Visita ai nostri missionari in Costa d'Avorio. Tutto per il vangelo, 25 anni consacrati alla missione!

Pubblicato in Missione Oggi

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Nei giorni dal primo al 20 maggio mi sono recato in Costa d’Avorio in visita ai nostri missionari. Precisamente due anni fa avevo realizzato l’ultimo viaggio in questo paese e dopo il lockdowan a causa del coronavirus sono ritornato precisamente lì, quasi a dire che dall’Africa ci si ferma e dall’Africa si riparte.
Motivo della visita oltre al desiderio di porre un segno all’Istituto della volontà di ricominciare e visitare i nostri missionari, è stato anche quello di partecipare alla celebrazione dei nostri 25 anni di presenza in questo bel paese. Non potevo mancare di dare un segno a nome dell’Istituto e mio personale di gratitudine e d’incoraggiamento ai nostri missionari con una visita fraterna e segnata dal ringraziamento e dalla speranza.
Sinceramente devo dire che è stata una bella esperienza e abbiamo condiviso dei bei momenti fraterni tra noi e anche con la gente del posto.
Non avendo potuto organizzarsi prima è stata anche una visita dettata dai tempi del covid19, decisa ed organizzata in tempi decisamente rapidi, ma proprio per questo piena di umanità e naturale come è la vita in Africa lasciandosi portare dagli avvenimenti senza la pretesa di comandare su di loro.
Dopo più di un anno fermo, questa visita per me è stata una scuola di vita missionaria, è come se avessi reimparato alcuni temi cari e propri della nostra missione.

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Missione come visita

L'incontro tra Elisabetta e Maria è l'incontro tra due canti che esprimono la vera gioia della vita. Quella gioia che riempie il cuore, che dà slancio alla mente e che fa esultare lo spirito. Da dove sgorga questa gioia?
"Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena" (Gv 15,11), disse Gesù ai suoi discepoli nell'avvicinarsi della sua passione. Questa promessa di gioia è preceduta da queste parole: "Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore" (Gv 15,10).
La gioia scaturisce dal contemplare le meraviglie che l'Amore di Dio compie nella nostra vita, quando accogliamo la sua Parola. Quella Parola che fa vibrare le corde più intime della nostra anima, perché sono corde accordate secondo la tonalità di Dio: l'Amore gratuito, infinito, personale e continuo, "perché Dio è amore" (1Gv 4,8). Noi, infatti, abbiamo l'altissima dignità di essere creati ad immagine e somiglianza di Dio!
Donarsi a Dio e agli altri, come Maria, con il proprio "eccomi" fa erompere dal nostro cuore un canto di lode e ringraziamento, un magnificat.
Un canto che tocca i cuori di coloro che incontriamo, facendo delle nostre persone un commento vivente e fedele di Dio-Amore.
Ecco quanto ho sperimentato visitando i nostri missionari e la gente. Sentire la gioia dell’incontro, dello stare insieme, dell’ascoltarsi a vicenda, del rendersi disponibile a dialogare con le persone che s’incontrano.
Significativa a questo proposito sono stati gli incontri con i saggi della missione di Marandalah che mi hanno dato il benvenuto con il dono di un vestito tradizionale e poi nella domenica hanno voluto celebrare con un canto dedicato al Fondatore la gioia di avere i missionari della Consolata nella parrocchia.
Nello stare con i nostri e con la gente ho capito che il missionario non è una persona, sicura di sé, potente, superiore, che va ad imporre … egli è una persona fragile che incontra altre fragilità… Il missionario sa che non ha la verità in tasca e che la sua sarà sempre e solo la testimonianza di chi va alla ricerca di qualcosa che gli manca… chi incontra si trova dentro alla stessa dinamica di ricerca ed è disposto a condividere quello che ha a disposizione. Questo incontro, quando funziona, diventa esperienza concreta e visibile del Regno iniziato da Gesù e reso evidente da ogni nostro atto di condivisione del Suo Amore. Il Signore invia i suoi perché raggiungano gli estremi confini della terra; il Signore non solo manda i discepoli, ma li precede lungo il cammino offrendo loro la possibilità di riconoscerlo laddove sono diretti. La periferia che continuamente ci richiama papa Francesco è il luogo geografico, sociale, interiore, spirituale…della “fragilità”. La periferia diventa luogo privilegiato per cogliere i segni della presenza di Gesù; andare verso le periferie richiede fiducia, affidamento, dedizione, solidità interiore, entusiasmo. Ogni luogo e ambito della vita è percorribile dal centro alla periferia e occasione per annunciare e sperimentare l’amore definitivo e totale di Dio per i piccoli, gli ultimi, gli emarginati.
Sono stato accolto dalla gente del posto come un missionario, uno di famiglia. Questo segna così tanto che anche io mi sono reso disponibile ad accogliere. Quindi un missionario, prima di donare accoglienza, la riceve. Infatti, in diverse occasioni e momenti le persone venivano per salutare e portare qualche cosa, segno dell’accoglienza e di benvenuto.
Ho trovato dei missionari impegnati, contenti della loro missione e pur essendo un piccolo gruppo, uniti tra loro.
Mi sono convinto ancora una volta di come sia importante questa nostra presenza e come la realtà di missione che offre sia veramente il nostro ad gentes.
Carissimi grazie per l’accoglienza, complimenti per la presenza e coraggio per la missione.

Missione è pregare per il mondo

Terminando vorrei ricordare a tutti che missione è pregare per il mondo. In Costa d’Avorio abbiamo cercato di pregare e di ricordare tutti i missionari, soprattutto quelli che faticano e soffrono di più in questi tempi. Ma, l’invito è per tutti, che questo tempo difficile e complesso sia occasione di preghiera, riflessione, incontro con Dio per poter essere anche consolatori veri di chi il Padre mette sul nostro cammino. Penso di non sbagliare se affermo che questa è la prima attività missionaria, direi la principale, quella che rende pura ogni altra azione e che ci permette di rispettare il giusto obiettivo della missione, rendere evidente il Regno di Dio, diffuso in tutto il mondo. Un albero sta in piedi perché ha le radici. La preghiera sono le radici della missione. 

Missione è partire

Salutando condivido questa preghiera di mons. Helder Camara, ancora attuale, che ci ricorda che non c’è missione senza partire. Chiediamo al Signore che la missione sia sempre la nostra vita. “Missione è partire, andare, lasciare tutto, uscire da noi stessi, spaccare la corteccia dell’egoismo che ci richiude nel nostro piccolo io; è smetterla di girare attorno a noi stessi, come se noi fossimo il centro del mondo e della vita; è non lasciarci intrappolare dai problemi del mondo piccino al quale apparteniamo… L’umanità è più grande!
Missione è partire continuamente, anche senza percorrere chilometri di strada. È soprattutto accorgersi degli altri, scoprirli e incontrarli come fratelli e sorelle; e se, per incontrarli e amarli, è necessario solcare i mari e volare i cieli, allora missione è partire e raggiungere i confini del mondo”.
A tutti un caro saluto e ai nostri missionari della Costa d’Avorio anche un grande grazie per esserci e per l’accoglienza speciale che mi hanno offerto.

A tutti coraggio e avanti in Domino!
Padre Stefano Camerlengo

Ultima modifica il Lunedì, 31 Maggio 2021 19:20

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