Con il motto "Chiamati a essere portatori di speranza", un gruppo di giovani si è riunito nella parrocchia della Medaglia Miracolosa per una missione animata e accompagnata dai Missionari della Consolata in Argentina.

La missione non è stata solo un'attività per i giovani, ma anche un'occasione di formazione per la loro crescita personale, umana e cristiana.

Durante tutto il percorso missionario, dal 05 al 13 gennaio, si è respirata un'intensa spiritualità che ha favorito l'uscita apostolica, l'incontro e la condivisione con le famiglie e le intere comunità, attraverso dinamiche e attività partecipative.

20240427Argentina2Tutto questo è stato possibile grazie alle comunità cristiane che, attraverso i loro coordinatori, ci hanno accolto, dato il loro sostegno e un bicchiere d'acqua per rinfrescarci la gola dal caldo della giornata.

Nelle visite alle case, abbiamo trovato famiglie armoniose e gioiose nella convivenza tra genitori e figli; allo stesso tempo, non sono mancate anche esperienze dolorose con alcune famiglie divise o in solitudine, soprattutto di coppie anziane.

In ogni situazione abbiamo sperimentato il valore e l'importanza della visita missionaria, che ha sempre offerto sollievo e speranza a tutti. Molti genitori hanno aperto il loro cuore per incontrare i missionari disposti ad ascoltare. E quell'ascolto guarisce.

Le giornate si concludevano con la celebrazione dell'Eucaristia dove si pregava per le intenzioni e i bisogni di ciascuna delle famiglie visitate.

Al di là dell'esperienza, la missione ci ha fatto capire il valore che noi giovani abbiamo per la Chiesa; abbiamo capito che siamo parte di questa grande comunità e che è nostra responsabilità portare la speranza che solo Cristo dà a tutti i nostri fratelli e sorelle, afflitti e oppressi dalle piaghe della vita, come ci ricorda costantemente Papa Francesco.

Un grande grazie ai compagni dell'Istituto Missioni Consolata (IMC) e ai Laici Missionari della Consolata (LMC), ai giovani e a tutti i cristiani della parrocchia della Medaglia Miracolosa. Insieme organizziamo, viviamo e celebriamo questa missione. Speriamo che, con l'intercessione della Madre Consolata e del nostro Fondatore, il Beato Giuseppe Allamano, possiamo approfittare di questa bella missione per la nostra conversione e la nostra decisa partecipazione alla vita della Chiesa.

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La presenza IMC in Argentina

Padre Mario Viola è stato Il primo missionario della Consolata ad arrivare in Argentina, a Buenos Aires, il 30 settembre 1946. Dopo pochi mesi, fu raggiunto da un gruppo di missionari che rese possibile, nel 1947, l’inizio delle attività di evangelizzazione nella diocesi di Rosario. In seguito, l’Istituto estese la sua presenza ad altre diocesi e ai territori del Chaco e Formosa, considerati campi di attività più specificamente missionaria. Attualmente l’Istituto è anche impegnato in attività di Animazione Missionaria, educazione e formazione con una “Comunità Apostolica Formativa” (CAF) inserita nella parrocchia Santo Cura Brochero che appartiene alla diocesi di Merlo, a Buenos Aires, dove studiano la teologia sette giovani professi. Lavorano nel Paese 24 padri, nelle circoscrizioni ecclesiastiche di Buenos Aires, Jujuy, Mendoza, Merlo, San Francisco de Córdoba e San Juan.

* Padre Michael Iga è missionario ugandese della Consolata, in Argentina.

In questi giorni è stato con noi, nella Casa Generalizia dei Missionari della Consolata, monsignor Ismael Rueda Sierra, arcivescovo di Bucaramanga. Amico personale di Luis José Rueda Aparicio –arcivescovo di Bogotá e creato cardinale nell’ultimo concistoro convocato da papa Francesco lo scorso 30 settembre– ha voluto essergli vicino nei giorni del concistoro ma ha approfittato della presenza in Roma anche per sbrigare alcune pratiche presso le congregazioni vaticane e una riguardava da vicino i Missionari della Consolata che da anni lavorano nella sua diocesi. Un giorno prima di ritornare in Colombia ci ha dato la notizia di aver ricevuto dal Dicastero del Culto Divino l'autorizzazione a dedicare al Beato Giuseppe Allamano, fondatore dei Missionari della Consolata, una nuova parrocchia. Gli abbiamo chiesto di raccontarci per che motivo aveva fatto questa richiesta alla congregazione romana.

–Quante parrocchie ha Bucaramanga?

–Sono centodieci in totale, questa sarà la centoundicesima. Un numero curioso e significativo! 

E la verità è che sono molto felice che nella nostra diocesi ci sia una parrocchia dedicata al Beato Giuseppe Allamano. 

Per ottenere il permesso è stato necessario fare un processo abbastanza elaborato; quelli del Dicastero del Culto Divino mi hanno fatto capire che è una cosa insolita, in una chiesa locale, dedicare una parrocchia a un santo, in questo caso un beato, senza che la sua memoria sia presente nel calendario liturgico diocesano.

Tuttavia, nel caso del Beato Giuseppe Allamano mi è sembrato importante, come ho scritto nel decreto di indulto, perché "l'Istituto dei Missionari della Consolata è presente nella nostra Chiesa particolare da oltre 60 anni con una meritoria influenza apostolica e missionaria che ha generato la fondazione di diverse parrocchie nei suoi dintorni, Riteniamo giusto e spiritualmente opportuno che quest'ultima sia intitolata al loro Beato Fondatore".

– Qual è stato il lavoro dei Missionari della Consolata in tutti questi anni?

– Si occupavano della cura delle comunità cristiane in un settore che all'epoca era periferico e nelle vicinanze del vecchio aeroporto della città che si chiamava Gómez Niño. In questo settore la città ha avuto un notevole sviluppo urbanistico e. come spiego nel documento presentato in Vaticano, dalla vecchia parrocchia della Consolata sono nate diverse parrocchie. Oggi abbiamo una intera zona pastorale che porta il nome di Nostra Signora della Consolata e dietro c'è tutto il lavoro dei missionari che hanno servito nella parrocchia madre di tutte, quella della Consolata. È stato notevole l'impegno che hanno messo nella creazione e nella formazione di comunità cristiane e l'influenza positiva e missionaria che hanno avuto nell'arcidiocesi.

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–E nel caso del quartiere di Monterredondo?

–Bucaramanga è costruita su un altopiano che termina in zone scoscese che sembrano avere la forma di dita... La nuova parrocchia si trova su una di queste dita, quella precisamente del quartiere di Monterredondo. Quel settore, che non ha altre possibilità di estendersi a motivo della sua geografia, attualmente ha circa 5000 abitanti, ma lì succede qualcosa che abbiamo visto in altre parti della città: dove prima c'erano case familiari, ora si stanno costruendo condomini. Quindi, a medio termine, è facile prevedere un aumento significativo della popolazione. 

Questo giustifica la presenza di una parrocchia. Dopo che mi è stato presentato il progetto, ho chiesto al Vicario giudiziale, che si occupa dei confini, di determinare il perimetro della nuova giurisdizione e lui lo ha fatto. Pensate un po'! Oggi si fa con il GPS, non indicando strade o avvallamenti come si faceva prima! Ad ogni modo il limite territoriale non è così importante come il lavoro di evangelizzazione che è stato fatto: questa parrocchia è nata quasi adulta. Ha già una chiesa, una casa parrocchiale con opportuni spazi di catechesi e, la cosa più importante, è già composta da comunità cristiane organizzate e consapevoli della loro vocazione missionaria e del loro impegno. Questo lavoro lo dobbiamo ai missionari della parrocchia della Consolata, in particolare al padre Manuel Dias, che per anni ha accompagnato da vicino questo sviluppo comunitario e pastorale, con una presenza che è stata costante, permanente e silenziosa ma allo stesso tempo efficace e ben mirata. 

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–E l'Allamano, perché?

–Ho visto la statua del vostro Fondatore nel cortile della Casa Generalizia: è raffigurato in abito talare! Lui era un sacerdote diocesano, ma con un grandissimo cuore missionario, attento non solo alle esigenze della sua Chiesa locale, ma anche a quelle della Chiesa universale. 

Lo stile dei Missionari della Consolata, attento alle dinamiche pastorali della Chiesa locale, è stato un grande contributo anche per i sacerdoti diocesani e coerente con gli orientamenti che Papa Francesco sta dando. È bello che i sacerdoti diocesani si interessino e offrano parte del loro tempo e della loro vita per la missione "ad gentes". 

La missione è un'esperienza preziosa e non solo per chi ci va. È una occasione per vedere la chiesa che nasce mossa dall’annuncio ma allo stesso tempo è una sfida per niente facile. Quando abbiamo come tabella di marcia della nostra vita l'annuncio del Vangelo di Gesù non sappiamo mai quali sorprese ci aspettano lungo il cammino: dobbiamo essere preparati a tutto e dobbiamo avere fiducia nello Spirito Santo che alla fine è colui che conduce e guida tutto. Questo è ciò che la missione ci insegna molto chiaramente. 

Nel 2016 abbiamo celebrato a Bucaramanga il dodicesimo congresso missionario nazionale; in quell'occasione è nato l'impegno delle arcidiocesi nei confronti dei vicariati apostolici e a noi è stato assegnato il vicariato di Puerto Leguízamo. Considero una benedizione e un privilegio il fatto che questo Vicariato, che è anche affidato alla cura dei Missionari della Consolata, si trovi nel contesto amazzonico. Dopo il Sinodo dell'Amazzonia e la Laudato Si', tutto questo mondo, prima percepito come marginale, è stato messo al centro dell'impegno ecclesiale e ora anche ecologico della Chiesa. Questa presenza in Amazzonia è una proiezione missionaria di prima grandezza che la Chiesa offre alle nostre comunità cristiane locali per incoraggiarle nel loro impegno. 

Dedicando una parrocchia a Giuseppe Allamano riconosciamo che lo spirito missionario, che il Signore ha seminato nel cuore di questo sacerdote diocesano, ha prodotto molti frutti. La parrocchia numero cento undici dell'arcidiocesi di Bucaramanga potrebbe forse essere considerata un frutto molto piccolo, ma in realtà la spiritualità missionaria che l'ha generata e che, da lì, dovrebbe diffondersi, sta proiettando la nostra chiesa diocesana e locale negli orizzonti più recenti e attuali della Chiesa universale.

Una santa Pasqua... a Torino

  • Lug 16, 2024
  • Pubblicato in Notizie

Carissimi parenti e amici. A tutti e a ciascuno di voi auguri affettuosi di una Santa Pasqua.  Oggi è Giovedi Santo in cui ricordiamo l’ultima Cena di Gesù quando disse «Fate questo in memoria di me» e lavò i piedi ai suoi discepoli.  Stamattina per la prima volta ho concelebrato con il nuovo Arcivescovo di Torino, Roberto Repole, la Messa crismale nella quale noi sacerdoti abbiamo ringraziato il Signore per la grazia di essere sacerdoti e rinnovato le nostre promesse sacerdotali.  Bellissima e sentita la celebrazione al Sacro Volto.

E’ la seconda Pasqua che trascorro qui a Torino dopo il mio rientro dal Sud Africa a febbraio 2022. Qui in casa madre, grazie a Dio, sto bene e mi trovo bene. Vivo in una comunità numerosa con membri di diversa età ed attività e con la possibilità di incontrare tanti missionari, parenti e amici.

Ho ripreso il mio ministero sacerdotale: quasi ogni giorno celebro Messa nella Chiesa santuario del nostro Fondatore Beato Giuseppe Allamano e spesso vado al Santuario della Consolata dove noi missionari e missionarie della Consolata siamo nati. Da questi due «luoghi santi» ho la possibilità di pregare per i nostri missionari e  missionarie sparsi per il mondo e per i miei numerosi parenti e amici che sono parte della mia vita.

Da ottobre scorso ho ripreso con regolare frequenza a collaborare nei vari programmi di Incontro Matrimoniale: fine settimana per fidanzati, giovani, famiglie, sposi... in Piemonte e in altre regioni d’Italia. Dopo gli anni di lockdown questi vari e ricchi programmi sono ripresi con rinnovato impegno e frequenza ed è bello e commovente collaborare con tante persone che cercano di vivere l’invito di Gesù «Amatevi come io vi ho amato» (Gv 15,12), a cominciare dall’ambiente familiare. (Torino, 6 aprile 2023, Giovedì santo)

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