Carissimi Consorelle e Confratelli, uscire è un faticoso percorso di crescita per scoprire la missione tra i popoli (inter gentes), all’interno di contesti sociali diversi, imparando a parlare i linguaggi dell’altro. Uscire è anche un’occasione da non perdere per capire che la missione può attuarsi solamente insieme (cum gentibus), con gli altri, in un atteggiamento di ascolto della chiamata evangelica. (Documento preparatorio al 14° Capitolo IMC, n. 17)
La missione non è nostra: è di Dio, che per grazia ci rende partecipi del dinamismo del suo amore! Noi non siamo le proprietarie della missione, siamo piuttosto coinvolte in essa, quale movimento della Trinità che ci invia, come scintille della Sua fiamma, verso le periferie e nel contempo ci attira verso il Suo Centro infuocato. […] Il fuoco del Carisma ci porta all’annuncio di Cristo, vera Consolazione, nella missione che è relazione, nell’attenzione e ascolto di ogni persona. (Direzione generale MC, Circolare n. 8, 25 dicembre 2022)
La data del 16 febbraio è, ogni anno, un appuntamento atteso, importante e prezioso per la nostra “Famiglia Consolata”, dove missionari e missionarie condividono, con numerosi amici, il carisma del Beato Giuseppe Allamano, nella “dolce e confortante gioia di evangelizzare” (Evangelii Gaudium, 9). E questa memoria del nostro Fondatore assume, di volta in volta, sfumature diverse e nuove, perché viene celebrata non in un’aurea di serenità liturgica o spirituale, ma radicalmente immersa nella vita dei nostri Istituti, della Chiesa e del mondo.
Perciò, anche in questo tempo di tribolazione e di disorientamento globale e, per di più, segnato dalla pandemia, da guerre (“una terza guerra mondiale a pezzi”!), ingiustizie e sofferenze, siamo chiamati ad essere più che mai segno di una luminosa speranza, maestri di vita spirituale e di preghiera, in cammino con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, nel tentativo di costruire insieme il Regno di Dio.
Inoltre, come Istituti missionari, da tempo stiamo riflettendo e pregando, per prepararci ai prossimi Capitoli generali, ormai imminenti e sui quali concentriamo tante attese e speranze.
I Capitoli generali segnano uno dei momenti più importanti della nostra vita fraterna. È un momento in cui tutti e tutte insieme rendiamo grazie al Signore per il dono dei missionari e missionarie impegnati a rendere la loro testimonianza al Vangelo e per i nostri defunti che, con la loro dedizione e perseveranza, hanno scritto pagine gloriose della nostra storia.
La celebrazione del Capitolo generale diventa così un’occasione propizia per guardare con gratitudine al cammino percorso, ma allo stesso tempo per riflettere ed interrogarci sulla nostra fedeltà al Carisma, Dono dello Spirito, che ci aiuta a scoprire nuove prospettive e a intraprendere nuovi cammini. Per essere fedeli alla nostra vera identità, dobbiamo avere fuoco dentro. Diceva il Fondatore: «Credetelo, chi non arde, non incendia, chi non ha fuoco di carità, non può comunicarlo» (Così vi voglio, n.3).
Camminiamo e collaboriamo, tutti insieme, con grande fiducia nel Signore affinché tutto il percorso capitolare sia un tempo favorevole e fecondo per aiutarci a essere autentici e autentiche consacrati/e per la missione. Solo se avremo il coraggio e la pazienza di “gettare le nostre reti” scopriremo cosa il Signore ci sta riservando. Venga lo Spirito Santo e accenda il nostro cuore di speranza, lo guarisca con la sua consolazione, lo riempia di gioia, e infonda in noi l’unico desiderio di essere completamente del Signore, testimoni grati del suo amore nella nostra vita e nella missione.
Viviamo tempi difficili e impegnativi, in un contesto sociale e umano del tutto differente dal passato, un cambiamento epocale, come si suole dire.
Così si è recentemente espresso Papa Francesco:
A questo proposito vi chiederete: come possiamo rispondere alle esigenze di cambiamento del tempo presente custodendo il carisma? Anzitutto, è importante ricordare che non è il carisma a dover cambiare: esso va sempre nuovamente accolto e fatto fruttificare nell’oggi. I carismi crescono come crescono le verità del dogma, della morale: crescono in pienezza. Sono i modi di viverlo che possono costituire un ostacolo o addirittura un tradimento al fine per il quale il carisma è stato suscitato dallo Spirito Santo. Ma riconoscere e correggere le modalità fuorvianti non è possibile se non con atteggiamento umile, che riassumerei con due verbi: ricordare (ossia riportare al cuore, ricordare l’incontro con il Mistero che ci ha condotti sin qui) e generare, guardando avanti con fiducia, ascoltando i gemiti che lo Spirito oggi nuovamente esprime. L’uomo umile, la donna umile ha a cuore anche il futuro, non solo il passato, perché sa guardare avanti, sa guardare i germogli, con la memoria carica di gratitudine. L’umile genera, invita e spinge verso ciò che non si conosce. Invece il superbo ripete, si irrigidisce, va indietro e si chiude nella sua ripetizione, si sente sicuro di ciò che conosce e teme, teme sempre il nuovo perché non può controllarlo, se ne sente destabilizzato… perché? Perché ha perso la memoria. Guardate la memoria del Fondatore (Discorso ai membri di Comunione e Liberazione, 15 ottobre 2022).
L’augurio, allora, è che i nostri due Capitoli generali siano un’occasione per sentirsi fortemente coinvolti e responsabilmente partecipi nel rispondere a domande così cruciali, “Non dite mai: non tocca a me”, ci ripeteva il Fondatore! (Così vi voglio, n.48)