In Argentina il 24 marzo 1976 una giunta militare composta da Videla, Massera e Agosti, guidò un colpo di stato civile-militare rovesciando l'allora presidente costituzionale dell'Argentina, María Estela Martínez de Perón. Lungi dall'essere un evento isolato, faceva parte di un piano, il "Piano Condor" promosso dagli Stati Uniti per fermare l'avanzata del socialismo in America Latina e per appropriarsi delle sue risorse naturali, che includeva colpi di stato in Brasile, Paraguay, Bolivia, Cile, Uruguay, Messico, Perù e Argentina.
I 7 anni che seguirono quel giorno furono i più bui della storia della nazione, quando è lo stato stesso che ruba, perseguita, rapisce, tortura, stupra, uccide e si appropria di bambini, la dignità e l'integrità di un paese è ridotta in macerie, perdendo i legami che compongono una società. Con la chiesa come istituzione di accompagnamento, la giustizia al servizio del processo, un giornalismo compiacente e disinformante e il potere economico che ha il suo partito, non c'è nessuno a cui rivolgersi e i pochi che hanno osato affrontare o denunciare non hanno avuto alcuna possibilità di salvare un popolo piegato e hanno pagato con la vita.
Il bilancio di quei 7 anni è incommensurabile, una guerra, una generazione decimata, un'economia devastata, la creazione di un potere nell'ombra che ancora oggi gestisce il corso e una sorta di anestesia latente che ci immobilizza e non permette di vederci come un popolo libero nonostante più di 30 anni di democrazia. Ci vorranno decenni per invertire e riparare il danno che è stato fatto alla nazione e al cuore del popolo argentino e il debito non sarà saldato fintanto ci sia una persona che ignora la sua vera identità, un familiare che non sa dove portare un mazzo di fiori o un genocida che invecchia in libertà.