'Kisakye' è un termine Ugandese che letteralmente significa "La Sua misericordia", naturalmente, la misericordia di Dio. Mentre celebriamo la festa del nostro Beato fondatore, credo valga la pena condividere questa storia di fede e speranza anche se offuscata dal dolore della croce. In questa celebrazione, dobbiamo essere orgogliosi di alcuni nostri fratelli e sorelle missionari laici che abbiamo con cui abbiamo seguito nel nostro apostolato e incontrato lungo la strada del lavoro missionario. Hanno accolto il nostro Beato Fondatore con grande amore, che va oltre la tragedia e la sofferenza umana. Maria Goretti Walusimbi, missionaria laica della Consolata, si è aggrappata alla "tonaca" del nostro beato fondatore fino al suo ultimo respiro e, al di là del ricordo della sua tragedia, ha lasciato un bel regalo: suo figlio, che ha chiamato come il nostro Beato Fondatore.
L'anno del 2010 è stato un anno benedetto per il signor David Walusimbi e sua moglie, Maria Goretti Walusimbi, i quali hanno avuto la gioia di aspettare il loro sesto figlio.
La coppia era ben conosciuta all'interno dei circoli degli Amici della Consolata, dei Laici Missionari della Consolata e, in particolare, delle Coppie Missionarie Laiche della Consolata. Questo gruppo è spuntato fuori dall'interno dei Laici Missionari della Consolata formato dalle coppie sposate che vivono nel matrimonio sacramentale. Erano anche membri della nostra Parrocchia di Bweyogerere.
Naturalmente, qualsiasi gruppo organizzato ha un leader e una segreteria eletta al suo interno. Le Coppie della Consolata non ne facevano eccezione. All'interno della direzione del gruppo, il signore e la signora Walusimbi erano la coppia di segretari. E’ interessante notare come il compito di segreteria sia stato dato alla coppia e non solo a uno di loro.
La signora Walusimbi, portava in grembo il suo bambino con entusiasmo, grande gioia e speranza. Era una donna molto forte fisicamente e anche a livello di personalità. Continuò con i suoi doveri familiari oltre alle sue altre responsabilità nella Chiesa e nel gruppo delle Coppie, che significava molto per lei. Quello che l’aspettava, però, era una croce pesante e dolorosa, che ha vissuto con molta fede e determinazione.
Ho parlato con il padre del ragazzo Kimuli Kisakye Joseph Allamano, il signor David Walusimbi. Questo è ciò che ci racconta.
"Il viaggio di Allamano è iniziato nel marzo 2010, quando siamo andati all'incontro spirituale della nostra regione Kenya / Uganda. In quella occasione lei [ndr. la madre] ha iniziato a lamentarsi per un dolore al seno. Fortunatamente era l'ultimo giorno del ritiro.
Ritorniamo al paese (Uganda) e siamo andati all'ospedale di Nsambya. È stato allora scoperto dopo la diagnosi che si trattava effettivamente di un cancro al seno. Al ritorno dall' ospedale, la situazione peggiorò. Siamo tornati di nuovo in ospedale e, come il destino sembrava volesse, la situazione non migliorava più. Siamo rimasti lì per tre mesi.
Nel mattino del 5 luglio 2010 i dottori hanno deciso di procedere ad un intervento chirurgico di emergenza. Hanno, quindi, scoperto che il suo grembo aveva perso il liquido amniotico e il bambino non potrebbe sopravvivere oltre i 30 minuti. L’intervento doveva essere fatto in quella mezzora, oltre ciò ci sarebbe la disgrazia. Maria Goretti aveva fiducia e si affidava all’intercessione del Beato Allamano. Quel giorno rifiutò di andare alla sala operatoria e ha chiesto un Sacerdote per ministrale l’Unzione degli Ammalati per essere preparata al viaggio per l’Aldilà caso non dovessi farcela. Comunque, Dio era accanto a noi. Infatti, l’intervento non poté essere fatto subito poiché abbiamo dovuto aspettare 2 ore per l’arrivo del sacerdote, P. Cyprian Masembe, anche se il nostro parroco era P. Crispin Okello, IMC.
Attraverso tutte queste sofferenze Maria Goretti aveva insistito sulla preghiera della Novena del Beato Giuseppe Allamano. E ha continuato a pregarlo anche dopo l’unzione degli ammalati quando ha accetto di andare per l'operazione. Erano passate quasi tre ore dopo l'avviso di trenta minuti dei medici, i quali erano increduli per la sopravvivenza del bambino nel grembo così essiccato. La gravità era dovuta anche poiché lei ha ritardato l’operazione in attesa del sacerdote per ungerla. Con il bambino in braccio, le su prime parole in presenza mia e quella di P. Charles Gachingiri IMC, furono: "Questo non è mio figlio, ma il figlio dell’Allamano!" Ed ecco perché si chiama Giuseppe Allamano. Tuttavia, il bambino non si è mai nutrito dal seno fino al giorno in cui Dio ha chiamato alla Sua casa Maria Goretti. Era il 05/11/2010 alle 16:00 dopo l'ora della Divina Misericordia e del Rosario
Durante tutta questa terribile sofferenza lei ha sempre continuato a dire che il beato Allamano si sarebbe preso cura di lui e in effetti lo ha fatto! Perché dico questo? È molto comune per i bambini ammalarsi all'età di 1-5 anni e finire ricoverati in ospedale in occasione. Ma non è stato il caso di Giuseppe Allamano, nostro figlio. Sono molto grato al Signore che Giuseppe compirà otto anni il 5 luglio 2018. Ha iniziato la scuola materna e ora frequenta la seconda elementare a St. Mary' s Primary School Bukasa senza problemi.
Ringraziamo Dio così tanto e chiediamo a Lui, tramite l'intercessione di Madre Maria Consolata, di continuare a guidarci di una maniera particolare Giuseppe, il sesto della famiglia. Mentre concludo, ti informo che io e Goretti eravamo membri di un gruppo di missionari laici chiamato Coppie Missionarie Laiche della Consolata, fondato nel lontano 2007. Fu fondato per raggiungere le famiglie, per estendere la consolazione di nostra Madre Maria ai deboli e anche per aiutare i Sacerdoti della Consolata a predicare il Vangelo dove loro non possono andare. Questo movimento missionario esiste nella regione sia in Kenya che in Uganda. La mia fervente preghiera al Signore è che si diffonda in tutte le regioni dove si trovano i Missionari della Consolata”
Forse facciamo fatica a vedere questa storia come il miracolo. Può sembrare la semplice storia di qualcuno che si trovava in una situazione disperata e si è fatto accompagnare da alcune semplici preghiere. Certamente Maria Goretti, essendo una Laica Missionaria, abbia pregato la Novena del nostro Beato Fondatore prima. Ma lo scopo di questa testimonianza è mettere in luce il grande amore e fiducia di questa madre verso il nostro Beato Fondatore e in un momento così critico. Lei non ha voluto un altro nome per suo figlio, che rimanesse per tutta la vita, se non quello del beato Giuseppe Allamano. Ora, quando il padre del piccolo Giuseppe guarda negli occhi di suo figlio, si ricorda quel tratto di storia della vita del figlio. Gli ricorda il viaggio di fede e di lotta, ma in fondo è felice. Allamano è sotto il suo tetto, a suo carico, nel suo amore e nella speranza di un domani migliore. Maria Goretti ha lasciato un tesoro: Giuseppe Allamano!