Non vogliamo divulgare statistiche, ma denunciare la violenza istituzionalizzata e naturalizzata
La Commissione Pastorale della Terra (CPT) della Regione Roraima, nel nord del Brasile, con la partecipazione del Consiglio Indigenista Missionario (Cimi), ha presentato, venerdì 16 agosto, il Rapporto annuale dei Conflitti per la Terra in Brasile 2018. Nella sua 33a edizione, il Documento contiene dati sui conflitti e sulla violenza subiti dai lavoratori delle aree rurali, inclusi gli indigeni, le “quilombole” e altri gruppi di popolazioni tradizionali. Il Rapporto, lanciato a livello nazionale, viene ora presentato nelle varie regioni. A Boa Vista, l'evento si è svolto presso l'Auditorium Alexandre Borges dell'Università Federale di Roraima (UFRR), con la participazione di cerca 150 persone e rappresentanti della CPT, del Cimi, leader indigeni, agricoltori, la Diocesi di Roraima e altri enti.
"La CPT non vuole divulgare statistiche, ma denunciare la violenza istituzionalizzata e naturalizzata", ha dichiarato Darlene Braga, coordinatrice dell’istituzione nello Stato di Acre e responsabile del diritto al lavoro in Amazzonia.
Il Rapporto ha denunciato 1.489 conflitti nel 2018 rispetto ai 1.431 del 2017, con una crescita del 3,9%. La maggior parte di questi conflitti sono concentrati nella Regione Amazzonica. Si raggiunge un totale di circa 1 milione di persone coinvolte, un aumento del 36% rispetto al anno 2017, per un totale di 708.520 persone interessate. Per quanto riguarda i conflitti per la terra, 86% degli omicidi registrati nel 2018 è avvenuto in Amazzonia. Con una superficie di 8.516.000 km², il Brasile ha il 4,6% del suo territorio in conflitto per i diritti sulla terra.
La missione della CPT
Presente all'evento, il vescovo di Roraima e secondo vicepresidente della Conferenza Episcopale brasiliana (CNBB), Mons. Mário Antônio da Silva, ha ribadito l'impegno della Chiesa nella difesa della vita. “Ciò che mi porta qui non è la violenza, ma il lavoro della Commissione Pastorale della Terra (CPT). Di fronte a tante morti e minacce alla vita, questo è un atto di coraggio. Non possiamo rimanere in silenzio”, ha detto il vescovo. “Questo ci interroga, ma soprattutto è una sfida per lo Stato, per la lentezza, l'omissione e l'impunità di fronte a così tanti fatti e denunce. È un atto di coraggio che mette sotto accusa la volontà politica degli Organismi ufficiali dello Stato di rispettare la giustizia e di risolvere i problemi de diritti della terra”, ha dichiarato Mons. Mário Antonio. “Questo atto deve anche riaffermare l’impegno della Chiesa nei confronti delle popolazioni, specialmente delle comunità tradizionali, l'impegno a difendere i più minacciati. Il Sinodo speciale per l'Amazzonia nel mese di ottobre ci sfida a trovare nuovi cammini per la Chiesa e un'ecologia integrale. Dovremmo avere cura della vita nel suo insieme per evitare omicidi, genocidi ed ecocidi. Il Papa Francesco ha ragione: “Laudato sì” è per occuparsi di tutta la creazione”.
Conflitti per l'acqua
Il Rapporto della CPT dal 2002 separa i conflitti fondiari da quelli per l’accesso all’acqua. Sono segnalati nel 2018 ben 276 conflitti idrici che toccano 73.693 persone, di cui l’85% sono comunità rurali. Il numero di questi conflitti ha superato del 40% quelli del 2017 e il numero di famiglie coinvolte è superiore del 108%.
Nel suo discorso il leader indigeno, Dario Kopenawa dell'Associazione Hutukara Yanomami (HAY) ha lamentato la distruzione della foresta e l'esistenza di 40 miniere illegali che hanno invaso la Terra Yanomami. “Il nostro universo è malato. Noi indigeni non abbiamo disboscato, non abbiamo inquinato le acque, ma l'uomo bianco sta deforestando, e inquinando. Quando gli indigeni moriranno, la punizione sarà grande", ha avvertito il figlio del grande leader David Kopenawa. "Quindi siamo qui per parlare e vedere insieme come affrontare questi problemi che riguardano tutti noi."
La rappresentante degli agricoltori, la signora Misinalva, ha denunciato la mancanza di sostegno e soprattutto di strade. "Queste condizioni non permettono il flusso dei prodotti agricoli, rendendoli così più costosi". Con coraggio e determinazione, Misinalva ha affermato: “Non abbiamo il riconoscimento che meritiamo. E’ da tre anni e mezzo che non vediamo i politici. Si presentano solo qualche mese prima delle elezioni per chiedere voti”.
Particolarmente interessanti sono anche altri dati contenuti nel rapporto: 2.307 famiglie sono state espulse dalle loro proprietà, più del 59% rispetto al 2017. Per la CPT, l'espulsione significa: rimuovere gli occupanti della terra senza un ordine del tribunale. In questi casi, i responsabili dell'espulsione (sfratto) sono di solito “fazendeiros”, uomini d'affari, il presunto proprietario che, da solo, obbliga le famiglie ad andarsene, sotto la pressione dei “jagunços” (pistoleiros) e spesso con la partecipazione illegale della polizia stessa. In gran parte, l'espulsione avviene con torture fisiche e psicologiche.
Violenza nel discorso di Stato
Il coordinatore Regionale Nord 1 del Consiglio Indigenista Missionario (Cimi), Luis Ventura, Laico Missionario della Consolata, ha sottolineato che, con l'attuale governo, in Brasile, “siamo passati da una situazione di battuta d'arresto a una distruzione del quadro giuridico che colpisce violentemente i piccoli agricoltori e le comunità dei popoli indigeni”. L'aggravarsi della situazione, secondo lui, ha a che fare con la legittimazione della violenza da parte dello Stato, nei discorsi e anche nella pratica
Questa violenza istituzionalizzata è presente spesso “nel discorso del Presidente della Repubblica, ribadendo che non demarcherà o approverà la Terra Indigena; nella campagna per la liberalizzazione dello sfruttamento dei beni naturali nelle Terre Indigene; nella eventualità della suddivisione e vendita di appezzamenti di Terre Indigene; nelle minacce crescenti ai leader; nella pressione istituzionale affinché gli indigeni accettino l'estrazione di minerali e l'affitto delle loro terre; nella militarizzazione dello spazio pubblico; nelle proposte che violano la Costituzione brasiliana, tra le altre”. Luis Ventura ha anche affermato che “il momento richiede molta saggezza e prudenza, ma anche determinazione e coraggio. Non possiamo tacere, il nostro dovere è gridare per denunciare, perché come dice Papa Francesco, il silenzio uccide”. E la resistenza di vari movimenti popolari soprattutto quello delle donne indigene che hanno marciato in questi giorni a Brasilia (DF), rinnova la speranza di riaffermare l'impegno: "Nessuno lasci andare la mano di nessuno altro".
A questo proposito, ringraziando tutti per aver partecipato all'evento, Laurindo Lazzaretti, coordinatore della CPT della Regione Roraima, ha sottolineato l'importanza di “unire le forze, in tempi di frammentazione, per contrastare la realtà di conflitto, di morte e di abbandono che colpisce la popolazione rurale". Per la registrazione dei conflitti, la CPT si affida all'aiuto di organizzazioni ed enti come il Movimento dei Lavoratori senza Terra (MST), Cimi, l’Università Federale di Roraima (UFRR) e altre fonti di informazione.
“Questo Rapporto Annuale è uno strumento che propone da una parte alcuni principi ed orientamenti per cercare la stabilità sociale nelle città e nelle campagne. Dall’altra denuncia la situazione di abbandono in cui gli Organismi dello Stato hanno lasciato le popolazioni rurali e gli abitanti della foresta, l’omissione nel perseguire le ingiustizie e lo sdoganamento dei discorsi violenti contro le popolazioni inermi.
L’incontro di Boa Vista ha voluto sensibilizzare la società in generale, le chiese, le università e le tante persone di buona volontà che si preoccupano e riflettono su questa realtà", ha ricordato Lazzaretti.
È possibile accedere ai dati sul sito Web CPT Nacional: www.cptnacional.org.br
* Jaime C. Patias, IMC, Consigliere Generale per l’America.