Questa epoca di cambio che stiamo vivendo, che porta con se innumerevoli situazioni di crisi che toccano persone e istituzioni fino a poco tempo fa inquestionabili come la famiglia, la scuola e la Chiesa, ci ricorda l’urgenza di un rinnovamento profondo che raggiunga persone e istituzioni. Guerra, crisi economica, grandi fenomeni migratori, scandali nella Chiesa ci stanno privando della capacità di sognare e confidare che il sospirato "Regno di Dio" sia già tra noi.

Oggi è quantomai necessario rinfrescarsi, rinnovarsi, risvegliare ciò che sembra essersi addormentato.

Invece il tempo liturgico dell'Avvento che stiamo vivendo, così come la preparazione al nostro XIV Capitolo Generale ci invitano a rinnovare la speranza; sono occasioni per riconnetterci con Dio, con le persone, e con il meglio che ognuno di noi ha. È tempo di ascoltare la voce dello Spirito, che ci dice ciò che siamo, ciò che siamo chiamati ad essere, e ciò che vogliamo diventare. Non lasciamoci trascinare dal disfattismo, dal pessimismo o dall'indifferenza ma osiamo sognare un mondo nuovo, una Chiesa viva, un Istituto rinnovato che riscopra la bellezza e l'entusiasmo della missione ad gentes.

La speranza e la gioia sono atteggiamenti necessari e permanenti; papa Francesco ci ricorda che "un evangelizzatore non deve sempre avere un volto funebre. Recuperiamo e accresciamo la dolce e confortante gioia di evangelizzare, anche quando è necessario seminare nelle lacrime... Il mondo d'oggi deve ricevere la Buona Novella, non attraverso evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti o ansiosi, ma da ministri del Vangelo la cui vita irradi il fervore di coloro che hanno ricevuto, prima di tutto in se stessi, la gioia di Cristo" (cf. Evangelii Gaudium 10).

Sperare non è aspettare passivamente come una sorta di vento che spazzi via le nuvole ma guardare la dura realtà con occhi diversi sapendo che ciò che sta per arrivare non è dovuto al solo sforzo umano o alle nostre forza ma avrà a che vedere con il Regno di Dio che si impone nella storia per mezzo dell'azione e del protagonismo di un Dio che non ha dimenticato il suo popolo.

Questo tempo di preparazione (al Natale e al Capitolo generale) ci aiuta a recuperare la capacità di sognare un mondo nuovo e un Istituto innovato; ci ricorda che Dio è la pienezza della vita e che in Gesù è venuto al mondo con l'intenzione di non abbandonarlo più.

E allora il mio augurio è che qualcosa di "nuovo" accada nella vita di ognuno di noi, nelle nostre comunità cristiane, nel nostro Istituto che si interroga, nel prossimo Capitolo Generale, a proposito del nostro rinnovato impegno nel cammino dell'evangelizzazione.

*Juan Pablo de los Rios è superiore regionale in Colombia

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