La missione del Padre, di Gesù e della chiesa

Pubblicato in Missione Oggi

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La missione in tempi di pandemia è diversa dalla missione nella terra promessa. Questa è stata la frase conclusiva di padre Medina per concludere il nostro ritiro spirituale che ci ha predicato virtualmente lunedì 21 giugno 2021.
Nella riflessione che ci è stata proposta dal padre Salvador abbiamo visto come la Missione Ad Gentes ha la sua fonte nel seno della Trinità; si è materializzata nel Figlio mandato nel mondo dal Padre; si è sviluppata negli apostoli guidati dallo Spirito Santo dopo la risurrezione e continua a farlo attraverso le attività missionarie di tutti i discepoli battezzati e missionari.

La missione ha la sua origine nella trinità. L'invio missionario di Giovanni

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati» (Gv 20,21-23)

Questo Vangelo pone la fonte della missione in Dio Padre. Il Figlio, per mezzo dell’ubbidienza, compie la missione affidatagli dal Padre ed a sua volta affida questa stessa missione ai suoi apostoli promettendo loro il Paraclito che permetterà di evangelizzare perdonando i peccati e quindi di partecipare alla stessa missione del Figlio che vuole riconciliare il mondo con il Padre.
Gesù ci invita a perpetuare la sua opera e le sue grazie tra il suo popolo attraverso la celebrazione dei sacramenti e altre attività pastorali. Questo chiede a tutti i fedeli battezzati di essere sempre coscienti di questa sublime missione che il Signore ci ha affidato attraverso il sacramento del Battesimo e a noi missionari consacrati chiede di essere consapevoli dell’origine divina della nostra stessa missione. Solo così ci riconosceremo come strumenti e servitori del Signore evitando qualsiasi tipo di arroganza che potrebbe farci sentire padroni e protagonisti della missione.

La missione si fondamenta nella testimonianza degli apostoli. L'invio missionario di Luca

Disse loro Gesù: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto» (Lc 24,46-49).

La chiave dell'invio, in questo Vangelo, sta nella testimonianza degli apostoli. Devono andare a testimoniare tutto ciò che hanno visto e imparato dal Maestro. Cioè, il contenuto della loro predicazione deve essere basato sulla loro testimonianza di vita. Egli comanda loro di proclamare la Buona Novella nel suo nome a tutte le nazioni, facendole discepole attraverso il battesimo, abilitate dal potere dello Spirito Santo.
Questo programma missionario di Luca si ripete negli Atti degli Apostoli 1,8 sottolineando Gerusalemme come punto di partenza della missione fino ai confini della terra: "Riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni a Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino ai confini della terra". Possiamo vedere qui l'universalità a cui deve tendere l'annuncio della Buona Novella. Questo dà un forte significato al nostro carisma Ad Gentes e ci chiede la disponibilità e la docilità missionaria per andare, senza resistenza, ad evangelizzare le Nazioni dove lo Spirito Santo ci manda.

La missione cerca la salvezza integrale dell’uomo. L'invio missionario di Marco.

E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. (Mc 16,15-20)
Questo vangelo ci mette di fronte alla responsabilità di continuare la missione di Gesù stesso, la missione a cui siamo stati chiamati. Evidenzia e riconosce gli sforzi di migliaia di missionari dedicati a predicare la Buona Novella in tutto il mondo ma è anche una sfida per tutti noi a valutare il tipo di missione che stiamo facendo.
Oggi, nella nostra missione, dobbiamo prendere in considerazione la dimensione della creazione. Non possiamo più preoccuparci solo della salvezza dell'uomo senza tener conto della salvezza del suo ambiente di vita.
Questo sarebbe, in un certo senso, rimanere nel vecchio paradigma missionario che limitava l'attività missionaria alla salvezza delle "anime". Il nuovo paradigma missionario, promosso soprattutto dal Concilio Vaticano II, ha una migliore comprensione dell'invio missionario esposto nel Vangelo di Marco: non si tratta più di considerare la missione solo come la salvezza delle anime, ma cerca di salvare tutta la persona, immersa in una realtà e in un ambiente ben definiti. Il magistero di Papa Francesco ha molto da offrirci in questo senso, specialmente nella sua enciclica Laudato Si e nel documento Querida Amazonia.
La pratica missionaria di salvare tutta la persona non è nuova per i Missionari della Consolata, perché fin dall'inizio il nostro Padre Fondatore, il Beato Giuseppe Allamano, era consapevole dell'urgente necessità di unire l'evangelizzazione alla promozione umana delle popolazioni indigene dell'Africa. Per questo i missionari della Consolata non si affrettarono ad evangelizzare direttamente il popolo, ma cercarono prima di tutto di salvare le persone nella loro totalità. Le attività dei nostri primi missionari in Kenya erano accompagnate da attività che miravano allo sviluppo della gente, addestrandola in alcuni lavori manuali e pratici che potessero aiutarli a soddisfare le loro necessità di base ed essere così in grado di accettare la fede, viverla e mantenerla viva. Proprio per questo, i nostri primi missionari hanno avviato centri di formazione, scuole, centri sanitari ecc.

La missione animata dallo spirito. Gli atti degli apostoli.

Lo Spirito Santo è sempre stato coinvolto nel lavoro missionario, da Gesù ad oggi. Promesso da Gesù stesso ai suoi discepoli, dopo la sua effusione a Pentecoste non ha mai cessato di dare impulso alla testimonianza cristiana. Negli Atti degli Apostoli troviamo molti testi che mostrano il ruolo guida dello Spirito Santo nell'evangelizzazione della prima comunità cristiana. Ecco perché alcuni commentatori chiamano il libro degli Atti degli Apostoli il "Vangelo dello Spirito".
Una delle difficoltà che si possono incontrare nelle missioni è il "protagonismo", nato dall'attivismo pastorale; per protagonismo intendiamo lo stile di alcuni missionari che si mettono al centro dell'evangelizzazione, tendendo a dimenticare che siamo chiamati a lavorare, come diceva l'Allamano, "ad maiorem Dei gloriam", per la maggior Gloria di Dio e guidati dallo Spirito Santo.
la missione, nata dal cuore misericordioso del Padre, incarnata ne Figlio è vissuta e trasmessa da Maria e dagli Apostoli attraverso la forza dello Spirito Santo. È lo Spirito che ci rende suoi strumenti per raggiungere il cuore del suo popolo attraverso la nostra presenza e attività pastorale. Questo dovrebbe aiutarci a coltivare e vivere le virtù dell'umiltà e della disponibilità. Da qui la necessità di pregare sempre il Paraclito perché agisca in noi e ci aiuti ad abbattere ogni barriera che possiamo incontrare nel viaggio missionario.

La preparazione per la missione

Testimoniare tutto ciò che abbiamo visto e imparato dal Signore implica un periodo che deve precedere il nostro invio in missione così come Gesù stesso ha chiamato i suoi a stare con lui prima di mandarli in missione. Il rendimento nelle missioni dipenderà dalla preparazione del missionari considerando che non si può dare ciò che non si ha, come ci ricorda l'Allamano
Per questo il progetto di vita del missionario deve cominciare sempre con lo stare ai piedi di Gesù per imparare da Lui e così essere inviato: il periodo di formazione "di base" costituisce il momento fondamentale dell'essere alla scuola di Gesù dove si viene plasmati e preparati alla missione.
La Comunità Formativa Apostolica (CAF) è un mezzo efficace per offrire una formazione integrale: nella CAF si impara e si vive la missione attraverso l'esperienza missionaria quotidiana; nella CAF c'è un vero "learning by doing" dove la formazione teorica è legata alla pratica apostolica. Da questa unione nasce una sintesi che ci permette di comprendere meglio la missione e di acquisire quelle qualità missionarie che costituiscono il punto di partenza della missione e stanno alla base dell'intelligenza del cuore del missionario. È importante sottolineare che la formazione non si esaurisce mai. È una realtà che deve accompagnare il missionario durante tutta la sua vita. Questo significa aggiornamento e formazione permanente.
Oggi l'intercessione e la protezione di Nostra Madre della Consolata e del nostro Padre e Fondatore, il Beato Allamano, ci accompagnano sempre nel nostro lavoro missionario.

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*Jean Paul Katalya appartiene alla CAF di Mendoza (Argentina)

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