Eucaristia e Missione di Evangelizzazione

Pubblicato in Missione Oggi

"Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni,
battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo,
insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato" 
(Mt 28,19-20)

Atteggiamento eucaristico

78. L'invio missionario ad evangelizzare tutti i popoli, affidato da Gesù ai discepoli, fondato sul Battesimo, quale sacramento che apre la strada ad una nuova vita, segnata dal carattere indelebile di figli di Dio, comprende la formazione delle coscienze ad uno stile di vita evangelico incentrato nell'annuncio della Buona Notizia e nel comandamento nuovo dell'amore, di cui l'Eucaristia è il culmine e la fonte inesauribile.

Le risposte ai Lineamenta mettono in rilievo che dappertutto c'è un'attesa di rinnovato slancio di evangelizzazione perché il tempo lo richiede. Il numero di battesimi di adulti e di adesione alla Chiesa è in aumento. Ma ci sono ancora molti che devono conoscere Cristo e il suo Vangelo, così come ci sono anche tanti altri che, pur conoscendolo, hanno bisogno di crescere ancora nella fede che professano. A tutti loro è orientato oggi l'impegno della nuova evangelizzazione. Fu il Papa Giovanni Paolo II ad usare per la prima volta questa locuzione, spiegandone contemporaneamente il significato. Egli infatti, intendeva dire che l'evangelizzazione dovrebbe essere "nuova nel suo ardore, nuova nei suoi metodi, nuova nella sua espressione".[105] Così, mentre con questa definizione si alludeva ad una novità di gioiosa testimonianza nell'atteggiamento degli evangelizzatori, si affermava al contempo il perenne ed immutabile contenuto della Buona Novella che è Gesù Cristo, ripresentato in modo adeguato all'uomo contemporaneo. Questo nuovo impulso dell'evangelizzazione, che si può applicare pure al primo annuncio del Vangelo, si alimenta dell'Eucaristia, che nelle mutevoli vicende della storia resta perennemente fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa.

L'Eucaristia ha sempre dato forza alle scelte e ai comportamenti etici e morali dei credenti trovando accoglienza nella filosofia, nell'arte, nella letteratura e perfino nelle istituzioni civili e nelle leggi, contribuendo a modellare il volto di un'intera civiltà nella vita personale, familiare, nella vita culturale, politica e sociale. L'Eucaristia muove i cristiani all'impegno in favore della giustizia nel mondo di oggi: "Per tale missione l'Eucaristia non fornisce solo la forza interiore, ma anche - in certo senso - il progetto. Essa infatti è un modo di essere, che da Gesù passa nel cristiano e, attraverso la sua testimonianza, mira ad irradiarsi nella società e nella cultura. Incarnare il progetto eucaristico nella vita quotidiana, là dove si lavora e si vive - in famiglia, a scuola, nella fabbrica, nelle più diverse condizioni di vita - significa, tra l'altro, testimoniare che la realtà umana non si giustifica senza il riferimento al Creatore: "La creatura senza il Creatore svanisce".[106] Tutto questo è definito "atteggiamento eucaristico" che deve spingere i cristiani a testimoniare con più forza la presenza di Dio nel mondo, a non avere paura di parlare di Dio e di portare a fronte alta i segni della fede, nella testimonianza e nel dialogo con tutti. E perciò, la "cultura dell'Eucaristia", da promuovere e diffondere, è la speciale consegna dell'Anno eucaristico.[107]

Implicazioni sociali dell'Eucaristia

79. Un effetto essenziale della Comunione eucaristica è la carità che deve penetrare la vita sociale. Il Concilio Vaticano II e il Papa Paolo VI hanno parlato della diversificata presenza di Cristo:[108] bisogna aiutare i cristiani a cogliere che cosa significhi per la fede la connessione tra Cristo nell'Eucaristia e Cristo presente nei loro fratelli e sorelle, specialmente nei poveri e negli emarginati della società. 

L'amore per i poveri e gli emarginati non è stato solo oggetto di predicazione per Gesù, ma ha dato senso a tutta la sua vita. La soluzione dei problemi grandi e piccoli dell'umanità è l'amore non debole e retorico, ma quello che Cristo nell'Eucaristia ci insegna, amore che si dà, si diffonde, si sacrifica. Bisogna pregare che Cristo vinca le nostre resistenze umane e faccia di ciascuno di noi un testimone credibile del suo amore.

Il tema del 48° Congresso eucaristico internazionale L'Eucaristia, luce e vita del nuovo millennio, ha voluto affermare che Cristo, essendo la luce del mondo, deve illuminarlo nel nuovo Millennio con la forza di una vita rinnovata secondo la logica del Vangelo. Nel mondo odierno globalizzato, come si dice, poco solidale e condizionato dalla tecnologia sempre più sofisticata, marcato dal terrorismo internazionale ed altre forme di violenza e di sfruttamento, l'Eucaristia mantiene il suo messaggio attuale, necessario per costruire una società ove prevalgano la comunione, la solidarietà, la libertà, il rispetto per le persone, la speranza e la fiducia in Dio.

Eucaristia e inculturazione

80. La fede diventa cultura e fa cultura. Tutti conosciamo il ricco tesoro di cultura sedimentatosi nei secoli nella liturgia d'oriente e d'occidente: i testi delle orazioni, la ricchezza dei riti, le opere dell'architettura, delle arti plastiche e della musica sacra. Tutto questo mostra come la religione si colleghi alla cultura, complesso di ciò che di buono e di significativo l'umanità crea. La cultura fornisce alla fede gli strumenti idonei per esprimere la verità rivelata da Dio e proclamata nella liturgia

L'inculturazione è il processo che dall'inizio ha accompagnato la Chiesa. Vi sono numerosi ed eccellenti esempi d'inculturazione. Lo testimoniano, per esempio, le Chiese Orientali Cattoliche. Al riguardo, merita di essere menzionata l'opera dei Santi Cirillo e Metodio, Apostoli dei popoli slavi.[109] Il processo dell'inculturazione rimane vivo anche nelle attuali comunità ecclesiali. Per poterlo mettere in pratica in modo adeguato, occorre tener presenti la natura puramente gratuita dell'atto redentivo di Dio e la sua adeguata comprensione e accoglienza da parte dell'uomo, nella sua piena responsabilità e nella sua realtà ad un tempo personale e comunitaria, riflesse nella sua vita e cultura.

I principi generali dell'inculturazione sono chiaramente espressi nel decreto conciliare Ad gentes,[110] nell'Istruzione Varietates legitimæ sulla liturgia romana e l'inculturazione,[111]e in numerosi altri interventi del Magistero in merito.[112] Il tema dell'inculturazione è stato trattato anche nelle diverse Assemblee Speciali continentali e nelle relative Esortazioni Apostoliche post-sinodali.[113]

Tuttavia, le difficoltà non mancano quando si cerca di attuare tali principi. I rischi sono principalmente due, quello di cadere nell'arcaismo oppure quello di una ricerca della modernità a tutti i costi. Ciò che è necessario non dimenticare mai è il fine della missione della Chiesa: l'evangelizzazione di tutti gli uomini nel cuore delle loro culture. L'inculturazione, quindi, non è un semplice adattamento, ma il risultato vivo dell'incontro vissuto tra la cultura di un certo ambiente e la cultura generata dal Vangelo. Per questo motivo, prima di decidere l'incorporazione di certi elementi di una cultura locale nella liturgia, è opportuno che il Vangelo sia annunciato e che sia realizzato un grande sforzo di educazione nella fede, cioè di catechesi e formazione a tutti i livelli, per far nascere una nuova cultura evangelizzata. È allora che le Conferenze Episcopali ed altri organi competenti dovranno giudicare se l'introduzione nella liturgia di elementi improntati ai costumi dei popoli, pur essendo parte viva della loro cultura, possano arricchire l'azione liturgica senza provocare sfavorevoli ripercussioni per la fede e la pietà dei fedeli.

81. Dalle risposte ai Lineamenta si ricava che nelle diverse parti del mondo occidentale l'inculturazione ordinariamente riguarda i gruppi di immigrati e le parrocchie etniche e gli sforzi che si fanno in questo campo non sono pochi. In altre regioni geografiche la questione sta diventando pastoralmente prioritaria.

Ad ogni modo, sul tema dell'inculturazione liturgica occorre rispettare le norme dei documenti ufficiali della Chiesa che offrono opportuni criteri pastorali, tenendo sempre presente che è necessaria una grande fedeltà allo Spirito Santo per "conservare immutato il deposito della fede, per quanto varie siano le preghiere e i riti".[114] Proprio per questo bisogna mantenere un grande equilibrio tra la tradizione che esprime una fede immutata nell'Eucaristia e l'adattamento alle nuove condizioni.

Alcune risposte accennano a certi problemi derivati dai tentativi d'inculturazione liturgica, che pur essendo stati fatti in buona fede, possono proiettare delle ombre sull'Eucaristia. A tale riguardo, va segnalato che non sempre gli elementi locali, come canti, gesti, danze, abiti, vengono adeguatamente sottomessi ad una purificazione per poi incorporare alla celebrazione liturgica solo quello che conviene al culto eucaristico. Non sono mancati casi di adattamenti liturgici promossi in buona fede senza un'adeguata conoscenza della cultura locale, provocando scandalo per i fedeli. Essi restano perplessi nel veder attribuiti all'Eucaristia significati impropri, tipici di alcuni loro riti.

Da altre risposte ai Lineamenta, invece, emergono aspetti positivi in materia di inculturazione, soprattutto nel campo della musica sacra. Ad ogni modo, si raccomanda che l'inculturazione si compia sotto la responsabilità dell'ordinario diocesano, con la supervisione della Conferenza episcopale e la recognitio della Santa Sede. Allo stesso tempo si richiede l'applicazione fedele delle norme comuni nel campo dell'inculturazione e dell'innovazione, onde evitare che nel nome dell'inculturazione siano fatti cambiamenti sconvenienti.

Si auspica che venga conservato l'uso del latino, soprattutto nelle celebrazioni di natura internazionale, per esprimere l'unità e universalità della Chiesa in rapporto al rito della Chiesa madre di Roma. A questo riguardo, sarebbe auspicabile che i cristiani di tutti i paesi sapessero pregare e cantare in latino alcuni testi fondamentali della liturgia, come il Gloria, il Credo, il Padre Nostro.

Eucaristia e pace

82. Prima di distribuire la Santa Comunione, il vescovo o il presbitero prega il Signore Gesù Cristo risorto, il quale ha detto ai suoi discepoli "vi lascio la pace, vi do la mia pace" (Gv14,27). Il celebrante supplica il Signore Gesù di concedere alla Chiesa unità e pace secondo la sua volontà.[115]

L'Eucaristia è il sacramento della pace, portata a compimento in seguito alla riconciliazione con Dio e con il prossimo nel sacramento della Penitenza. Essa rende attuale la grazia che il Signore risorto ha espresso con le parole "pace a voi" (Gv 20,19). Il sacramento dell'Eucaristia, inoltre, offre ai credenti la grazia per mettere in pratica lo spirito delle Beatitudini e, in particolare, la proclamazione di Gesù Cristo: "beati gli operatori di pace" (Mt 5,9). Con il sacrificio della croce Egli ha raggiunto la vittoria sul peccato, sulla morte, su ogni divisione e odio. Risorto, Egli elargisce la sua pace ai vicini e ai lontani (cf. Ef 2,17).

La pace dei cuori, delle famiglie, delle comunità, della Chiesa è il dono del Signore risorto, presente nel sacramento dell'Eucaristia. Chi si accosta a tale sacramento deve possedere già in sé la pace di Dio, che è impedita dal peccato. Mentre l'atto penitenziale all'inizio della Santa Messa purifica dai peccati veniali, per i peccati mortali è necessaria l'assoluzione sacramentale. L'Eucaristia rafforza di per sé tale dono della pace e offre a tutti quelli che la ricevono la grazia di diventare essi stessi operatori di pace nei loro luoghi di vita e di attività.

83. I fedeli devono riscoprire l'Eucaristia come forza di riconciliazione e di pace con Dio e tra i fratelli. Nel mondo attuale in cui non mancano motivi di divisione e di diversificazione, anche legittima, è opportuno che i cristiani radunati intorno alla mensa del Signore riscoprano le loro comuni radici, che si trovano in Lui. Nella preghiera, nella riflessione e nell' adorazione, aiutati dalla Parola di Dio e dall'omelia del celebrante, i fedeli saranno confortati nella loro fede, nella carità e nella speranza, affinché possano impegnarsi sempre di più e meglio nell'esigente dovere di edificare un mondo migliore, più giusto e pacifico. Essi rispetteranno le diverse opzioni politiche e sociali, purché non siano in contraddizione con le norme fondamentali del Vangelo, che hanno ispirato la Dottrina sociale della Chiesa. 

Non sempre, però, viene percepita tale dimensione dell'Eucaristia, con la conseguenza che diventano motivo di contraddizione e di scandalo gli atteggiamenti prolungati di conflitto tra le persone e le comunità. Rappacificata nei suoi fedeli, la Chiesa celebra e adora l'Eucaristia come sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità.[116]

84. Affidandosi all'inesauribile sorgente di grazia, che è l'Eucaristia, la Chiesa promuove la causa della pace nel mondo sconvolto da conflitti, violenze, terrorismo, guerre che feriscono la dignità degli uomini e dei popoli e ostacolano ogni loro sviluppo. La Chiesa Cattolica non si stanca nel proclamare il Vangelo della pace (cf. Ef 6, 15) e nel promuovere varie iniziative, allo scopo di far cessare ogni guerra e di incoraggiare tramite il dialogo e la collaborazione l'edificazione della pace nel mondo.

L'Eucaristia, memoriale del sacrificio di Gesù Cristo che è "la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia" (Ef 2, 14), orienta la Chiesa in tale urgente e difficile missione, aprendola alla collaborazione con gli uomini di buona volontà. L'Eucaristia, sacramento dei riconciliati con Dio e con i fratelli (cf. Col 1, 22), diventa pure incitamento all'esercizio del "ministero della riconciliazione" (2 Cor 5, 18). Sapendo dalla Parola di Dio che tutti hanno peccato (cfr. Rm3,23) e che, pertanto, tutti hanno bisogno del perdono, la Chiesa propone agli uomini di uscire dal circolo vizioso della violenza e dell'odio trovando la forza di chiedere perdono e di perdonare.

A nome della Chiesa, il Santo Padre e la Santa Sede sono presenti attivamente nei fori internazionali, sostenendo ardentemente la causa della pace, promovendo il dialogo e la collaborazione nel rispetto del diritto internazionale e, tra l'altro, adoperandosi per la riduzione degli armamenti e per il bando delle armi di distruzione di massa. In tale opera di preghiera, di persuasione e di educazione, importante ruolo hanno i messaggi del Papa in occasione della Giornale mondiale della pace.

Cosciente che la vera pace può solamente venire dall'alto (cf. Gc 1,17; Lc 2,14), la Chiesa continua ad implorare tale grande dono, operando affinché esso possa diffondersi il più possibile su questa terra, prima di brillare pienamente nell'eternità, in cui il Dio della vita assicura la pace, la benedizione, la luce e la gioia agli operatori di pace (cfr. Mt 5,9).

Eucaristia e unità

85. Nella preghiera eucaristica, la Chiesa supplica Dio Onnipotente di concederle pure il dono dell'unità. Tale dono concerne la natura stessa della Chiesa voluta da Gesù Cristo che, appunto, si definisce nei suoi attributi essenziali come una, santa, cattolica ed apostolica.

Il Signore Gesù, prima di accettare il sacrificio della croce, ha pregato per l'unità dei suoi discepoli: "Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi" (Gv 17, 11). In tale "preghiera sacerdotale" sono presenti i cristiani di tutti i tempi. Difatti, Gesù Cristo ha pregato sia per l'unità degli apostoli, sia di coloro che per la loro parola avrebbero creduto in Lui (cfr. Gv 17, 20). L'unità dei discepoli del Signore Gesù Cristo proviene dalla natura stessa della Chiesa. L'unità è, inoltre, uno dei motivi della sua credibilità: "Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Gv 17, 21).

Purtroppo, i peccati contro l'unità hanno accompagnato la vita terrestre della Chiesa. Oltre il figlio della perdizione (cf. Gv 17, 12), la comunità primitiva ha dovuto confrontarsi con falsi profeti (cf. 1 Gv 4,4) e con coloro che sono usciti dalla comunità perché, in realtà, non le appartenevano sinceramente (cf. 1 Gv 2, 19). San Paolo ha dovuto mettere in guardia "da coloro che provocano divisioni e ostacoli contro la dottrina" (Rm 16, 17). Egli stesso ha dovuto intervenire chiaramente nella comunità di Corinto, per sanarne le divisioni (cf. 1 Cor1, 12), provocate da gente materiale, priva dello Spirito (cf. Gd 19).

Purtroppo, anche nella Chiesa attuale non manca lo scandalo delle divisioni a vari livelli. L'Eucaristia dovrebbe rappresentare per tutti un forte richiamo a custodire l'unità all'interno delle famiglie, delle comunità parrocchiali, dei movimenti ecclesiali, degli Ordini religiosi, delle Diocesi. L'Eucaristia, inoltre, offre la grazia per ristabilire l'unità dei cristiani, membri del Corpo di Cristo: "Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane" (1 Cor 10, 17). 

La "preghiera sacerdotale" di Gesù Cristo si allarga a tutti coloro che credono in Lui (cf. Gv17, 20). Purtroppo, lungo la storia, il cristianesimo ha conosciuto dolorose divisioni in varie Chiese e comunità ecclesiali. Di fronte a tale peccato, che è sorgente di scandalo per il mondo, bisogna pregare ed operare affinché sia ricomposta l'unica tunica senza cuciture di Gesù (cf. Gv 19,23-24) e sia mantenuta integra la rete dei pescatori di uomini (cf. Mt 4,19; Gv 21,11). Si tratta dell'opera di Dio alla cui realizzazione tutti i cristiani sono chiamati, secondo la propria vocazione e responsabilità. Tutti, però, hanno il dovere di pregare perché si compia la parola di Gesù Cristo: "E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore" (Gv 10, 16). A questa Parola del Signore segue la preghiera di tutta la Chiesa, che per bocca del suo Pastore Universale innalza la supplica: "Signore, ricordati di quanto hai promesso. Fa che siamo un solo pastore ed un solo gregge! Non permettere che la tua rete si strappi ed aiutaci ad essere servitori dell'unità!".[117]

Eucaristia ed ecumenismo

86. L'ecumenismo è certamente un dono dello Spirito Santo ed una via inevitabile per la Chiesa. Dopo il Concilio ecumenico Vaticano II e il decreto sull'ecumenismo "Unitatis redintegratio", è stato fatto un lungo e fruttuoso cammino nei rapporti con le Chiese e comunità ecclesiali, fomentando i vincoli di unità che, a vari livelli, già esistono, nella ricerca della piena unione, in vista della comune celebrazione dell'Eucaristia. In tale urgente e irrinunciabile opera, particolari rapporti esistono con quelle Chiese Orientali alle quali, pur in assenza di una piena comunione, la Chiesa cattolica riconosce la validità del sacramento dell'Eucaristia. Dunque, a certe condizioni, è permessa la comunione dei cattolici nelle menzionate Chiese, così come si accolgono i membri di esse all'Altare del Signore nella Chiesa Cattolica, quando loro mancano di un sacerdote validamente ordinato.

Si sono sviluppate pure favorevolmente le relazioni con le comunità ecclesiali nate dalla Riforma. Al riguardo, l'esperienza di un delicato e promettente cammino è segnata in buona parte dal rapporto con il sacramento dell'Eucaristia, come opportunamente è indicato nella normativa canonica[118] e nel Direttorio sull'Ecumenismo.[119] 

Nelle risposte ai Lineamenta viene sottolineato che la liturgia deve essere rispettata come manifestazione cultuale della Chiesa e non scambiata per una qualsiasi iniziativa sociale. Il Papa Giovanni Paolo II, sulla scia dell'insegnamento del Concilio Vaticano II, questo dichiarò nella prima enciclica: "Benché sia vero che l'Eucaristia fu sempre e deve essere tutt'ora la più profonda rivelazione e celebrazione della fratellanza umana dei discepoli e confessori di Cristo, non può essere trattata come un'occasione per manifestare questa fratellanza. Nel celebrare questo sacramento in cui Cristo è realmente presente, è ricevuto, l'anima è ricolma di grazia e a noi è dato il pegno della gloria futura, bisogna rispettare la piena dimensione del mistero divino".[120]Alla luce di questo insegnamento si comprende l'affermazione che l'Eucaristia presuppone la comunione ecclesiale.[121] Ora, dire che l'Eucaristia è segno dell'unità della Chiesa, suo Corpo, non va riferito alla natura del sacramento, ma al suo effetto proprio.[122]

Gli incontri ecumenici sono un'occasione privilegiata per far conoscere meglio la dottrina della Chiesa sull'Eucaristia e l'unità dei cristiani. Pur accettando con dolore le divisioni, che impediscono la comune partecipazione alla mensa del Signore, la Chiesa non smette di incoraggiare la preghiera perché ritornino i giorni della piena unità dei credenti in Cristo.[123] Tuttavia, in alcune risposte ai Lineamenta si accenna al fatto che in tali incontri qualche volta manca la chiarezza nell'esporre la dottrina sull'Eucaristia da parte dei cattolici. Inoltre, mentre in certi casi si esclude deliberatamente questo sacramento durante le rispettive celebrazioni, in altri lo si include e si invitano tutti, senza alcuna distinzione, a ricevere la Comunione. Ci si lamenta anche di certi problemi sorti nei luoghi dove alcune comunità ecclesiali nate dalla Riforma fanno proselitismo tra gli immigrati, specialmente di lingua spagnola, rivolgendo inviti nei quali il loro servizio religioso viene chiamato non di rado "Messa".

È comunque molto positivo lo spirito con il quale molti pastori, in adesione alla dottrina della Chiesa su questa materia, si sforzano con sollecitudine e carità per contribuire alla desiderata unità ecclesiale, senza dimenticare che l'Eucaristia rappresenta la meta ultima dell'impegno ecumenico, rivolto alla ricerca dell'unità della fede. In quanto meta dell'unità, è ben chiaro che la celebrazione non può essere lo strumento dell'unificazione. Finché non sia raggiunta l'unità della fede essa non può essere anticipata. Soltanto alla luce dell'unità, che l'Eucaristia presuppone e conferma, si può comprendere il senso della "intercomunione".

Eucaristia e intercomunione

87. La divisione tra i cristiani è motivo di grande sofferenza. Lavorare per ristabilire la comunione con i fratelli separati, che non hanno la medesima comprensione di fede nella presenza di Cristo nell'Eucaristia, è una urgenza imprescindibile. A questo riguardo esistono norme canoniche precise, nonché un chiaro insegnamento del Magistero della Chiesa, che stimola a continuare nella ricerca dell'unità, pur rendendo sempre espliciti i motivi che impediscono la piena comunione e regolano la comunicazione in sacris.[124] Molti cattolici conoscono e apprezzano tale disciplina, perché vedono in essa un cammino sicuro che porta a pregare per i fratelli separati in attesa dell'unione.

Eppure, come accennano alcune risposte ai Lineamenta, vi sono casi di malinteso egualitarismo, che hanno portato a qualche errore. Infatti, molti pretendono di comunicare in sacris senza una comunione più alta a livello dottrinale ed ecclesiale. Tale attitudine sorprende in quanto sarebbe errato non appartenere alla comunità ecclesiale e voler ricevere la comunione eucaristica, che invece è segno dell'appartenenza; non accettare i Pastori e la dottrina e voler prendere parte ai sacramenti da essi celebrati. Questo modo di pensare deriva forse da una mancanza di chiarezza circa la differenza che c'è tra l'unità della Chiesa e l'unità del genere umano: la prima è segno e strumento della seconda, che deve essere ancora raggiunta. 

Inoltre, nelle risposte si osserva che in alcuni casi chi presiede la celebrazione Eucaristica in una chiesa cattolica, quando vi partecipano persone non cattoliche, a volte le invita ad avvicinarsi all'altare per ricevere una benedizione e non la Comunione. È un modo simile alla distribuzione dell'antidoron nel rito bizantino. In queste occasioni la dottrina cattolica circa la Comunione viene presentata senza compromessi ed osservata. Inoltre, in varie Nazioni gli incontri ecumenici si svolgono nel contesto di celebrazioni della Parola, evitando ogni malinteso circa il sacramento dell'Eucaristia. Comunque, se i non cattolici o non cristiani dovessero partecipare alla Santa Messa, sarebbe assai utile fornirli di un libretto con spiegazioni essenziali della celebrazione, affinché possano seguirne lo svolgimento.

Infine, molte risposte ai Lineamenta esprimono la sicura consapevolezza che una fedele osservanza degli orientamenti della Chiesa in materia di intercomunione eucaristica è una vera espressione di amore a Gesù Cristo nel Santissimo Sacramento e ai fratelli di altre confessioni cristiane, nonché un'autentica testimonianza della verità.[125] Mentre sembra abbastanza ampio il consenso sul fatto che l'unità nella professione della fede precede la comunione della celebrazione eucaristica, rimane ancora da precisare il modo in cui debba essere presentato il mistero Eucaristico nel contesto del dialogo ecumenico, onde evitare due rischi opposti: le chiusure pregiudiziali e il relativismo. Trovare la giusta misura è condizione essenziale per mantenere una sana apertura e nello stesso tempo preservare la verità e la propria identità cattolica.

Ite missa est

88. Le parole con cui termina la celebrazione dell'Eucaristia, Ite missa est, richiamano il mandato missionario del Signore risorto ai discepoli prima della sua Ascensione al cielo: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28, 19). Infatti, la conclusione di ogni Santa Messa si ricollega immediatamente con l'invio alla missione. In essa sono coinvolti tutti i battezzati, ognuno secondo la propria vocazione all'interno del Popolo di Dio: i Vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i membri della vita consacrata e dei movimenti ecclesiali, i laici. Nel compimento di questa missione è essenziale la testimonianza, primo dovere di ogni cristiano inviato nel mondo. Infatti, "non c'è testimonianza senza testimoni, come non c'è missione senza missionari".[126] Tale caratteristica dell'attività missionaria scaturisce dalle stesse parole di Gesù: "da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri"(Gv 13,35). La missione è esigente e impegnativa per le capacità umane. Perciò, da dove prendere la forza se non dall'Eucaristia, inesauribile sorgente della missione, vera fonte di comunione e solidarietà, di riconciliazione e di pace?

L'opera dell'evangelizzazione ha come ultimo scopo l'incontro personale di ogni essere umano con Gesù Cristo, vivo e presente nel Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, che la Chiesa offre come Pane per la vita del mondo. Anche questa finalità eucaristica della missione ha il suo fondamento nell'insegnamento di Gesù Cristo, che rivolge l'invito alla sua mensa a tutti gli uomini di buona volontà, senza distinzioni e pregiudizi (cf. Mt 22,1-13; Lc14,16-24) e offre il suo sacrificio per la salvezza di tutti (cf. Mt 26,26-29; Lc 22,15-20; Mc14,22-25; 1 Cor 11,23-25). L'Eucaristia, quindi, è il culmine al quale tende naturalmente tutta l'attività missionaria della Chiesa, anche quella specificamente ad gentes. Difatti, quale senso potrebbe avere annunciare il Vangelo se non per portare ognuno alla comunione con Cristo e con i fratelli, della quale la Santa Messa, anticipo del Banchetto eterno, è l'espressione liturgico sacramentale più alta?

L'Eucaristia è, dunque, il cuore pulsante della missione, è la sua autentica fonte e il suo unico fine. La legittima richiesta, rilevata in molte risposte ai Lineamenta, di promuovere con rinnovato spirito lo slancio missionario insito nella natura della celebrazione eucaristica nasce da uno sguardo apostolico e zelante verso questo mondo all'inizio del terzo millennio, bisognoso più che mai di pace, di amore e di comunione fraterna, che solamente Gesù Cristo può offrire.

89. Pertanto, i cristiani devono affermare la dimensione missionaria dell'Eucaristia. Per essi diventa spontaneo annunciare agli uomini e al mondo le meraviglie di Dio incarnato e presente sotto le specie del pane e del vino, che per mezzo della comunione entra nella loro vita per trasformarla. Ciò vale per i cristiani che vivono in un mondo secolarizzato, dove i lontani in maggioranza sono in continuo travaglio spirituale alla ricerca di Dio, che pur sempre rimane a loro vicino. Tale zelo accompagna i missionari che, spinti dall'amore di Dio, propongono il primo annuncio della Buona Notizia alle persone che tuttora non conoscono il Vangelo di Gesù Cristo o non lo conoscono in modo adeguato e pieno.

Il dialogo e il rispetto dovuto ai valori presenti nelle realtà che incontrano non possono impedire ai cristiani di fare la proposta missionaria agli uomini di buona volontà in obbedienza al comandamento del Signore: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15).

Si tratta di un compito, al contempo esaltante e difficile, che richiede dedicazione piena, anche fino al martirio. In tale opera essenziale per la Chiesa i discepoli del Signore sono sostenuti dall'Eucaristia, la cui celebrazione in ogni parte del mondo conferma la promessa: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt, 28,20). 

 

(*) SINODO DEI VESCOVI - XI ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA, L'eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa, Instrumentum Laboris, Città del Vaticano (2005) nn. 78-89.

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