Impegni per una pastorale indigena e amazzonica dei Missionari della Consolata

Pubblicato in Missione Oggi

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In Amazzonia, anche tra i vari popoli originari, è possibile sviluppare «relazioni interculturali nelle quali la diversità non rappresenta una minaccia, non giustifica gerarchie di potere esercitato dagli uni sugli altri, ma significa un dialogo, a partire da visioni culturali differenti, fatto di celebrazione, di interrelazioni, di rivitalizzazione della speranza» (QA 38; Documento di Aparecida , 97)

Dall'1 al 5 febbraio 2022, noi Missionari e Suore della Consolata (IMC-MC-LMC) ci siamo riuniti nel Centro Pastorale della Consolata del Vicariato Apostolico di Puerto Leguízamo (Putumayo, Colombia) per vivere forti momenti di comunione e fraternità come una famiglia unita dallo stesso carisma e impegnata per l'Amazzonia e i suoi popoli. Abbiamo goduto della calorosa accoglienza dei nostri fratelli e sorelle e del vescovo Joaquín Humberto Pinzón nella sede del Vicariato.

Fedeli al nostro carisma missionario ad gentes, abbiamo cercato insieme di qualificare la nostra presenza in questi territori, di condividere i nostri sogni e opportunità di fronte alle grandi sfide della situazione attuale.

Durante il programma, alla luce della Parola di Dio, del Sinodo per l'Amazzonia e della realtà dei popoli che abitano questo territorio, abbiamo ricordato gli incontri precedenti, soprattutto quello di Manaus (2018), abbiamo ricevuto spunti dai documenti della Chiesa e dal cammino di più di 70 anni di presenza di IMC-MC in Amazzonia, abbiamo condiviso le nostre esperienze vissute con i vari popoli che accompagniamo in questa amazzonia: meticci, indigeni e afrodiscendenti con i quali abbiamo celebrato la Giornata della Vita Consacrata. Scendendo il fiume Putumayo abbiamo visitato la comunità indigena Murui di Puerto Refugio per conoscere il loro progetto di vita, celebrare l'Eucaristia e avere momenti di spiritualità e dialogo. Abbiamo anche ascoltato la presentazione del libro "Dialogo: presenza evangelizzatrice e consolatrice", scritto da Suor Mary Agnes Njeri Mwangi, MC, che offre una metodologia missionaria di dialogo con il popolo Yanomami nella missione Catrimani.

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Alla fine del lavoro condividiamo le seguenti intuizioni e ispirazioni:

1. Ci impegniamo a camminare in sintonia con il Sinodo per l'Amazzonia (2019) che ha generato un processo di ascolto, riflessione e decisioni su nuovi cammini di evangelizzazione tenendo presente un'ecologia integrale. Il consolidamento della Rete Ecclesiale per l'Amazzonia (Repam), la creazione della Conferenza Ecclesiale dell'Amazzonia (Ceama), la realizzazione dell'Assemblea Ecclesiale dell'America Latina e dei Caraibi e il Sinodo sulla Sinodalità sono novità che ci sfidano a ripensare le nostre pratiche missionarie in uno spirito di continentalità, tessendo reti che stabiliscono connessioni fra istituzioni e congregazioni e promuovano una dinamica itinerante disposta ad andare oltre le frontiere ma senza trascurare l'inserimento e la permanenza tra i popoli di origine.

2. Accogliamo e sosteniamo la creazione del Centro Amazzonico di Pensiero Interculturale (Capi) presentato nella riunione dal Vicariato di Puerto Leguízamo Solano, frutto di un processo di riflessione e discernimento. È un'iniziativa per promuovere la riflessione, la formazione e l'organizzazione delle diverse esperienze missionarie che si intrecciano con le comunità e i diversi popoli che fanno parte di questo territorio. È anche un'opportunità per continuare a lavorare su progetti interecclesiali tra i tre vicariati della regione.

Insieme al Capi sosteniamo la creazione di una Equipe Missionaria Itinerante Trilaterale per il bacino del Putumayo (Colombia, Perù ed Ecuador) con personale già operante nel Vicariato e l'assegnazione di altri missionari, anche laici.

4. Abbiamo ricevuto dalle mani di Mons. Joaquín Pinzón questa proposta del Capi e dell'Equipe come un seme e, nello spirito della continentalità, l'abbiamo portata alle direzioni delle circoscrizioni dei Missionari e delle Missionarie della Consolata nel continente Americano per studiare, discernere e decidere come appoggiare concretamente questa iniziativa con personale, organizzazione giuridica e contributo economico.

5. Per realizzare un lavoro più consistente ed esteso, riaffermiamo la necessità di collegare il Capi con il Centro di Documentazione Indigena di Boa Vista e il Centro di Pastorale Indigena di Tucupita in Venezuela, così come altre iniziative simili che si sviluppano in Amazzonia.

6. Riconosciamo l'importanza di continuare a investire nella formazione dei nuovi missionari per l'Amazzonia offrendo, a partire dai nostri stessi contesti corsi di introduzione per i nuovi missionari che arrivano al territorio amazzonico, tempi dedicati agli studi, formazione di base come il noviziato a Manaus e altre tappe formative come il propedeutico nella città di Florencia (Caquetá, Colombia).

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Il nostro metodo profetico missionario è caratterizzato da presenza, incontro, dialogo interculturale e accompagnamento dei processi. La missione in Amazzonia ci rende più fedeli al carisma ad gentes e ci aiuta a rivitalizzare e superare i rischi dell'autoreferenzialità, senza mai dimenticare che la missione nasce dall'incontro con Cristo "che addita l'amazzonia" (parole di Paolo VI e che hanno ispirato il primo incontro di vescovi dell'amazzonia celebrato in Santarém, Brasile, nel maggio del 1972, cinquant'anni fa) e porta la Chiesa della regione a definire le sue priorità.

Chiediamo ai nostri protettori annuali, il Beato Fondatore Giuseppe Allamano e le Beate Irene Stefani e Leonella Sgorbati, che ci assistano sempre nel nostro impegno missionario.

Puerto Leguízamo, 5 febbraio 2022

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