Papa Francesco in questo Natale, fine anno e inizio del ventesimo anno del secolo ventunesimo, ci ha proposto una riflessione che chiama l’attenzione dei cristiani e anche non cristiani circa il nucleo, l’essenza della vita umana nel contesto dell´ecologia integrale e della cura della casa comune.
Nell’omelia della messa della notte di Natale prendendo spunto dalle parole di Paolo al suo discepolo Tito: «È apparsa la grazia di Dio», lui afferma contraddicendo la teologia della prosperità e La religione della meritocrazia la gratuità dell’amore divino, «è l’amore divino, l’amore che trasforma la vita, rinnova la storia, libera dal male, infonde pace e gioia. Stanotte l’amore di Dio si è mostrato a noi: è Gesù. In Gesù l’Altissimo si è fatto piccolo, per essere amato da noi. In Gesù Dio si è fatto Bambino, per lasciarsi abbracciare da noi. Per dirci che è completamente gratuita. Mentre qui in terra tutto pare rispondere alla logica del dare per avere, Dio arriva gratis. Il suo amore non è negoziabile: non abbiamo fatto nulla per meritarlo e non potremo mai ricompensarlo».
«Natale ci ricorda che Dio continua ad amare ogni uomo, anche il peggiore. A me, a te, a ciascuno di noi oggi dice: “Ti amo e ti amerò sempre, sei prezioso ai miei occhi».[1]
Il giorno di Natale nel tradizionale messaggio “Urbi et Orbi”( alla città e al mondo) è tornato a sottolineare la centralità della nascita di Gesù come fatto che dà un nuovo corso alla storia e le dà una nuova comprensione:
«Dal grembo della madre Chiesa, questa notte è nato nuovamente il Figlio di Dio fatto uomo. Il suo nome è Gesù, che significa Dio salva. Il Padre, Amore eterno e infinito, lo ha mandato nel mondo non per condannarlo, ma per salvarlo (cfr. Gv 3,17). Il Padre lo ha dato, con immensa misericordia. Lo ha dato per tutti. Lo ha dato per sempre. Ed Egli è nato, come piccola fiammella accesa nel buio e nel freddo della notte». E continuando nel suo messaggio alimentando la nostra speranza e quella del mondo intero continua:
«Sì, ci sono tenebre nei cuori umani, ma più grande è la luce di Cristo. Ci sono tenebre nelle relazioni personali, familiari, sociali, ma più grande è la luce di Cristo. Ci sono tenebre nei conflitti economici, geopolitici ed ecologici, ma più grande è la luce di Cristo»[2].
Queste parole di speranza e luce pronunciate nel Natale le possiamo incontrare anche nel messaggio per la celebrazione della cinquantatreesima giornata mondiale della Pace, laddove Francesco dice: «La pace è un bene prezioso, oggetto della nostra speranza, al quale aspira tutta l’umanità».[3] Sperare nella pace è un atteggiamento umano che contiene una tensione esistenziale, per cui anche un presente talvolta faticoso «può essere vissuto e accettato se conduce verso una meta e, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino». In questo modo, la speranza ci dà le ali per andare avanti. E questo senza essere ingenui e idealisti, ma concreti, sapendo che molte volte, «La guerra, lo sappiamo, comincia spesso con l’insofferenza per la diversità dell’altro, che fomenta il desiderio di possesso e la volontà di dominio. Nasce nel cuore dell’uomo dall’egoismo e dalla superbia, dall’odio che induce a distruggere, a rinchiudere l’altro in un’immagine negativa, ad escluderlo e cancellarlo. La guerra si nutre di perversione delle relazioni, di ambizioni egemoniche, di abusi di potere, di paura dell’altro e della differenza vista come ostacolo; e nello stesso tempo alimenta tutto questo».[4] E Francesco afferma chiaramente che è impossibile costruire la Pace e un nuovo concetto di umanità sulla perversa dicotomia di una falsa sicurezza supportata dalla sfiducia e dalla paura come minaccia di annientamento totale.
É interessante notare come, Francesco, riprendendo in certo senso Paulo VI e la sua dottrina sociale della Chiesa, ci inviti a superare la paura e la diffidenza mantenendo viva la memoria orizzonte della speranza. Egli dedica particolare attenzione alla “memoria” quale via importante per costruire e mantenere la Pace: «Il mondo non ha bisogno di parole vuote, ma di testimoni convinti, di artigiani della pace aperti al dialogo senza esclusioni né manipolazioni. Infatti, non si può giungere veramente alla pace se non quando vi sia un convinto dialogo di uomini e donne che cercano la verità al di là delle ideologie e delle opinioni diverse. La pace è «un edificio da costruirsi continuamente”, un cammino che facciamo insieme cercando sempre il bene comune e impegnandoci a mantenere la parola data e a rispettare il diritto”. Legata alla memoria abbiamo un altro elemento importante “l’ascolto” - Nell’ascolto reciproco possono crescere anche la conoscenza e la stima dell’altro, fino al punto di riconoscere nel nemico il volto di un fratello -.[5]
Ma la PACE per Francesco è un processo che si prolunga nel tempo, un paziente lavoro di ricerca della verità e della giustizia, una costruzione sociale di un’elaborazione in divenire dove vi è «la duplice aspirazione all’uguaglianza e alla partecipazione» in contrapposizione alla frattura e alle diseguaglianze sociali, superando e abbandonando il desiderio di dominare gli altri e imparando a guardarci a vicenda come persone, come figli di Dio, come fratelli e sorelle. E citando Benedetto XVI continua: «La vittoria del sottosviluppo richiede di agire non solo sul miglioramento delle transazioni fondate sullo scambio, non solo sui trasferimenti delle strutture assistenziali di natura pubblica, ma soprattutto sulla progressiva apertura, in contesto mondiale, a forme di attività economica caratterizzate da quote di gratuità e comunione»[6].
Tutto ciò si concretizza per Francesco nella conversione ecologica, a cui facciamo appello, ci porta ad una nuova prospettiva sulla vita, considerando la generosità del Creatore che ci ha dato la Terra e ci chiama alla gioiosa sobrietà della condivisione. Questa conversione deve essere compresa nella sua interezza, come una trasformazione delle relazioni che abbiamo con le nostre sorelle e fratelli, con glia altri esseri viventi, con la creazione nella ricchezza della sua varietà, con Il Creatore che è l’origine di tutta la vita. Per il Cristiano, una tale conversione richiede «lasciare che le relazioni col mondo che lo circondano emergano e siano conseguenze dell’incontro con Gesù».
E infine, non dobbiamo dimenticare che la “via della riconciliazione” richiede pazienza e fiducia. La pace non si ottiene se non la aspettiamo e ce la costruiamo pazientemente nella ferialità della nostra vita.
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