La prima settimana del corso per formatori è stata dedicata all’ascolto della Parola di Dio, con l’aiuto di alcuni biblisti provenienti da diverse esperienze ecclesiali, che ci hanno fatto cogliere l’esperienza di Dio presente nell’Antico Testamento, nei Vangeli e nelle Lettere paoline. A conclusione di questa prima parte, siamo andati in pellegrinaggio ad Assisi, per approfondire l’esperienza spirituale di S. Francesco che, come tutti i santi, è un vangelo vivente.
A farci da guida è stato fra’ Carlos Acacio Gonçalves Ferreira, giovane francescano cappuccino di Belém – stato di Pará, (Brasile), da otto anni in Italia, attualmente parroco di S. Maria Maggiore (Santuario della Spogliazione) ad Assisi. Con proverbiale ospitalità francescana e autentico entusiasmo ci ha condotti nei luoghi di Francesco e ha fatto parlare le pietre per noi, facendoci ripercorrere l’itinerario formativo che si snoda nella biografia del santo e per le vie dell’antica città. Che cosa ci insegna S. Francesco con la sua vocazione, conversione e missione nella Chiesa?
La formazione di S. Francesco. Fra’ Carlos ha messo in relazione la vicenda del poverello di Assisi con alcuni aspetti della formazione e ci ha invitato a rivederli nella nostra storia e nel nostro accompagnamento dei giovani seminaristi.
L’importanza delle radici. Davanti al luogo dove sorgeva la casa natale di Francesco, il nostro ospite ha sottolineato come i genitori di Francesco sono stati i suoi primi formatori ed egli riconosce di dovere molto ad essi, nel bene e nel male. Anche per noi le radici sono importanti. Abbiamo fatto pace con le nostre radici, con i nostri genitori?
Quale vestito indossare? Nel locale che fu la bottega di stoffe pregiate del padre di Francesco, immaginando l’ambiente sociale medievale rigidamente strutturato, in cui persino il modo di vestire manifestava l’appartenenza ad una classe, abbiamo riflettuto sugli abiti che abbiamo indossato più o meno consapevolmente e liberamente lungo la nostra vita. Francesco rinuncerà all’abbigliamento del ricco mercante per ritrovare se stesso e rivestirsi di Cristo. Qual è l’abito che abbiamo deciso di indossare? Quale identità assumere? Quali vesti rischiamo di imporre agli altri?
Abbracciare i lebbrosi. C’è un momento fondamentale nella vita del giovane Francesco, che egli ricorda e trasmette con lucidità: l’incontro con i lebbrosi. A partire dall’avvicinamento inatteso, per grazia di Dio, a ciò che incarnava esattamente l’opposto del suo desiderio mondano di successo, Francesco si converte e “ciò che era amaro diventa dolce”. Qual è il lebbroso, dentro o fuori di noi, che dobbiamo ancora abbracciare?
L’importanza dei sogni. Francesco, come tutti i giovani, come ciascuno di noi, sognava. Voleva essere cavaliere. E il Signore entra nei suoi sogni, parla la lingua dei suoi desideri per fargli capire chi è il vero re che merita servire: deve capire chi è il re per non seguire inutilmente il servo. Il formatore ha il compito di aiutare a tirare fuori i sogni grandi e autentici dal cuore dei giovani. Stiamo vivendo il sogno di Dio per noi?
Il Crocifisso che parla. Dopo il provvidenziale incontro con i lebbrosi, Francesco è in grado di ascoltare il Crocifisso, perché non è più un’immagine statica, ma una presenza del Signore che parla alla vita e interagisce con chi si pone davanti a lui con fiducia. Qual è la parola rivolta a noi che ascoltiamo oggi dal Vangelo? Il vangelo ci sta plasmando?
Spogliarsi. La porta del palazzo vescovile di Assisi è testimone di un cambiamento radicale nella vita di S. Francesco: entra figlio di ricchi mercanti ed esce povero mendicante. Rinunciando pubblicamente ai suoi abiti, taglia decisamente con il vecchio modo di vivere. Nudo, riceve la veste del povero e da benefattore che provvede ai bisogni degli altri diventa lui stesso bisognoso di ricevere. Guardando il Cristo del Vangelo, di che cosa dobbiamo spogliarci, noi e il nostro modo di vivere il carisma?
Con la sua esperienza di Dio, con la vocazione che lo ha formato fino a renderlo alter Christus, S. Francesco è diventato a sua volta formatore, dei suoi compagni e di chi guarda a lui come testimone del vangelo. Cosa ci insegna l’esperienza di Dio del Beato Giuseppe Allamano? Quali consonanze tra la strada che lui ha percorso fino a diventare padre e formatore di missionari e la nostra vita e missione di formatori? A queste domande cercheremo di rispondere insieme in questa seconda settimana del corso.