Dopo un lavoro durato quasi tre anni, nell’Aula Capitolare dell’Ateneo Pontificio St. Anselmo in Roma, il missionario della Consolata congolese, padre Jacques Nzakadi Kuziala ha difeso, martedì 30 aprile 2024, la sua tesi di Dottorato in Sacra Liturgia.

Il Rettore, Prof. Dr. Bernhard A. Eckerstorfer, ha aperto la sessione con la preghiera e dopo poche parole ha passato il microfono al nostro confratello che ha presentato in sintesi i temi che hanno orientato la sua ricerca ei che ha per titolo: “Novi Sacramenti, Novam Oblationem: una rilettura tipologica dell'Oblazione di Cristo in Ireneo di Lione”.

Padre Jacques ha iniziato la presentazione spiegando che ha scelto questo tema da un lato per la novità, nessuno aveva mai studiato il tema della ‘oblazione’ in Ireneo; dall’altro per l’aiuto che il tema può dare nel capire il rito dell’Invocazione degli Antenati che si trova nel testo del Messale Romano per le Diocesi dello Zaire [MRDZ], oggi Congo, nazione di origine del padre. Inoltre, ha precisato alcuni termini principali quali: memoria, oblazione, logos, ovviamente usando i rispettivi termini in latino e greco quando necessario. Ha parlato di come la questione dell’unità sia centrale nella teologia di Ireneo, Doctor Unitatis, come recentemente proclamato da Papa Francesco.

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Ireneo, il pacifico di nome e di fatto, nasce a Smirne nel 130 e, attorno al 177, si porta in Francia, forse a causa della persecuzione scatenata dall’Imperatore Marco Aurelio, stabilendosi nei pressi di quella che oggi è Lione. Appunto per poter conoscere meglio questo Padre della Chiesa, il confratello riferisce che ha passato parecchio tempo di studio proprio a Lione, ha poi dovuto rinfrescare il greco, il latino e l’ebraico, studiando pure un po’ di siriaco.

Nel suo lavoro padre Jacques ha preso come testo centrale l’opera di Ireneo ‘Contro le eresie. Il dottorando, quindi ha sottolineato come Ireneo abbia vissuto in un mondo frantumato, sia a livello politico e sociale, non escludendo le divisioni nella Chiesa, assediata dalle eresie, tra cui la più feroce, lo gnosticismo. Ireneo trova la ragione centrale dell’unità nell’offerta del Cristo che fa il Padre, acquistandoci la riconciliazione con lui nella Croce del Figlio. Infatti, spiega, la categoria dell’oblazione, per Ireneo, va molto oltre l’uso nel contesto dell’Eucaristia che celebriamo e tende a coinvolgere tutta la vita.

Nella difesa della tesi padre Jacques ha evidenziato un grande entusiasmo e il volume della sua voce non ha mancato di farsi sentire riempiendo la sala, tanto che il Preside del Pontificio Istituto di Liturgia ha elogiato la sua schiettezza nel parlare dicendo che quel giorno nessuno si era addormentato.

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Padre Jacques ha concluso la presentazione della tesi, delineando la parte più applicativa, dove ha accostato il termine e concetto di ‘oblazione’ di Ireneo all’Invocazione agli Antenati come di uso nella liturgia del Messale Romano per le Diocesi dello Zaire specificatamente spiegando come si dirige a loro una invocazione, chiedendo che preghino insieme a noi mentre non si chieda che intercedano per noi, poiché l’unico mediatore è Gesù Cristo, offerto dal Padre per noi in sacrificio salvifico.

Viene allora data parola al moderatore l’Abate Olivier-Marie Sarr che ricorda l’estenuante lavoro di ricerca, con una lunga lista di letture e anche spostamenti all’estero, fatta da padre Jacques. Gli domanda alcuni chiarimenti su concetti usati e altre tematiche della tesi. L’Abate conclude l’intervento mostrando il proprio apprezzamento per il lavoro presentato. Il primo censore, il Prof. Dr. don Matteo Monfrinotti, invece si ferma su un neologismo che padre Jacques ha coniato: ‘verbumiser’ e che il difensore spiega dicendo che di fatto è un termine suo e che lui lo ha usato per evidenziare che noi siamo e viviamo ‘inzuppati’ nel Verbo e non solo noi cristiani, ma tutto il creato.

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Una delle domande del secondo censore il Prof. Dr. padre Ruberval Monteiro Da Silva è stata: come mai fa fatica ad entrare nella mentalità delle comunità e dei sacerdoti, ciò che intende il Concilio Vaticano II, quando ha chiesto che si riprendesse la processione delle offerte? Qui padre Jacques ha risposto che in Africa e in tanti altri posti, questo è un momento centrale dell’Eucaristia in cui si vive l’essere pellegrini della fede, come già diceva il Doctor Unitatis, e ci richiama alla nostra partecipazione nell’offerta eucaristica, che è di Gesù, ma è anche nostra.

Al termine delle domande, il Rettore ha invitato Mons. Timothée Bodika Mansiyai, vescovo di Kikwit nella RD Congo, che ha conosciuto padre Jacques da bambino, a dire due parole.

Dopo un momento di pausa, in cui gli esaminatori si sono radunati in consiglio è stato dato l’annuncio ufficiale: Padre Jacques ha ottenuto il punteggio massimo, “Summa cum laude” e subito nella sala è scoppiato un gioioso applauso.

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Padre Jacques Kuziala e Mons. Timothée Bodika Mansiyai, vescovo di Kikwit , RD Congo, con la commissione d'esame di Dottorato

Il nuovo Dottore ringrazia tutti, dagli illustri professori, ai confratelli missionari della Consolata e agli amici, anche loro presenti in grande quantità. Incoronato di alloro e fatte le dovute foto si è dato seguito a un momento conviviale dove padre Jacques ha ricevuto le felicitazioni dei presenti.

Congratulazioni Dr. padre Jacques e tanti auguri per il tuo ministero missionario, ora più qualificato.

* Padre Pedro José da Silva Louro, IMC, Segretario Generale.

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On ne le dira jamais assez que le saint concile Vatican II (SC) a souligné avec moult attention que «la Liturgie est le sommet et vers lequel tend l’action de l’Eglise, et en même temps la source d’où découle toute sa vertu»[1]. Cela se comprend assez bien dans ce sens que le sommet et la source de la Liturgie est le Christ. C’est pourquoi pour mieux appréhender cette articulation, nous osons proposer de parler sur le Christ comme fondement de la Liturgie et de l’Eglise.

I.1 Le Christ: fondement de la Liturgie et de l’Eglise

De prime abord, il convient de noter que la Liturgie comme sommet et source de l’Eglise trouve son fondement dans le Christ. Dans ce sens, qu’«en tant que cette alliance est l’alliance messianique caractérisée par l’intervention souveraine du Christ en qui et par qui se réalise la présence de Dieu au milieu de son peuple (Emmanuel), la Liturgie chrétienne est, à tous égards “christique”. Le Christ est l’unique et définitif souverain prêtre dell’alliance nouvelle qui s’est offert lui-même en sacrifice et “par une oblation unique a rendu parfaits pour toujours ceux qu’ils sanctifie (Hebr 10, 14 »[2].

La Liturgie ne peut vivre en dehors du Christ, puisqu’elle est oeuvre redemptrice du Christ. Tout part de Lui, c’est le Christ qui est sa source vivifiant et vivifie son Eglise par la Liturgie au point que l’une comme l’autre sont alimentées par «une même sêve, un unique influx émanant de celui qui en est à la fois la Tête et la plénitude-ou l’accomplissement, - un même souffle vital-l’Esprit-qui opère différement dans les divers membres, y préparant, par le ministère de tous, l’accomplissement harmonieux du tout jusqu’ à la pleine stature de l’homme parfait, au jour où il n’y aura plus qu’un seul Christ se présentant au Père dans la pâque enfin accomplie (Eph. 4, 11-16) »[3]. Dans la Liturgie, l’Eglise fait l’anamnesis du Christ.

Notons en passant que dans la Liturgie comme le souligne la professeure Militello, le Christ alimente l’Eglise puisqu’«inoltre, é interamente sottomessa a Cristo, sicché appare egli stesso quale “soggetto della chiesa”, che tuttavia, é lo sopravvivenza di Cristo il corpo di Cristo»[4]. Cela nous permettra d’ores et déjà de comprendre que l’Eglise devient son corps en son sang puisqu’uni par Lui dans la sainte Liturgie. La théologienne italienne souligne encore que « la chiesa, corpo di cui Cristo é il capo, é perciò da lui generate come alterità capace di stargli dinanzi. La chiesa é la sarx del signore Gesù; Cristo imprime alla sua carne che é la chiesa l’identità nuova di reciprocità amante » [5]. Tout compte fait, l’on notera hic et nunc que le Christ par le canal de la Liturgie nourrit son Eglise, et celle-ci «ha per fine di rivelarci il Cristo, di condurci a Lui, di comunicarci la sua grazia! Non esiste insomma che per metterci in rapport con Lui»[6].

Dans la Liturgie célébrée, le Christ est bel et bien présent dans l’acte puisqu’Il entretient un rapport mystique tant avec l’Eglise que dans la Liturgie. Ces deux réalités sont avant tout “Christique”, c’est-à-dire part du Christ et v avers le Christ. Pour mieux saisir cette pensée, il y a lieu de noter que «Le Christ possède en propre son mystère; l’Eglise possède en propre la Liturgie, qui est une certain manière de réaliser ce mystère au moyen des rites»[7]. Au bout du compte, l’on comprend que l’Eglise et la Liturgie ont un rapport mystique avec le Christ puisqu’Il se trouve au centre de l’une comme de l’autre. Nous voulons à présent aborder le binome Liturgie et Eglise.

I.2 Les Pères et la Liturgie

Notre étude ici sera de présenter une vision globale des Pères concernant la Liturgie de l’Eglise. D’entrée de jeu, pour les Pères, la Liturgie est avant tout l’oeuvre de l’Eglise, puisque destinée pour la sanctification del corpus. Elle a une dimension communautaire parce que parler de l’Eglise est déjà faire allusion à l’assemblée. On aura remarquer tant soit peu que la Liturgie pour eux est «un sacro che viene da Dio e che l’uomo accetta senza capire fino in fondo, adorando, londando, ringraziando»[8]. Elle occupe une place de choix dans la vie de l’Eglise. Au point que même leur catéchèse tourne autour de la Liturgie. Au-delà de la fonction catéchétique, elle occupait une valeur parenétique, ascétique, apologétique et mystique.

Pour les Pères, l’“Ecclesia” célébre la Liturgie et celle-ci fonde l’Eglise. Tout est polarisé autour de la Liturgie pour puiser les argumentations de la foi. Pour parler de la Trinité, Didimo il cieco dans Le traité sur la trinité prend comme point de départ la Liturgie et bien d’autres (Augustin, Ambroise de Milan, Irenée de Lyon,…). Vers les premiers siècles de l’Eglise (4e - 5e s), la Liturgie servait tout compte fait comme argumentation in oblique, voir à ce propos, Augustin dans De baptismo contra Donatistas ou De Genesi ad Litteram. Dans cette même perspective, on signalera aussi, La catéchèse de Cyrille de Jérusalem, De sacramentis de saint Ambroise de Milan, pour n’en citer que ceux-là. Dans cette optique sans se lasser, les Pères insistaient sur le fait que «l’azione liturgica “locus” per eccellenza della presenza e dell’azione del signore in forza del suo spirito»[9].

Il est à noter que les Pères estiment de toute évidence que dans la Liturgie avec son rôle “catéchétique-mistagogique”, le Christ est réellement présent. Pour ce, «i fedeli, per mezzo della Liturgia, professano la fede in Cristo, attendolo con beata speranza, amandolo con carità negli altri »[10]. On notera encore pour renforcer cette thèse «la Liturgia nelle “mani dei padri” diventava il luogo del collaudo della veridicità e della verità del depositum fidei e si multaneamente la fonte della vita fidelium »[11] L’on comprend tout de suite que pour les Pères, la Liturgie est le lieu de la rencontre avec le Christ, une rencontre selon eux “expérienciale” (Lex Vivendi). C’est dans cette perspective que la Liturgie deviant épiphanie de l’Eglise d’autant plus que les deux réalités: Liturgie-Eglise sont interdépendantes. Elles conpénètrent. Dans cette optique, on constatera que «se riformi la liturgia, riforma la chiesa. Se si scompagina l’Ecclesia, si snatura la Liturgia»[12].

Pour les Pères, en effet, la Liturgie et l’Eglise sont intimement liées au point que l’une appelle l’autre. Soulignant ce rapport intrèseque, SARTORE note que «l’Ecclesia senza la Liturgia sarebbe un semplice “agglomeramento” di persone e la Liturgia senza “l’Ecclesia” non potrebbe mai conseguire le sue finalità »[13]. Dans le dire des Pères, le sujet de la Liturgie est bel et bien l’Eglise. La Liturgie se veut le mystère du Christ et del’Eglise. L’on saisira avec pertinence que «le Christ a rendu un culte au Père, non seulement en reconnaissant et proclamant sa gloire, mais en constituent son royaume de gloire, qui est l’Eglise […]»[14].

I.3 Liturgie (SC, 10)et Eglise (LG, 11)

Notre intention dans cette articulation n’est pas de se limiter dans des considerations purement et simplement sémantiques mais plutôt de montrer le rapport d’interdépendance entre la Liturgie et l’Eglise. Plus encore, nous voulons plutôt montrer le caractère objectif de la Liturgie. Elle est lex orandi et lex credendi de l’Eglise. D’emblée, la Liturgie se veut le culte de l’Eglise, comme le souligne aussi O. Casel. Dans cette perspective, l’on notera que «il culto cristiano realizzandosi sul piano e nella forma cultuale del mistero, non é tanto una azione dell’uomo che cerca un contatto con Dio quanto un momento dell’azione salvifica di Dio sull’uomo»[15]. La Liturgie appartient tout de même à l’Eglise. Le document sur la sainte liturgie, (SC, 10) s’ouvre par ces éloquentes paroles, «  les labeurs apostoliques visent à ce que tous, devenus enfants de Dieu par la foi et le baptême, se rassemblent, louent Dieu au milieu de l’Église, participent au sacrifice et mangent la Cène du Seigneur. » Selon une idée précise de LG “E soprattutto nelle celebrazioni liturgiche che la chiesa appare, piu chiaramente e piu efficacemente, “come un sacramento, o segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» [16].

Par ailleurs, SC définit la liturgie dans la perspective de l’histoire du salut. Il conçoit que l’activité de l’église se fonde essentiellement sur la célébration du mystère du Christ, sur l’œuvre de la glorification de Dieu ainsi que de la sanctification des hommes. Ceci constitue le véritable fondement de la vie de l’Eglise célébrant dans les sacrements et autres actions liturgiques le mémorial du Christ. Cela étant, la liturgie actualise le mystère salvifique sans laquelle il est difficile de comprendre la mission de l’Eglise. Jungmann, écrit à ce propos que «la celebrazione liturgica ci appare come “autorivelazione” della chiesa, non tanto e non solo nei testi e nelle rubriche contenute nei suoi libri liturgici ufficiali: è nella celebrazione di una comunità concreta che la chiesa si determina localmente concentrandosi in un luogo determinato, “ si realizza” nel senso pieno della parola, diventa un “evento”, un “fatto”. È l’azione liturgica concreta che ci dà un’imagine viva della chiesa, sacramento della salvezza di Cristo.»[17]. Voilà pourquoi, pour SC « c’est donc de la liturgie, et principalement de l’Eucharistie, comme d’une source, que la grâce découle en nous et qu’on obtient avec le maximum d’efficacité cette sanctification des hommes, et cette glorification de Dieu dans le Christ, que recherchent, comme leur fin, toutes les autres œuvres de l’Église.» (SC 10 )

A la suite de ce qui précède, force est de noter que la Liturgie ici n’est pas seulement une institution du mystère mais aussi et surtout une continuation du mystère du Christ dans l’Eglise. Sur ce, la Liturgie à en croire le souverain pontife Pio XII, «come il mezzo principale dato alla chiesa per continuare l’ufficio sacerdotale di Cristo»[18]. Ceci nous permet d’ores et déjà de comprendre que la Liturgie met en relief l’exercice du sacerdoce du Christ dans l’Eglise. Le Christ a inauguré l’heure nouvelle avec sa Passion, Mort et Résurrection afin que «la chiesa diventasse un culto gradito e legittimo»[19]. Le souverain pontife continue dans la même perspective soulignant que «la Liturgia della chiesa non é altro che continuazione ininterrotta del culto gia prestato da Cristo durante la sua vita terrena»[20].

Il va sans dire que la nature cultuale de l’Eglise est mise ici en évidence. La Liturgie n’est pas simplement l’office de magistère, c’est- à-dire de gouverner mais aussi et surtout a la finalité cultuelle. Elle (Eglise) doit célébrer le culte divin pour sa purification et se met continuellement en présence du Christ dans ce sens que dans la Liturgie comme le note aussi O. Casel, c’est la continuation de l’office sacerdotal du Christ comme nous l’avions signaler ci-haut. Du coût, l’on comprend dès lors que la Liturgie est l’action salvifique de l’Eglise. Le concile Vatican II note cependant que « la Liturgia infatti centrata sulla “storia della salvezza”, acquisisce quel valore esistenziale e perenne, che ne fa la ragione di vita del cristianismo, non come proposizione dottrinale, ma come momento nel quale “ si attua l’opera della nostra redenzione, in modo tale che per essa il mistero di Cristo e la stessa autentica natura della chiesa si esprimono nella vita e si rivelano agli altri»[21]. Nous noterons encore que «la Liturgie est une action sacrée à travers laquelle, par le moyen d’un rite, s’exerce et se continue, dans l’Eglise et par l’Eglise, l’oeuvre sacerdotale du Christ, c’est-à-dire la sanctification des homes et la glorification de Dieu»[22]. Il y a toujours et déjà le caractère communautaire dans l’action liturgique. Au point que «dans la Liturgie il ne se voit point devant Dieu comme un être isolé mais comme un member de l’unité»[23].

En effet, la liturgie constitue pour ainsi dire la source et le sommet de l’Eglise puisqu’elle continue l’oeuvre du Rédempeur. Ces considérations nous permettront dans les lignes qui suivent d’apprender la vision patristique de la Liturgie. Pour le pape Benoît, au commencement de l’œuvre de croire se trouve l’adoration. C’est pourquoi, il était nécessaire,dit-il, que dans la Réforme de Vatican II, « la constitution sur l’Eglise est reliée à celle sur la liturgie. L’Eglise découle de l’adoration, de la mission de glorifier Dieu. L’ecclesiologie est essentiellement liée à la liturgie. »[24] . Ceci indique à juste titre le lien étroit existant entre la liturgie et l’ecclésiologie. LG par exemple assigne à la communauté ecclésiale la finalité mieux le caractère de célébrer le culte religieux, « les fidèles incorporés à l’Église par le baptême ont reçu un caractère qui les délègue pour le culte religieux chrétien ; devenus fils de Dieu par une régénération, ils sont tenus de professer devant les hommes la foi que par l’Église ils ont reçue de Dieu» (LG 11) Dans la même optique Mayer écrit, « C’è sempre una comunanza di destino tra la chiesa e la liturgia: nei due processi storici c’è un solo problema: come gli uomini di un determinato tempo comprendono e vivono il mistero di cristo e della sua chiesa »[25] .

Ainsi pouvons-nous conclure que chaque célébration liturgique est sans doute, l’oeuvre à la fois du Christ et de son corps, l’Eglise (SC 7). La liturgie, comme le disait aussi le pape Bénoît XVI, exprime la foi et la célèbre. C’est en ce sens que l’Eglise célébrant la liturgie exprime ce qu’elle est réelement. Car, c’est en elle que, le mystère du salut est vécu et célébré. Cela nous permettra dans les lignes qui suivront de parler de la Liturgie à l’ecclésiologie.

 DE LA LITURGIE Á L’ECCLÉSIOLOGIE

Il sied de signaler d’entrer de jeu que cette articulation aura pour mission essentielle de montrer d’ores et déjà que la liturgie est indispensable pour l’Eglise. Cela nous aidera à saisir sans ambages qu’elle liturgie n’évolue pas dans un circuit purement et simplement fermé mais, elle est une action de l’Eglise.

II.1 La liturgie: prière de l’Eglise

Notons  ipso facto que la liturgie est le fondement de la vie de l’Eglise, en elle, l’Eglise s’édifie et se construit jour après jour. Dans cette perspective, le concile Vatican II precise avec force que «la liturgie est le sommet vers lequel tend l’action de l’Eglise et en même temps la source d’où découle toute sa vertu»[26] . Nous pouvons dès lors saisir que la liturgie et l’Eglise sont intimément liées. A la suite de ce qui précède, notons que «la liturgie de l’Eglise a donc pour fonction, non seulement de rendre à Dieu le culte qui lui est dû, mais de rendre présent et agissant parmi les hommes son mystère du salut»[27].

Il va sans dire que la liturgie est célébrée dans l’Eglise. C’est pourquoi elle est de l’Eglise. Tout compte fait, la liturgie est un acte de l’Eglise par le simple fait que comme le souligne Martimort: « la liturgie procure en effet la prise de conscience de l’Eglise comme corps sociale , en ce qui la constitue ici bas: être dispensatrice du mystère de salut dans l’humanité. C’est le caractère propre de la liturgie»[28]. Il y a pour ainsi dire, une relation d’interdépendance entre l’une et l’autre au point que l’une ne peut exister sans l’autre. La liturgie se veut un acte qui constitue l’Eglise. Les membres du corps du Christ qui est l’Eglise sont unis les uns aux autres dans la liturgie parce qu’elle est la communication du mystère du Christ. L’Eglise célébre la liturgie dans ce sens que « des individus distincts, séparés et opposés […] mais lavés dans le bain rédempteur et transférés dans le royaume qu’a inauguré la Résurrection du Seigneur, y deviennent-par la communion au corps et au sang du Christ qui les intègre dans son sacrifice rédempteur – un seul être, un organisme multiforme mais cohérent, solidément jointuré»[29].

Il faut à tout le moins souligner que la liturgie se veut un culte de l’Eglise. En ce sens, ceux qui sont unis au Christ par le baptême « participant au sacrifice eucharistique, source et sommet de toute la vie chrétienne, ils offrent à Dieu la victime divine et s’offrent eux-mêmes avec elle; ainsi, tant par l’oblation que par la sainte communion, tous, non pas indifféremment mais chacun à sa manière, prennent leur part originale dans l’action liturgique»[30]. Il s’en suit en effet, que la manifestation liturgique caractrise fondamentalement l’Eglise. Dans cette perspective cependant, on ne le dira jamais assez que « la celebrazione diventa l’atto che rivela la priorità dell’azione di Dio, che rende operante la salvezza di cristo, che compie il passaggio della vocazione alla realizzazione: della chiesa convocata alla chiesa riunita»[31]. Nous pouvons alors constater eu égard á ce qui précède qu’il n’y a pas de liturgie sans peuple de Dieu, c’est- à -dire Ekklesia (assemblée). La liturgie d’ailleurs rend le Christ présent dans l’acte célébré avec le peuple de Dieu qui est aussi manifestation du Christ puisque membres du corps mystique du Christ qui sont pour ainsi dire communitas sacerdotalis. L’Eglise est toujours présente dans l’acte liturgique puisque celle-ci est toujours et déjà célébrée dans l’Eglise. En d’autres termes, l’on comprendra que « ogni celebrazione liturgica esprime qualche cosa della chiesa: lo si pùo illustrare a riguardo dei vari tipi di celebrazione»[32].

Il faut le noter qu’ à travers la liturgie, l’Eglise continue son chemin dans le monde de ce temps. Elle (Liturgie) l’édifie, la sanctifie et la rend sainte et immaculée pour utiliser les termes de saint Paul. Par elle, l’unité du peuple est célébrée et conservée. Dans cette dynamique, BENI, souligne que «la liturgia conviviale ha infine lo scopo di confermarci e approfondirci nell’amore; tanto che l’Eucaristia viene detta il sacramento per eccellenza dell’unità della chiesa»[33]. Nous comprenons d’ores et déjà que la Liturgie est un acte de l’Eglise pour dire avec MARTIMORT parcequ’elle garantie à celle-ci son existence puisqu’elle fonde son être. Dans la même perspective, notre auteur cité ci-haut affirme que «c’est au travers de célébrations liturgiques, et tout d’abord de celles qui constituent les rites sacramentels proprement dits, que l’Eglise engendre ses fils à la foi, qu’elle les nourrit et les réconforte tout au long de leur pèlerinage terrestre»[34].

Par la Liturgie, l’Eglise ravive son espérance à la Parole du Christ et fait découvrir au monde sa mission, sinon sa promesse. L’on comprendra alors ces propos du Christ lorsqu’il affirme que je suis avec vous, près de vous, avec cet Eglise jusqu’á la fin du monde (cfr. Mt 28, 20) . La promesse du Christ ne pourra être saisie que dans l’action liturgique au sein de l’Eglise. Car, c’est là le lieu privilégié de la manifestation de sa gloire. Grâce à la liturgie célébrée, l’Eglise continue sa marche puisqu’elle est «l’espace de vie, son organisation, son corps, sa vigne»[35] pour parler avec Ratzinger. Tous ces détails nous permettent de comprendre que l’Eglise tire sa source dans la Liturgie et lui permet d’être ce qu’elle est, c’est- à -dire le lieu dans lequel se manifeste la divinisation du peuple de Dieu. Dans cette optique, en sus MARTIMORT souligne que « [...] la Liturgie qui est l’expression du caractère sacerdotal de cette économie sera, en conséquence, un lieu privilégié de la présence du Christ à son Eglise: présence immédiatement agissante dans les célébrations sacramentelles proprement dites, présence médiate dans les signes que l’Eglise animée de son Esprit et instruite de sa Parole, propose aux fidèles»[36].

II.2 L’Eglise vit de la liturgie

Il y a pour ainsi dire une relation étroite, nous dirons même relation de communion entre l’Eglise et la liturgie. Parce que tout part du Christ, avec le Christ et pour le Christ. En d’autre terme, nous affirmons que le Christ est au coeur de l’Eglise parce qu’au centre de la Liturgie. La liturgie est au fait la source même de la mission de l’Eglise. Les deux réalités trouvent sa pleine et totale réalisation dans le Christ. Nous pouvons alors saisir qu’il y a un rapport très étroit entre les deux réalités qui ne sont au fait qu’une seule. Comme une pièce de monnaie qui a deux faces mais en réalité, elle n’est perçue que comme un tout. Il en va de même de la Liturgie et l’Eglise. Ce que l’Eglise croit, elle l’exprime dans la Liturgie au point que l’un ne peut pas vivre sans l’autre.

Dans cette logique, De Lubac note que «tutto ci invita dunque a considerare i rapporti che legano la chiesa nell’eucaristia (Liturgia). Tra l’una e l’altra corre una reciproca causalitá. Ognuna, per cosi dire, è stata affidata all’altra dal salvatore»[37]. L’Eglise dans ce sens fait la liturgie et la liturgie fait l’Eglise. Ce corps mystique qui est l’Eglise est produit dans la liturgie. En effet, le ciel et la terre sont unis dans la liturgie célébrée dans l’Eglise. Dans cet angle encore, le théologien français estime que «come l’Eucaristia, anche la chiesa é un mistero di unità; ed é ancora lo stesso mistero di inesauribile richezze. L’una e l’altra sono il corpo di Cristo; e sono ancora lo stesso identico corpo» [38].

Dans la liturgie , l’Eglise comme corps du Christ rassemble tous ses fils dans l’unité du corps et du Coeur. L’Eglise découvre sa vocation à travers la Liturgie celle d’être peuple de Dieu pour adorer son Créateur en esprit et en vérité (Jn 4, 23) pour pouvoir «far venire il regno, diventa più efficacemente “agente” di realizzazione” del disegno di Dio per il mondo» [39]. Il y a lieu de souligner que la liturgie comme l’oeuvre salvifique du Christ permet au peuple de Dieu de participer à l’oeuvre de la redemption inaugurée par le Christ. Il est à noter après coup que «la Liturgia, nella sua intima essenza, diventa la manifestazione della chiesa e la chiesa nella sua profonda coscienza della realtà del signore, si esprime in modo autentico ed eminente nella liturgia »[40]. Dans cette perspective, notons en passant que “Ecclesia facit liturgiam et liturgia facit ecclesiam”. La liturgie se veut être l’épiphanie de l’Eglise à en croire le pape Jean Paul II. Elle fait vivre l’Eglise dans ce sens qu’elle «rende presente il mistero pasquale del signore, che é vissuto nella chiesa; soppratutto, attraverso l’azione liturgica si esplicita il rudo essenziale e decisive dello spirito santo per l’edificazione della chiesa »[41].

A en croire le théologien orthodoxe E. THEODOROU, l’Eglise trouve son fondement et concentre sa vie dans la Liturgie. C’est pourquoi, on ne le dira jamais assez que «l’opera della salvezza continuata e attualizzata dalla chiesa si compie nella Liturgia. La chiesa si edifice e si consolida attraverso la participazione plenaria e attiva del popolo santo di Dio alle celebrazioni liturgiche, soprattuto alla medesima eucaristia»[42]. A la suite de ce qui précède, l’on retiendra tant soit peu que la Liturgie manifeste ce que l’Eglise est réellement et ce vers quoi elle tend. Après avoir présenté cette dimension ecclésiologique de la Liturgie, nous souhaitons ici et maintenant aborder la thématique de la Liturgie comme sommet et source de l’Eglise.

CONCLUSION

Notre souci majeur tout au long de ce travail était de montrer en quoi la liturgie est la source et le sommet de l’Eglise. A ce propos, les deux documents du Concile Vatican II Sacrosanctum concilium (SC, 10) et Lumen gentium (LG, 11), nous ont permi de rendre au claire cette demarche. La Liturgie est le sommet vers lequel tend l’action de l’Eglise, et en même temps la source d’où découle toute sa vertu. L’activité ecclésiastique trouve son fondement dans la Liturgie. Ces deux réalités sont inseparables, puisque la Liturgie est célébrée dans l’Eglise. Donc, elle est de l’Eglise, tandisque l’Eglise vit de la Liturgie puiqu’elle trouve en elle sa substance. Il y a pour ainsi dire un lien étroit unissant les deux. L’une ne peut pas exister sans l’autre. L’action liturgique fonde la vie de l’Eglise. Voilà pourquoi, notre travail était essentiellement de souligner ce rapport d’interdépendance.

BIBLIOGRAPHIE

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GUARDINI ROMANO, L’esprit de la Liturgie, Traduction et introduction de R. D’HARCOURT, Librairie Plon, Paris 1930

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  • MARTIMORT A. G., L’Eglise en prière. Introduction à la Liturgie. Desclée & Cie, Paris-Rome-New York 1961.
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  • ---------------------------------------------------Voici quel est notre Dieu. Le crédo du nouveau Pape, traduit de l’allemand par J. BURCKEL, Plon-Mame 2001
  • SARTORE DOMENICO, Chiesa e Liturgia, in NDL, San Paolo, Cinisello Balsamo 2001

 

 

[1] SC, 10

[2] A. G. MARTIMORT, L’Eglise en prière, p. 200

[3] Op. cit, p.202

[4] C. MILITELLO, La chiesa. “Il corpo Crismato”, p. 238

[5] Op. cit, p. 249

[6] De LUBAC, Op. cit, p. 251

[7] D. SARTORE, Dictionnaire Encyclopédique de la Liturgie, 635

[8] ------------------, Liturgia, in Padri e Liturgia, p. 1407

[9] Op. cit., p. 1421

[10] Op. cit., p. 1422

[11] Op. cit.

[12] Op. cit, 1422

[13] Op. cit, p. 1422

[14]Ibidem, Dictionnaire Encyclopédique de la Liturgie, T 1, p. 631

[15] S. MARSILI, Verso una teologia della Liturgia, in Anamnesis, p. 78

[16] D. SARTORE, Op. cit., p.397

[17] D. SARTORE, Op. cit, p. 398

[18] PIO XII, Mediator Dei, 522

[19] Op. cit., 528

[20] Op. cit, 522

[21] SC, 2 cité dans la teologia della Liturgia nel Vaticano II , Anamnesis, op. cit, p. 89

[22]D. SARTORE, Op. cit, p. 634

[23] R. GUARDINI, L’esprit de la Liturgie, p.142

[24] J. RATZINGER, Faire route avec Dieu, p. 115

[25] D. SARTORE, Op. cit., p. 397

[26] SC, 10

[27] A.G. MARTIMORT, L’Eglise en prière, p. 119

[28] Op. cit, p. 201

[29] Op. cit, p. 202

[30] LG,11

[31] D. SARTORE, chiesa e liturgia in NDL, p. 404

[32] Op. cit., p. 405

[33] A. BENI, La Nostra chiesa, p. 206

[34] A.G. MARTIMORT, Op. cit, p. 202

[35] J. RATZINGER, Voici quel est notre Dieu, p. 254

[36] A. G. MARTIMORT, Op. cit, p. 203-204

[37] De LUBAC, Meditazione sulla chiesa, p. 162

[38] Op. cit., p. 190

[39] D. SARTORE, Op. cit., p. 406

[40] Op. cit, 407

[41] Op. cit

[42] Op. cit, p. 408

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