Al centro della giornata di oggi, un imperativo: "Consolate, consolate il mio popolo" (Is 40,1), che ci riporta al centro e al significato della nostra stessa identità. Ci avvicina al principio di questo famoso “libro della consolazione” la dottoressa Laura Verrani, teologa, sposa e mamma che si occupa, fra le altre cose, di catechesi biblica nella diocesi di Torino e lavora in stretta collaborazione con l'Ufficio Missionario Diocesano. Scorrendo il testo, quasi parola per parola, mette in rilievo in modo forte e chiaro alcuni elementi.
In primo luogo la situazione di desolazione e di tribolazione in cui versava il popolo di Israele quando è stato pronunciato questo messaggio; quasi si volesse dire: “non c'è situazione di sofferenza che non possa essere raggiunta da un messaggio di speranza”.
In secondo luogo vediamo che questo messaggio, che trova la sua origine in Dio, non è affidato solo alla sua voce ma a una polifonia di voci e una pluralità di soggetti: il messaggio è così importante che ha bisogno di un coro polifonico ed in armonia per arrivare dove è diretto.
In terzo luogo Laura Verrani si centra sul contenuto del messaggio che è un chiaro invito, detto in modo letterale, a riprendere fiato e respirare. Si tratta di tornare a vivere e farlo in misura sovrabbondante, moltiplicata rispetto al carico della sofferenza che si è portato e che adesso non è nemmeno menzionato o ricordato.
Poi importante anche il come il come va trasmesso questo messaggio di consolazione: va gridato! (v.9), perché deve essere chiaramente udito, deve "sfondare" muri, difese e sordità. L’importante è che il messaggio arrivi a destinazione, incluso non ci sono specialisti deputati a trasmetterlo, può arrivare anche da chi meno ce lo aspettiamo!
Questa riflessione, fatta quasi preghiera, che Laura Verrani ha offerto proprio a noi, figli e figlie della Consolata, è diventa una occasione importante per interrogarci, come si pretendeva, a proposito del significato che oggi assume un aspetto centrale del nostro carisma: l’annuncio della buona notizia come consolazione.
* Alessandra Pulina è Missionaria della Consolata, redattrice di Andare alle Genti