“Togliete la pietra”: Cristo è risorto dillo con la tua vita!

Pubblicato in I missionari dicono

Istituto Missioni Consolata

Messaggio di Pasqua 2018

 

Una Pasqua da preparare, da celebrare e da vivere!

“La Pasqua riassume tutta l’azione di Dio che per amore ha mandato a noi il suo Figlio. Egli ha portato a compimento la salvezza. È il vertice dell’Antico e del Nuovo Testamento. Per questo la Pasqua è considerata «la festa delle feste», «a cui convergono tutti i misteri della nostra religione» (S. Leone Magno). Ha anche un richiamo esplicito alla Missione. Alle prime persone che incontra, il Risorto dice: «Andate ad annunziarlo»; e agli apostoli: «Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi»; e prima di salire al cielo: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura» (Gv 20,21; Mc 16,15).”
beato Giuseppe Allamano

Carissimi missionari, missionarie, familiari, amici, benefattori;

Il grido forte, esausto e disperato, del Cristo in croce richiama le nostre umane paure di fronte alla morte. Ma la compassione, la voglia di risorgere e di ritrovarsi saranno vincenti.

“Togliete la pietra” è il grido di Gesù davanti alla tomba del suo amico Lazzaro. La pietra rappresenta i nostri dubbi e le nostre incredulità davanti ad un Gesù che ha vinto la morte dell’amico Lazzaro e anche di ciascun uomo. La pietra coincide con il nostro peccato, che si intromette tra noi e Dio separandoci, allontanandoci da Lui con l’intento di farci marcire. La pietra concretizza il nostro egoismo che ci chiude in noi stessi, non ci fa pienamente essere liberi tanto da farci morire.

Incontrare Gesù nei Sacramenti, nella sua Parola, nella preghiera, nella comunità, nella missione, credere in Lui e restare con Lui, è togliere la pietra, rotolandola su di noi, per risorgere e vivere la nostra vera vita che il Signore ci offre.

Scegliamo di venire fuori dalle nostre tombe per ritornare a vivere in Cristo, Noi siamo fatti per la Risurrezione non per la morte!

"Morte e vita", canta la Sequenza antica, "si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa". È la fede nella Risurrezione. Fede che, secondo il Vangelo, entra a poco a poco nei cuori. Perché questo è lo stile di Dio: di non soverchiarci. È uno stile rispettoso della nostra libertà. È uno stile umile, silenzioso, nascosto anche nel più grande degli accadimenti della storia. E infatti nessuno, secondo il Vangelo, l'ha visto risorgere. E, soprattutto, non risorge secondo i moduli interpretativi pittorici consueti, con vessilli in mano. Giovanni non vide i vessilli di Cristo, vide poche e povere cose, che custodivano per il suo cuore, per come erano messe, una luce: entrò, vide le bende per terra e il sudario che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte, “vide e credette”!

Poche cose e la luce della risurrezione la trasmettiamo come la grande risposta di Dio, alle generazioni future, non solo con parole e con canti, non solo con accensioni ed incensi, ma, soprattutto, con la nostra vita. Togliendo, dice S. Paolo, tutto ciò che è lievito vecchio, per essere pasta nuova deponendo dalla nostra vita tutto ciò che allude alla morte, deponendo sudari e bende, deponendo tutto ciò che frena e impedisce, tutto ciò che soffoca la libertà e la vita dei figli di Dio, deponendo i segni della morte.

Che il Signore è risorto dillo con la tua vita!

Ripetiamo tutti il rito della Pasqua: andiamo anche noi a scovare tutto ciò che è fermento d'ipocrisia, in noi, nella nostra comunità, nell’Istituto, nella Chiesa, nella società, con l'impegno di allontanarlo, e saremo pasta nuova.

Che Cristo è risorto dillo con la tua vita, che sia segno di Gesù di Nazareth: "Deponete l'uomo vecchio e rivestitevi di Cristo".

Cristo è risorto per noi, è bellissimo ripercorrere nei Vangeli il succedersi delle manifestazioni del Risorto: questo sbucare del Signore da tutte le parti. Gesù si fa vicino, si fa prossimo a chi piange, a chi è viandante, a chi dubita, a chi cerca, a chi ha paura e a tutti dona una parola di conforto, di consolazione, di gioia e di risurrezione. È risorto dentro la storia dell’umanità, fino ad essere nella storia di ciascuno di noi.

Ci vogliono dei giardinieri che amano per far sbocciare le rose.

“Di giardinieri per le masse dei poveri non se ne trovano, se non rarissimi, viaggiando per tutte le contrade del mondo, dove chissà quanti vivono e muoiono come se non fossero neppure mai nati!” (Annalena Tonelli, missionaria laica uccisa in Somalia nell’ottobre 2003)

Questo è l’invito della Pasqua: far rifiorire l’umano, far rifiorire la speranza, far rifiorire la bellezza, togliere l’odore della morte da questa nostra terra, uscire dai calcoli e lasciarci condurre invece dall’amore. Lo stesso amore di Dio per ognuno di noi, la stessa dismisura della promessa pasquale che ci regala questa certezza: potranno strappare tutti i fiori, ma non potranno impedire che la primavera ritorni finché ci saranno giardinieri che amano, le rose continueranno a sbocciare!

Togliamo la pietra, Cristo è risorto diciamolo con la nostra vita!

Buona e Santa PASQUA!

A tutti e a ciascuno: coraggio e avanti in Domino!

  

 

PER LA RIFLESSIONE PERSONALE E COMUNITARIA

Gesù Risorto ci ama: egli è la nostra Pace.

  •   Le nostre Comunità sanno essere comunità in cui si sperimenta la gioia di una vera fratellanza, che accolgono e comprendono tutti, sostegno nella difficoltà, luogo di vera amicizia, di perdono, di gioia?

Incontrare Gesù Risorto significa aprirsi ad ogni uomo.

  • Abbiamo nel cuore la gioia di Pasqua, che ci fa capire che il Risorto ama e vuole salvare ogni uomo, e che quindi ci spinge a testimoniare, non con le parole, ma con tutto noi stessi, nel quotidiano, rendendoci a nostra volta missionari verso tutti?
  • Nella nostra comunità incontriamo Gesù Risorto nella Parola, nei Sacramenti, nell’unione fraterna, nella comunione con i fratelli oppure qualcosa non va?

Gesù ha affrontato la morte con tutta la fiducia possibile in Dio e con un amore totale verso l’umanità intera, facendo in tutto e per tutto la volontà del Padre. Per questo Dio lo ha risuscitato e lo ha reso “il Signore della Speranza”.

  • Come noi oggi viviamo la malattia, il dolore, le sofferenze che vengono fuori dal sentirci sconfitti dal male?
  • Come è possibile annunciare all’anziano, al malato, al disabile, al malato terminale, che sta andando incontro al Dio della vita che gli donerà la Resurrezione? 
  • Come è possibile, vedendo i nostri fratelli sconfitti dalle avversità della vita, dai problemi che non si risolvono, dalla perdita della fiducia in Dio e in loro stessi, sostenerli ed incoraggiarli ad avere pazienza e a non abbattersi, a rimanere aperti e fiduciosi affrontando con coraggio ogni giorno le difficoltà della vita?
  • Come possiamo maturare un atteggiamento di apertura e fiducia verso la debolezza e la fragilità accettando il fatto che Dio si serve di chi è debole per annunciare il Vangelo?

 25 marzo 2018, Domenica delle Palme

 

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Ultima modifica il Domenica, 25 Marzo 2018 16:56

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