Con un momento di preghiera, è iniziato ieri 25 gennaio, Solennità della conversione dell’Apostolo Paolo, il Corso di Formazione Continua per i missionari della Consolata che durante il sessennio 2017-2023, celebrano i 25 anni di Ordinazione Sacerdotale o di Professione Perpetua, nel caso dei Fratelli.
Il corso si svolge nella Casa Generalizia dei Missionari della Consolata a Roma, con visita ai luoghi carismatici di Castelnuovo Don Bosco, dove nacque il Fondatore, il Beato Giuseppe Allamano, e a Torino, dove ebbe inizio l’Istituto nel 1901. Un tempo di ritiro sarà anche trascorso ad Assisi.
Il momento di preghiera fu preparato da P. Efrem Baldaso, missionario delle Consolata, che insieme a P. Antonio Rovelli, P. James Lengarin, P. Dietrich Pendawazima e P. Lino Tagliani, fa parte dell’equipe di coordinamento.
P. James Lengarin, vice Superiore Generale, rivolgendo la parola di benvenuto ai corsisti, e poi nella celebrazione dell'Eucaristia, ricorda che questo momento di pausa meritata, non vuole essere un corso accademico, ma propone una esperienza forte di fraternità e preghiera, per favorire la riflessione e la condivisione personale. Ci sarà anche qua e là, l’aiuto di diversi invitati su tematiche pertinenti alla crescita personale, alla vita religiosa e alla missione.
P. Giovanni Treglia, Superiore della Regione Europa, e di passaggio a Roma, ha anche rivolto una parola di benvenuto ai missionari e informa che la recentemente costituita Regione Europa comincia a dare i suoi primi passi in una realtà missionaria complessa.
Nelle parole di presentazione rivolte da P. Antonio Rovelli, Consigliere Generale, viene ricordato il tema centrale del corso che evoca le parole di Gesù: “Io sono la vite, voi i tralci... senza di me non potete far nulla!” (Gv 15, 5) e l’invito del XIII Capitolo Generale, celebrato nel 2017, che i missionari della Consolata a un cammino di rivitalizzazione, non dimenticando le caratteristiche che sono loro proprie:
Il cuore della rivitalizzazione sta nel rinnovamento umano e spirituale di ogni missionario. Non si può realizzare la rivitalizzazione dell’Istituto se, alla base, non c’è lo sforzo di cambiare le cose dal di dentro. La rivitalizzazione ci trasforma in missionari entusiasti di evangelizzare chi ancora non conosce Cristo e testimoniarLo con la santità di vita. Essa potrà essere messa in marcia soltanto da un missionario che:
a) sente profondamente l’urgenza di cambiare se stesso per poter cambiare le comunità e, di conseguenza, l’Istituto, in modo da recuperare la fedeltà al carisma, l’amore e la qualificazione della missione Ad Gentes, la profonda consapevolezza di essere consacrato per una missione generosa e di qualità;
b) mette al primo posto Gesù Cristo, la sua Parola ascoltata e vissuta, facendo del Vangelo il libro della propria vita (cfr. Così vi voglio, n. 174) per esserene autentico testimone;
c) è disponibile a rispondere alla vocazione come un impegno per tutta la vita, non come adesione ad un’esperienza temporanea, perché solo una scelta “per sempre” gli permette di incarnarsi e diventare un tutt’uno con i popoli a cui è inviato;
d) sceglie le frontiere ed è disposto ad andare nei luoghi più difficili;
e) ritiene fondamentale studiare e approfondire il proprio bagaglio culturale, e lo fa per mettere il sapere al servizio della missione, in maniera ineccepibile come il Fondatore ci ha insegnato.
Queste sono caratteristiche che per noi, in qualsiasi circostanza e in qualsiasi tempo, sono e rimangono pilastri incontestabili del nostro essere Missionari della Consolata. (XIII CG, 8)
Partecipano al Corso 26 missionari (24 sacerdoti e 2 fratelli) che presentemente conducono attività missionaria in Africa (Kenya, Mozambico, RD Congo, Costa D’Avorio, Uganda), America (Argentina, Colombia) e in Europa (Italia, Portogallo e Spagna).
Essendo la solennità della conversione del grande missionario Paolo e la giornata conclusiva della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, il gruppo dei corsisti si è unito al Santo Padre per la preghiera dei Vespri nella basilica di S. Paolo fuori le Mura. Nell’omelia presentata da Papa Francesco, viene ricordata una verità per noi missionari essenziale e non tralasciabile, ossia, “la priorità di Dio è la salvezza di tutti.” Il pontefice continua ribadendo che questo “È un invito a non dedicarci esclusivamente alle nostre comunità, ma ad aprirci al bene di tutti, allo sguardo universale di Dio, che si è incarnato per abbracciare l’intero genere umano, ed è morto e risorto per la salvezza di tutti.”