Il Kenya sta subendo l'impatto di una delle peggiori siccità degli ultimi 40 anni, che ha spinto molte famiglie sull'orlo della fame. Il nostro Paese ha vissuto tre anni di precipitazioni inferiori alla media e quasi sicuramente dovremmo cercare nel cambio climatico le cause dell’aumento della frequenza e della gravità degli eventi meteorologici avversi.
Se a tutto questo aggiungiamo che nel 2021 la situazione si è aggravata per l’invasione di locuste del deserto che ha colpito le regioni del nord del Kenya e per la pandemia di Covid19 che ha toccato tutto il Paese, il quadro del disastro umanitario è completo: sta crescendo rapidamente il bisogno di aiuti umanitari nella regione costiera, nel nord e nell'est del Kenya.
Dobbiamo impegnarci a somministrare alle famiglie i beni di prima necessità e poi sarà necessaria una particolare attenzione anche per l’acqua necessaria a sostenere l’agricoltura e l’allevamento nelle diocesi delle numerose zone aride e semi-aride del Kenya.
Secondo la valutazione annuale del Kenya Food Security Steering Group il numero di kenioti che vivevano in situazione di insicurezza alimentare si è incrementato in modo importante: se in agosto 2021 erano 2,1 milioni, nel febbraio scorso sono diventati 3,1 e oggi si stima che siano 3,5 milioni. A causa della mancanza d'acqua e della migrazione forzata sono morti anche 1,5 milioni di capi di bestiame.
Le famiglie stanno lasciando le loro case in cerca di cibo, acqua e pascoli. Lo sfollamento su larga scala delle persone ha portato a un aumento dei conflitti tra le comunità per lo sfruttamento delle zone di pascolo e l'accesso ai servizi di base nelle aree di trasferimento. L'inflazione è aumentata e ha causato difficoltà economiche per le famiglie che ha prodotto un aumento della malnutrizione e la riduzione delle iscrizioni scolastiche.
Gli effetti devastanti di tutto questo, con ripercussioni su salute, nutrizione, istruzione e sicurezza è poi amplificato dell'intensificarsi dell'attività politica in vista delle elezioni generali di agosto e quindi dalla scarsa attenzione che la gente riceve dalle autorità. C'è un senso generale di disperazione e sconfitta tra le comunità colpite.
L'impatto sta compromettendo la qualità della vita, ristagnando la crescita economica e invertendo ciò che in passato si era ottenuto in termini di salute, nutrizione, acqua potabile, servizi igienici, istruzione e coesistenza pacifica.
Sebbene nelle ultime settimane si sono verificate precipitazioni in alcune zone del paese, il loro impatto non sarà percepito a breve, e il bisogno di raccogliere e stanziare risorse per sostenere le comunità colpite è vigente e lo sarà quasi sicuramente anche nei prossimi sei mesi.
La Conferenza dei vescovi cattolici del Kenya ha lanciato un appello per affrontare la siccità, esortando i kenioti, in segno di amore e solidarietà, a contribuire con denaro e beni in natura per sostenere le comunità colpite da questa drammatica siccità.
Grazie per la solidarietà di tutti. Dio benedica il Kenya.
* Mons. Peter Kihara è il vescovo della diocesi di Marsabit.