C’è un doppio, fondamentale consiglio da dare a chi si accinge alla lettura di questo scritto: prepararsi a qualcosa di impegnativo e poi non scoraggiarsi! Se questo vale in generale per tutte le lettere di Paolo, tanto più è vero per questa lettera in particolare.
Ma una cosa è certa: la pazienza sarà abbondantemente premiata, perché ci si accorgerà che ne valeva davvero la pena. Infatti, siamo davanti allo scritto più importante dell’Apostolo, quello in cui egli impegna maggiormente se stesso nell’interpretazione di ciò che significa l’evangelo per l’uomo, per ogni uomo.
D’altronde, la lettera ai Romani ha avuto nella storia della Chiesa e della teologia cristiana un influsso non minore di quello che hanno avuto, poniamo, Platone o Aristotele sulla filosofia occidentale. Quindi, chi non si stancherà di misurarsi con l’argomentazione qui dispiegata da Paolo, meriterà la promessa che leggiamo nell’Apocalisse: «Al vincitore che persevera fino alla fine… darò autorità sopra le nazioni» (Ap 2,26); oppure, il che è lo stesso, verificherà di persona quanto siano vere le parole di Lutero nel suo commento: «Fu come se per me si aprissero le porte del paradiso»; o ancora, se la cosa non appare troppo banale, ci si accorgerà quanto abbia un reale riscontro concreto, almeno in questo caso, il motto dello spot pubblicitario «Gratta e Vinci!».