Chiesa cattolica italiana e missione

Pubblicato in Missione Oggi

Per un approccio alla situazione missionaria dell'Italia occorre tener presente gli elementi di una realtà di vaste dimensioni. La sensibilità verso la missione in Italia è sempre stata notevole e questo ha dato vita a numerose iniziative: sono sorti molti Istituti per la missio ad gentes, si sono create delle strutture a livello nazionale, diocesano, regionale per rispondere all'annuncio del Vangelo a tutte le genti. Oggi sono circa 14.000 i missionari impegnati nella missio ad gentes, a cui sono legati gemellaggi, sostegni, animazioni missionarie, convegni, organismi che cercano di coinvolgere in quest'annuncio il popolo di Dio.

La realtà missionaria italiana gode ancora di una certa vitalità, nonostante il contesto ecclesiale risenta del mutamento sociale e di tutti i fenomeni d'una società postmoderna. Per questo, in un tempo di secolarizzazione e di cambiamenti come quello di una società che diventa multietnica e multiculturale, per la comunicazione del Vangelo si rende necessaria una paziente e coraggiosa revisione di tutto il tessuto pastorale delle comunità ecclesiali dal punto di vista missionario. Ciò significa una vera ‘conversione pastorale’.(1)

Per descrivere quale sia lo stato del rapporto tra la Chiesa cattolica italiana e la missione, orientiamo questo studio partendo da un'analisi del pensiero che emerge dai documenti della Conferenza Episcopale Italiana, (CEI) e, in particolare, per gli ultimi dieci anni, dalle prolusioni del Card. Camillo Ruini, Presidente della CEI. Quest’ultime, nonostante siano atti che cadono sotto la responsabilità del Presidente della CEI, cercano di formulare considerazioni e indirizzi che possano in qualche modo esprimere un sentire comune dell'Episcopato. Per tale motivo costituiscono un luogo teologico di particolare interesse per la recensione, da parte delle Chiese in Italia, della proposizione dell'annunzio cristiano.

Proprio perché la situazione è alquanto complessa abbiamo anche svolto un sondaggio presso alcuni esponenti del mondo missionario italiano per vedere quali sono gli orientamenti attuali e qual è il percorso della Chiesa italiana.

Gran parte di questo studio sarà dedicato, poi, a delineare le strutture della missione: le strutture di evangelizzazione e cooperazione della Chiesa italiana a livello nazionale, regionale e diocesano; gli organismi e i servizi missionari; le riflessioni portate avanti nei Convegni missionari nazionali; la stampa missionaria; le pubblicazioni missiologiche e l'insegnamento della Missiologia.

E’ da richiamare la tipicità ‘romana’ del caso italiano, poiché a Roma vi sono facoltà di Missiologia, presso la Pontificia Università Gregoriana e la Pontificia Università Urbaniana, che hanno dimensione internazionale e reclutano un corpo docente da varie parti del mondo: esse non sono considerate facoltà italiane e pertanto non rientrano nell'oggetto di questo studio.

Tutto questo quadro dovrebbe permettere nell'insieme di delineare la fisionomia della Chiesa missionaria italiana, considerando in modo particolare il periodo che va dalla Redemptoris missio in poi, anche se non mancano riferimenti al periodo postconciliare precedente a questa enciclica. Senza pretendere di analizzare nei dettagli questa realtà, desideriamo comprendere come essa vive oggi  la chiamata a servire nel modo più adeguato l'annuncio del Vangelo.

 

  1. La coscienza missionaria della Chiesa in Italia

 

Tra la fine degli anni sessanta e il decennio successivo, la Chiesa e il mondo cattolico(2) furono chiamati a misurarsi non solo con le trasformazioni del quadro politico e sociale, ma anche con cambiamenti di mentalità e di costume che indussero a parlare addirittura di una mutazione antropologica.

Nel 1965 mons. Enrico Bartoletti, che successivamente, come segretario della CEI dal 1972 al 1976, ricoprì un ruolo rilevante trasmettendo all'Episcopato italiano la volontà di riforma di Paolo VI, parlava del “lento dissolversi delle cristianità costituite” e della necessità di una linea nuova nella pastorale.(3) Nei documenti pastorali della CEI che dal 1971 si susseguirono è posto in luce il problema dell'evangelizzazione come chiave di lettura decisiva della Chiesa italiana.

Dopo il piano pastorale Evangelizzazione e sacramenti (1973), che ha caratterizzato gli anni settanta, il cammino della Chiesa italiana si è ispirato lungo il decennio successivo al tema Comunione e comunità (1981), sottolineando la coessenzialità alla missione che comporta la relazione di reciprocità di queste due il dimensioni. Infatti, come afferma il documento in questione,  “la missione presuppone una comunità unita, che si apra agli altri uomini nell'annuncio del Vangelo e chiami tutti a far comunione con coloro che hanno accolto la parola di Dio nella fede e vivono un'esperienza di fraterna carità. Missione e comunione si richiamano a vicenda”.(4)

In questa maniera il piano pastorale si presenta come un punto di arrivo del cammino percorso negli anni settanta e sarà un nuovo punto di partenza per quanto riguarda l'impegno missionario del decennio seguente. Nel 1985 si terrà a Loreto il secondo Convegno della Chiesa italiana, dal tema Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini. I Vescovi prendono atto del tempo che vivono, tempo di frammentazione e d'incomunicabilità. Il passaggio da uno stato di ‘cristianità costituita’ a un dinamismo missionario di nuova evangelizzazione indica a Loreto un cammino che coniughi nuova evangelizzazione e inculturazione.

L'indicazione di dare forma alla presenza della Chiesa in Italia ottiene, lungo gli anni novanta, un punto di mediazione e d'equilibrio ecclesiologico negli Orientamenti pastorali per il decennio successivo, Evangelizzazione e testimonianza della carità. Il documento è segnato dalla forte consapevolezza di dover incrementare sia la formazione e maturazione della fede, sia una più efficace sortita missionaria, data la progressiva scristianizzazione anche dell’Italia.(5)

Coscienti del rapido mutamento della situazione sociale e culturale che ha prodotto anche in Italia un pluralismo culturale, etnico e religioso, i Vescovi richiamano all'urgente necessità di promuovere una pastorale di ‘prima evangelizzazione’. Si tratta - rilevano i Vescovi italiani - di un campo in buona parte nuovo poiché la pastorale continua spesso a percorrere vie che non danno al primo annuncio lo spazio e l'importanza indispensabili che esso domanda.(6) Fondamentale è l'indicazione che oltre alla cura pastorale e alla nuova evangelizzazione, anche la missio ad gentes va riesaminata nel contesto dell'Occidente. Alla missio ad gentes, in particolare, il documento Evangelizzazione e testimonianza della carità dedica un intero paragrafo, sollecitando le comunità ecclesiali a nutrire tutte le loro opere pastorali di uno spirito missionario.(7) I

Il terzo Convegno nazionale ecclesiale, tenutosi a Palermo nel novembre 1995, sottolinea la definitiva uscita da una pastorale di conservazione, di fatto ancora indirizzata alla sacramentalizzazione, per incamminarsi verso una pastorale profetica. Anche Giovanni Paolo II, al Convegno di Palermo, plaude alla Chiesa italiana perché “sta prendendo più chiara coscienza che il nostro non è il tempo della semplice conservazione dell'esistente, ma della missione”. Di qui l'urgenza della nuova evangelizzazione rivolta a tutti: compresi gli indifferenti e gli agnostici.(8)

Nella nota pastorale Con il dono della carità dentro la storia, la CEI recepisce il Convegno ecclesiale di Palermo e rinnova l'appello “a uscire dal torpore e dalla rassegnazione, a superare una religiosità di abitudine e di costume”.(9) Inoltre con coraggio parla di missione permanente e di pastorale di prima evangelizzazione.(10) 

 

1.1 Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia

 

Sulla linea dei precedenti documenti della CEI, si collocano gli Orientamenti pastorali dell'Episcopato italiano per il decennio 2001-2010.(11) La redazione di questi Orientamenti ha recepito i frutti maturati sia nella loro preparazione, sia durante l'articolata celebrazione del Giubileo del 2000. Inoltre, essendovi convergenza di toni e contenuti con la Lettera apostolica di Giovanni Paolo II Novo millennio ineunte,(12) questo documento è risultato l'attuazione dei suggerimenti pontifici nel contesto italiano.

Il titolo del documento, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, include la prospettiva della missione e ne privilegia il compito. Infatti, si pone l'accento sulla missio ad gentes che “non è soltanto il punto conclusivo dell'impegno pastorale, ma il suo costante orizzonte e il suo paradigma per eccellenza”.(13)  Emerge dal documento una certa inquietudine da parte dei Vescovi che si interrogano se la comunicazione delle proposte formulate, anche attraverso convegni e documenti, sia stata comprensibile per la gente e se abbia saputo toccare il suo cuore; se coloro che sono gli strumenti vivi e vitali della traduzione degli Orientamenti pastorali - sacerdoti, religiosi, operatori pastorali - siano coinvolti in maniera corresponsabile e intelligente nel cammino delle loro Chiese locali; se i singoli credenti stiano affrontando il loro cammino cristiano non individualisticamente, bensì nel contesto della Chiesa e se i Vescovi abbiano saputo dare gli impulsi necessari affinché gli stessi Orientamenti pastorali non restino lettera morta.(14)

Convinti che compito primario della Chiesa è e resta comunicare il Vangelo, i Vescovi italiani sottolineano che va data una chiara connotazione missionaria a tutta la vita quotidiana della Chiesa, anche attraverso mutamenti nella pastorale. Infatti, per dare concretezza alle decisioni prese, è necessaria ‘una conversione pastorale’.

“Anche la vera e propria missione ad gentes, già indicata come paradigma dell' evangelizzazione, riprenderà vigore e il suo significato diventerà pienamente intelligibile nelle nostre comunità ecclesiali. Una Chiesa che dalla contemplazione del Verbo della vita si apre al desiderio di condividere e comunicare la sua gioia, non leggerà più l'impegno dell'evangelizzazione del mondo come riservato agli ‘specialisti’, quali potrebbero essere considerati i missionari, ma lo sentirà come proprio di tutta la comunità.”(15)

E’ presto ancora per valutare se tali Orientamenti siano in corso di attuazione, di certo simili affermazioni esprimono una convinzione che appare nuova nel linguaggio ecclesiale italiano. È tutto lo spirito che anima il documento che dà il senso di un progresso, di una visione di Chiesa come comunione dinamica, riflesso di quella vita che è nella Trinità.

 

1.2 Chiesa del nostro tempo

 

Per sapere quale sia l'interesse che le Chiese in Italia hanno per la missio ad gentes può essere di particolare importanza esaminare rapidamente il tema all'intemo delle prolusioni che il Presidente della CEI, Card. Camillo Ruini, ha pronunciato durante la presidenza.(16) Egli ha già ricoperto l'incarico per due quinquenni (1991-2001) ed è stato confermato da Giovanni Paolo II per il terzo quinquennio consecutivo. Il Cardinale, nella prima prolusione dell'11 marzo 1991, esprimeva che “dopo l'Enciclica Redemptoris missio, nuovo grande dono del Magistero del Santo Padre, la missione ad gentes ci appare ancora più chiaramente come una priorità ineludibile per la Chiesa in Italia.(17)

Rilevando la necessità di una nuova evangelizzazione che implica il problema dell'inculturazione della fede, egli sottolinea che la bipolarità del processo d'inculturazione comporta sia un muoversi all'interno della cultura contemporanea, sia un rimettere in discussione quei presupposti relativistici e immanentistici che largamente la condizionano.(18) Il Presidente della CEI insiste notevolmente sul rapporto cultura-fede nelle sue prolusioni. Infatti, per un processo d'inculturazione della fede si avrà necessità di un progetto culturale che, saldissimo nel suo riferimento a Cristo, possa influire sulla mentalità e sulla cultura. La nuova evangelizzazione, pur con le peculiarità che le derivano dall'ambito specifico italiano, va vista in una visione più ampia che è quella europea. È qui che il Card. Ruini vede l'Europa non ripiegata su se stessa, ma aperta alla solidarietà universale. Questo implica un obbligo della solidarietà e dello scambio dei doni, anche sotto il profilo della destinazione missionaria dei sacerdoti.(19)

È nella fede nel Figlio fatto carne per la nostra salvezza che si rileva il principio dell'unità della Chiesa e del suo dinamismo missionario. Questa fede fonda la dignità incomparabile della persona umana, che si pone come fondamento teologico della lotta per la giustizia e la pace sociale, la difesa, la liberazione e lo sviluppo integrale di ogni uomo.(20)

Su questi temi sono invitate a confrontarsi la nuova evangelizzazione e la missio ad gentes che non costituiscono spazi separati e non comunicanti, e non solo per ragioni di fondamento teologico. Esse sono chiamate infatti a continua intercomunicazione anche in ragione delle tendenze culturali e della conseguente necessaria inculturazione della fede, tendenze che hanno una portata europea e talvolta mondiale.(21) Il Presidente della CEI dichiara che l'Italia condivide con molti altri Paesi quei problemi che le trasformazioni della nostra epoca hanno posto alla fede cristiana, anche se in Italia la Chiesa è ancora, in larga misura, una Chiesa di popolo, e le energie e le risorse spirituali del cristianesimo sono molte e vive. Per questo diventa importante dare spazio a un confronto e quasi a una contaminazione reciproca di esperienze pastorali e missionarie nelle nostre Chiese, aiutando le singole realtà a superare le tentazioni di auto sufficienza o di chiusura.(22)

Riferendosi al convegno svoltosi a Roma all'inizio del 1997, Preti per la missione,(23) che vide la partecipazione di più di 750 sacerdoti diocesani, egli afferma che può sembrare molto difficile per i preti di oggi essere protagonisti della nuova evangelizzazione e della missione ad gentes nel contesto pastorale delle parrocchie. In realtà, come il rispondere a una specifica chiamata missionaria, che porta i sacerdoti fidei donum ad andare dove sono più grandi le urgenze, non comporta di per sé un aumento, ma piuttosto un cambiamento del loro impegno, così, secondo una certa parziale analogia, la conversione pastorale non consiste in un aumento d'impegni e di attività, ma nel modificare l'impostazione del lavoro pastorale.(24)

Si deve constatare, però, che se “della necessità e urgenza della nuova evangelizzazione siamo tutti ampiamente convinti, meno chiaro e meno facile è tradurre questa convinzione in azione pastorale concreta, diffusa e praticabile”.(25)

A chiusura del Giubileo del 2000, che ha visto dirigersi a Roma un flusso crescente di pellegrini desiderosi di un'esperienza di riscoperta delle radici profonde della fede cristiana, il Card. Ruini attesta che “l'Anno Santo ci ha fatto intravedere nuovi spazi di presenza e di incidenza pastorale e socio-culturale nei quali può esprimersi ciascuna delle nostre Chiese particolari, con le sue peculiari risorse, fisionomia e capacità di iniziativa”.(26) Egli vede per la Chiesa italiana quel compito di testimonianza e servizio ad ampio raggio che può svolgere per contribuire all' evangelizzazione e inculturazione della fede in questo mondo soggetto a continue e spesso imprevedibili trasformazioni. Ritorna costante il richiamo ad una ‘conversione pastorale’ che può essere riassunto in un pervasivo e costante atteggiamento missionario, che può nascere solo da un più profondo inserimento in Gesù Cristo e che richiede comunità ecclesiali accoglienti e capaci di ascoltare e interpellare le persone concrete, con la loro cultura e mentalità, domande, ansie e attese.(27)

L'ultima prolusione, pronunciata alla 49° Assemblea Generale della CEI, tenutasi a Roma dal 20 al 24 maggio 2002, contiene un forte richiamo alla ‘formazione di una coscienza missionaria nell'intero popolo di Dio’. Il Card. Ruini parla di ‘conversione missionaria’, di ‘valorizzazione missionaria del laicato’. Vi è un'insistenza ad individuare in maniera più puntuale come può articolarsi nella vita e nella pastorale quotidiana la missione cristiana in rapporto al contesto attuale e questo interroga tutti coloro che hanno una relazione speciale con la missione ad gentes.(28)

 

  1. Strutture di comunione della Chiesa missionaria italiana

 

In Italia, la Chiesa ha messo in piedi una serie di strutture (29) allo scopo di assicurare il coordinamento dei vari organismi e servizi missionari, affinché tutto si compia nella comunione ecclesiale. Alcune di queste strutture sono comuni ad altri Paesi, altre sono proprie alla Chiesa in Italia.

 

2.1 A livello nazionale

 

2.1.1 Commissione episcopale per l'evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese

Studia i problemi connessi al compito missionario della Conferenza episcopale, formula soluzioni idonee e le propone alla Conferenza stessa. La sua attività si esercita nei settori dell'animazione missionaria in Italia, dell'impegno nell'evangelizzazione ad gentes, della cooperazione con tutte le altre Chiese.

 

2.1.2 Ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese

È lo strumento operativo della CEI per l'animazione e la cooperazione missionaria. Tra i suoi compiti segnaliamo quello di seguire l'evoluzione della realtà missionaria italiana, i suoi problemi, le sue istanze e farsene portavoce nell'ambito della Segreteria Generale della CEI.  Il suo Direttore è anche Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie, Presidente del Consiglio Missionario Nazionale e della Fondazione Centro Unitario per la cooperazione Missionaria tra le Chiese. Organo ufficiale di questa istituzione è il “Notiziario dell'Ufficio nazionale cooperazione missionaria tra le Chiese”.

 

2.1.3 Consiglio Missionario Nazionale (CMN)

È l'organo consultivo dell'Ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese. Si compone dei rappresentanti ufficiali di tutte le forze missionarie operanti in Italia. Il Consiglio costituisce un luogo di comunione e di scambio molto rappresentativo e qualificato. Tra i suoi compiti principali segnaliamo quello di favorire l’incontro e la conoscenza delle varie realtà missionarie attive in Italia.

 

2.1.4 Fondazione Centro Unitario per la cooperazione Missionaria tra le Chiese (CUM)

Costituita dalla CEI, con sede a Verona, la Fondazione ha lo scopo di promuovere, organizzare e sostenere, anche in forma residenziale, la formazione spirituale, morale e culturale di coloro che sono inviati in missione; la formazione di una coscienza missionaria degli operatori diocesani; l’accoglienza degli operatori pastorali e sociali stranieri in Italia; l’attività editoriale di sostegno e d’informazione.

Il CUM organizza anche corsi di formazione nei Paesi dove vivono e lavorano i missionari italiani. Dispone di un Centro di Documentazione Oscar Romero (CEDOR) che promuove un’informazione integrale, a partire da fonti originali, dando rilievo all’impegno delle Chiese e delle organizzazioni non governative, alle culture minoritarie e minacciate. L'archivio informatico raccoglie 40.000 voci tra libri, riviste, bollettini, tesi e video. Inoltre, viene edito dal CUM un periodico d’informazione sulle realtà del Sud del mondo, “Noticum”.

 

2.1.5 Pontificie Opere Missionarie

Sorte in forma carismatica, affinché il popolo di Dio potesse prendere parte alla diffusione della fede nei Paesi non cristiani in tempi in cui tale compito era riservato a un gruppo ristretto di persone, sono oggi uno strumento di comunione universale. Ciascuna delle quattro Opere, secondo finalità e modalità proprie, è collocata nel contesto missionario della Chiesa particolare. Nell’esercizio della loro attività a livello nazionale e diocesano le Pontificie Opere Missionarie dipendono rispettivamente dalla CEI e dai Vescovi delle singole diocesi, e si mantengono in relazione e collaborazione con gli altri organismi di cooperazione missionaria.  Nel 19991 l’ Assemblea nazionale delle Pontificie Opere Missionarie ha preso atto della novità del Direttore unico per l’Ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese e la Direzione nazionale delle Pontificie Opere Missionarie. Si intendeva così garantire agli organismi ecclesiali nazionali per la missione non solo maggior efficacia di servizio, ma anche più coerenza e presenza.(30)

 

2.2  A livello regionale

 

Commissione regionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese

 Ogni Conferenza episcopale regionale ha una propria Commissione per la cooperazione missionaria tra le Chiese, composta dai rappresentanti delle diocesi e degli Istituti e organismi missionari operanti nella regione. Fa capo a un Vescovo delegato dalla rispettiva Conferenza regionale. Questa Commissione ha anche un segretario che partecipa al CMN in qualità d’incaricato regionale.

 

2.3 A livello diocesano

 

2.3.1 Ufficio diocesano per la pastorale missionaria

È un ufficio della curia diocesana, di pari dignità con gli uffici degli altri settori pastorali: si coordina, perciò, con essi nell'elaborazione e attuazione del piano pastorale della diocesi. È l'organismo responsabile, a nome del Vescovo, dell'intera pastorale missionaria della diocesi. Fanno riferimento ad esso:

- la cooperazione missionaria gestita direttamente dalla diocesi (sacerdoti fidei donum,(31) servizi missionari diocesani, laici inviati dalla diocesi, ecc.);

- l’animazione missionaria della diocesi che si realizza coordinando tutte le forze missionarie operanti in essa, tramite il Centro Missionario Diocesano. Per questo motivo l'Ufficio include anche la direzione diocesana delle Pontificie Opere Missionarie e ne promuove e sostiene tutto l'articolato servizio.

Dove il Centro Missionario Diocesano è già costituito e operativo, l'Ufficio può espletare tutti i propri compiti attraverso di esso.

 

2.3.2 Centro Missionario Diocesano (CMD)

E’ luogo e strumento della coscienza e dell'impegno missionario della Chiesa locale diocesana. Come strumento è ordinato a far sì che la comunità diocesana viva il suo essere Chiesa-missione e lo traduca nell'impegno specifico dell'annuncio del Vangelo a tutte le genti e nella cooperazione con le Chiese sparse nel mondo. Come luogo è chiamato a sperimentare anzitutto in se stesso questa realtà e poi a testimoniarla. Per questo nel CMD convergono tutte le forze missionarie operanti in diocesi. Diversi sono i compiti che deve svolgere, tra gli altri: far conoscere le iniziative missionarie già in atto; promuovere l'invio di personale e mezzi nelle altre Chiese.

Per scelta esplicita della CEI esso deve funzionare in ogni diocesi. Le diocesi piccole possono dotarsi di un Centro Missionario Interdiocesano. Il CMD è istituzionalmente legato all'Ufficio diocesano per la pastorale missionaria: non è un organismo a sé o a parte. Di conseguenza è naturale che il Direttore dell'Ufficio diriga anche il CMD. Il CMD non ha un ruolo solamente consultivo, né puramente esecutivo, ma corresponsabilmente operativo. L'Ufficio è, da una parte, portavoce, a livello di curia, delle istanze espresse da tutte le forze missionarie; dall'altra garantisce ufficialità al piano unitario di anima-zione missionaria elaborato e attuato dal CMD.(32)

 

2.4  A livello parrocchiale

 

Commissione Missionaria Parrocchiale (CMP)

E’ la memoria e l’ animatrice della coscienza missionaria. Promossa dal consiglio pastorale parrocchiale o, dove già esiste, accolta e adeguatamente rappresentata in esso. È stimolo permanente perché la comunità viva la tensione missionaria come dimensione essenziale della vita del cristiano e della Chiesa. In collaborazione con tutte le forze pastorali, la CMP lavora in sintonia con gli orientamenti e le scelte del CMD e opera attraverso lo stile di vita, l'azione e l'impegno di formazione. La CMP fa esperienza di missione in maniera non episodica, ma costante. Nelle situazioni in cui è difficile istituire una CMP, si cerca di farlo a livello interparrocchiale o zonale, o di avere almeno qualche animatore che promuova l’apertura della comunità parrocchiale alla missione universale.

Abbiamo presentato i compiti che ogni istituzione è chiamata ad espletare. Se a livello nazionale e regionale tali organismi sono operativi, non sempre questo avviene a livello diocesano e parrocchiale. Infatti, il CMD non è attivo in tutte gli le 227 diocesi italiane, anche se non è stato possibile reperire un dato certo della situazione. E non sempre si trova costituita la CMP in ognuna delle 25.000 parrocchie della Chiesa in Italia. Nonostante ciò, rimane una buona disposizione degli italiani alla missionarietà che si deve soprattutto all'esempio di tanti missionari, alla loro testimonianza, all'influsso della stampa e dei libri sulla missione ed anche all'operato delle Pontificie Opere Missionarie. Dopo il Concilio Vaticano II, il sorgere di opportune e necessarie forme di animazione missionaria e la costituzione dei CMD hanno in qualche modo oscurato il carisma, la presenza e l'azione delle Pontificie Opere Missionarie. Esse non sono in concorrenza con i CMD, espressione autentica della dimensione missionaria di una Chiesa locale. Le Pontificie Opere Missionarie si collocano all'interno dei CMD col ruolo cardine che sanno di avere per il servizio all’universalità della missione nella Chiesa locale.

 

  1. Impegno missionario nella Chiesa italiana

 

Oltre alle strutture di comunIone di carattere più istituzionale, vanno considerate anche tutte quelle realtà che sono espressione dell'impegno di coloro che vivono più direttamente la responsabilità dell'annuncio evangelico.

 

3.1 Organismi e servizi missionari

 

3.1.1 Istituti con fine unicamente missionario

Gli Istituti che hanno per fine unico l'attività missionaria ad gentes in forza del loro carisma sono espressione e strumento della missionarietà tanto della Chiesa universale quanto delle Chiese particolari, nelle quali sono nati e vivono e per le quali operano.

In Italia, a livello nazionale, sono sorti vari organismi di collaborazione e di coordinamento delle attività degli Istituti missionari. Segnaliamo i più importanti.

 * Conferenza degli Istituti esclusivamente Missionari presenti in Italia (CIMI). Promuove la comunione tra gli Istituti esclusivamente missionari presenti in Italia. I suoi obiettivi sono molteplici:

- Programmare e coordinare iniziative comuni di formazione e azione, per favorire una più valida incidenza nel servizio specifico della Chiesa italiana;

- Studiare i problemi riguardanti la presenza degli Istituti in Italia in conformità al loro carisma ad gentes, ad extra e ad vitam; il rapporto con le Chiese locali, il mondo della cultura, i movimenti religiosi, i vari soggetti della missione;

- Proporre delle scelte prioritarie comuni per l'animazione missionaria e la pastorale vocazionale;

- Sostenere il collegamento, la riflessione e la collaborazione regionale e nazionale tra gli animatori;

- Incoraggiare l'approfondimento della teologia della missione e della spiritualità missionaria;

- Prestare attenzione al settore dei mass-media (stampa, riviste, audiovisivi), per il coordinamento e il rafforzamento dell'informazione e formazione sulla missione, sui Paesi del Sud del mondo, i popoli, le culture, le religioni, le giovani Chiese e sul concetto di missione.(33) Il fatto che degli Istituti nel corso degli anni si siano confrontati tra loro e si siano arricchiti reciprocamente della propria esperienza è stato molto positivo per il mondo missionario italiano.

Da questa Conferenza sono sorte altre istituzioni, di cui parleremo più avanti, tra cui il Segretariato Formatori Missionari che intende riunire i formatori e le formatrici degli Istituti membri della CIMI, per consultazione, coordinamento, analisi di problematiche comuni, confronto con esperienze di formazione.

* Segretariato Unitario di Animazione Missionaria (SUAM). Sorto come espressione degli Istituti esclusivamente missionari di origine italiana, è un’organismo di comunione, riflessione e coordinamento per rispondere al bisogno di unità e di collaborazione tra le forze missionarie operanti in Italia. È formato da tutte le realtà ecclesiali aventi identità missionaria specificatamente ad gentes e ad vitam. Lo scopo principale è quello di favorire una concreta collaborazione tra le diverse realtà missionarie e una convergenza negli obiettivi, nei metodi e nel contenuto dell'animazione missionaria. Concretamente organizza incontri periodici di formazione; è presente nei luoghi dove avvengono le scelte pastorali della Chiesa italiana, sia a livello locale che nazionale; collabora con i CMD; è disponibile per giornate o settimane di animazione missionaria.

* Editrice Missionaria Italiana (EMI).  E’ una delle poche Editrici al mondo che  tratti quasi esclusivamente i temi della missione ad gentes, ma è anche l'unica sostenuta non da un solo Istituto o da un solo Ente, bensì da un insieme d'istituzioni. (34)  Infatti, è l'espressione editoriale di quindici Istituti o realtà missionarie, che operano in ogni parte del mondo, per i quali la missione è la ragione del loro esistere. Produce e diffonde libri e audiovisivi che mantengono vivo lo spirito missionario nei cattolici italiani; favorisce la comunione ecclesiale fra la Chiesa  presente in Italia e le giovani Chiese d'Africa, Asia, America e Oceania; stimola, soprattutto nell'ambito della scuola, la conoscenza dei valori culturali e religiosi dei vari gruppi umani; promuove la solidarietà tra i popoli. L'EMI ha prodotto più di 1.400 titoli su temi di grande interesse missionario e d’incontro tra i popoli, dando voce alle giovani Chiese, ai popoli e alle culture più emarginate.

All'inizio della sua fondazione (1973), l’EMI affrontò i temi, allora nuovi, della fame nel mondo e dell'emarginazione progressiva d'interi popoli. I libri EMI sono diventati lentamente guida per un'esistenza che si colloca nell'orizzonte della dialettica tra il benessere de Nord e il malessere o la povertà del Sud del mondo. L'EMI ha pubblicato opere di valore non solo per l'animazione missionaria, ma anche in campo teologico. Nell'unica e permanente missione della Chiesa un posto di primo piano viene dato alla missione ad gentes. Su questa si concentra l'impegno editoriale dell'EMI anche a livello di studio, sviluppando il discorso teologico (di teologia biblica, dogmatica, spirituale e pastorale) sui fondamenti, i metodi, le prospettive storiche della missione; divulgando le esperienze e le riflessioni delle giovani Chiese; approfondendo il dialogo con le religioni non cristiane, le culture, le situazioni socio-politiche di tutti i popoli.

La sua produzione letteraria si muove in cinque settori:

- Storia e Salvezza. Comprende i libri di teologia, storia e antropologia della missione; le opere sul dialogo interreligioso; i documenti delle giovani Chiese; i testi di spiritualità missionaria.

- Animazione missionaria. Sono comparsi in questo settore libri di testimonianze, racconti di vita missionaria vissuta, strumenti per l'animazione missionaria in Italia.

- Animazione nella scuola. L'EMI ha proposto opere per l'educazione alla mondialità. Oggi le collane di “Favole del mondo” e i “Quaderni dell'interculturalità” sono di uso comune nelle scuole italiane. Esse sono realizzate in collaborazione con il Centro Educazione alla Mondialità (CEM), fondato dai missionari saveriani e con sede a Brescia, che si propone come obiettivo quello di sensibilizzare gli insegnanti della scuola italiana ai problemi dell'intercultura, del rapporto locale/globale in ambito educativo.

- Cooperazione e volontariato. Ha presentato testi su problemi di giustizia e di rapporti Nord-Sud.

- Conoscenza dei popoli. Presenta libri di etnologia, antropologia, linguistica, geografia, storia e attualità dei Paesi ‘altri’.

Campo vastissimo, dunque, del quale l'EMI non può avere il monopolio, ma in cui cerca di dire ‘parole nuove’, allargando gli orizzonti culturali del mondo italiano. Fortunatamente altre editrici cattoliche si sono man mano accostate alle tematiche che sembravano un tempo appannaggio dell'editrice missionaria.(35)

E’ da segnalare che nel febbraio 2002 (4-8 febbraio) gli Istituti missionari appartenenti all'EMI, alla CIMI e al SUAM hanno organizzato un Forum per riflettere e confrontarsi sul tema: “Insieme prendere il largo. Tra memoria e realtà”, a distanza di tre anni dal Forum che si era tenuto nel 1999.(36)  L'intento era di analizzare la realtà della presenza missionaria in Italia per chiarire gli obiettivi prioritari da perseguire. Sempre nella visione di una più fertile presenza evangelizzatrice, tali Istituti si sono interrogati sull'animazione missionaria ed anche sull'assunzione di responsabilità pastorali nei cosiddetti ambiti ad gentes che si trovano in Italia. Il dibattito è tuttora aperto e nessuna soluzione è preclusa..(37)

* Agenzia MISNA (Missionary Service News Agency). È un'agenzia giornalistica via internet, specializzata nel diffondere notizie e servizi di approfondimento e reportage sul Sud del mondo visti in un'ottica editoriale orientata sui versanti: politico, economico, sociale, religioso e culturale. Fondata nel dicembre del 1997, la MISNA diffonde quotidianamente circa trenta notizie e una quarantina di servizi speciali al mese (cfr. www.misna.org), presentati in tre lingue: italiano, inglese e francese.

Oltre ad autorevoli esponenti della società civile, il punto di forza della MISNA sono i religiosi, le religiose, i sacerdoti fìdei donum e i laici missionari. Sono proprio loro i punti di riferimento di un'informazione alternativa a favore di chi non ha mezzi per comunicare, che fornisce notizie di quella parte del mondo generalmente ignorata dal circuito dell'informazione pubblica.

 

3.1.2 Ordini, Congregazioni, Istituti secolari aventi missioni

 Diversi Ordini, Congregazioni e Istituti hanno, tra le altre finalità, anche quella missionaria ed hanno dato un grande apporto all'evangelizzazione. Dopo il Concilio, molti di essi hanno deciso di avviare una presenza in missione: tutto ciò è una riprova dello stretto rapporto che unisce la vocazione alla vita consacrata a quella missionaria.

La Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori (CISM) e 1'Unione delle Superiore Maggiori Italiane (USMI) fin dalla loro fondazione si sono interessate all'aspetto missionario della vita consacrata ed hanno organizzato tra i consacrati un lavoro di animazione interna, di accompagnamento dei missionari e di animazione missionaria nella Chiesa locale, mediante opportuni organismi.

 

3.1.3 Federazione degli Organismi Cristiani di Servizio Internazionale Volontario presenti in Italia (FOCSIV)

Il volontariato cristiano è sorto dalla presa di coscienza che la missione della Chiesa è strettamente unita alla liberazione e promozione umana e si propone di collaborare alla formazione di una società più giusta e fraterna. La FOCSIV, nata nel 1972, è impegnata per favorire la cooperazione tra i popoli e una cultura della mondialità. Essa, con le cinquantasei Organizzazioni Non Governative (ONG) che rappresenta, è la più grande Federazione italiana che opera nei Paesi più poveri de mondo con una sola unità d'intenti: contribuire alla lotta contro ogni forma di povertà ed esclusione, all'affermazione della dignità e dei diritti di ogni uomo, inviando volontari internazionali richiesti dai partner del Sud. Fino ad oggi la FOCSIV ha impiegato oltre 13.000 volontari che, per almeno due anni, hanno prestato servizio in un Paese del Sud del mondo.

 

3.1.4 L'impegno dei laici nella missione <ad gentes>

Una realtà da considerare è proprio quella dei laici, fortemente impegnati in varie attività di animazione missionaria e impegno per la giustizia verso i Paesi del Sud del mondo. Oltre ad essi, vi sono laici missionari ad gentes che lavorano nella pastorale a fianco dei sacerdoti fidei donum, anche se non appartengono ad organismi confederati nella FOCSIV. Non sono ancora molti, ma il loro numero è destinato a crescere: i Centri Missionari Diocesani registrano infatti un aumento delle persone e dei nuclei familiari disposti a compiere questo tipo di scelta di servizio alla Chiesa. Molti di essi provengono dai movimenti ecclesiali (Movimento dei Focolari, Rinnovamento nello Spirito, Cammino Neocatecumenale, Comunione e Liberazione, ecc.). Su questa evoluzione degli ultimi decenni molti si stanno interrogando, proprio perché si desidera dare una risposta adeguata che valorizzi la vocazione a contribuire direttamente all'azione evangelizzatrice. Infatti, i laici sono parte viva e consistente nell'impegno missionario della Chiesa italiana. Anche per mezzo loro si manifesta chiaramente che la missionarietà è connaturale alla Chiesa per il servizio al Vangelo e perciò investe tutto il popolo di Dio. A livello pratico si traduce in compiti e iniziative di evangelizzazione e promozione umana con modalità e stili differenti.(38)

 

3.2 Convegni missionari nazionali

 

Il primo Convegno missionario nazionale, dal tema Gesù è il Cristo. Andate, ditelo a tutti,(39) si è tenuto a Verona nel 1990, e ha visto la partecipazione di 1.200 persone. Offrì uno spaccato della. realtà missionaria. italiana, della sua vitalità e indicò delle piste alle tante forze m campo. È stato il primo Convegno missionario celebrato in Italia dopo il Concilio Vaticano II e l'istituzione della CEI. Lo rendevano necessario i tanti avvenimenti che negli ultimi anni avevano toccato il mondo missionario; tra gli altri: il cambio di paradigma del concetto di missione, la necessità d’inculturare il Vangelo, la presenza di nuovi soggetti della missione (i cristiani-laici, le famiglie, il volontariato).(40)

L'obiettivo del Convegno, secondo l'intervento di mons. Settimio Todisco, l'allora Presidente della Commissione episcopale per la cooperazione tra le Chiese, era far sì che la memoria della stagione della missionarietà si prolungasse e diventasse vita di ogni giorno nelle comunità cristiane, continua profezia e concreta operatività, perché Gesù fosse riconosciuto come il Cristo da tutte le genti, a cominciare dai cristiani.(41) Durante l'assemblea si sottolineò la necessità che l'impegno missionario fosse comune responsabilità di tutti e che la comunità cristiana avesse un'espressione di missionarietà. Altrettanto importante era discernere la storia alla luce del Vangelo, superando il limitato quotidiano per vedere la vita in una progettualità più ampia, aperta al mondo intero. Si pose in evidenza il CMD come luogo di coordinamento della realtà missionaria. Tra i limiti della realtà italiana si riscontrò come la grande vivacità in campo missionario non incidesse sufficientemente nella pastorale ordinaria e come la fede avesse scarsa influenza nel vissuto quotidiano.(42)

Il secondo Convegno missionario nazionale ebbe luogo nel 1998 a Bellaria (Rimini) e richiamò più di 1.600 partecipanti. Il titolo Il fuoco della missione(43) si adattava bene al mondo missionario italiano, vivace e inafferrabile. Dalle esperienze e dalle proposte accolte ed elaborate durante il Convegno, ascoltando la voce delle Chiese nei diversi continenti e scrutando i segni dei tempi, emersero tutta la complessità e la ricchezza della realtà missionaria italiana. Le linee di questo Convegno evidenziarono l'accogliere e annunciare il Vangelo tenendo come punto di riferimento il mondo nella sua globalità. Si sottolineò come la Chiesa dovesse informare di più su cosa stesse facendo, ma anche superare la divisione tra laici e sacerdoti, e accantonare atteggiamenti trionfalistici. Mons. Corti, l'allora Presidente della Commissione episcopale per la cooperazione tra le Chiese, a conclusione del Convegno dichiarò che esso aveva inteso aprire il libro delle missioni a trecentosessanta gradi per esplorare il grande compito della missio ad gentes.(44) Sicuramente il Convegno fu un momento di sintesi di un impegno generoso, seppur difficile da incanalare verso obiettivi comuni.(45)

Al termine del Convegno, le conclusioni presero la forma di una Lettera del Consiglio Episcopale Permanente alle comunità cristiane, lasciando emergere alcuni punti che sembravano meritevoli di attenzione per un rinnovato cammino pastorale.(46) La finalità di questa Lettera era di sottolineare il senso della vocazione cristiana di una comunità, chiamata a vivere la missio ad gentes: “Le nostre comunità cristiane, fra le tante urgenze, dovranno imparare a riconoscere  che la più urgente è ancora e sempre la missione”.(47)

Di qui la necessità d'illuminare la centralità dell'orizzonte missionario per vivere in maniera robusta e significativa la vocazione cristiana dei singoli e delle comunità. “Scoprire infatti quanto ovunque nel mondo, per amore del Vangelo e a servizio dell’uomo, molti fratelli e molte sorelle stanno vivendo, permette alle nostre chiese di ricevere una grande ricchezza: quella di risvegliare la propria passione missionaria che provoca sempre segni vivi, forti e tangibili di rinnovamento pastorale”.(48)

E’ dal confronto con le altre realtà che si riscopre l’essenza della vita cristiana: “Dalle giovani Chiese della missione. Quasi come da un laboratorio ecclesiale, può dunque trarre utile ispirazione la necessità sempre più universalmente avvertita e invocata di intraprendere nuove vie pastorali”.(49)  La necessità di trasformare profondamente la pastorale è un appello che si ripete più volte. “Non c’è vera cura pastorale che non formi alla missione e alla mondialità. E non c’è comunità che non possa chiudersi in se stessa, unicamente preoccupata delle proprie necessità, pur se importanti e numerose. Anche se piccola e povera, antica o nuova, ogni comunità deve farsi segno dell’amore di Dio per tutti. L’universalità è veramente essenziale per una autentica testimonianza evangelica. Tutto questo richiede una trasformazione mentale, un modo diverso di pensare e gestire le cose, un superamento delle abitudini pastorali più consolidate”.(50)

Il Convegno missionario di Bellaria e successivamente questa Lettera segnano un grande passo  avanti nella presa di coscienza della responsabilità della Chiesa italiana verso la missione universale.

 

3.3 La stampa missionaria

 

            Tra gli strumenti di animazione missionaria in Italia vi sono numerose riviste.  Basti pensare che ne esistono circa novanta che trattano temi legati alla missione. Risalta la ferma convinzione che si possa comunicare la forza del Vangelo proprio attraverso la diffusione di notizie sull'evangelizzazione del mondo. Queste riviste occupano uno spazio importante e decisivo nell'informazione e nell'approfondimento delle maggiori problematiche e tematiche della missione, come anche nell'ambito della riflessione e della formazione, secondo il taglio specifico di ciascuna.

            Negli ultimi tempi è andata sviluppandosi la presenza di siti internet dedicati al mondo missionario e sicuramente continuerà a crescere questa nuova possibilità di comunicare, segno dell' evoluzione del modo di fare informazione e formazione. Anche molte riviste missionarie hanno ormai il loro sito internet con il quale sono in contatto costantemente con i propri lettori.

Si è costituita, inoltre, la Federazione Stampa Missionaria Italiana (FeSMI) che è un organismo di studio, di collaborazione e di coordinamento, formato appunto dalle riviste missionarie italiane. Al 30 giugno 2002 le riviste missionarie iscritte alla FeSMI erano quarantadue. Desideriamo segnalarne alcune tra quelle maggiormente diffuse che costituiscono dei punti di riferimento nella stampa missionaria italiana.

- Missione Oggi. Fondato nel 1903 dai missionari saveriani con il titolo significativo “Fede e Civiltà”, è un mensile di approfondimento e di opinione. La rivista è diffusa ogni mese in circa 5.500 copie. Non contiene solo informazioni, ma proposte formative e d'impegno; non è confessionale, ma frutto di una collaborazione fra credenti e non credenti; una parte della rivista è dedicata all'ascolto delle esperienze delle Chiese del Sud del mondo e dei missionari. Ogni numero, inoltre, contiene un dossier, nel quale si mettono a fuoco alcune tematiche abitualmente presentate nella rivista.

- Mondo e Missione. È la più antica rivista missionaria italiana(51) ed è edita dal Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME) che insieme ai Comboniani, ai Saveriani e ai Missionari della Consolata costituiscono le prime quattro Congregazioni nate in Italia per la missione ad gentes. Mondo e Missione viene diffusa ogni mese in 20.000 copie. Presenta le sfide che la Chiesa missionaria affronta nel mondo, attraverso riflessioni, studi teorici, esperienze, figure dell'annunzio e di spiritualità, interviste e documenti.(52) Ogni numero pubblica un inserto curato dalla Pontificia Unione Missionaria nazionale che informa delle iniziative organizzate sul territorio italiano da questa istituzione per orientare e formare uno spirito missionario nei consacrati e nel clero.

- Nigrizia. Fondata dai missionari comboniani, è tra le più importanti riviste missionarie italiane. Si diffondono mensilmente 26.000 copie. È la rivista che in Italia parla maggiormente dei problemi dell' Africa, collegandoli alla realtà italiana e dando spazio a tutte quelle situazioni d'ingiustizia o di discriminazione vissute dai più poveri. È strumento di riflessione e di servizio sui temi Nord-Sud, sulla cultura della mondialità, sugli sviluppi della teologia nel Sud del mondo. Da questo tipo d'informazione sono nate delle campagne di sensibilizzazione che hanno richiamato l'attenzione di molte persone, tra cui i giovani, per far cambiare un modo di vivere che penalizza i Paesi meno abbienti. Cura dei dossier monotematici di rilevante interesse.

- Popoli. È un mensile dei Gesuiti missionari italiani ed è nata inizialmente per narrare la grande opera delle missioni, con particolare riferimento all'attività missionaria dei Gesuiti. Nella sua storia, la rivista ha mutato più volte titolo, veste tipografica e sede. E’ cambiata seguendo le vicende dei suoi responsabili, della Compagnia di Gesù in Italia e delle Chiesa, ma ha cercato anche  d'interpretare l'evoluzione del concetto di missione. Attualmente il compito che si prefigge è di avvicinare le genti e le culture, di gettare ponti di dialogo tra le diverse fedi e di partecipare al dibattito sull'essere Chiesa nel terzo millennio. Ogni mese vengono diffuse 10.000 copie. 

-Popoli e Missione. È la rivista delle Pontificie Opere Missionarie, dedicata all'informazione, animazione e formazione per la missione universale della Chiesa. Tratta temi inerenti alle problematiche culturali, sociali, geografiche e religiose della missione evangelizzatrice della Chiesa del nostro tempo. In particolare, offre informazioni sulla vita delle quattro Opere a livello nazionale, regionale e diocesano. La rivista viene diffusa in 23.700 copie.(53)

In questo vasto panorama della stampa missionaria, si è sentita l'esigenza di dare vita ad una rivista di carattere scientifico che promuovesse l'approfondimento teologico sulla missione. Nel 1997 è nata così Ad Gentes, una rivista semestrale di teologia e antropologia della missione. La CIMI l'ha voluta per presentare le espressioni teologiche dei vari continenti, per sollecitare i missionari a dare il loro apporto alla riflessione, per stimolare i teologi italiani a considerare la missione come componente basilare, punto di partenza dei loro studi e dell'insegnamento. La rivista “vuole aiutare i teologi italiani a recepire, vagliare, approfondire l'esperienza dei missionari non come esperienza estranea o marginale, ma come esperienza della stessa Chiesa italiana. E vuole aiutare i missionari a comprendere se stessi e il loro cammino fra le genti all'interno della coscienza che la Chiesa italiana ha di sé .”(54)

Ogni numero della rivista tratta principalmente un tema teologico fondamentale, mentre un secondo tema si colloca maggiormente sul versante antropologico o storico o sociale della missione. Per ogni numero sono diffuse in media 1.200 copie, delle quali circa 615 in abbonamento. La redazione della rivista ha organizzato due Seminari di studio: il primo nel 1999 sul tema L'evangelizzazione interpella le Chiese: Analisi e prospettive dei sinodi continentali.(55) Il secondo nel 2001 sul tema Lasciarsi condurre dallo Spirito: La spiritualità missionaria.(56)

 

4 Impegno missiologico

 

Nell'analisi della situazione missionaria della Chiesa italiana va considerato anche il ruolo della riflessione che si sviluppa attraverso le pubblicazioni e lo studio della missiologia. 

 

4.1 Pubblicazioni missiologiche

 

Nell'affrontare questo argomento, cioè le pubblicazioni nel campo della teologia della missione, c'è da precisare che non è del tutto semplice decidere cosa sia o non sia teologico, cosa esprima una mentalità scientifica e riflessa e cosa si fermi invece a livello pastorale. Inoltre, ci pare interessante riportare quanto afferma don Gianni Colzani sulla teologia della missione nella bibliografia italiana:  “Attraverso una bibliografia della produzione teologica, è la coscienza di fede della Chiesa italiana e la sua responsabilità verso la missione che si vorrebbe verificare. Naturalmente questa verifica ha dei limiti. Il primo e più evidente è che la coscienza missionaria di una Chiesa non si esaurisce nella sua teologia della missione: questa, però, ne è parte integrante e non piccola; nella misura in cui illumina le convinzioni di fondo che guidano i suoi membri, aiuta a capirne la logica di vita.”(57)

Sicuramente la vastità e la poliedricità delle sfide hanno innanzitutto bisogno di un riequilibrio interno alla teologia che deve ormai pensarsi in termini mondiali e non in termini europei. Una stagione della teologia è conclusa e un'altra è alle porte. La concezione della missione come cooperazione e scambio tra le Chiese può ben fungere da supporto ad una concezione della teologia come apertura e dialogo a dimensione mondiale. Occorre precisare che gli spazi di confronto della teologia italiana con una prospettiva universalista non sono molti.(58)  Un rilevante ruolo è svolto dall'Editrice Missionaria Italiana, di cui abbiamo parlato. Infatti, anche se l'EMI non ha mai voluto costituirsi come un'editrice a livello teologico, di fatto è oggi la casa editrice che più rappresenta la riflessione missiologica italiana, pubblicando opere che spaziano tra il dialogo interreligioso e l'ecumenismo, tra la Chiesa locale e l'inculturazione, tra la testimonianza dei missionari e la spiritualità missionaria.

Di certo gli sforzi non sono numerosi, ma nemmeno insignificanti. È da segnalare, tra questi, l'approfondimento della nozione di ‘missione’.(59) Il più delle volte, però, i tentativi vengono da alcune facoltà teologiche, delle quali la principale è sicuramente la Pontificia Università Urbaniana con le sue pubblicazioni e i suoi convegni, e quasi sempre dagli stessi esperti.

Si potrebbe affermare che, su una disciplina non fondamentale e nel quadro di un'area linguistica ristretta come quella italiana, il risultato è anomalo perché il relativo isolamento di questa produzione teologica ha consentito il fiorire di una rilevante letteratura in cui i missionari stessi riflettono sulla propria esperienza.(60)

Questa situazione interpella la Chiesa e la teologia italiana perché giungano a coniugare il patrimonio di esperienze missionarie con l'obiettività della fede cristiana, per dar vita ad una riflessione missiologica che possa arricchire l'attuale panorama teologico. I limiti dei tentativi intrapresi per pensare la missione possono del resto venire meglio compresi quando vengono collocati ne contesto teologico italiano, di cui spesso si sottolinea la mancanza di originalità.

Visto il ruolo di spettatrice assunto dalla.cultura italiana nel XX secolo, non può sorprendere che la teologia italiana si sia trovata priva di quei fermenti che  potevano sollecitarla. D'altra parte la teologia “mostra una disponibilità alla sovranazionalità e all'internazionalizzazione che sembra non avere riscontro nelle culture universitarie dei vari Paesi. Esprime infatti un'esigenza  interiore, necessaria alla teologia, che nessun interesse di scuola riesce a mortificare. Questa disponibilità intrinseca della teologia, che spiega l'apertura - o persino la dipendenza - della teologia italiana prima a quella francese e poi a quella tedesca, consente e anzi impone alla teologia di ricercare il proprio alimento culturale ovunque si  trovi, senza preclusioni di carattere nazionalistico”.(61)

 Queste stesse considerazioni possono valere anche per l'ambito più specifico della missiologia italiana.

 

4.2 Insegnamento della missiologia

 

Lo studio della missiologia in Italia costituisce un dibattito aperto tra teologi e studiosi della missione. Nel decreto Ad gentes, i Padri Conciliari avevano espresso la necessità della  formazione dei missionari nello studio della missiologia.(62) Giovanni Paolo II nella Redemptoris missio, riprendendo Ad gentes 26, estendeva tale studio non solo a coloro che partono per evangelizzare, ma soprattutto al seminari e alle case di formazione per religiosi e religiose.(63) Oggi, quindi, non è in questione l'importanza o l'utilità della missiologia, ma ci si interroga sulla sua collocazione nel quadro della teologia generale. Su questo punto si distinguono due proposte: la missiologia intesa come dimensione integrale d'ogni settore teologico (dunque come parte ‘normale’ dei singoli trattati); oppure la missiologia concepita come disciplina specializzata della teologia stessa (dunque mettendo a fuoco l'aspetto tipico della natura fondamentalmente missionaria e del ruolo corrispondente della Chiesa nel mondo ).(64)

In effetti, in Italia sono poche le cattedre di missiologia, se si escludono le due facoltà presso la Pontificia Università Gregoriana e la Pontificia Università Urbaniana. Vi sono in alcune Università dei corsi di missiologia inseriti nella facoltà di teologia o dei corsi di aggiornamento per missionari.(65) Anche nei seminari non è sempre previsto uno specifico corso di missiologia, ma si include la tematica in un capitolo dell'ecclesiologia legato essenzialmente al tema della cattolicità della Chiesa. 

  1. Vita Del Prete, Segretario nazionale della Pontificia Unione Missionaria del clero, dei seminaristi, dei religiosi e delle religiose che promuove la formazione degli agenti della missio ad gentes, ritiene che la Chiesa occidentale, quindi anche quella italiana, si è preoccupata di preparare i pastori di comunità cristiane, mentre si trova a lavorare in situazioni di primo annuncio, cioè ad evangelizzare i non cristiani. Per questo diventa prioritaria la formazione missiologica degli evangelizzatori. Inoltre, il rischio che si corre, affermando che tutta la teologia è penetrazione della parola di Dio in senso universale, è di non approfondire l'aspetto della natura missionaria della Chiesa.

Il Segretario Generale della Pontificia Unione Missionaria, P. Fernando Galbiati, nel suo ultimo discorso ai Direttori nazionali delle Pontificie Opere Missionarie, faceva emergere la centralità della missione nella formazione dei seminaristi. Per quanto più volte affermata e sottolineata dai documenti della Chiesa, è ancora un pio desiderio la sua applicazione nei seminari. La missione rimane una realtà interessante, ma lontana, quando ormai altre religioni e altre culture sono parte della vita e della realtà in cui il futuro sacerdote deve vivere ed operare. Anche le lezioni di missiologia sono ancora una rara evenienza nella maggior parte dei seminari e per lo più sono relegate ad un corso di cultura o a interventi complementari al curriculum degli studi. Questo non fa giustizia ad un argomento che dovrebbe essere centrale ed incorporato nella teologia sistematica dei futuri sacerdoti. Da qui la necessità di pensare e redigere una teologia inculturata nelle diverse realtà del mondo, inclusa la ‘nuova’ cultura secolarizzata dell'Occidente. Una teologia missionaria che potrebbe offrire, nella sua finalità pastorale-missionaria, unità, completezza e funzionalità allo studio teologico.(66)

Il teologo italiano che negli ultimi anni maggiormente ha sostenuto la riflessione sulla missione della Chiesa, don Gianni Colzani, afferma in proposito che “la scelta sarebbe quella di fame una dinamica trasversale in grado di ripensare tutti i trattati, in particolare la cristologia, l'ecclesiologia e l'antropologia  (io penso ad un rinnovamento della teologia classica in senso missionario; i grandi trattati andrebbero poi affiancati da corsi seminariali o opzionali per affrontare temi specificatamente missionari  come le nuove cristologie, l’inculturazione e altro): solo se questo non avvenisse  si può pensare ad un corso specifico di missiologia”.(67)

In un'epoca di ripensamento radicale della pastorale italiana, quello della formazione missionaria è un problema importante, se si considera la missio ad gentes come paradigma dell'impegno pastorale.

           

  1. La difficile conversione pastorale sulla linea della missionarietà

 

Se, come abbiamo visto, dai documenti della CEI emerge un chiaro orientamento dei Vescovi a porre il paradigma dell'evangelizzazione come prioritario per una pastorale rinnovata, meno evidente esso risulta nell'impegno pastorale. Per verificare questo, alcune indagini sul campo(68) ci hanno permesso di constatare che se a livello teorico i documenti del Magistero dell'ultimo trentennio hanno sollecitato una conversione pastorale sulla linea della missionarietà, è difficile applicare questa conversione nella pratica. 

L'Italia è ricca d'iniziative missionarie che comprendono molti aspetti: collaborazione con le giovani Chiese, convegni per i seminaristi e le religiose,(69) visite alle missioni, organizzazione di campi estivi per giovani, campagne di sensibilizzazione, commercio equo e solidale, marce per la pace, ecc. Infatti, l'espressione più promettente della Chiesa italiana è quella di carattere pratico-pastorale vissuta in nuovi stili di vita, nell'impegno per la pace reale anche dove, forse, viene strumentalizzato e nella promozione di gemellaggi ecclesiali e di centri di se studio sulle realtà del Sud del mondo.

C'è, dunque, questa ricchezza d'iniziative a fronte della quale però c'è una povertà di elaborazione e di riflessione. La missionarietà rimane un po' alla superficie, senza che sia approfondito il vero senso della missione che è donare la propria vita a Cristo per i fratelli. Se crescono le iniziative missionarie, diminuisco le vocazioni missionarie proprio perché l'iniziativa missionaria è momentanea e a volte soddisfa un senso di emotività ordinaria, ma non impegna in totalità. Esiste un'incapacità di comunicare la missionarietà nella cultura postmoderna, cultura caratterizzata dal frammento, dalla momentaneità, dalla trasversalità, dal crollo di ogni verità.(70)

Missionarietà vuoi dire riproporre il discorso cristiano, comunicare la propria fede. Vi è una sorta di reticenza o forse mancano proprio gli strumenti al cristiano semplice per poter parlare agli altri della propria fede in Gesù Cristo. In questo modo si vive la missionarietà in maniera errata, nel senso che si pensa agli altri per aiutarli, per sostenerli, ma non per andare a comunicare loro il Vangelo. Manca proprio questo humus, cioè ritenere che la fede non è un privilegio dato ad alcuni, ma un dono che si è ricevuto affinché sia annunciato agli altri.

Solo se si educa all'ideale evangelico è possibile che i giovani donino la propria vita per annunciare Cristo e per condividere le sofferenze dei poveri. La responsabilità della mancanza di questo annuncio viene attribuita anche al mondo missionario che molto spesso in Italia non ha il coraggio di andare contro-corrente e presenta l'esperienza dei missionari e delle giovani Chiese solo centrata sul tema dello sviluppo e della giustizia sociale, senza risalire e annunziare le fonti da cui un impegno promana.(71)

Nonostante questi siano gli elementi più critici di una situazione che non è più di cristianità costituita, si possono riscontrare alcuni cambiamenti in seno alla pastorale italiana, sotto l'aspetto della missionarietà. L'elemento di novità degli ultimi tempi è che si va sempre più verso la consapevolezza che il dovere missionario compete anche alla Chiesa locale. In alcune realtà diocesane c'è già un radicamento missionario più forte perché vi è la presenza d'Istituti missionari; esiste a volte anche una tradizione a livello diocesano di sacerdoti fidei donum che creano un legame più stretto tra le diocesi e alcune comunità del Sud del mondo; vi è dunque in queste realtà un vissuto missionario già consolidato.

Altro aspetto interessante è il fatto che il Sud d'Italia negli ultimi anni si sta aprendo molto alla missione. Infatti, nel passato si era avuta una notevole differenziazione anche quantitativa tra le forze investite al Centro-Nord rispetto al Sud e questo aveva avuto un'incidenza sulla minor spinta missionaria. Basti considerare che tutti gli Istituti specificatamente ad gentes sono nati nel Nord Italia. Dopo il Convegno missionario nazionale di Bellaria si è notato che il tema della missione ad gentes comincia ad entrare anche nelle attenzioni di quella parte del laicato e del mondo dei consacrati che non sono specificatamente impegnati in essa. Da allora si è iniziato a parlare di missione nei piani pastorali, a interpellare gli operatori pastorali anche sulle questioni missionarie.

Altro elemento positivo da riscontrare sta nel fatto che c'è stata in Italia una ristrutturazione nel servizio dell'animazione missionaria attraverso una maggior unità tra l'Ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese e la direzione nazionale delle Pontificie Opere Missionarie per una ricerca di maggior coesione e di maggior incisività.

La missione viene sempre più considerata come un tema trasversale, perché l'attività missionaria di una Chiesa locale è in stretta connessione con la pastorale biblica, liturgica, catechetica, vocazionale, familiare e con il lavoro d'inculturazione, di dialogo ecumenico, interreligioso, considerando anche tutto il fronte della promozione umana, dello sviluppo e dei valori della giustizia, della pace, della riconciliazione.

Questa fusione di servizi obbedisce a un piano che ha un fondamento teologico, partendo da una teologia missionaria della Chiesa locale, come soggetto della missione. L'esperienza delle Pontificie Opere Missionarie, che hanno un afflato cattolico cioè universale, mostra forse però che sono state poco incisive nella pastorale diocesana. Hanno fato un percorso per proprio conto, con una loro organizzazione e questo non ha facilitato molto la crescita della comunità cristiana. Con questa nuova impostazione possono veramente raggiungere una maggiore efficacia. Le Pontificie Opere Missionarie hanno fatto e stanno facendo ancora un cammino di rinnovamento all'interno della loro struttura, per essere sempre più operative anche nel campo della pastorale e cioè per motivare la loro presenza a livello diocesano, a livello nazionale con proposte di vita e di pastorale missionaria.

Un altro punto che sta maturando, anche se c'è ancora molta strada da fare, è la collaborazione fra Istituti missionari, Chiesa locale e organi emananti dalla Conferenza Episcopale.

Occorre, inoltre, meglio evidenziare due realtà che sono tra di loro complementari. Sono i due grandi filoni dell'attività missionaria della Chiesa: la missionarietà che nasce dal sacramento del battesimo e che quindi coinvolge tutti i battezzati a livello parrocchiale, diocesano, nazionale, mondiale e la missionarietà che nasce dalla vocazione missionaria specifica.(72)

Sul piano pratico ci possono essere delle difficoltà per organizzare questa complementarietà nel servizio della missione, però l'importante è che si parta da idee chiare per poter trovare una soluzione che sia veramente in linea con la realtà dei fatti e con l'insegnamento del Magistero. Gli sbandamenti ci possono essere sia da parte della Chiesa locale che vorrebbe controllare tutto o far rientrare tutti in determinati schemi pre-organizzati o organizzati ai margini delle forze missionarie della Chiesa, ma ci possono essere anche da parte d'Istituti missionari se pretendessero di fare un cammino totalmente parallelo alla Chiesa locale. La soluzione migliore, che è anche più in linea con gli orientamenti del Magistero dei Vescovi italiani, è l'integrazione di tutte le forze missionarie di una diocesi in modo che ci sia un canale comune nel quale tutti i battezzati vivono la loro vita missionaria e poi, come rafforzamento di questo canale missionario che viene dal battesimo, vi sia un potenziamento in coloro che, partendo dalla propria diocesi, quindi come espressione missionaria delle Chiese locali, assumono come propria la missione ad gentes nella sua forma più tipica, più specifica, cioè la missione ad gentes, ad extra e ad vitam.

 

  1. Conclusione

 

Molti altri aspetti della missione in Italia avrebbero dovuto essere presenti in questo studio. Quelli indicati non mancano però d'interesse, perché da una parte mostrano la ricchezza e la sensibilità per la missione del popolo italiano, ma dall'altra fanno intravedere una certa insufficienza della riflessione missiologica. Sicuramente la realtà missionaria italiana è vivace, ma a questa vivacità, che presenta anche segni di stanchezza, deve seguire una riflessione. Infatti, è solo attraverso la comprensione del proprio operato che si possono correggere i propri passi, i propri orientamenti, le proprie scelte.

Possiamo affermare che non si evidenzia ancora in Italia una linea o una scuola missiologica. Ci sono degli studi realizzati da singoli teologi o dei tentativi di alcuni di essi di elaborare insieme, ma non emerge una riflessione scientifica che stia ripensando tutta la pastorale della Chiesa italiana in senso missionario.

Inoltre, delineare un bilancio dell'effettiva realizzazione degli obiettivi pastorali pratici, raggiunti dalle scelte operate dalla CEI nel suo magistero collegiale, non è facile. Per una precisazione terminologica, va affermato che dai documenti dell'Episcopato italiano emerge una certa fluidità dei termini nel passaggio dai la primi documenti agli ultimi e per questo essi vanno analizzati, oltre che in una visione sincronica, anche da un punto di vista diacronico. Però, già l'acquisizione che “la missione ad gentes non è soltanto il punto conclusivo dell'impegno pastorale, ma il suo costante orizzonte e il suo paradigma per eccellenza”(73) è sicuramente un importante dato positivo. Si constata così che la Chiesa in Italia ha preso coscienza della necessaria interdipendenza tra le proprie esigenze di rievangelizzazione e l'apertura alla missione universale.

Quest'apertura la si deve anche al grande contributo dei missionari per la crescita della sensibilità verso l'attività ad gentes, soprattutto attraverso l'animazione missionaria. A questo proposito si deve tuttavia constatare che oggi l'animazione missionaria ancora troppo spesso si configura come mera raccolta di in fondi. Si tratta di una delle sfide più importanti a cui gli animatori missionari devono trovare risposte adeguate. La discussione è aperta da tempo e si colloca nel dibattito su cosa si debba intendere per animazione missionaria.(74)

L'animazione missionaria, rettamente intesa, si giustifica proprio come narrazione d'una storia che viene da lontano e va lontano, nella capacità di ricostruire episodi e frammenti secondo un filo conduttore che trova nel Signore Gesù il suo principio e centro ricapitolatore. Nella fedeltà alla vocazione ad gentes e ad le vitam, a tutti i popoli e per tutta la vita, gli animatori missionari hanno la possibilità di far irrompere nella società italiana la scintilla dell'Eterno che entra nel tempo e vi pone la sua stabile dimora. Mancare a questa missione, riducendo l'animazione missionaria ad una rituale e ripetitiva raccolta di aiuti economici, vuol dire non aver compreso quale sia il potenziale dirompente della sua ricchezza che la costituisce come elemento chiave della pastorale ordinaria.(75)

 

 

 

 

 

 

NOTE

 

  1. Cfr. Episcopato italiano, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia. Appendice, in ‘Il Regno-documenti’ 46 (2001) 456.
  2. Per un'analisi più dettagliata, cfr. E. Grasso, La coscienza missionaria della Chiesa in Italia dal Concilio ad oggi, in ‘Neue Zeitschrift fur Missionswissenschaft’ 54 (1998) 23-34.
  3. Cfr. A. Riccardi, CEI e politica (1972-1976). Bartoletti il traghettatore, in ‘Il Regno-attualità’ 32 (1987) 334.
  4. Episcopato italiano, Documento pastorale Comunione e comunità (1 ottobre 1981), § 2, in Enchiridion della Conferenza Episcopale Italiana, III, Dehoniane, Bologna 1986,634. D'ora in poi Enchiridion CEI.
  5. Cfr. P. Vanzan, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia. Orientamenti pastorali dell'Episcopato italiano per il nuovo decennio, in ‘La Civiltà Cattolica’ 153/1 (2002) 587.
  6. Cfr. Conferenza Episcopale Italiana, Documento pastorale Evangelizzazione e testimonianza della carità (8 dicembre 1990), § 31, in Enchiridion CEI, IV, Dehoniane, Bologna 1991,2751.
  7. Cfr. Evangelizzazione e testimonianza..., § 36, 2758-2759.
  8. Cfr. P. Vanzan, Comunicare il Vangelo..., 587-588.
  9. Episcopato italiano, Nota pastorale Con il dono della carità dentro la storia (26 maggio 1996), § 10, in Enchiridion CEI, VI, Dehoniane, Bologna 2002,129.
  10. Cfr. Con il dono della carità..., § 23, 149-150.
  11. Cfr. Comunicare il Vangelo..., 441-456.
  12. Cfr. Comunicare il Vangelo..., § 9, 443-444. Per un commento alla Novo millennio ineute, cfr. Partire dal Suo Volto. Lettura Missionaria della Novo Millennio Ineunte. A cura di R. Ballan, Editrice Missionaria Italiana, Bologna 2002. Il testo è frutto di un Atto Accademico Missionario e di altri contributi in onore di mons. Esquerda Bifet, il quale è stato per ventisette anni Direttore del Centro Internazionale di Animazione Missionaria (Roma).
  13. Comunicare il Vangelo..., § 32, 449.
  14. Comunicare il Vangelo..., § 44, 451.
  15. Comunicare il Vangelo..., § 46, 451.
  16. Cfr. E. Grasso, La Chiesa del nostro tempo. La missione come priorità ineludibile secondo il Cardinale Camillo Ruini, in E. Grasso, Ora è tempo di andare. Per aprire ogni esperienza umana al Signore che salva, Editrice Missionaria Italiana, Bologna 1997,49-56.
  17. C. Ruini, Chiesa del nostro tempo. Prolusioni 1991-1996, Piemme, Casale Monferrato (AL) 1996, 23.
  18. Cfr. C. Ruini, Chiesa del nostro tempo..., 185.
  19. Cfr. C. Ruini, Chiesa del nostro tempo..., 255.
  20. Cfr. C. Ruini, Chiesa del nostro tempo..., 351.
  21. Cfr. C. Ruini, Chiesa del nostro tempo..., 338.
  22. Cfr. C. Ruini, Chiesa del nostro tempo. Prolusioni 1996-2001, II, Piemme, Casale Monf. (AL) 2001, 49.
  23. II convegno fu di notevole importanza poiché aveva come principale obiettivo la prospettiva della missio ad gentes, cercando di contribuire ad educare i presbiteri ad una spiritualità della missione che diventasse cultura e mentalità pastorale. Esso ha particolarmente stimolato i sacerdoti a dare più attenzione alla formazione missionaria, a coinvolgere la stessa comunità ecclesiale nell'apertura missionaria. Gli Atti del convegno sono stati pubblicati, cfr. M. Agazzi - S. Bertozzi - F. Brovelli e altri, Preti per la missione. La dimensione missionaria nella spiritualità del presbitero diocesano, EMI, Bologna 1997.
  24. C. Ruini, Chiesa del nostro tempo, II, 95-96.
  25. C. Ruini, Chiesa del nostro tempo, II, 115.
  26. C. Ruini, Chiesa del nostro tempo, II, 401.
  27. Cfr. C. Ruini, Chiesa del nostro tempo, II, 402.
  28. Cfr. ‘L'Osservatore Romano’ (20-21 maggio 2002) 13.
  29. Per la trattazione di questa sezione, cfr. Consiglio Episcopale permanente, Lettera L'amore di Cristo ci sospinge (4 aprile 1999), Appendice, in Enchiridion CEI, VI, Dehoniane, Bologna 2002, 1799; cfr. Il fuoco della missione. La missione ‘ad gentes’ interpella la Chiesa che è in Italia. Convegno Missionario Nazionale Bellaria 10-13 settembre 1998, Editrice Missionaria Italiana, Bologna 1999, 160-176.
  30. Cfr. G. Andreozzi, Presentazione del Convegno, in ‘Notiziario dell'Ufficio nazionale cooperazione missionaria tra le Chiese’ n. 18 (2001) 16.
  31. La Chiesa italiana ha dato un apporto consistente alla missione sotto questa forma: 1.622 sacerdoti fidei donum sono partiti in quarant'anni. Oggi, però, il numero di coloro che chiedono di partire è sempre più esiguo, nonostante la forte scelta dei Vescovi. Questo calo è dovuto alla generale diminuzione del clero, ma anche alla minor sensibilità sacerdotale verso la missione ad gentes. Attualmente sono ancora in missione circa 610 sacerdoti fidei donum. Ad essi va collegato tutto il movimento di cooperazione con le Chiese d'Africa, Asia, America Latina espresso in varie forme: gemellaggi, adozioni, realizzazione di strutture sanitarie, educative, pastorali, coinvolgimento dei laici in attività dirette di missione, cfr. G. Pasqualetti, Preti italiani e missione universale, in ‘Ad Gentes’ 1 (1997) 118. Per un approfondimento, cfr. R. Zecchin, I sacerdoti Fidei donum: una maturazione storica ed ecclesiale della missionarietà della Chiesa, Pontificie Opere Missionarie-Ufficio Missionario Diocesano, Roma-Padova 1990; cfr. Centro Unitario Missionario per la Cooperazione tra le Chiese, Un ponte tra le Chiese. La sfida dei Fidei donum alla missione della chiesa italiana, Editrice Missionaria Italiana, Bologna 1996; cfr. R. Ferranti, Comunicare il dono. Identità e missione del presbitero ‘Fidei donum’, Editrice Missionaria Italiana, Bologna 2002; cfr. S. Marcazzani, La spiritualità del presbitero ‘Fidei donum’ in ‘Ad Gentes’ 6 (2002) 143-151.
  32. Cfr. CEI Ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese, Atti Convegno Missionario Nazionale dei Responsabili diocesani della pastorale missionaria, Roma 14-17 settembre 1992, 84.
  33. Cfr. Statuto della Conferenza degli Istituti esclusivamente Missionari in Italia (4 marzo 2000).
  34. Cfr. F. Grasselli, I 25 anni dell'E.M.I. Una realtà e un segno, in ‘Ad Gentes’ 2 (1998) 284.
  35. Cfr. F. Grasselli, I 25 anni dell'E.M.I…, 283-286.
  36. Per una presentazione del Forum cfr. G. Pasqualetti, “Come orizzonte il mondo”. Forum degli Istituti Missionari in Italia, in <Ad Gentes> 3 (1999) 111-120. Gli Atti sono stati raccolti in Come orizzonte il mondo. Gli Istituti Missionari oggi in Italia: tra sfide e comunione. Forum Istituti Missionari 3-6 febbraio 1999. Ariccia (Roma), Editrice Missionaria Italiana. Bologna 1999.
  37. Per una presentazione del Forum cfr. M. Mammi, Quale profezia per gli Istituti Missionari? A proposito del Forum degli Istituti Missionari presenti in Italia, in <Omnis Terra> (it.) 20 (2002) 112-117. Gli Atti sono stati raccolti in Insieme prendere il largo. Gi Istituti Missionari oggi in Italia: tra memoria e realtà. Forum Istituti Missionari 4-8 febbraio 2002. Ariccia (Roma), Editrice Missionaria Italiana, Bologna 2002.
  38. Cfr. Commissione episcopale per la cooperazione tra le Chiese, Nota pastorale I laici nella missione “ad gentes” e nella cooperazione tra i popoli (25 gennaio 1990), § 1-2, in Enchiridion della Chiesa missionaria. A cura di Pontificie Opere Missionarie, Dehoniane, Bologna 1997,4682-4683.
  39. Cfr. Atti del Convegno Missionario Nazionale. Verona 12-15 settembre 1990, Editrice Missionaria Italiana, Bologna 1991.
  40. Cfr. M. Agazzi, Introduzione, in Atti del Convegno Missionario..., 7.
  41. Cfr. Saluto di S. E. Mons. Settimio Todisco, in Atti del Convegno Missionario..., 19.
  42. Cfr. Intervento conclusivo di mons. Domenico Calcagno, in Atti del Convegno Missionario..., 265-266.
  43. Gli Atti sono stati pubblicati in Il fuoco della missione, cfr. nota 29.
  44. Cfr. R. Corti, Prospettive del Convegno. Discepoli che diventano testimoni, in Il fuoco della missione..., 284.
  45. Cfr. F. Mastrofini, Decalogo dell'evangelizzazione, in ‘Il Regno-attualità’ 43 (1998) 623.
  46. L'amore di Cristo..., 1761-1799.
  47. L'amore di Cristo..., § 2, 1770.
  48. L'amore di Cristo..., § 3, 1775.
  49. L'amore di Cristo..., § 3, 1776.
  50. L'amore di Cristo..., § 5, 1786.
  51. Cfr. P. Gheddo, Dai nostri inviati speciali. 125 anni di giornalismo missionario da Le Missioni Cattoliche a Mondo e Missione (1872-1997), Editrice Missionaria Italiana, Bologna 1997,5.
  52. Cfr. P. Gheddo, Dai nostri inviati..., 92.
  53. Cfr. T. Galizia, Le Pontificie Opere Missionarie, in ‘Notiziario dell'Ufficio nazionale cooperazione missionaria tra le Chiese’ n. 18 (2001) 134-135.
  54. V.Milani, Un dialogo teologico e spirituale, in ‘Ad Gentes’ 1 (1997) 1.
  55. Gli Atti del Seminario di studio sono stati pubblicati in ‘Ad Gentes’ 4/1 (2000).
  56. Gli Atti del Seminario di studio sono stati pubblicati in ‘Ad Gentes’ 6/1 (2002).
  57. G. Colzani, La teologia della missione nella bibliografia italiana dal Concilio ad oggi, in ‘Ad Gentes’ 1 (1997) 236. Per un'analisi più approfondita, cfr. l'intero articolo alle pp. 236-244.
  58. Cfr. G. Colzani, La teologia della missione..., 242.

59 Cfr. Associazione Teologica Italiana, Coscienza e missione di Chiesa. Atti del VII Congresso nazionale, Cittadella, Assisi 1977; cfr. S. Dianich, Missione, in Nuovo Dizionario di Telogia. Supplemento 1, Paoline, Alba (CN) 1983,2014-2028; cfr. Pontificia Università Urbaniana, Dizionario di Missiologia, Dehoniane, Bologna 1993.

  1. Cfr. G. Colzani, La teologia della missione..., 244.
  2. G. Colombo, La teologia itaLiana. Materiali e prospettive (1950-1993), Glossa, Milano 1995, 130. Oltre a questo, non va tralasciato ciò che già nel 1967 mons. Carlo Colombo constatava, in una relazione tenuta all' Assemblea generale della CEI, circa le strettezze della teologia italiana, esprimendo la necessità di un “aumento di cultura teologica nel clero e nel laicato cristiano, come condizione e premessa indispensabile di un rinnovamento della vita religiosa nazionale”, C. Colombo, La cultura teologica del clero e del laicato cristiano, in ‘Rivista del Clero italiano’ 48 (1967) 351.
  3. Cfr. Ad gentes, 26.
  4. Cfr. Redemptoris missio, 83.
  5. Cfr. Missiologia, in B. Mondin, Dizionario Storico e Teologico delle missioni, Urbaniana University Press, Città del Vaticano 2001, 319.
  6. A questo proposito, segnaliamo il corso di ‘Formazione permanente per missionari’ istituito ormai da alcuni anni presso la Pontificia Università Salesiana (Roma), diretto dal P. Gianfranco Coffele, che permette un ressourcement per i missionari che rientrano e un confronto con le nuove sfide che toccano il cuore della missione.
  7. Cfr. F. Galbiati, Un clero missionario per una Chiesa missionaria, in ‘Omnis Terra’ (it.) 20 (2002)135-152.
  8. G. Colzani, La forza di una teologia diffusiva, in ‘Notiziario dell'Ufficio nazionale cooperazione missionaria tra le Chiese’ n, 14 (2001) 71; cfr. G. Colzani, Cattolicità e missione nei piani formativi dei seminari, in ‘Rivista del Clero italiano’ 75 (1994) 854-864.
  9. Riportiamo di seguito alcune considerazioni emerse da colloqui avuti con i seguenti esperti de mondo missionario italiano: Romeo Ballan (Direttore del Centro Internazionale di Animazione Missionaria); Gino Barsella (Direttore di ‘Nigrizia'); Vita Del Prete (Segretario nazionale della Pontificia Unione Missionaria); Gerolamo Fazzini (Condirettore di ‘Mondo e Missione’); Mario Fini (Professore di ecclesiologia allo Studio Teologico Accademico Bolognese); Fernando Galbiati (Segretario Generale della Pontificia Unione Missionaria); Francesco Grasselli (Caporedattore della Editrice Missionaria Italiana); Gottardo Pasqualetti (Presidente uscente della CIMI). Li ringraziamo sentitamente per la loro collaborazione.
  10. La Pontificia Unione Missionaria nazionale organizza ogni anno due convegni: un convegno per le religiose, programmato con l'USMI, il quale convoca le religiose Italiane per un confronto su temi di ordine missionario. Il convegno del 2002 è stato organizzato sul tema “Consacrate e dialogo interreligioso”. Un convegno per seminaristi italiani vede convenire i futuri preti da tutti i seminari d'Italia per delle giornate d'incontro che porta a scoprire l'universalità della vocazione sacerdotale. Il convegno del 2002 si è svolto sul tema “Missione e globalizzazione”.
  11. Cfr. E. Grasso, Educare i giovani alla missionarietà, in E. Grasso, Il mattino che viene. Comunità cristiane nel postmoderno, Editrice Missionaria Italiana, Bologna 1995, 93-114.
  12. Cfr. P. Gheddo - R. Beretta, Davide e Golia. I cattolici e la sfida della globalizzazione, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2001, 108,157.
  13. Cfr. Commissione episcopale per la cooperazione tra le Chiese, Documento pastorale L'impegno missionario della Chiesa italiana (21 aprile 1982), § 28, in Enchiridion CEI, III, Dehoniane, Bologna 1986, 981-982.
  14. Comunicare il Vangelo..., § 32, 449.
  15. 74. Cfr .M. Mammi, Quale profezia...,
  16. Cfr. E. Grasso, Per tutti i popoli, per tutta la vita. Animazione missionaria e pastorale ordinaria, in ‘Missione Redemptor homini’, n. 63 (2002) 2.

 

 

(A cura di Maria Grazia Furlanetto - pubblicata dalla rivista Nouvelle Revue de science missionnaire; 59-2003/1)

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