Il primo anno di attività del Polo Cultures and Mission.

Accessibilità della cultura, cittadinanza responsabile e impatto sociale sono le parole chiave delle celebrazioni del CAM del 17 maggio

Costruzione di ponti tra i popoli e accessibilità della cultura sono gli obiettivi cardine dei progetti portati avanti in questo primo anno di vita dal CAM - Cultures and Mission, il Polo Culturale Missionario nato ad aprile 2023 dal desiderio dell’Istituto Missioni Consolata di valorizzare il prezioso patrimonio etnografico e naturalistico, presente in Casa Madre sin dagli inizi del Novecento. Molte le attività realizzate per la promozione dello scambio culturale in questo primo anno del CAM, che sono state raccontate venerdì 17 maggio presso la sede di via Cialdini 4 a Torino.

Un primo anno all’insegna dell’intercultura e dell’inclusione per generare un impatto positivo a cascata che possa coinvolgere sempre più persone, superando ostacoli come disponibilità economiche o disabilità. Il lavoro del CAM sul territorio ha ricercato fin da subito una capillarità proprio per un’educazione estesa e profonda al superamento dei pregiudizi e alla costruzione di legami di fratellanza tra le persone e tra i popoli, per allargare gli orizzonti geografici, culturali e spirituali.

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Al CAM, la cultura è di tutti

La giornata del 17 maggio non è casuale, dal momento che cade proprio in prossimità della giornata mondiale dell’accessibilità digitale.

In questo primo anno, infatti, ogni spazio espositivo del Polo è stato dotato di rete wi-fi per permettere un utilizzo ottimale delle applicazioni mobile per smartphone, come quella del Polo Culturale, in cui si possono trovare tutti i percorsi nelle varie lingue e quelli per persone non udenti o non vedenti. Attraverso un sistema di animazione del percorso espositivo, è possibile scegliere tra la visita automatica e quella manuale, adatta alle persone con disabilità: negli ultimi mesi si sono ampliate le possibilità di scelta della fruizione manuale integrandole in un tablet. La guida dei contenuti facilitati realizzata con il font EasyReading, carattere più leggibile per persone con dislessia, è un ulteriore elemento di inclusione delle persone con esigenze specifiche.

Video delle celebrazioni del primo anniversario del CAM

A questo proposito, il CAM è fruibile anche a persone con disabilità e disturbo della comunicazione grazie ai supporti in simboli CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa), sviluppati con Fondazione Paideia, per raggiungere anche le persone con bisogni comunicativi complessi che non hanno accesso alla comunicazione verbale. Inoltre un Virtual Tour è a disposizione dei visitatori con disabilità motorie complesse che non possono raggiungere il Polo.

In collaborazione con l’Istituto dei Sordi di Torino sono stati tradotti i video nella Lingua Italiana dei Segni (LIS) e, con il supporto dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di Torino, è stato creato un percorso esplorativo tattile attraverso otto oggetti materiali, lavorando fortemente all’accessibilità a non vedenti e ipovedenti: si è scelto di proporre sei oggetti dalla collezione etnografica, in modo da permettere la percezione anche dei materiali originali, mentre è stata ricostruita in alluminio la copia di un prezioso crocifisso ed è stato realizzato il rilievo della copertina di un antico dizionario realizzato a mano.

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Apertura dell’esperienza culturale anche ai visitatori stranieri, che da quest’anno possono visitare agevolmente le mostre grazie alla traduzione dei contenuti audio in inglese, spagnolo e portoghese. Ma l’accessibilità della cultura deve essere anche economica, così le iniziative del CAM si sono caratterizzate per accesso attraverso offerta libera, che permette a chiunque di prendervi parte liberamente. Inoltre i missionari che gestiscono il Polo Culturale e alcuni dipendenti e consulenti della Fondazione hanno intrapreso, insieme a Fondazione Paideia, un percorso di formazione per un’accoglienza attenta a specifiche richieste relative a disabilità ed esigenze particolari.

Risultati importanti ottenuti solo nel primo anno di attività e la cui comunicazione, in occasione dell’evento del 17 maggio, riflette la convinzione profonda e radicata che, per una divulgazione efficace, occorre rendere la cultura per tutti: questo è stato il valore che fin dall’inizio ha indirizzato tutti i progetti del CAM, che ha reso accessibili le mostre del Polo Culturale a un pubblico sempre più vasto e variegato. I progetti sono stati finanziati dall’Unione Europea - NextGenerationEU e gestiti dal Ministero della Cultura nell'ambito dell'azione del PNRR Missione 1 – “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”, Component 3 – “Cultura 4.0 (M1C3)”, Misura 1 - “Patrimonio culturale per la prossima generazione”, Investimento 1.2 - “Rimozione delle barriere fisiche e cognitive in musei, biblioteche e archivi per consentire un più ampio accesso e partecipazione alla cultura”.

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Il riconoscimento della proposta culturale del CAM è venuto anche grazie a Fondazione CRT (che ha supportato i lavori di recupero strutturale), dalla Compagnia di San Paolo (attraverso la partecipazione alle attività culturali La bella stagione e Ibridi), dalla Regione Piemonte (con i contributi per le attività espositive Hoping together e per le attività di divulgazione culturale Incontro all’altro).

Evento di venerdì 17 maggio

Testimonianze, riflessioni e confronti sono stati i protagonisti dell’evento del 17 maggio, che ha visto la partecipazione e l’intervento di padre Gianni Treglia, superiore regionale dell’Istituto Missionari Consolata, di padre Ugo Pozzoli, coordinatore della Fondazione Missioni Consolata onlus, di suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio nazionale pastorale per persone con disabilità, e di Simona Borello di Mediacor.

Presenti anche le istituzioni civili ed ecclesiali con la partecipazione della Vicesindaca della Città di Torino Michela Favaro, del Vicario Episcopale per la Formazione della Diocesi di Torino, don Michele Roselli, della Presidente della Circoscrizione 3 Francesca Troise, del Vice-Presidente Comitato Regionale Diritti Umani della Regione Piemonte e Consigliere di Indirizzo della Fondazione CRT Giampiero Leo.

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Tutti i partecipanti hanno potuto inoltre immergersi nei tour rivolti in particolare alle persone non vedenti e non udenti, con l’obiettivo di renderli consapevoli degli ostacoli ma anche delle opportunità messe a disposizione dalle nuove tecnologie del CAM per le persone con disabilità. La giornata è stata inoltre l’occasione per inaugurare la Sala Mostre Temporanee Urihi. La casa della terra con la presenza di una versione ridotta di Mater Amazonia, la mostra allestita nei Musei Vaticani dai missionari della Consolata nel 2019-2020, e per premiare le opere vincitrici del contest artistico Hoping Together, ideato insieme all'Associazione Culturale Galfer20, organizzato dalla Curatrice d'arte Monica Fasan e finanziato da Regione Piemonte.

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L’associazione Galfer20, con sede espositiva a Torino, ha lo scopo di promuovere mostre ed eventi che leghino gli spazi abitativi, aggregativi e diffusi alle arti contemporanee. La partecipazione al contest prevedeva l’elaborazione di un’opera che riflettesse le emozioni dell’incontro con la cultura mongola. La vincitrice è Erika Riehle con la sua opera pittorica Taccuino di viaggio. Secondo posto per l'incisione su lastra pietra grezza Frammenti d'infinito e d'eterno nel tempo e nello spazio di Anna Torre e terzo per l'illustrazione di Valentina Giarlotto, Memorie in granelli di sabbia. Al contest hanno partecipato anche gli artisti Francesca Thermes (Orizzonte nomade), Guido Mannini (Corsa di cammelli nel paesaggio magico del Gobi), Roberto Semenzato (Il respiro della Mongolia -Nomadi), Marina Tabacco (La ricerca dell'armonia - La festa del Villaggio. Danza Tsam), Pabliu Lucero di TDFCollective (“Percorso" - "Unione") e Mario Giammarinaro (Mareggiata), le cui opere saranno esposte negli spazi del CAM fino a fine luglio.

La giornata si è conclusa con la conversazione con il missionario padre Corrado Dalmonego intervistato dall’antropologa Elisabetta Gatto, curatrice della collezione etnografica del Polo, sui temi di sfruttamento minerario e impatto ambientale nella terra indigena dell’Amazzonia.

“Con l’evento di oggi abbiamo voluto mostrare e raccontare l’impatto sociale a cui miriamo con le nostre attività: radicamento sul territorio, vicinanza alla comunità e costruzione di una solidarietà davvero tangibile e inclusiva sono i valori che guidano le nostre opere” ha affermato padre Gianni Treglia. “In una società sempre più rivolta all’individualismo e all’esclusione delle persone con disabilità, crediamo sia importante dare un segno forte di inclusione e accoglienza per creare ponti culturali e spirituali. Questo è il nostro orizzonte, al cui raggiungimento destineremo nei prossimi anni sempre più risorse e lavoro”.

* Simona Borello è giornalista e cofondatrice di Mediacor.

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Si è svolto giovedì 15 febbraio al Polo Culturale “Cultures And Mission” dei Missionari della Consolata a Torino l’incontro «Le sfide della Chiesa» con la partecipazione di Ignazio Ingrao e Enzo Bianchi, moderati da Francesco Antonioli.

Lo spunto di partenza è stata la recente pubblicazione del libro di Ingrao, Cinque domande che agitano la chiesa (Edizioni San Paolo): parla solo ad alcuni? perde frequentanti al nord del mondo, e ne acquista al sud? l’apertura a laici e donne è solo di facciata? l’inizio e fine vita, la vecchiaia, il gender, la scienza, sono problemi che la chiesa sa affrontare? che fine faranno le riforme di Francesco con la fine del suo papato?

Il dibattito è iniziato con un intervento di Enzo Bianchi: il papa è profetico, evangelico, ma il popolo di Dio è “religioso”, vuole i riti, ma non il vangelo: non sopporta i migranti, i poveri. I vescovi sono mediocri, non si vedono figure come Pellegrino e Martini. Francesco non mette in moto la realizzazione delle profezie: non adegua il diritto canonico al ruolo delle donne, non ha attuato il sinodo dell’Amazzonia, tutto di vescovi, che al 93% chiedeva l’ordinazione di viri probati. I preti sono vecchi e stanchi: sono assurdi gli accorpamenti che li impegnano a dire una messa dopo l’altra. Il pastore Francesco cammina, ma il gregge non lo segue: non approva le donne presbitere e la benedizione dei gay. C’è crisi non di questo o quell’aspetto, ma della fede, nel popolo e nella gerarchia. La chiesa è fede e fraternità, oppure non esiste. Fede in Gesù Cristo, non in un dio chissà dove.

Vedi qui la conferenza "Le sfide della Chiesa"

Ingrao ha fatto notare che il problema è l’antropologia, prima della morale: chi è l’uomo? chi siamo? Il primo nemico della fede è la paura: della pandemia, delle guerre. La paura chiude nell’egoismo, contro la fraternità. C’è nostalgia del vangelo, ma ognuno percorre la sua via individuale. Nelle chiese si va a messa, ma non si fa l’esperienza della fraternità, ha detto Enzo Bianchi.

C’è divisione sull’eucarestia: quelli che non accettano la riforma del Concilio! Non ci sono rotture, ma divisioni, proprio sull’eucarestia! Questo è scisma non dichiarato! Il grande problema è la cultura, le idee e tradizioni di una società, perché è la cultura che fa la morale. I vescovi africani non accettano la benedizione agli omosessuali, data la cultura africana.

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lncontro «Le sfide della Chiesa» nel Polo Culturale “Cultures And Mission” dei Missionari della Consolata a Torino.

Oggi Dio non interessa più: è parola insufficiente e ambigua: bisogna portare la parola di Gesù Cristo, è lui che ci ha “spiegato” Dio (Gv 1,18) nella propria carne, come padre buono e misericordioso. Né spiritualità né morale, ma Gesù Cristo, lui che ha vinto la morte con l’amore infinito, l’amore che non muore.

Mi è parso di poter sintetizzare tanti aspetti gravi e difficili in queste semplici considerazioni. Per secoli la chiesa è stata europea e si diffondeva nel mondo legata alle invasioni coloniali. Ora diventa universale se si fa multipolare, pluralista, ecumenica, non compatta se non nella carità, nel rispetto delle differenze di vita, entro la fraternità universale. La fraternità che nasce dalla fede in Cristo libera dalla paura della morte che spinge ad armarci e ad uccidere i differenti, la cui differenza ci spaventa. La fraternità ispirata da Cristo ci libera dalla paura di essere dominati, per cui ci armiamo e ci facciamo dominatori imperiali.

La fraternità cristiana ci rende capaci di avvicinare tutte le civiltà senza suprematismi e disprezzo, ma riconoscendovi forme dell’umano che porta in tutti il segno di Dio, vita che dà vita, in tante forme diverse, e ugualmente degne di vivere in pace sulla terra di tutti.

Fonte: www.ilfoglio.info

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Enzo Bianchi

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Ignazio Ingrao

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