Messaggio del Padre Generale per la Festa della Consolata 2019

Pubblicato in I missionari dicono

Missionari carissimi, familiari, benefattori e amici;
In occasione della nostra festa, vorrei invitarvi a riflettere e a pregare su un tema sottolineato dal Capitolo e a noi tutti molto caro: il tema della memoria!

Ed è bello, pensare a questo tema lasciandoci guidare dalla nostra cara Madre Consolata, che quest’anno vogliamo celebrare in particolare come donna della memoria!

Maria, donna della Memoria

L’evangelista Luca presenta Maria silenziosa e meditativa. Per due volte egli presenta la Vergine assorta col pensiero sugli avvenimenti riguardanti la nascita e la crescita di Gesù, fino al dodicesimo anno: «Maria, dal canto suo, conservava tutte queste cose, interpretandole nel suo cuore» (Lc 2,19). «E sua madre conservava tutte queste cose nel suo cuore» (Lc 2,51b). È incredibile la ricchezza condensata in questo versetto e mezzo di Luca (2, 19.51b). Uno dei segreti per scoprirla, è quello di leggere queste due frasi alla luce dei libri dell’Antico Testamento. In essi, infatti, il tema della “memoria”, del “ricordo” è sicuramente capitale. È virtù di fondo, che fa parte dell’educazione di base del popolo eletto. Israele è il popolo della memoria. La Sacra Scrittura insegna che Dio si rivela come “Sposo” del suo popolo. Egli è “innamorato” di Israele, di noi tutti, sua “Sposa”. Gli innamorati, si sa, mai si stancano di ricordare, di raccontare ... Perciò il linguaggio biblico, da un capo all’altro, è intriso di memoria. Dio si “ricorda” di noi, e chiede a noi di “ricordarci” di Lui.

Ricordare per rivivere, per attualizzare

Per la Bibbia, “ricordare” equivale ad “attualizzare” il passato nel presente. Di qui il carattere dinamico della memoria secondo la Scrittura. La memoria è principio di fecondazione, di vita; sprigiona infatti energie vitali; è fonte di propositi rinnovati per l’oggi e per il domani. Mosè predica al popolo: «Ricordati che sei stato schiavo nel paese d’Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là ...» (Dt 5,15; 15,15; 24,18). Come in Egitto gli Ebrei fecero esperienza della misericordia soccorritrice del loro Dio, che li sottrasse al duro giogo del Faraone (cf. Es 3,7-9), così, Israele deve mostrarsi misericordioso verso i più derelitti, come lo schiavo, il forestiero, l’orfano, la vedova (Dt 5,14-15; 15,12-15; 24,17-22). E l’Eucaristia, culmine della memoria: “Fate questo in memoria di me”, insegna a rivivere il dono di noi stessi, sull’esempio di Gesù.

Anche il ricordare di Maria è dinamico; non solo conserva nel cuore tutti gli eventi che riguardano il Figlio, ma al tempo stesso li pone a confronto, li mette insieme in vista appunto di “interpretarli”, di “darne la retta spiegazione”, insomma di “farne l’esegesi”. Maria, infatti, diventa la prima “esegeta” di Gesù.

Trasmettere le cose custodite nel cuore

La memoria riveste una dimensione sociale e comunitaria. Infatti, è finalizzata a trasmettere le cose ricordate. Le «grandi cose» operate dal Signore nella storia della salvezza costituiscono un tesoro di famiglia, che appartiene a tutto il popolo come tale e a ciascuno dei suoi membri. Nessun individuo o gruppo ha il diritto di appropriarsene in maniera esclusiva. Da qui deriva l’obbligo di far conoscere di padre in figlio, da una generazione all’altra il complesso degli eventi memorizzati e il senso che essi racchiudono. Esortava Mosè: «Non ti sfuggano dal cuore [le cose ricordate] per tutto il tempo della tua vita. Le insegnerai ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli» (Dt 4,9).

Il Salmista dice: «Grandi cose ha fatto il Signore per noi» (Sal 126,3), occorre farle conoscere. Anche Maria è cosciente che il Potente ha operato in lei grandi cose (Lc 1,49a), perciò, nel Magnificat, può cantare che Dio, posando lo sguardo sulla «sua povertà», esalta i poveri (Lc 1, 48.52). La Vergine sente di essere in comunione con tutto Israele, «servo del Signore» (Lc 1, 48.54) e con i padri del suo popolo: «Come aveva promesso ai nostri padri» (Lc 1,55). Maria sa di non appartenere più a sé stessa, bensì al mondo.

Da Maria, donna della memoria: Due insegnamenti per noi!

Recuperare la memoria

Maria, c’invita a recuperare la memoria. Recuperare la memoria è fondamentale per costruire il futuro. Senza memoria non c’è futuro. Un popolo che perde la memoria è un popolo che non ha futuro. Un Istituto che perde la memoria costruisce il suo futuro sulla sabbia.

La memoria nostra non è solo costituita dai beni culturali che nel corso di tanti anni abbiamo raccolto. Memoria è anche non dimenticare i tanti testimoni, i numerosi missionari della Consolata che hanno caratterizzato un tempo, un’epoca, una presenza. Abbiamo la responsabilità di comunicare ai nostri missionari più giovani la nostra storia. Dobbiamo raccontare ai giovani i fatti accaduti e i personaggi del nostro Istituto. Questo raccontare aiuta ad attribuire senso alla propria esistenza, permette di trovare radici, dà significato a ciò che è stato ed è accaduto.

La memoria è la storia commentata dall’esperienza dei missionari e della missione vissuta. Facciamo davvero tutto il possibile affinché, nei luoghi dove noi siamo, possiamo recuperare sia i beni culturali che caratterizzano la nostra storia, ma soprattutto gli esempi, le testimonianze di coloro che ci hanno preceduto, per non dimenticare e per continuare con zelo e passione la nostra missione?

Oggi c'è un bisogno urgente di recuperare il ricordo di ieri e di conoscere il volto concreto della Missione, perché solo così è possibile continuare a motivare e modellare i missionari per la Missione di domani.

Celebrare la memoria della missione

Maria c’invita a raccontare la memoria della missione. Facciamo memoria per individuare un percorso che è stato tracciato, a cui i missionari hanno dovuto dare risposte, obbligati ad affrontare le emergenze e mettendo ciò che era stato programmato in secondo piano. L'incontro con il contesto impone ancora oggi continue revisioni al lavoro missionario. Il recupero della memoria, custodita dai missionari viventi, dai documenti e dai diari che menzionano aspetti ignorati dalla storiografia ufficiale, consente di riconoscere la linea guida tracciata dall’azione evangelizzatrice.

Facciamo memoria perché l'evangelizzazione è stata costruita durante molti decenni di presenza e relazioni intessute tra i popoli ed i missionari, così come dalle interazioni con altri attori della società circostante.

Facciamo memoria perché è necessario cercare di capire cosa è stato seminato, pur ammettendo la permanenza di equivoci e di ferite che hanno bisogno di essere guarite.

La memoria è fondamentale per imparare la missione, per non perdere l’entusiasmo, per rivitalizzarci e continuare a sognare.

Conclusione

Maria, tutta protesa a ripensare le «grandi cose» operate da Dio nella storia della salvezza, si converte facilmente in immagine ed esempio per noi, oggi. La nostra fede deve essere ricca di ascolto, di memoria. Non tanto di nuove rivelazioni abbiamo bisogno, quanto di ricordare l’Unica Grande Rivelazione che ci è stata consegnata nella Parola di Dio. «Scrutate le Scritture, dice Gesù, Esse mi rendono testimonianza» (cfr. Gv 5,39). Giovanni Paolo II, il 1° gennaio 1987, nell’omelia tenuta in s. Pietro annunciava ufficialmente l’anno mariano 1987-1988, e si rivolgeva alla Vergine dicendo: «La Chiesa fissa i suoi occhi su di Te come sul proprio modello ... Tu sei Memoria della Chiesa! La Chiesa impara da te, Maria, che essere Madre vuol dire essere una Memoria, vuol dire “serbare e meditare nel cuore” le vicende degli uomini e dei popoli; le vicende gioiose e quelle dolorose. Quante vicende ..., quante speranze, ma anche quante minacce, quante gioie, ma anche quante sofferenze ... a volte quanto grandi sofferenze! Dobbiamo tutti, come Chiesa, serbare e meditare nel cuore queste vicende. Così come la Madre. Dobbiamo imparare di più da Te, Maria, come essere Chiesa in questo trapasso di millennio».

Allora, carissimi, buona festa, buona memoria! Buona memoria per recuperare il passato, celebrare il presente e preparare il futuro con gioia e fedeltà!

Domande per la riflessione e la preghiera personale e comunitaria

  1. Fare memoria è rivisitare il nostro passato. Quanto questo tema fa parte della nostra vita e missione, oggi?
  2. Fare memoria è celebrare la vita, la missione e la testimonianza storica dei nostri missionari. Quanto facciamo nella nostra Circoscrizione e nella nostra comunità di appartenenza per ricordare la missione e i missionari del passato? Quanto impariamo dalla memoria?
  3. Fare memoria è trasmettere le cose custodite nel cuore come Maria. Quale spazio occupa il silenzio e la meditazione delle grandi opere di Dio nella storia e nella vita, nella nostra preghiera personale e comunitaria?
  4. Fare memoria è recuperare la vita e la missione. Cosa manca alla nostra comunità, alla nostra Circoscrizione e al nostro istituto per recuperarla, celebrarla e farne scuola di vita?

NB.

Chiedo a tutti i Superiori di adoperarsi per raccogliere le testimonianze dei nostri missionari che ci hanno preceduto, di recuperare la memoria della missione che caratterizza la nostra presenza in ogni Circoscrizione, di raccogliere i documenti e i beni culturali presenti nella Circoscrizione affinché diventino testimonianza, animazione missionaria e vocazionale, ed infine celebrazione.

Ricordo anche l’importanza di far conoscere, quanto si fa in ogni Circoscrizione, a tutto il resto dell’Istituto affinché diventi patrimonio e memoria per tutti!

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