Oso condividere una delle esperienze che hanno segnato la mia vita missionaria e che mi sembra significativa, in questo giorno dell'Epifania, dove tutto ci parla di cammino e di missione. La sintetizzo in una frase che mi sono sentita dire spesso: "Siquiera vino" (almeno sei venuta). Con questa frase colloquiale sempre mi accolgono le donne delle comunità indigene con cui condivido la mia vita missionaria. Un intero programma di vita: "Siquiera vino a estar con nosotras, a vivir con nosotras, a sentir con nosotras" (sei almeno venuta a stare con noi, a vivere con noi, a sentire con noi”). Questa è la natura di una Chiesa povera e missionaria che ci viene mostrata dalle persone che accompagniamo.
Queste immagini di sorellanza rispondono alla mia costante domanda: che cos'è la missione? Semplicemente, camminare nel regno di Gesù di Nazareth. È in questo cammino che ho scoperto la dimensione missionaria dei Popoli.
Nelle loro diverse culture le comunità mi hanno dato la Buona Novella: l’hanno fatto nelle chiacchiere semplici e gioiose intorno al fuoco; nel cerchio di sudore e risate dopo il lavoro comunitario; assaggiando la ciotola di chicha de yuca, la pianta sacra dei popoli Kichwa, che le donne preparano come materiale sacramentale.
Mi hanno dato la Buona Novella del mondo senza mali e di un altro mondo possibile nella minga (lavoro comunitario per il bene comune), nelle camminate sotto il sole o la pioggia, dormendo nelle baracche, ballando e cantando al suono delle chirimías e dei tamburi, rivendicando il diritto alla dignità e al rispetto della vita di tutti i popoli.
Mi è stata data la Buona Novella dal popolo Nasa nella catena montuosa del Cauca, nella spirale della tulpa (luogo in cui famiglia e comunità, intorno al fuoco, dialogano e prendono decisioni) illuminata dalle mani laboriose delle donne, pronunciando parole di riflessione e masticando la foglia di coca, la loro pianta sacra.
Le donne mi hanno evangelizzato e, quando mi salutano con un abbraccio fraterno e un sorriso aperto dopo qualche giorno passato assieme nelle loro comunità, mi dicono: "Almeno sei venuta, grazie per la tua visita”.
E io continuo il mio camminare, come quello dei magi, alla luce della stella della speranza.
* María Esperanza è missionaria laica colombiana.