei funzionari che favoriscono l'espropriazione del territorio e indeboliscono il lavoro degli uffici di difesa di fronte alle mafie, ai trafficanti e agli invasori di terra. Come dice il leader di Cacataibo Herlín Odicio, l'intitolazione di una comunità richiede decenni e una concessione forestale un anno. 3. Che dalle autorità statali e con i responsabili delle comunità indigene e le loro organizzazioni, si disegni un piano di vigilanza sociale e territoriale per proteggerle dalle reti del narcotraffico, che spesso cercano di coinvolgerle nelle loro attività illecite, davanti all'impassibilità delle autorità. 4. Realizzare una gestione pubblica da parte dello Stato con un approccio interculturale e attento ai diritti indigeni per porre fine alla discriminazione contro i popoli indigeni nella pubblica amministrazione. 5. Stabilire una politica pubblica tesa a formare i funzionari pubblici con rispetto alla protezione dei difensori dei diritti umani, in particolare dei diritti umani nelle comunità indigene. 6. Il governo centrale dovrebbe coordinare il ministero della Giustizia con il ministero dell'Interno e la polizia nazionale come responsabili della protezione dei difensori indigeni. Se la chiamata di Dio esige un ascolto attento del grido dei poveri e, nello stesso tempo, della terra,[69] per noi «il grido che l’Amazzonia eleva al Creatore è simile al grido del Popolo di Dio in Egitto (cfr Es 3,7). È un grido di schiavitù e di abbandono, che invoca la libertà». (Querida Amazonía 52) Sosteniamo il clamore per la giustizia e la protezione dei difensori indigeni e sollecitiamo lo Stato a stabilire urgentemente un processo di dialogo interculturale e di buona fede con le organizzazioni indigene amazzoniche per porre fine alle minacce e alle morti dei difensori indigeni e all'insicurezza giuridica territoriale. Perù, 18 marzo 2021 Gerardo Zerdin, OFM Vescovo Vicario Apostolico di San Ramón. |