“La vita la si possiede nella misura in cui si dà!”. Sono le parole di P. Stefano, Superiore Generale, nell’omelia della prima memoria liturgia della Beata Leonella Sgorbati, missionaria della Consolata, vergine e martire, celebrata questo lunedì 17 settembre a Nepi.
Il Vangelo, scelto e approvato per la memoria, ci propone l’immagine del chicco di grano che, caduto a terra, solo se muore produce molto frutto. La contraddizione è solo apparente, ci ricorda P. Stefano, concelebrando insieme al Cappellano delle consorelle, al Direttore del Centro Missionario Diocesano, tanti confratelli venuti dalla Casa Generalizia, con l'animazione delle Missionarie della Consolata e la partecipazione dei Laici Missionari della Consolata. Infatti, aggiunge, citando S. Pietro Crisologo, “i martiri nascono quando muoiono, cominciano a vivere con la fine, vivono quando sono uccisi, brillano in cielo essi che sulla terra sono creduti estinti.” (Sermo, 108).
Suor Leonella ha iniziato a brillare in cielo il 17 settembre di 12 anni fa, caduta sotto 7 pallottole che hanno silenziato la sua voce, ma non prima di permettergli di sussurrare sull’ultimo sospiro: perdono, perdono, perdono. Suor Leonella non si trovava per caso in quella strada di Mogadiscio, di fronte al Villaggio SOS, dove fu presa dagli assalitori. Era lì perché la sua grande generosità l’aveva portata a “prendere la vita sul serio”, come fanno i martiri, ha sottolineato P. Stefano. Proprio in quel posto, insieme alle altre consorelle della comunità che avevano fatto la scelta di restare nonostante il rischio per la propria vita, e proprio lì dove Lei, come insegnate, si occupava di preparare le future infermiere che porterebbero uno spiraglio di consolazione alla martoriata Somalia.
All’apertura della celebrazione fu portata in processione la reliquia di S. Leonella, un frammento di osso che ci invita ad imitarla nel suo coraggio missionario e ci ricorda la sua presenza che continua ora intercedendo per noi presso il Padre. Assieme fu anche portata la sciarpetta preparata per la celebrazione della beatificazione avvenuta a Piacenza il 26 maggio scorso.
Come tutti i santi anche Lei “morì sulla bocca del Signore” (versione ebraica letterale di Dt. 24,5), baciata da Lui con amore, come succedette a Mosè nel suo trapasso da questa vita al seno del Padre. Nel suo grande amore Lui la prese con sé, a Lei che è divenuta 5º Vangelo, ricorda P Stefano concludendo la celebrazione. Vangelo non scritto a parole ma con la vita, con la vita donata, nei fatti concreti e nell’accettare di vivere con radicalità sull’esempio di Gesù Cristo.
La chiesa era adornata con fiori rossi in ricordo del sangue versato da Suor Leonella. Sulla parete un gruppo di icone da poco dipinte: Il Beato Allamano, al centro, e accanto la Beata Irene e la Beata Leonella, ognuna scritta su sfondo dorato invitandoci a contemplare la loro santità, ma anche a ricordarci che è alla santità la chiamata del missionario.