IL SACRAMENTO DEL BATTESIMO

Pubblicato in Missione Oggi

Il Santo Battesimo è il fondamento di tutta la vita cristiana, il vestibolo d'ingresso alla vita nello Spirito (« vitae spiritualis ianua »), e la porta che apre l'accesso agli altri sacramenti. Mediante il Battesimo siamo liberati dal peccato e rigenerati come figli di Dio, diventiamo membra di Cristo; siamo incorporati alla Chiesa e resi partecipi della sua missione.

Il Battesimo può definirsi il sacramento della rigenerazione cristiana mediante l'acqua e la parola ». (CCC 1213)

È bene ricordare fin dall’inizio che non è possibile parlare del Battesimo senza collegarlo agli altri due sacramenti dell’iniziazione cristiana.

Il termine “Battezzare”, “Battesimo”

Dal punto di vista lessicografico il verbo greco bàptó, baptízó significa "immergere", "sommergere": viene usato anche a proposito di una nave che affonda o che si fa affondare. Nell'ellenismo raramente è usato con il significato di "fare un bagno", "lavarsi"; e suggerisce piuttosto l'idea di "andare in rovina".

Il NT usa bàptó soltanto in senso proprio: "intingere" (Lc 16,24; Gv 13,26), "tingere" (Ap 19,13); e baptízó soltanto in senso cultuale (raramente a proposito di abluzioni giudaiche: Mc 7,4; Lc 11,38), cioè nel senso tecnico di "battezzare".

Il fatto che il NT usi il verbo baptízó solo per questo senso cultuale tecnico ben caratterizzato, dimostra che per esso il Battesimo comporta qualcosa che era inusitato presso gli altri riti e presso i costumi del tempo.

Le religioni ellenistiche, infatti, conoscevano le abluzioni; ma gli studi attuali mostrano che se il verbo baptízein appare nell'ellenismo qualche volta in contesti religiosi, non assume mai un senso sacrale tecnico.

L'esperienza battesimale nei primi tre secoli

Raccogliamo qui solo le testimonianze che ci offrono elementi importanti per la liturgia e la teologia del Battesimo.

La Didachè - Le Odi di Salomone – Erma

Questi tre testi, pur non offrendoci un rituale definito, ci danno delle indicazioni già notevolmente precise.

  1. La Didaché inizia la sua parte liturgica occupandosi del Battesimo.

Il testo - assai noto - prescrive di battezzare con acqua viva, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Segue una casistica riferita all'uso dell'acqua, senza dubbio posteriore: se manca acqua viva, si ricorre ad altra acqua; in mancanza di acqua fredda, si battezza nell'acqua calda.

Se l'acqua non è abbondante, se ne versa tre volte un poco sul capo del candidato dicendo «nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo».

Quindi Battesimo per immersione o già quello per infusione.

Quanto alla formula battesimale, sarebbe imprudente vedere nelle parole menzionate - come in Mt 28,19 - la formula trinitaria, che sarà usata solo più tardi.

Dal contesto si capisce che il Battesimo è per la remissione dei peccati e segna l'ingresso in una comunità che vuole scegliere una delle due vie indicate in apertura del testo: la via del bene.

Mancano però altri elementi dottrinali.

  1. Le Odi di Salomone fanno un discorso allusivo nei confronti del rito battesimale. L'immersione, ad esempio, è una discesa agli inferi, ma anche una liberazione.

L'autore usa il termine sphragís, ma si tratta del Battesimo? di un segno di croce? oppure di un'unzione?.

Notiamo come questa catechesi si fondi su una determinata tipologia, come quella del mar Rosso, del Tempio, della circoncisione.

 

Dal canto suo la Lettera di Barnaba - opera che le è cronologicamente e geograficamente vicina - ci dà delle preziose informazioni teologiche e tipologiche, senza però illuminarci con precisione sul Battesimo.

c. Erma, nel Pastore, ci informa sui riti del Battesimo.

Egli presenta la chiesa come una torre costruita sull'acqua: è una chiara allusione al Battesimo che forma il corpo di Cristo.

Uomini entrano nella torre dopo aver ricevuto una veste e un segno.

Sono ricordati la corona, la veste bianca, il sigillo.

Il Battesimo provoca nell'uomo l'inabitazione di Dio e lo impegna in una vita nuova di totale fedeltà a Dio.

Non è facile capire che cosa significhi la corona: è una corona vera e propria oppure un'immagine per indicare la gloria ricevuta nel Battesimo?

Così la veste bianca è reale oppure Erma vi vede il segno del dono dello Spirito?

Giustino – Tertulliano – Ippolito di Roma

In questi tre autori troviamo delle descrizioni precise del Battesimo, legate a una teologia talvolta sviluppata.

In Tertulliano si può notare una disciplina che è già stabile.

  1. Nella sua Apologia I il martire Giustino vuole restare discreto: egli infatti si rivolge all'imperatore pagano Antonino Pio (a. 150) e non è conveniente esporgli nei dettagli la descrizione di un sacramento.

Tuttavia egli fa capire che cos'è il Battesimo

Anzitutto bisogna credere a ciò che è stato insegnato e vivere in conformità a questo insegnamento, imparare a pregare e chiedere la remissione dei peccati.

L'intera comunità digiuna insieme ai candidati all'iniziazione.

Poi questi vengono condotti dove c'è dell'acqua e battezzati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo.

Vengono così lavati nell'acqua e questa abluzione si chiama «illuminazione».

Se il Battesimo ha degli effetti in negativo: rimettere i peccati, ha pure un effetto in positivo: illuminare.

Per Giustino la fede in Cristo e il Battesimo danno a colui che crede la luce, sì che egli definisce il Battesimo stesso photismós, illuminazione.

Ma il Battesimo non ha un unico effetto positivo, quello personale: esso inoltre fa entrare nella comunità per poter condividere il pane dell'eucaristia.

Nel Dialogo con l'ebreo Trifone Giustino utilizza una tipologia familiare all'interlocutore e paragona il battezzato a Noè salvato dalle acque e il Battesimo alla circoncisione.

  1. Nonostante l'aggressività tipica del genere apologetico, Tertulliano indica alcuni dati liturgici precisi nel suo Trattato sul Battesimo.

Per noi è di particolare interesse la prima parte di questo trattato, perché vi troviamo un commento del rito battesimale.

In questo, Tertulliano inaugura la metodologia catechetica patristica che consiste appunto nell'insegnare la dottrina partendo dal rito.

Il rito battesimale comporta la rinuncia e l'immersione con la triplice interrogazione trinitaria. In precedenza Tertulliano aveva parlato del simbolismo dell'acqua, ciò che fa pensare all'esistenza di una benedizione dell'acqua di cui parlerà Ippolito di Roma.

Ad ogni interrogazione il candidato risponde «credo», ed è immerso ogni volta.

Uscendo dall'acqua il battezzato riceve l'unzione con l'olio.

Il De baptismo non accenna alla signatio, ma introduce l'imposizione della mano a cui attribuisce - come faranno in seguito i padri - il dono dello Spirito, che viene ricollegato alla benedizione di Giacobbe.

Tertulliano distingue nettamente tra l'azione del Battesimo, che consiste nel purificare e preparare per la venuta dello Spirito, e il dono stesso dello Spirito.

Ma se i sacramenti sono distinti, il tutto si compie in una medesima celebrazione.

  1. Nella Tradizione apostolica, Ippolito di Roma ci fa conoscere la sua concezione del rito battesimale.

Al canto del gallo si benedice l'acqua, non sappiamo però con quale formula.

Per primi vengono battezzati i bambini.

 

Non c'è bisogno di sottolineare l'importanza di questo testo per la storia della pratica del Battesimo dei bambini.

Se sono in grado di farlo, gli stessi bambini risponderanno alle interrogazioni trinitarie, altrimenti il compito spetta ai genitori o a qualcuno della famiglia.

In seguito vengono battezzati gli uomini e infine le donne, le quali si presenteranno a capo scoperto e con i capelli sciolti, liberi dai fermagli d'oro.

Prima si benedice il crisma, chiamato «olio d'azione di grazie», e un «olio d'esorcismo» (corri­spondenti ai nostri sacro crisma e olio dei catecumeni).

Il prete poi fa compiere la rinuncia con quella che diverrà la formula classica: «Io rinuncio a te, Satana, e a tutte le tue pompe e a tutte le tue opere».

Unge quindi il candidato con l'olio d'esorcismo dicendo: «Ogni spirito malvagio si allontani da te» e lo affida, svestito, al vescovo o al prete che è presso l'acqua per battezzare.

Il candidato discende nell'acqua insieme al diacono che lo interroga circa la fede trinitaria e gli impone la mano.

Ad ogni risposta «credo» viene immerso nell'acqua, e quando esce viene unto dal prete con l'olio di azione di grazie.

Una volta rivestiti, i battezzati si recano in chiesa dove il vescovo imporrà loro la mano, farà l'unzione e li segnerà sulla fronte.

Il vescovo, nella celebrazione eucaristica che segue, rende grazie sul pane e sul vino, su una mistura di latte e miele (simbolo delle promesse realizzate) e sull'acqua (simbolo del Battesimo).

Al momento della comunione i neo-battezzati e confermati riceveranno il pane, l'acqua, il latte con il miele e il vino.

Il Battesimo dei bambini

Per gli adulti il RICA (68-207) propone un periodo di catechesi con riti particolari.

Per i bambini, quantunque una lunga tradizione manifesti che vi erano dei riti che li riguardavano come se essi fossero adulti, e nei quali erano coinvolti i loro genitori e padrini, il RBB prevede solo la catechesi dei genitori ma senza insistere sul modo, che invece sarebbe utile approfondire (RBB, Introduzione generale 7 e 13; Introduzione 5).

Ma l'attuale RBB (che non è un rituale di iniziazione, perché il bambino riceve solo il Battesimo; inoltre è di recente creazione: infatti il rito, che si usava per il Battesimo dei bambini fino alla recente riforma, riprendeva semplicemente quello per il Battesimo degli adulti con pochissimi adattamenti) ha voluto sforzarsi di rendere il Battesimo dei bambini più comunitario, esigendo che sia normalmente celebrato nella chiesa parrocchiale (RBB 10), in giorni in cui è facile radunare i fedeli (RBB 9).

All'inizio della celebrazione sono previsti riti di accoglienza, nei quali il celebrante esprime la gioia della comunità per il fatto di ricevere nuovi membri (RBB 36-40).

Al fine di concretizzare questa inserzione nella comunità e rendere meno individuale il sacramento, si raccomanda di raggruppare, per quanto possibile, i bambini che devono ricevere il Battesimo e compiere per loro un'unica celebrazione (RBB, Introduzione generale 27).

L'Istruzione sul Battesimo dei bambini, pubblicata dalla Congregazione per la dottrina della fede in data 20 ottobre 1980, non contraddice in nulla a tutto ciò.

Essa vuole semplicemente che il Battesimo non venga ritardato in linea di principio per il motivo che non si riconosce la legittimità del Battesimo dei bambini.

Il problema del Battesimo dei bambini, sempre di attualità ha frastornato molti cristiani, che non accettano di buon grado la lettera esplicativa di s. Agostino e le sue argomentazioni; e hanno l'impressione che il Battesimo dei bambini non sia tradizionale nella chiesa ma la testimonianza della Traditio apostolica mostra il contrario.

L'istruzione citata mette a fuoco la teologia del Battesimo dei bambini e insiste nel ricordare che il dono della fede non dipende dall'intelligenza e dalla coscienza; pur spiegando che nessuno, neanche i genitori, può sostituire la propria fede a quella dei bambini, precisa che questi non vengono battezzati senza fede, essendo qui presente la loro fede di genitori e la fede della chiesa.

I genitori credono che, battezzando i bambini, li si inserisce nella linea della salvezza.

Ciò facendo, dunque, non si riduce la loro libertà, come il dare il cibo a un bambino perché possa vivere non è un attentato alla sua libertà, quantunque egli sia incosciente.

 

Del resto il nuovo rito si è preoccupato di far capire che il Battesimo dei bambini ha veramente un senso, e a più riprese, nelle sue monizioni e preghiere, fa intervenire la responsabilità dei genitori (RBB 38-39; 50; 64; 69; 73).

Fino ad oggi il Battesimo dei bambini non possedeva una propria liturgia della Parola e mai veniva inserito nella celebrazione eucaristica.

Sono le due novità presenti nel nuovo rito: la possibilità di celebrare il Battesimo durante l'eucaristia domenicale (RBB 9; 169-172); se ciò non avvenisse, la possibilità di organizzare una liturgia della Parola a sé stante sulla base di un lezionario già ricco (RBB 43-47; 173203) ma che lascia la libertà di proclamare anche altri testi (OBP, ed. latina, 44).

Essa contempla a sua volta il rito d'accoglienza e il dialogo coi genitori, la cui responsabilità è sottolineata dal segno di croce che sono invitati a fare sulla fronte del bambino dopo il sacerdote (RBB 40).

Durante questa liturgia della Parola (mentre i bambini possono essere portati in un luogo adatto per non disturbare: RBB 14; 42) si tiene una breve omelia e la preghiera dei fedeli per i battezzandi (RBB 48-53). Seguono le invocazioni dei santi che rendono presente, accanto alla chiesa terrestre, la chiesa del cielo (RBB 54-55).

Mentre nel rituale precedente si prevedevano a questo punto i tre esorcismi successivi che riprendevano gli esorcismi degli scrutini per gli adulti, il nuovo rito ha eliminato questo accumulo artificioso con le rispettive formule talvolta scioccanti, se si pensa che erano indirizzate a un bambino piccolo, sostituendole con una orazione di esorcismo nuova e dal contenuto completamente positivo.

Pur ricordando che con l'espulsione di satana il bambino è liberato dalla colpa originale, l'orazione tiene a evidenziare l'ingresso del bambino nel regno della luce e la sua trasformazione in tempio della gloria divina, dimora dello Spirito Santo (RBB 56).

L'altra formula di esorcismo proposta ad libitum, per quanto più moraleggiante, sembra più accessibile ai fedeli.

Dopo l'unzione pre-battesimale (RBB 57) e la benedizione dell'acqua (RBB 5863), la rinuncia a satana e la professione di fede (RBB 64-68), viene il Battesimo vero e proprio (RBB 69), cui segue l'unzione post-battesimale (RBB 71), la consegna della veste bianca e del cero acceso. Questo ultimo rito offre ancora una volta l'occasione per ricordare a genitori e padrini le loro responsabilità (RBB 72-73).

Rito conclusivo e aperto alla vita futura del battezzato è l'Effatà (RBB 74) con il quale si ripete il gesto di Gesù narrato in Mc 7,31-36: l"’apertura" del sordomuto.

Mediante questo gesto il neobattezzato è predisposto all'ascolto, alla professione di fede e all'annuncio.

La celebrazione del Battesimo si conclude con la recita del Padre nostro, introdotta da una monizione del celebrante in cui si fa allusione alla confermazione e all'eucaristia cui i bambini prenderanno parte in futuro (RBB 76-77).

Infine il celebrante benedice le madri (RBB 78-79) - gesto che prende felicemente il posto dell'antica «purificazione della puerpera» che ricordava le fastidiose prescrizioni di Lv 12 -, ma vengono benedetti anche i padri dei bambini e l'intera assemblea che ha partecipato alla celebrazione.

Il Luogo del Battesimo

Quando si scrive una biografia, per meglio comprendere il personaggio descritto, è opportuno andare alle sue origini, alla terra che gli ha dato i natali, alla famiglia e all'ambiente sociale nel quale è cresciuto...

Anche per comprendere l'identità del cristiano è opportuno riandare al luogo dove egli è nato come tale, cioè al fonte battesimale.

Per la verità oggi questo "pellegrinaggio" alle fonti potrebbe in concreto risultare assai deludente.

Una lunga tradizione che sta alle nostre spalle ha in qualche modo umiliato lo spazio dell'iniziazione cristiana e lo ha ridotto sovente ad un angolo oscuro e abbandonato con un fonte battesimale che ha serie difficoltà ad esprimere le luminose origini pasquali della vita cristiana.

Nello spazio liturgico di una chiesa l'altare è senza dubbio l'elemento più importante da prendere in considerazione.

 

Ma per lo stesso motivo per il quale i sacramenti sì elencano a cominciare dal battesimo quale "porta" di tutti i sacramenti, anche noi nel considerare i vari spazi simbolici che costituiscono il luogo di culto cristiano prendiamo l'avvio dallo spazio battesimale, da dove cioè il cristiano inizia il suo itinerario verso l'altare, verso quell'eucaristia che è il vertice dell'iniziazione cristiana e di tutta l'azione pastorale della Chiesa.

E' il rito che dà forma allo spazio

Noi oggi siamo molto più sensibili e consapevoli delle generazioni the ci hanno preceduto per quanto riguarda il valore simbolico, e quindi anche iniziatico, dei diversi spazi liturgici.

Questi spazi infatti contribuiscono, più di quanto noi possiamo immaginare, alla formazione della mentalità, e quindi anche dell'identità, di chi li frequenta.

Lo spazio liturgico, come del resto ogni altro spazio, non è affatto innocuo.

All'inizio, anche se non c'era questa ragionata consapevolezza, il rapporto spazio/persona non era meno forte e meno incisivo.

Gli spazi liturgici si sono pertanto strutturati come espressione visibile di ciò che la Chiesa intendeva annunciare attraverso i riti.

In altre parole, è praticamente il rito che con le sue esigenze ha dato forma allo spazio. All'inizio, come si legge negli Atti degli Apostoli (8,26-40), ogni luogo dove vi fosse dell'acqua era adatto al battesimo.

Del resto ciò resta legittimo anche oggi in caso di necessità.

Nei primi secoli infatti tanti battesimi avevano luogo sulle rive di un fiume, di un lago o del ma­re (cf Tertulliano, De baptismo IV).

La progressiva strutturazione di un rito sempre più ricco di azioni simboliche, unitamente ad altre esigenze molto pratiche (le condizioni climatiche della stagione in cui cadeva la veglia pasquale specialmente nelle regioni del Nord), consigliarono di portare la celebrazione di questo sacramento in un primo tempo semplicemente in un luogo riparato e poi, soprattutto dopo la pace costantiniana, dalle case private in un luogo costruito appositamente vicino alla chiesa, dove il rito si concludeva con l'eucaristia.

Sono nati così i primi battisteri, che per essere funzionali al rito assumono inevitabilmente una struttura fortemente simbolica.

Il fonte battesimale entra in chiesa

I battisteri pertanto sorsero come edifici ben distinti dallo spazio dove coloro che già erano battezzati si radunavano per la celebrazione dell'eucaristia.

Il battesimo infatti è la "porta" che immette nella Chiesa, che aggrega al popolo di Dio e che pertanto permette la partecipazione al banchetto eucaristico, segno della piena comunione in Cristo e nella Chiesa.

Il luogo del battesimo consisteva generalmente in una vasca dove il battezzando da una parte scendeva per venire immerso e dall'altra usciva per meglio esprimere il passaggio ad una situazione del tutto nuova, per esprimere la morte dell'uomo vecchio e la nascita dell'uomo nuovo con Cristo risorto.

Subito all'uscita della vasca il neo-battezzato veniva accolto dai "fratelli maggiori", rivestito della tunica bianca e riceveva dal vescovo la confermazione.

Infine tutti i neo-battezzati entravano processionalmente in chiesa accolti come fratelli da tutta quanta la comunità cristiana che dava loro l'abbraccio di pace per la prima volta.

Fin dall'inizio, come mostra anche un affresco al cimitero di Callisto in Roma e come attesta anche lo stesso Cipriano (258), vescovo di Cartagine, soprattutto per gli ammalati e le persone deboli (cf Epist. 76,12), non è mai mancato anche il battesimo per infusione, cioè versando semplicemente l'acqua sul capo, senza la completa immersione del corpo.

L'infusione ha preso il sopravvento quando, verso la fine del primo millennio, in una società interamente cristianizzata, vennero a mancare quasi del tutto i battesimi degli adulti.

Per ovvi motivi si preferiva battezzare i bambini per infusione e di conseguenza in vasche sempre più piccole.

Ciò nonostante i battisteri, per la forza dell'antica tradizione, continuarono ad essere costruiti presso le cattedrali delle grandi città fino al XIII secolo.

Tuttavia, venendo a mancare in una società cristiana una chiara distinzione fra battezzati e no come pure l'articolato itinerario di conversione, anche il fonte battesimale finì con l'entrare in chiesa, diventando parte integrante dello spazio riservato al fedeli.

 

Unica traccia superstite del suo ruolo di "porta" per entrare a far parte del popolo di Dio, la sua collocazione presso l'ingresso della chiesa e generalmente sulla sinistra.

Uno spazio aperto sulla comunità

In tale posizione, sovente confuso fra le tante cappelle laterali, il fonte battesimale per quasi un millennio esprime una Chiesa che praticamente s'identifica con la società civile.

Una società dove nascere alla vita di questo mondo implica già in qualche modo l'essere cristiani.

È sintomatico che fino alla metà di questo secolo sovente il giorno della nascita coincideva con quello del battesimo.

Durante gli ultimi decenni che decedettero il Concilio Vaticano II il fonte battesimale delle parrocchie diventò sovente un luogo quasi dimenticato.

La maggioranza dei battesimi infatti aveva luogo nelle cappelle delle cliniche e degli ospedali, sovente in modo frettoloso, mentre la madre si preparava per tornare a casa, quasi, se ci è lecito l'accostamento, come un passaggio al... pronto soccorso per una medicazione di carattere religioso!

Il profondo rinnovamento conciliare della Chiesa non poteva non influire sulla prassi dell'iniziazione cristiana, e di conseguenza anche sullo spazio cultuale riservato alla celebrazione del battesimo.

Anche oggi questo spazio è chiamato, come del resto tutta quanta la struttura architettonica della chiesa, a rivelare l'identità e la sua missione nel mondo odierno.

La Chiesa che si accinge varcare la soglia del terzo millennio è chiamata ad esprimere alcune verità che nel contesto storico attuale sono più urgenti.

E questo lo deve fare anche e soprattutto con segni chiari, semplici e incisivi, a cominciare dai segni sacramentali.

In primo luogo è necessario oggi evidenziare la dimensione comunitaria della fede (e del battesimo); dimensione che per lungo tempo è stata oscurata.

Per questo le norme, con soluzioni coraggiose e veramente nuove, prevedono oggi uno spazio battesimale che prima di tutto permetta una celebrazione comunitaria.

«Il Fonte battesimale può essere collocato in una cappella, situata in chiesa o fuori di essa, o anche in altra parte della chiesa, visibile ai fedeli; in ogni caso deve essere disposto in modo da consentire la partecipazione comunitaria». (Iniz. Crist., Introd. Gen. 25).

Proprio a questo scopo si. sta instaurando sempre più la prassi innovativa di porre il fonte battesimale in uno spazio ben distinto, ma sull'itinerario ideale che conduce verso l'altare, come consigliato dal Benedizionale, affinché «risulti manifesto il nesso del battesimo con la parola di Dio è con l'eucaristia che è culmine dell'iniziazione cristiana» (n. 1166).

Uno spazio: pasquale

In breve, entrando oggi in una chiesa deve apparire subito ben chiaro che il fonte battesimale non è un accessorio secondario, ma il simbolo di ciò che è un cristiano, cioè un "risuscitato", un rinato nello Spirito per mezzo di quell'acqua che è simbolo di Cristo e della sua parola che rende puri e giustificati (cf Gv 4,1-26; 15,3).

Per questo accanto al fonte battesimale è prevista una dignitosa collocazione del cero pasquale: deve essere sempre chiaro ed evidente che il battesimo è inserimento nel mistero pasquale, cioè in un permanente itinerario di esodo per abbandonare ogni idolatria e formare un solo popolo nella carità.

E' interessante ricordare che i più antichi battisteri erano circolari, come lo erano in genere i mausolei, per evidenziare la partecipazione alla morte di Cristo.

Stesso significato per alcuni battisteri esagonali: Cristo è morto nel sesto giorno della settimana.

Assai più numerosi i battisteri ottagonali in memoria della risurrezione avvenuta nell'ottavo giorno, cioè nel primo giorno della nuova creazione, dopo il settimo dell'antica alleanza. Ritornando poi all'antica tradizione, le attuali norme prevedono la possibilità di fonti battesimali con l'acqua corrente affinché l'acqua viva manifesti ancor meglio la pienezza di vita nuova in Cristo (cf Iniz. Crist. 21 e 25).

E' interessante infine far notare come in alcuni testi antichi il battistero è chiamato anche "ninfeo" (dal greco e latino nymphon), cioè camera nuziale.

 

Il battistero è visto quindi come il luogo dove Dio, per mezzo di Cristo-Sposo, celebra il suo incontro nuziale con l'umanità.

È tutta questa ricchezza simbolica che oggi le chiese, specialmente quelle di nuova costruzione, sono chiamate ad esprimere attraverso lo spazio riservato alla celebrazione dell'iniziazione cristiana.

Segni e Simboli nel Rito del Battesimo

“Il significato e la grazia del sacramento del battesimo appaiono chiaramente nei riti della sua celebrazione.

Seguendo con attenta partecipazione i gesti e le parole di questa celebrazione, i fedeli sono iniziati alle ricchezze che tale sacramento significa e opera in ogni nuovo battezzato” (CCC 1234).

Tale autorevole affermazione non vale soltanto per il battesimo, ma anche per la cresima e, ovviamente, per tutti i sacramenti.

Si tratta del recupero della più importante e originaria catechesi della Chiesa, la catechesi detta mistagogica, usata normalmente nell’ epoca patristica e rimessa al primo posto dalle riforma del Vaticano II.

“La Chiesa volge attente premure affinché i fedeli non assistano come estranei o muti spettatori a questo mistero di fede, ma, comprendendolo bene per mezzo dei riti e delle preghiere, partecipino all’azione sacra consapevolmente, piamente e attivamente” (SC 48).

Ciò che è detto per la messa vale ovviamente per tutte le azioni liturgiche.

La stessa costituzione conciliare afferma che “benché la liturgia sia principalmente culto della maestà divina, contiene tuttavia anche una ricca istruzione per il popolo fedele” (SC 33). Queste autorevoli affermazioni hanno radicalmente cambiato il nostro rapporto con la celebrazione liturgica che non si riduce ad un semplice strumento funzionale per ottenere “altro”: il battesimo per cancellare il peccato originale; la cresima per diventare testimoni di Cristo; la messa per avere il pane consacrato...

La celebrazione è di per sé stessa un valore in quanto realizza il fondamentale incontro con Dio che attualizza oggi, qui, per noi la sua salvezza.

E, come in ogni autentico incontro nuziale, Dio comunica ciò che ha di più prezioso nel modo più incisivo e fruttuoso, cioè attraverso i segni, le azioni, l’esperienza.

L’amore non si comunica facendo discorsi. “L’esperienza del mistero passa attraverso il rito” (MR, Pres CEI n 5).

Una verità che deve condurre ad un profondo cambiamento non soltanto nella gestione della celebrazione liturgica, ma anche della catechesi.

Da una catechesi marcatamente nozionistica, fondata principalmente sulla comunicazione verbale, dobbiamo passare ad una catechesi più esperienziale a partire dai riti liturgici, prima scuola e palestra di vita cristiana...

La riforma liturgica del Vaticano II non si riduce ad un aggiustamento di carattere cerimoniale; né tanto meno questa riforma è preoccupata di adattarsi alla brevità degli spot pubblicitari o di soddisfare il gusto epidermico di stile new age...

Si tratta di rendere chiari e pregnanti i segni per una corretta comunicazione del Vangelo, del deposito della fede: “I riti splendano per nobile semplicità, siano chiari per brevità ed evitino inutili ripetizioni; siano adattati alla capacità di comprensione dei fedeli e non abbiano bisogno, generalmente, di molte spiegazioni” (SC 34).

Da qui le reiterate affermazioni dei documenti che la celebrazione è di per sé stessa la prima e più importante forma di annuncio: “Forma piena di evangelizzazione è la celebrazione stessa dei sacramenti” (CEI, Evangelizzazione e sacramenti, 66; SC 59).

La liturgia è “catechesi” in atto (cf RdC 113-117); “luogo educativo e rivelativo” della fede (CVMC 49).

Lo stesso catechismo della Chiesa cattolica, diversamente dal vecchio e benemerito catechismo di Pio X, presenta il battesimo non dalla riflessione teologica, ma dalla celebrazione (cf CCC 1234- 1244).

Questa parte va sotto il sintomatico titolo: la mistagogia della celebrazione.

E' alla luce di questo più corretto approccio al sacramento che diventano più chiare le norme che regolano oggi la celebrazione del rito battesimale sia per gli adulti sia per i bambini.

 

L'assemblea

“Il battesimo è il sacramento che incorpora gli uomini alla Chiesa” (IC, Introd. gen. 4). Il battesimo non è quindi una faccenda privata.

La fede cristiana è fondamentalmente comunitaria e il cristiano si distingue in quanto capace di comunione.

I sacramenti mirano in primo luogo a costituire visibilmente la Chiesa perché sia nel mondo segno visibile del progetto di Dio sull'umanità (cf SC 2).

Da qui la norma che in ogni caso cerca di dare sempre un contesto ecclesiale alla celebrazione del battesimo che, se non viene celebrato nel corso della veglia pasquale, viene proposto almeno in domenica (cf RICA 59; RBB 9) e, per quanto possibile, sempre con la presenza della comunità.

Non è senza una ragione profonda che si richiede di celebrare il battesimo nella chiesa parrocchiale (cf RBB 1O).

La presenza visibile della Chiesa è il contesto fondamentale perché risulti veramente chiaro il significato di tutti gli altri segni.

Collegato direttamente a questo segno liturgico è il ruolo della comunità, soggetto primario di ogni azione liturgica.

L'itinerario di catechesi in preparazione ai sacramenti dell'iniziazione cristiana è chiamato ad essere fondamentalmente “iniziazione” alla vita della Chiesa (cf Cons. perm. CEI, L'iniziazione cristiana. 2. Orientamenti, nn 26-29).

In tale contesto prende particolare importanza il ruolo dei padrini che non si devono limitare ad una presenza cerimoniale, scelta magari all'ultimo momento o comunque con criteri che nulla hanno da vedere con la fede.

Essi sono chiamati a costituire una presenza significativa dal punto di vista ecclesiale, quali accompagnatori, educatori e modelli di vita cristiana (cf RICA 43; IC, Introd. gen. 8).

Senza un corretto contesto ecclesiale il comunitario rischia di ridursi a collettivo!

L'acqua

L'universale esperienza umana, ma soprattutto la Scrittura ci offre la possibilità di comprendere il linguaggio simbolico dell'acqua.

Non senza ragione Gesù, nel dialogo con la samaritana, parla della salvezza di Dio con l'immagine dell'acqua (cf Gv 4): un segno che, grazie alla riforma liturgica, è chiamato a ritrovare tutta la sua eloquenza simbolica.

Giustamente si raccomanda che l'acqua sia viva e pulita; possibilmente corrente (cf IC, IG 18 e 21), non solo, ma è stata ristabilita la possibilità dell'immersione per esprimere più chiaramente la nascita dell'uomo nuovo dalle acque dell'utero materno della Chiesa (cf ivi, n 22): una modalità, forse, non sempre opportuna nella nostra cultura, ma la cui presenza rituale può essere assai utile per la catechesi.

Certamente è di cattivo gusto e costituisce una ferita grave al simbolismo compiere un battesimo servendosi delle ampolline della messa!

L'annuncio della Parola

“L'annuncio della Parola di Dio illumina con la verità rivelata i candidati e l’assemblea e suscita la risposta della fede, inseparabile dal battesimo. Infatti, il battesimo è in modo tutto particolare il sacramento della fede, poiché segna l'ingresso sacramentale nella vita di fede” (CCC 1236).

L’uomo della Bibbia è colui che ascolta la Parola del Signore: “Ascolta, Israele...” (Dt 6). Il primo atteggiamento del cristiano è l'ascolto e l'accoglienza della Parola di Dio.

Senza riferimento alla Parola i riti rischiano la magia e la superstizione...

Questa Parola è tanto importante che se ci fossero dei bambini che durante il rito ne impediscono l'ascolto, la norma prevede che siano condotti momentaneamente altrove (Cf RBB n).

Si tratta anche di un segno programmatico che, nel rito dei bambini, annuncia i contenuti e le modalità fondamentali della catechesi che dovrà seguire.

Un itinerario ecclesiale dove la Parola di Dio deve avere il primato (cf Cons. perm CEI, L'iniziazione cristiana. l. Orientam. 23).

Anche per questo e non soltanto per radunare più battesimi insieme, è opportuno fissare date battesimali durante l'anno che abbiano un significato nell'itinerario pastorale della comunità...

 

Il cero pasquale

Chi non ha mai partecipato ad una veglia pasquale, correttamente gestita, ha certamente più difficoltà a percepire il significato del cero pasquale durante il rito battesimale.

Chiedere il battesimo significa avere scoperto quella “luce” che dà pienezza di senso alla nostra vita...

Gesù più di una volta si è paragonato alla luce...

La presenza del cero nel rito battesimale evoca la veglia pasquale in tutti i suoi aspetti.

Essere battezzati significa accogliere Cristo nel contesto della comunità, nell'ascolto della sua Parola, nella partecipazione alla mensa eucaristica per essere capaci di riconoscerlo anche nel prossimo.

Non a caso nel rito per i bambini prima dei sette anni le norme prevedono che venga recitato il Padre nostro presso l'altare quale impegno per il neo battezzato a restituirlo un giorno personalmente partecipando all'eucaristia (cf CCC 1396; 1244).

Il cero che nel tempo pasquale emerge presso l'altare o presso l'ambone e che durante il resto dell'anno viene posto accanto al fonte battesimale, nel rito battesimale viene consegnato ai padrini che ad esso accendono una candela per il neo battezzato.

E' un rito che difficilmente viene osservato come proposto (= consegna del cero pasquale!) sia perché nel rito preconciliare era scomparso il cero pasquale, sia per una certa e abbastanza ovvia scomodità.

Resta tuttavia importante questo gesto che sottolinea il compito dei padrini, e di tutta la Chiesa che essi rappresentano, di attingere alla fonte della luce per comunicare il deposito della fede ai nuovi figli così che anch'essi, a loro volta, diventino luce del mondo.

La veste bianca

“La veste bianca significa che il battezzato si è rivestito di Cristo: egli è risorto con Cristo” (CCC 1243).

Merita un accenno questo simbolo perché sovente malinteso nel significato e gestito con cattivo gusto.

E' il segno della vita nuova e, in una visione più biblica e patristica, è l'abito nuziale per partecipare al banchetto eterno con lo Sposo che è Cristo.

Non è il segno di una non meglio specificata "innocenza" o "purezza" come si sente talvolta dire.

Non è del tutto superfluo ricordare che proprio perché è il segno dell'invito nuziale, dell'amore di Dio che unisce la sua vita alla nostra, quindi il segno della festa, in altre tradizioni culturali questa veste può avere un colore diverso.

Inoltre, secondo l’opportunità, questo gesto si può anche tralasciare (cf RICA 225).

Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 16:35
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