Mons. Aldo Mongiano e l'opzione per gli indigeni

Pubblicato in I missionari dicono

Il vescovo della opzione preferenziale per i popoli indigeni di Roraima, Mons. Aldo Mongiano, IMC, ha celebrato la sua Pasqua definitiva il 15 aprile a Moncalvo (AT) in Italia. Nato il 1° novembre 1919, aveva 100 anni, 5 mesi e 15 giorni. Era il più anziano della Conferenza Episcopale brasiliana (CNBB) e uno dei vescovi più anziani del mondo.

Missionario della Consolata, identificato con la missione ad gentes, è stato ordinato sacerdote nel 1943, lavorato in Portogallo e Mozambico prima di essere nominato, da Paolo VI, nel 1975, vescovo della Prelatura di Rio Branco, attuale diocesi di Roraima (Brasile), creata nel 1979. Ha sostituito il suo compagno di congregazione, Mons. Servilio Conti, IMC (1915-2014). Mons. Mongiano rimase a timone della diocesi fino al 1996 quando si dimise per età canonica e tornò in Italia, dove continuò ad accompagnare la missione della Chiesa che amava.

L'opzione per gli indigeni

La vita di Mons. Mongiano è sempre stata guidata dalla verità del Vangelo e della fede in Gesù Cristo, il liberatore. La sua traiettoria è stimolante e mostra il significato della missione incarnata nella realtà, con la sua testimonianza profetica, impegnata nella difesa delle popolazioni indigene contro l'invasione di cercatori d’oro, allevatori di bestiame (fazendeiros) e coltivatori di riso. Questo suo coraggio ha portato a diverse conquiste storiche, principalmente nella demarcazione e omologazione delle Terre Indigene (TI) come TI São Marcos (30/10/1991), TI Yanomami (25/05/1992) e TI Raposa Serra do Sol (15/04/2005). Il più importante risultato di questa lotta fu che gli indigeni riacquistarono la loro dignità.

Mons. Aldo con i leaders indigeni a Maturuca 2005 - TIRSS Roraima

Nel 1974, i missionari della consolata a Roraima, decisero che le popolazioni indigene sarebbero diventate la priorità del loro lavoro. La scelta è stata importante e storica. Pochi anni dopo, pure la diocesi di Roraima nella sua Assemblea del 1979 ha fatto la scelta per gli indigeni. In quel tempo, Mons. Aldo ha pubblicato una Lettera Pastorale dal titolo: "I missionari possono evangelizzare gli indios?" Fu la risposta al presidente della Funai (Fondazione Nazionale dell’Indio) che aveva proibito ai missionari di lavorare con gli indigeni. Con coraggio e profezia, nella lettera, il vescovo ha denunciato la vergognosa situazione di abbandono e sfruttamento che soffrivano le comunità indigene e ha ribadito che la Chiesa avrebbe continuato la sua missione, nonostante il divieto. A causa del Vangelo, è stato minacciato e perseguitato, ma non era da solo. Come un pastore camminava avanti, in mezzo e dietro le comunità con i loro leader, sacerdoti, fratelli e sorelle religiosi in missione nella diocesi. Oggi gli indigeni dicono:"Mons. Aldo ci ha fatto capire che noi indigeni siamo uguali agli altri". Questo insegnamento mostra l’incisività del lavoro del vescovo e il cambiamento che lui stesso ha dovuto vivere per abbracciare pienamente la causa dei popoli indigeni. La sua visione ha aperto il cammino agli indigeni non solo per garantire il possesso dei loro territori, ma anche per raggiungere la dignità di sentirsi protagonisti della loro storia politica, economica, sociale, culturale e spirituale. Nell'evangelizzazione, ovviamente come persone, questi popoli vengono anche loro considerati figli di Dio ed eredi del Regno.

Un messaggio inscritto nei cuori

Io non ho vissuto con Mons. Mongiano, ma l'ho conosciuto come un confratello maggiore della nostra famiglia Consolata, inizialmente leggendo articoli e notizie sulla Chiesa perseguitata di Roraima, terra bagnata di sangue e resistenza. Nella redazione della rivista Missões, dove ho lavorato per 10 anni, la lotta delle popolazioni indigene ha sempre avuto un’attenzione particolare. E la vita del vescovo si mescolava a queste pagine che ne raccontavano la storia. Aveva una parola di tenerezza e compassione per tutti, compresi quelli che lo perseguitavano. Durante le sue visite a São Paulo, ho avuto l'opportunità di sentirlo e intervistarlo. Nelle sue dichiarazioni, quello che richiamava l'attenzione era la sua fermezza e allo stesso tempo serenità, atteggiamento all'altezza del suo motto episcopale: "Gratia et Pax multiplicentur" (Grazia e Pace si moltiplicano). Finalmente, nel 2003, sono andato a Roraima dove ho visitato le comunità che il vescovo italiano amava così tanto. Lì, ho potuto percepire direttamente quanto lui era ricordato. Le testimonianze traboccavano spontaneamente dal cuore delle persone, che Mons. Aldo aveva segnato con la sua vita, la sua spiritualità e fede. Recentemente, sono stato a Roraima e ho potuto verificare ancora una volta il suo messaggio scritto nel cuore delle persone e delle comunità.

Mons. a Maturuca 2005 festa per hl'omologazione dell TIRSS (foto: Lirio Girardi)

Alla fonte del Concilio Vaticano II

Mons. Mogiano è riuscito a leggere e incarnare gli insegnamenti del Concilio Vaticano II che, quando si esprime sulla Chiesa, parla prima del "popolo di Dio" e poi della gerarchia al servizio del popolo. Come vescovo, si rese conto che, nell'evangelizzazione, era necessario assumere questa nuova visione del Concilio, che riconosceva i diritti umani e la necessità di rispettare le culture locali, con un'ampia visione della persona, della sua dignità e dei doveri sociali. Era vescovo di tutti, ma la sua scelta preferenziale era per gli indigeni e i poveri. Una opzione che viene sottolineato molto chiaramente nel suo libro di memorie: "Roraima, tra profezia e martirio: testimonianza di una Chiesa tra gli indios".

Mongiano è un esempio per tutti coloro che si impegnano per la giustizia e i diritti dei popoli, ancor più di fronte all'attuale situazione del Brasile dove aumentano gli attacchi ai diritti dei popoli indigeni, con molta pressione per rivedere le terre già omologate, consentire alle compagnie minerarie di affittare queste terre per guadagnare attraverso lo sfruttamento indiscriminato.

Gratitudine a Dio

Il 1° novembre 2019 ho partecipato alla messa di ringraziamento per il centenario di vita di Mons. Mongiano, nella chiesa del Beato Allamano, a Torino, proprio nella Casa Madre dei missionari della Consolata, dove si trova la tomba del Fondatore. Nella sua piena maturità, il vescovo emerito di Roraima era sereno e lucido. Si rivolse al Signore, chiese perdono, ringraziò e benedisse a tutti coloro che lo hanno accompagnato e aiutato: “Ho ricevuto solo favori e grazie. Ho consacrato la mia vita a Dio, alla Madonna e alle missioni. Chiedo al Signore di benedire le vostre case, le vostre famiglie, la vostra vocazione”. Questa benedizione rimarrà per sempre nella vita degli amici di Roraima e dell'Italia, dei familiari, dei missionari e missionarie della Consolata presenti in quella celebrazione presieduta da Mons. Mário Antônio, attuale vescovo di Roraima. Il giorno seguente, Mons. Mongiano è stato di nuovo onorato, questa volta a Pontestura, suo paese natale dove viveva con sua sorella Caterina. Durante la messa, ha ricevuto una lettera con gli auguri e la benedizione di Papa Francesco, un meritato riconoscimento per un pastore che nella sua missione è sempre stato fedele alla Chiesa.

Ringraziamo Dio per la vita e la missione di questo grande vescovo missionario. Alla presenza di Dio possa lui intercedere per noi affinché la Chiesa non perda mai la sua dimensione profetica.

* P. Jaime Carlos Patias, IMC, Consigliere Generale per l'America.

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