Prendersi cura del futuro è un compito che non possiamo rimandare

Pubblicato in Missione Oggi

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Navigando in questo immenso territorio dell'Amazzonia che manifesta la vita in abbondanza nell'interconnessione di tutti i suoi processi, navigando in questo territorio che diventa mistero per chi ne viene a contatto, ci sentiamo chiamati ad essere grati al Padre creatore per il grande dono della terra, del pianeta e dell'universo. Nelle parole di Papa Francesco, la natura "è la nostra casa comune, è nostra sorella, è nostra madre". La devastazione che percepiamo quotidianamente, la realtà della deforestazione, della distruzione e dello sfruttamento illimitato delle risorse naturali ci fa pensare al danno che stiamo facendo ma dovrebbe anche farci maturale nell’impegno di prenderci cura della terra e del nostro medio ambiente. Proteggerlo è il nostro impegno. Non solo per il danno che stiamo causando e le sue conseguenze per la famiglia umana del presente, ma anche per le responsabilità che abbiamo con le nuove generazioni, gli uomini del futuro.

Ce lo ricorda bene l'enciclica "Laudato sii" che nel numero 159 invita a pensare al bene comune in termini anche generazionali, "non si può più parlare di sviluppo sostenibile senza solidarietà intergenerazionale". Non possiamo dimenticare chi verrà dopo di noi e con responsabilità dobbiamo chiederci cosa lasceremo loro se continuiamo a distruggere? Prendersi cura del futuro è un compito che non può essere rimandato.

Il dolore del “garimpo”

Particolarmente difficile la situazione di tanti gruppi etnici nativi della foresta amazzonica ogni giorno di più aggrediti da una economia illecita, predatoria e distruttrice ma che sempre promette lauti guadagni. La Ong Survival ce lo mostra in questo video eloquente e preoccupante al tempo nel quale possiamo vedere gli effetti del “garimpo”, l’estrazione mineraria dell’oro presente nelle sabbie alluvionali dell’immenso territorio amazzonico.

Concretamente le immagini mostrano la devastazione della foresta e del drenaggio del fiume Uraricuera, un affluente del Rio Branco. Gli invasori operano almeno 35 piste d'atterraggio clandestine in mezzo alla foresta.

Nel mezzo della pandemia di Covid-19, l'attività criminale avanza lungo i fiumi e ha aperto nuovi nuclei di sfruttamento. Nella regione di Xitei, l'estrazione è a fianco delle comunità Yanimami e Ye'Kwana e del posto sanitario indigeno. L'estrazione mineraria illegale finanziata da grandi uomini d'affari minaccia anche le popolazioni indigene isolate della regione.

Nella Giornata Internazionale della Madre Terra, il 22 aprile, il video denuncia l'omissione del governo brasiliano che non fa nulla per rispettare la legge.

Ultima modifica il Lunedì, 26 Aprile 2021 15:13

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