Il dogma dell’Assunta

Pubblicato in Missione Oggi

BENEDICTUS PP. XVI

Il grado più elevato di canonizzazione (Lc 1,48)


Il dogma dell'Assunta è semplicemente il grado supremo della canonizzazione nella quale il titolo « santo » viene attribuito nel senso più stretto, volendo significare cioè : interamente e totalmente nel compimento escatologico. Con ciò si dischiude ormai il contesto biblico fondamentale, che garantisce tutta l'affermazione. Noi possiamo cioè asserire che il dogma dell'Assunta non fa che descrivere nel suo contenuto ciò che è stato interiormente presupposto ed affermato nel grado supremo del culto; nel medesimo istante ci si può e ci si deve allora ricordare che il vangelo stesso profetizza ed esige il culto di Maria:
« D'ora in poi tutte le generazioni mi cm ameranno beata » (Lc 1,48)
- è un compito assegnato alla chiesa e la registrazione di Luca presuppone che la glorificazione di Maria già esiste nella chiesa del suo tempo e che egli la ritiene un dovere della chiesa per tutte le generazioni. Egli vede incominciare questa lode di Maria col saluto di Elisabetta:
« Beata colei che ha creduto... » (Lc 1,45).

Un elogio legato alla Risurrezione (Mc 12,18-27)

In questa primissima forma di culto di Maria si riflette nuovamente l'unità dei Testamenti, quell'unità che è caratteristica di tutto il tema mariano : il Dio d'Israele viene chiamato tramite uomini ai quali egli si è dimostrato grande, nella vita dei quali egli si rende visibile e presente. Essi sono, per così dire, il suo nome nella storia, grazie a loro egli stesso ha un nome, per loro ed in loro egli diventa accessibile. Si chiama il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe; chiamarlo significa chiamare i padri, così come, viceversa, chiamare i padri significa ricordarsi di lui e riconoscerlo. Non invocare gli uomini, nei quali egli stesso si rende visibile, è ingratitudine, smemoratezza -per la fede d'Israele però è anche caratteristico che essa abbia memoria e sia memoria.
La glorificazione di Maria si congiunge quindi all'idea di Dio che collega i padri col nome di Dio e sa che nella glorificazione dei padri c'è l'esaltazione di Dio. Se si tiene bene presente questo fatto, non si può non prendere in considerazione nel nostro contesto l'interpretazione di Dio Padre che Gesù ha dato in Mc 12,18-27.

Salita al cielo col suo corpo e la sua anima. (Ef 2,6)

« Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio ».
Ciò significa: esiste come una sorta di « ascensione » del battezzato, della quale parla in termini del tutto espliciti Ef 2,6:
« Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù ».
Stando a questo testo, il battesimo è partecipazione non soltanto alla risurrezione, ma anche all'ascensione di Cristo. Il battezzato, in quanto battezzato e nella misura in cui là, nel Signore glorificato, la sua vita nascosta (la sua vera vita! ).
La formula dell' « assunzione » di Maria in corpo ed anima perde, sulla base di questo testo, ogni carattere speculativo ed arbitrario: essa, infatti, è solamente la forma suprema di canonizzazione: si dice che in colei che ha generato il Signore « prima col cuore che secondo il corpo » (Agostino ), della quale la fede, cioè il contenuto interiore del battesimo, può essere asserita illimitatamente, conformemente a Lc 1,45, nella quale si è quindi realizzata tutta l'essenza del battesimo, in lei la morte è stata inghiottita nella vittoria di Cristo.[...]

Il culto di Maria è l'oscillare beato nella gioia del Magnificat e, perciò, nella lode di colui verso il quale è debitrice la figlia di Sion e di colui che lei porta come la vera, non deperibile, indistruttibile arca dell'alleanza.


Cardinal J. Ratzinger
Joseph RATZINGER, La figlia di Sion, Jaca Book, Milano 1979, p.69-79
Estratti scelti da F.Breynaert


La morte di Maria, la sua Dormizione

Pio XII, non si pronuncia sulla questione della morte di Maria

1. Circa la conclusione della vita terrena di Maria, il Concilio riprende i termini della Bolla di definizione del dogma dell'Assunzione ed afferma: "L'Immacolata Vergine, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloria in corpo e anima" (LG, 59). Con questa formula la Costituzione dogmatica "Lumen gentium", seguendo il mio Venerato Predecessore Pio XII, non si pronuncia sulla questione della morte di Maria. Pio XII tuttavia non intese negare il fatto della morte, ma soltanto non giudicò opportuno affermare solennemente, come verità che doveva essere ammessa da tutti i credenti, la morte della Madre di Dio.
Alcuni teologi, in verità, hanno sostenuto l'esenzione della Vergine dalla morte e il suo passaggio diretto dalla vita terrena alla gloria celeste. Tuttavia questa opinione è sconosciuta fino al XVII secolo, mentre in realtà esiste una tradizione comune che vede nella morte di Maria la sua introduzione alla gloria celeste.

Maria è morta, come Cristo è morto

2. È possibile che Maria di Nazaret abbia sperimentato nella sua carne il dramma della morte? Riflettendo sul destino di Maria e sul suo rapporto con il divin Figlio, sembra legittimo rispondere affermativamente: dal momento che Cristo è morto, sarebbe difficile sostenere il contrario per la Madre.
In questo senso hanno ragionato i Padri della Chiesa, che non hanno avuto dubbi al riguardo.
Basti citare san Giacomo di Sarug († 521), secondo il quale "il coro dei dodici Apostoli" quando per Maria giunse "il tempo di camminare sulla via di tutte le generazioni", la via cioè della morte, si raccolse per seppellire "il corpo virgineo della Benedetta"1.
San Modesto di Gerusalemme († 634), dopo aver ampiamente parlato della "beatissima dormizione della gloriosissima Genitrice di Dio", conclude il suo "encomio" esaltando l'intervento prodigioso di Cristo che "la risuscitò dal sepolcro" per assumerla con sé nella gloria2.
San Giovanni Damasceno († 704), per parte sua, si chiede: "Come mai colei che nel parto passò sopra tutti i limiti della natura, ora si piega alle sue leggi e il suo corpo immacolato viene sottoposto alla morte?". E risponde: "Bisognava certo che la parte mortale venisse deposta per rivestirsi di immortalità, poiché anche il padrone della natura non ha rifiutato l'esperienza della morte. Egli, infatti, muore secondo la carne e con la morte distrugge la morte, alla corruzione elargisce l'incorruttibilità e il morire lo fa sorgente di risurrezione".3

Maria ha potuto condividere la morte in vista della redenzione

3. È vero che nella Rivelazione la morte è presentata come castigo del peccato. Tuttavia il fatto che la Chiesa proclami Maria liberata dal peccato originale per singolare privilegio divino non porta a concludere che Ella abbia ricevuto anche l'immortalità corporale.
La Madre non è superiore al Figlio, che ha assunto la morte, dandole nuovo significato e trasformandola in strumento di salvezza.
Coinvolta nell'opera redentrice e associata all'offerta salvatrice di Cristo, Maria ha potuto condividere la sofferenza e la morte in vista della redenzione dell'umanità.
Anche per Lei vale quanto Severo d'Antiochia afferma a proposito di Cristo: "Senza una morte preliminare, come potrebbe aver luogo la risurrezione?" (Antijulianistica, Beirut 1931, 194s). Per essere partecipe della risurrezione di Cristo, Maria doveva condividerne anzitutto la morte.

L'atteggiamento spirituale della Vergine al momento della sua dipartita

4. Il Nuovo Testamento non fornisce alcuna notizia sulle circostanze della morte di Maria. Questo silenzio induce a supporre che essa sia avvenuta normalmente, senza alcun particolare degno di menzione. Se così non fosse stato, come avrebbe potuto la notizia restare nascosta ai contemporanei e non giungere, in qualche modo, fino a noi?
Quanto alle cause della morte di Maria, non sembrano fondate le opinioni che vorrebbero escludere per Lei cause naturali. Più importante è la ricerca dell'atteggiamento spirituale della Vergine al momento della sua dipartita da questo mondo. A tale proposito, san Francesco di Sales ritiene che la morte di Maria sia avvenuta come effetto di un trasporto d'amore. Egli parla di un morire "nell'amore, a causa dell'amore e per amore", giungendo perciò ad affermare che la Madre di Dio morì d'amore per suo figlio Gesù4.
Qualunque sia stato il fatto organico e biologico che causò, sotto l'aspetto fisico, la cessazione della vita del corpo, si può dire che il passaggio da questa all'altra vita fu per Maria una maturazione della grazia nella gloria, così che mai come in quel caso la morte poté essere concepita come una "dormizione".

5. In alcuni Padri della Chiesa troviamo la descrizione di Gesù stesso che viene a prendere sua madre nel momento della morte, per introdurla nella gloria celeste. Essi presentano, così, la morte di Maria come un evento d'amore che l'ha condotta a raggiungere il suo divin Figlio per condividerne la vita immortale. Alla fine della sua esistenza terrena, Ella avrà sperimentato, come Paolo e più di lui, il desiderio di essere sciolta dal corpo per essere con Cristo per sempre (cfr Fil 1,23).
L'esperienza della morte ha arricchito la persona della Vergine: passando per la comune sorte degli uomini, Ella è in grado di esercitare con più efficacia la sua maternità spirituale verso coloro che giungono all'ora suprema della vita



1 Discorso sulla sepoltura della Santa Genitrice di Dio, 87-99 in C. VONA, Lateranum 19 [1953], 188
2 Enc. in dormitionem Deiparae semperque Virginis Mariae, nn. 7 e 14: PG 86 bis, 3293; 3311
3 Panegirico sulla Dormizione della Madre di Dio, 10: SC 80,107
4 Traité de l'Amour de Dieu, Lib. 7, c. XIII-XIV

Papa Giovanni Paolo II,
Udienza Generale, Mercoledì, 25 giugno 1997
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 16:56
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