In memoria di Padre José Jesus Ossa Tamayo

Pubblicato in I missionari dicono

Padre José Jesus Ossa Tamayo ci ha lascati, dopo una lunga malattia, aveva 61 anni.

Missionario di tre continenti. Ha studiato teologia in Inghilterra, e, subito dopo l’ordinazione sacerdotale, ha lavorato in Colombia, sua terra di origine, poi in Sud Africa e in Italia.

Padre Jesus, a Torino dal 2014, come cappellano dei migranti provenienti da diversi paesi dell’America Latina e Centrale, dal Messico al El Salvador, dall’Argentina all’Ecuador, dal Perù, alla Bolivia, dal Cile alla Colombia. Quasi 20.000, arrivati per motivi di lavoro e ben inseriti nel tessuto sociale.

Realizzando così in pieno una scelta che è in sintonia con il nostro carisma di “missionari ad gentes”.

La sua vita si è conclusa lo scorso 3 novembre nella Casa Madre di Torino, dopo quattro anni, spesi al servizio della comunità latino-americana.

Come un buon pastore”, ha dato tutto, tempo, energia e anche la vita.

Come un “pendolare, tutti i giorni prendeva la metro per recarsi presso la chiesa di Via Nizza che la Diocesi ha affidato alla cappellania Latino-americana.

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E la gente sapeva che padre Jesus c’era! In chiesa oppure in ufficio per ascoltare, consigliare e incoraggiare. Da li partiva per visitare le famiglie e portare l’Eucaristia agli anziani, ammalati e soli. E poi i pomeriggi, alle 16.00, adorazione eucaristica, vespri e Santa Messa.

Ha accompagnato con costanza, molta pazienza e determinazione le devozioni delle varie confraternite latino-americane, a cui ha saputo abbinare la cura per tutti coloro che bussavano alla porta della chiesetta che si affaccia su una via sempre piena di gente, a due passi dalla stazione ferroviaria di Porta Nuova.

Che la gente gli volesse bene, ne è prova il pellegrinaggio continuo dei latino-americani alla camera ardente, allestita, presso la Casa Madre, per ringraziare padre Jesus. Tanti anche gli italiani residenti in via Nizza che in questi quattro anni hanno avuto la fortuna di conoscerlo ed apprezzare soprattutto la sua cura pastorale.

Martedì mattina, 6 novembre, la chiesa del Beato Allamano si è riempita come nelle grandi occasioni per dare l’estremo saluto a padre Jesus. Ci siamo stretti attorno a Nicolas, nipote di padre Jesus, arrivato la sera prima dalla città Manizales in Colombia, pregato per tutta la famiglia e anche per suor Maria Elena, sorella di padre Jesus, missionaria della Consolata, rientrata in Bolivia recentemente, dopo essere stata al fianco di suo fratello per ben 3 mesi.

Nello stesso tempo, altre celebrazioni in ricordo di padre Jesus si sono svolte a Bogotà e anche a Pretoria.

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Come missionari della Consolata, ringraziamo il Signore per padre Jesus, un dono per chi lo ha conosciuto, in particolare per i tanti latino-americani residenti a Torino.

Padre Jesus, missionario itinerante, “pendolare della Consolazione”, sempre in mezzo alla gente. Per le strade di Torino, un pastore “con l’odore delle pecore” addosso, perché vicino alla gente, soprattutto i più soli e disperati.

Il nostro Beato Fondatore, Giuseppe Allamano di questo suo figlio missionario sicuramente è orgoglioso, per il suo zelo e per le “viscere di carità” che ha mostrato per le persone.

Dal cielo, insieme ai nostri fratelli e sorelli che ci hanno preceduto, padre Jesus continua a camminare con noi e con la sua gente.

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