Famiglie con purtroppo qualche membro positivo COVID-19, quindi tutti in quarantena, ma con una particolare – senza cibo e senza i soldi per poter in qualche modo far arrivare il necessario. Mamme single con bambini che già erano precari ma non si erano permessi prima, per dignità, di chiedere alla parrocchia qualche aiuto. Adesso si trovano senza neanche il latte, le medicine ecc. per loro stesse e i loro piccoli. Giovani che vivono già di stenti e abitano insieme in un monolocale in 10, che prima “si arrangiavano” ora rimangono senza niente. Queste sono oramai le storie che viviamo e sentiamo tutti giorni dalla nostra parrocchia, ubicato nella periferia nord di Torino. Il magazzino, dove abbiamo sempre riservato gli alimenti per i poveri si è svuotato per le tante richieste. Qualche aiuto arriva, per fortuna dal banco alimentare e frutta e verdura dalla “casa del quartiere” – gestita dal comune di Torino, ma non basta.
Mentre scrivo, i volontari stanno preparando i pacchi per questa settimana. Passo a incoraggiarli e mi ripetono – quello che abbiamo non basterà ma faremo pacchi un po' più piccoli per poter arrivare a tutti, con l’attenzione naturalmente alle unità famigliari più grandi.
Gente di buona volontà che distribuiscono e portano il necessario a queste famiglie bisognose e che non possono uscire. Qualche confratello che esce (con tanto di mascherine e guanti) e va e prelevare la pensione per gli anziani soli che non possono uscire di casa o che hanno paura, giustamente. Qualche telefonata in più tra i parrocchiani giusto per tenerci compagnia a vicenda e raccontarci un po' le nostre cosette in questo periodo. Qualche gruppo di giovani che fa qualche creatività online oppure le sessioni di danza o di esercizi di palestra della nostra scuola di danza “araba fenice/evergreen”. Giusto per variare un po'. La scuola materna, anche essa con le sue lezioncine ai bambini e gli immancabili laboratori, canzoni, filmati e preghiere online delle catechiste e altri operatori pastorali indistintamente. Qualche torta, un po’ di ragù, mascherine, disinfettanti... da qualche parrocchiana intenta a non far mancare niente i padri e i loro ragazzi!
Sempre ben accetti.
Storie di una parrocchia di periferia, storie di gente e categorie sociali, che sì hanno paura del virus, soffre di penuria ma che è anche creativa, generosa, orante. Qualche colpo di scena ogni tanto per esempio quando qualcuno pensa bene di non chiedere ma di porta via, fisicamente, una grossa casetta delle offerte dal fondo della chiesa... Oppure quando da corso Giulio, la strada principale del borgo si assistono a delle scene non molto divertenti tra la polizia e un gruppo di anarchici che dopo un furtarello invitano la gente a scendere in strada a protestare! Tanta gente che ha nostalgia della messa, dei momenti comunitari che prima li consideravamo banali! Qualche ragazzo che vuole sfuggire la solitudine e scrive “in privato” per chiedere se si può aprire l’oratorio, solo per lui e qualche altro amichetto – “tanto ci conosciamo tutti”. Sa che gli verrà detto di no, ma ci prova!
Storie di una missione che non si è mai fermata, anche ai tempi del virus, delle costrizioni giustamente imposti per contenere il virus. Una missione, faticosamente portata avanti, ma che si adatta ai tempi. Ancora una volta la chiesa si rivela viva. Sì, la Chiesa è viva - questa è anche esperienza di questi giorni. Proprio nei tristi giorni dell’epidemia, delle malattie e preoccupazioni, si manifesta in modo meraviglioso ai nostri occhi: che la Chiesa è viva. E la Chiesa è giovane. Essa porta in sé il futuro del mondo e perciò mostra anche a ciascuno di noi la via verso il futuro. Noi sperimentiamo la gioia che il Risorto ha promesso ai suoi. La Chiesa è viva - essa è viva, perché
Cristo è vivo, perché egli è veramente risorto. Nel dolore, presente nei giorni di Pasqua, abbiamo contemplato il mistero della passione di Cristo ed insieme toccato le sue ferite. Ma in tutti questi giorni abbiamo anche potuto, in un senso profondo, toccare il Risorto. Ci è stato dato di sperimentare la gioia che egli ha promesso, come frutto della sua resurrezione.
