Il presidente del CIMI: “l'Amazzonia è una terra disputata su più fronti”

Pubblicato in Missione Oggi

“Probabilmente, i popoli originari dell'Amazzonia non sono mai stati così minacciati nei loro territori come lo sono ora; l'Amazzonia è una terra disputata su più fronti”: così si è espresso il presidente del Consiglio Indigeno Missionario (Cimi), Mons. Roque Paloschi, Arcivescovo metropolita di Porto Velho, intervenendo il 7 maggio alla seduta plenaria della 57.ma Assemblea generale della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), che si svolge dal 1° al 10 maggio ad Aparecida, vicino San Paolo (vedi Fides 8/05/2019).

Mons. Roque ha strutturato il suo intervento basandosi su dichiarazioni e denunce degli indigeni presentate alle Nazioni Unite, al Congresso nazionale, all’organizzazione dei popoli indigeni Accampamento di Terre Libere (ATL) e alla stampa. L'intenzione era di mostrare che “il grido del popolo indigeno per la vita e la giustizia arriva anche direttamente dalle bocche e dai cuori dei suoi leader”.

Sulla base di questo rapporto, il presidente del Cimi ha sottolineato l'importanza del Sinodo dell'Amazzonia per la costruzione di “nuovi cammini” per la Chiesa, secondo quelli che ha definito “gli imperativi categorici” di Papa Francesco, presentati a Puerto Maldonado, in Perù, il 19 gennaio 2018, quando il Papa ha parlato ai rappresentanti dei popoli e dei Vescovi dell'Amazzonia.

Dal lungo intervento dell’Arcivescovo, inviato a Fides, riportiamo alcuni dati significativi. Accampamento di Terre Libere (ATL) pochi giorni fa ha convocato un incontro per fare il punto della situazione al quale hanno partecipato 4.000 leader, rappresentanti di circa 200 popoli indigeni di tutte le regioni del Brasile. Fra le questioni trattate con i leader, c’è stato il tema della partecipazione delle popolazioni e delle organizzazioni indigene alla discussione, alla formulazione e al monitoraggio delle politiche pubbliche che li riguardano, in modo specifico con il decreto 9759/19 pubblicato dal governo di Bolsonaro. Si devono menzionare anche altri esempi di partecipazione come il Consiglio nazionale per la politica indigena (CNPI).

Il rapporto segnala anche i diversi interventi pubblici significati di alcuni rappresentanti dei popoli indigeni, come quello durante il Forum Permanente dei Popoli Indigeni all'ONU, lo scorso 25 aprile, di Erileide Guarani Kaiowá, del Mato Grosso do Sul, o anche quello del leader Kretã Kaingang, dello stato di Paraná, al Senato Federale, o quello del Cacique Marcos Xukuru, di Pernambuco. Tutti gli interventi erano indirizzati alla difesa della terra dei popoli indigeni.

Dopo aver ricordato il viaggio del Papa in Amazzonia, il rapporto propone delle riflessioni conclusive: “Dopo mezzo millennio di presenza ecclesiale in Amazzonia, il lavoro pastorale e missionario non è riuscito a costruire una Chiesa cattolica locale. Le chiese basate sul proselitismo, evangeliche e pentecostali, sono diventate egemoniche in più della metà delle comunità amazzoniche.”

“Papa Giovanni XXIII ha aperto le finestre della Chiesa con il Vaticano II. Papa Francesco ha aperto la porta alla ‘Chiesa in uscita’, seguendo il maestro, che è ‘la via, la verità e la vita’. Possano il Dio della vita e la Madonna Aparecida aiutarci a vedere l'afflizione, a sentire il grido, ad avvicinarci sempre più ai popoli nativi del nostro paese, a conoscerli meglio, a imparare da loro e ad aiutarli a difendere la loro vita, perché riescano a vivere nei loro territori, pieni di vita e di futuro”.

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