Il buon cammino di fede tracciato dal Beato Giuseppe Allamano continua a suscitare interesse e devozione, tant'è che il trascorrere degli anni e dei decenni non scalfisce minimamente la profondità dei suoi insegnamenti che, infatti, rimangono ancora di fresca attualità.

Ne è testimonianza il nuovo libro "Vivere d'Amore. Alla ricerca del roveto ardente" (Edizioni Segno), in cui, tra i tanti temi affrontati, vi è un capitolo dedicato proprio al Fondatore.

Il giovane giornalista Giorgio Morera * di Vercelli (Italia), durante un pellegrinaggio a Medjugorje, ha maturato il lodevole proposito di redigere un'opera editoriale riguardante le tre principali devozioni cattoliche: Adorazione eucaristica, Via Crucis e Santo Rosario.

Per ciascuna di esse vi sono corredate delle riflessioni fatte da padre Alberto Colombo, sacerdote marianista che guidava il pellegrinaggio e che è anche esorcista ufficiale dell'Arcidiocesi di Vercelli. Oltre ad 'accompagnare' i lettori nell'accostarsi alla preghiera, permettendo loro di vivere un pellegrinaggio spirituale ovunque essi si trovino (tanto in un luogo santo quanto nelle loro abitazioni, parrocchie o comunità pastorali), Morera ha fortemente voluto impreziosire il libro con una molteplice e approfondita serie di riferimenti al Magistero petrino e al lascito di alcuni testimoni di fede a lui molto cari.

202405120Amore2Tra questi ultimi figura anche il Beato Giuseppe Allamano, uno dei cosiddetti "Santi sociali" che in Piemonte (terra natìa dell'autore del libro), tra il XIX e il XX secolo, diedero grande slancio al Cattolicesimo. Insieme a San Giovanni Bosco e al Beato Pier Giorgio Frassati (in 'odore' di santità nel prossimo anno 2025 in occasione del XXV Giubileo universale), ecco che il Fondatore viene elevato come maestro di spiritualità, in particolare per quanto riguarda la prima parte del libro dedicata all'Adorazione eucaristica.

«Allamano fu uno dei più bei frutti di quell’albero di santità che don Bosco seppe ‘coltivare’ con le radici ben ‘concimate’ dall’amore per Dio, dalla devozione alla Vergine e dalla costante partecipazione alla messa e ai sacramenti - si legge in "Vivere d'Amore. Alla ricerca del roveto ardente" - Lo zelo missionario di Allamano fu come un supplemento agli insegnamenti di fede ricevuti tra le mura di Valdocco".

Entrando ancor più nel profondo, del Beato Allamano sono riportate alcune toccanti parole che proferì con dei missionari in procinto di partire verso nuove terre da evangelizzare, raccomandando loro di tenere al centro dell'operato pastorale il tabernacolo: «Sì, siate innamorati di Gesù Sacramentato! Sia la nostra divozione principale. Nostro Signore è là per noi. Quando c’è Lui, nulla ci manca; ai suoi piedi tutto si spiega, si aggiusta tutto».

Un'altra peculiarità del nuovo libro di Giorgio Morera è la splendida copertina con Gesù raffigurato nella scena "Venite a me voi tutti...", come il titolo di questo pregiato dipinto realizzato dal maestro Ulisse Sartini, ritrattista di fama internazionale, conosciuto per le realizzazioni di diverse opere (www.ulissesartini.com) riguardanti i Pontefici e altri soggetti religiosi (come, ad esempio, San Pio da Pietrelcina e Madre Teresa di Calcutta).

* Giorgio Morera, originario di Vercelli (Piemonte), nel 2003 inizia a lavorare nel campo dell’informazione e della comunicazione, dal 2007 è iscritto all’Ordine dei giornalisti. Ha conseguito la Laurea magistrale in Giurisprudenza e un Master in Comunicazione Sociale. Ha al suo attivo altri libri di carattere religioso e spirituale e pubblicazioni sulle tradizioni folcloristiche vercellesi.

Mons. Luis Augusto Castro Quiroga, IMC (1942-2022), originario di Santa Fe di Bogotà -Colombia, compiuti i regolari gli studi nel suo paese e alla Pont. Università Urbaniana di Roma, fu ordinato sacerdote nel 1967. Dopo un periodo impiegato nell’educazione e nell’insegnamento dei seminaristi, venne nominato superiore della Regione Colombia del  nostro Istituto. Nel 1981 fu eletto consigliere generale e, verso il termine di questo servizio, la Santa Sede lo nominò Vicario Apostolico di Florencia (1986). Nel 1998 fu trasferito nell’archidiocesi di Tunja. Morto il 2-8-2022 a Bogotà.

È stato una figura nota in tutta la Colombia per il suo impegno sociale e la sua ferma leadership a favore della pace nel Paese. Con la sua narrazione ha fatto della missione, intesa in molti modi, un modo gentile e coinvolgente di essere in contatto con il mondo intero. Qui riportiamo la commemorazione tenuta a Roma il 12 ottobre 1986, per il 60° anniversario della morte dell’Allamano.

(Padre Piero Trabucco, IMC, Casa Natale dell'Allamano)

 

Viviamo nell'era della comunicazione, dove tutti sembrano avere qualcosa da comunicare. Infatti, secondo Luciano Floridi, professore di filosofia ed etica dell'informazione all'Università di Oxford, non viviamo solo nella biosfera, ma anche in quella che viene chiamata infosfera: siamo come nodi in una vasta rete di dati, individui che nuotano in un oceano di dati di vario tipo.

Nel mare di informazioni in cui siamo immersi, c'è l'opinione degli altri su di noi e la nostra su di loro. Naturalmente, per ovvie ragioni, la nostra vita non dovrebbe essere governata dalle opinioni altrui su di noi eppure ci sono occasioni in cui tali opinioni sono cruciali. Durante l'ordinazione sacerdotale, per esempio, il vescovo chiede se i candidati sono degni, e colui che presenta il candidato per l’ordinazione risponde: "dalle informazioni raccolte presso il popolo cristiano e secondo il giudizio di coloro che ne hanno curato la formazione, posso attestare che ne sono degni". Ciò significa che l'ordinazione dipende, tra l'altro, dall'opinione della gente sui candidati.

Lo stesso vale anche per il processo di canonizzazione: secondo la Sanctorum Mater, un documento della Congregazione della Causa dei Santi, prima di decidere di avviare una causa di canonizzazione, il vescovo diocesano deve verificare presso il popolo di Dio che il candidato in questione goda di una solida e diffusa fama di santità (Art. 7, § 1). Se questa manca, non si continua, non ha senso avviare una causa se manca questo requisito. Ma cos'è la fama di santità? La fama di santità è l'opinione ampiamente diffusa tra il popolo di Dio sulla purezza e l'integrità di vita del servo di Dio e sulla sua eroica pratica delle virtù cristiane (Art. 5, § 1).

Questa fama di santità deve essere stabile, spontanea e diffusa (Art. 7, § 2). Stabile significa che non è fluttuante, appare in certi momenti e scompare in altri; spontanea significa che è riconosciuta naturalmente dalla comunità e non è frutto di pubblicità, clamore mediatico o cose simili; diffusa significa che non è associata solo a pochi individui che possono avere anche determinati interessi.

Poi non dobbiamo dimenticare che la fama di santità è fondata e misurata dalla fama dei segni, cioè l'opinione diffusa tra il popolo di Dio sulla grazia e sui favori ricevuti da Dio per intercessione del servo di Dio (Art. 6). In altre parole, affinché il processo di canonizzazione abbia inizio, qualcuno deve affermare di aver pregato invocando il servo di Dio e che le sue preghiere sono state esaudite. Più sono le persone che fanno tali affermazioni, meglio è.

Ciò che conta è che ci sia un'opinione positiva tra il popolo di Dio, da cui possa partire un'indagine, avviando così una causa di beatificazione. Questo spiega perché le persone devono imparare a vedere il lato positivo del loro prossimo e ad esprimerlo. Quando questo manca, succede quello di cui parlava San Paolo quando diceva: "Se vi mordete e vi divorate a vicenda, state attenti o sarete distrutti gli uni dagli altri" (Gal 5,15). Quando l'opinione delle persone ha come unico scopo quello di sminuirsi a vicenda, umiliarsi e calunniarsi, il risultato è sempre la morte della comunità.

È quindi chiaro perché il nostro Fondatore, il Beato Giuseppe Allamano ha sempre insistito sullo spirito di famiglia: non era solo un mezzo per facilitare le nostre attività missionarie, ma anche un criterio di valutazione del nostro valore come strumenti dei disegni di Dio. Le parole di San Paolo ci devono sempre guidare: "Nessuna parola cattiva esca dalla vostra bocca, ma piuttosto parole buone che possano servire per un'opportuna edificazione, giovando a quelli che ascoltano." (Efesini 4,29).

Vi auguro un meraviglioso anno nuovo e non dimenticate che essere positivi crea santi.

* Padre Jonah M. Makau, IMC, Casa Generalizia a Roma, frequenta il corso in Cause dei Santi.

Sono ormai due mesi che sto frequentando il corso come postulatore e sono giunto alla conclusione che si tratta di una cosa alquanto interessante che non mi sarei mai aspettato di sperimentare in vita mia. Ti insegnano a gestire il processo necessario per giungere al riconoscimento della santità di una persona.

Personalmente ho sempre pensato che la questione della beatificazione e canonizzazione di un santo sia di totale appannaggio del Vaticano e quindi lontano dalle preoccupazioni di altre persone e invece ho imparato che tutto comincia lontano dal palazzo della Congregazione dei Santi di Roma e, per dirlo in modo comprensibile, siamo noi che creiamo i santi e Dio conferma.

In tante occasione ho sentito persone lamentarsi perché il processo di canonizzazione è troppo complicato e costoso, oppure religiosi argomentare che le loro rispettive congregazione non hanno molti beati o santi, e si chiedono cosa succeda in Vaticano... eppure il processo non è così complicato e comincia proprio da noi e non dal Vaticano. 

Per giungere alla dichiarazione di santità di una persona occorrono tre cose: una persona che viva in pienezza la sua vita cristiana, Dio e la società. La persona deve vivere le virtù cristiane in modo eroico (o morire come martire) in modo tale da guadagnarsi il merito di essere un esempio per tutto il popolo di Dio. Queste persone sono in tanti modi legate alle loro comunità: nascono in una comunità, crescono nella comunità e anche muoiono nella comunità.  La loro vita è espressione dei valori e dei sogni che si vivono nelle rispettive comunità. I santi, cooperando con gli altri e utilizzando i mezzi offerti dalla loro società, sono alla fine persone che in vita possono diventare modelli e dopo la loro morte un'ispirazione.

Per quanto riguarda Dio, è lui il datore della vita ed ogni persona che entra nella comunità umana è principalmente un dono di Dio. È lui che concede ad ognuno una vocazione e le facoltà per raggiungere la pienezza della sua esistenza così come lo Spirito Santo per guidarlo. 

Quando una società non sembra esprimere progetti di santità non è Dio da biasimare: lui è tutto e la sua fedeltà è certa.

Anche il ruolo della società è essenziale perché è la società che prepara l'ambiente in cui crescono i santi e dove manifesteranno i segni della loro santità. Poi nella comunità umana e nella chiesa nella quale si sviluppa la santità di una persona il primo ruolo ce l’ha il popolo di Dio che comincerà a pregare chiedendo l’intercessione di una persona concreta (a questo punto queste persone sono dichiarate “servi di Dio” ed è il primo passo nel processo di canonizzazione). 

Per mezzo di questa intercessione si chiede a Dio di manifestarsi per mezzo di un miracolo e, dopo un’analisi precisa e minuziosa del fatto miracoloso, se riconosciuto dalla chiesa, la persona viene dichiarata inizialmente beata e poi dopo santa. Il miracolo che avviene è una conferma divina che la persona è in cielo, ma è anche frutto del discernimento e dell’impegno dei responsabili della chiesa che hanno promosso il processo di canonizzazione di una persona.

Il punto dirimente è la preghiera che i cristiani fanno per mezzo di colui o colei che ritengono santo o santa. Se non c’è la preghiera la persona non avrà fama di santità, non ci saranno miracoli e non ci sarà causa di beatificazione o canonizzazione. L'esistenza di santi canonizzati dipende da qualcuno ha invocato Dio per mezzo di loro: senza questo il silenzio è totale.

Se una congregazione o una diocesi vuole avviare la causa di canonizzazione di una persona, ma le persone che dovrebbero promuoverla non invitano i cristiani a pregare e non sono particolarmente interessati, allora non avremo nessuna invocazione, nessuna intercessione, nessuna fama di santità, nessun miracolo e nessuna causa di canonizzazione. 

Nelle comunità religiose specialmente se i confratelli parlano solo negativamente di una persona la storia finisce allo stesso modo, non ci saranno santi fra di loro. Quindi la rivalità, la competizione, i pettegolezzi, le dicerie o le ingiurie a volte sono la causa per la quale quelle congregazioni non hanno al loro interno beati o santi. Se per qualsiasi motivo non si apprezza una persona quando è viva con maggior ragione non la si apprezzerà da morta.

Questo ci invita a cominciare a valorizzare i confratelli: solo così si potranno invitare anche i cristiani a pregare per loro intercessione. In questo modo anche i santi delle comunità religiose sono frutto della qualità di vita comunitaria che vivono i confratelli. Chiediamo al Signore di aiutarci a valorizzare il contributo dei nostri confratelli nell'Istituto e nella Chiesa. Così noi “creiamo i santi” e Dio li conferma.

* Jonah Makau è Missionario della Consolata e studia a Roma

"Come missionari poi, dovete essere non solo santi, ma santi in modo superlativo" (VS, 111)

“E’ questo il fine primario del nostro Istituto –diceva Lui ai suoi missionari–  Non siete qui venuti per…; ma per farvi santi; allora e solamente allora adempirete bene il secondo fine…” (Conf. IMC. III, 258).

“Prima santi e poi missionari”

Sono molte le affermazioni dell’Allamano che rivelano la sua ferma convinzione che solo chi è santo può essere un vero missionario. Questa convinzione fa parte della sua identità di Fondatore, dunque, anche del carisma dei missionari e missionarie della Consolata. 

Per l’Allamano c’è una graduatoria esplicita tra un “prima” e un “poi” logici: prima santi, poi missionari. Prima va sottolineato l’essere della persona, quindi il suo operare, prima si tratta di curare il nostro essere, la nostra relazione con Dio che ci chiama ad essere Santi, poi dobbiamo trasmettere questa relazione agli altri. Agli studenti, infatti egli diceva: “Primo: siamo per farci santi in questa Casa: non per farci Missionari, ma per farci santi e poi Missionari”, “Prima la santificazione nostra, poi la conversione degli infedeli; prima noi e poi gli altri. (...) Prima di tutto sei venuto per farti santo; non bisogna cambiare i termini.”. (VS 111-112)

Dobbiamo cercare prima e anzitutto la santità poiché questa è presupposto fondamentale per la missione. L’attività apostolica e missionaria, secondo l’Allamano, esige la santità di vita. “Qualcuno crede che l’essere missionario consista tutto nel predicare, nel correre, battezzare, salvare anime: no, no! Questo è solo il fine secondario: santifichiamo prima noi e poi gli altri. Uno tanto più sarà santo, tante più anime salverà”. Per l’Allamano “è inutile voler convertire gli altri, se non siamo santi noi” poiché “se non si è santi…non si fa niente”. “Voler far buoni gli altri senz'esserlo noi è volere l'impossibile.” (VS 113).

Se l’affermazione “prima santi e poi missionari” indica chiaramente che è la santità che gioca il ruolo fondamentale nel rinnovamento della missione, più che i metodi e i programmi pastorali, altrettanto importante è sottolineare come sia la missione a contribuire alla santità del missionario: si tratta, cioè, di diventare “santi nella missione ad gentes”.

Per tanto la santità dell’apostolo si costruisce, si alimenta “facendo missione”, nel costante dono di sé, nell’amore e nel servizio concreto per i fratelli ai quali egli è inviato, in comunione con il Signore che cammina, respira, guarisce e consola la gente attraverso di lui (cfr. EG 266). 

Santità “alla mano” 

Molte volte abbiamo la tentazione di pensare che la santità sia riservata a persone troppo speciali, con doti eccezionali, fuori dalla nostra portata, a coloro cioè che hanno la possibilità di mantenere le distanze dalle occupazioni ordinarie, per dedicare molto tempo alla preghiera. Non è così. Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova cercando di essere “straordinari nell’ordinario”, “facendo bene il bene e senza rumore”.

La Missione ce lo ha dimostrato! Sono tanti i missionari, che abbiamo avuto la fortuna di conoscere, che hanno dato la vita, senza clamore, con umiltà, entusiasmo e dedizione, consumandosi a servizio dei poveri, visitando i villaggi, amministrando sacramenti, lasciando nella gente un ricordo indelebile di una santità diffusa, che si è fatta prossima, “alla mano”, perché un riflesso della presenza di Dio nella loro vita. (cfr. GeE 7).

Vita come cammino di santità

La santità è permettere allo Spirito di plasmare in te oggi quella parola e quel messaggio di Gesù che Dio desidera dire al mondo con la tua vita. 

La santità diventa quindi vivere in comunione con Cristo i misteri della sua vita. Pertanto, la misura della santità è data dalla statura che Cristo raggiunge in noi, da quanto, con la forza dello Spirito Santo, modelliamo tutta la nostra vita sulla sua (Fil.2,5). Così ciascuno di noi dovrebbe diventare un messaggio che lo Spirito trae dalla ricchezza di Cristo e dona alla gente.

Infatti “Ogni santo è una missione, è un progetto del Padre per riflettere e incarnare, in un momento determinato della storia, un aspetto del Vangelo” (Gaudete et exultate 19.21.23).

Gli ultimi articoli

Giustizia Riparativa e la “pedagogia allamana”

15-07-2024 Missione Oggi

Giustizia Riparativa e la “pedagogia allamana”

La Corte di Giustizia dello Stato del Paraná (Brasile) ha tenuto dal 3 al 5 luglio l'incontro sulla Giustizia Riparativa...

Perù: prima assemblea dei popoli nativi

14-07-2024 Missione Oggi

Perù: prima assemblea dei popoli nativi

I rappresentanti dei popoli nativi dell'Amazzonia peruviana, insieme ai missionari, si sono riuniti nella Prima Assemblea dei Popoli Nativi, che...

Padre James Lengarin festeggia 25 anni di sacerdozio

13-07-2024 Notizie

Padre James Lengarin festeggia 25 anni di sacerdozio

La comunità di Casa Generalizia a Roma festeggerà, il 18 luglio 2024, il 25° anniversario di ordinazione sacerdotale di padre...

Nei panni di Padre Giuseppe Allamano

13-07-2024 Allamano sarà Santo

Nei panni di Padre Giuseppe Allamano

L'11 maggio 1925 padre Giuseppe Allamano scrisse una lettera ai suoi missionari che erano sparsi in diverse missioni. A quel...

Un pellegrinaggio nel cuore del Beato Giuseppe Allamano

11-07-2024 Allamano sarà Santo

Un pellegrinaggio nel cuore del Beato Giuseppe Allamano

In una edizione speciale interamente dedicata alla figura di Giuseppe Allamano, la rivista “Dimensión Misionera” curata della Regione Colombia, esplora...

XV Domenica del TO / B - “Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due"

10-07-2024 Domenica Missionaria

XV Domenica del TO / B - “Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due"

Am 7, 12-15; Sal 84; Ef 1, 3-14; Mc 6, 7-13 La prima Lettura e il Vangelo sottolineano che la chiamata...

"Camminatori di consolazione e di speranza"

10-07-2024 I missionari dicono

"Camminatori di consolazione e di speranza"

I missionari della Consolata che operano in Venezuela si sono radunati per la loro IX Conferenza con il motto "Camminatori...

Un faro di speranza per le persone che vivono per strada

10-07-2024 Missione Oggi

Un faro di speranza per le persone che vivono per strada

I Missionari della Consolata dell'Argentina accompagnano le “Case di Cristo” a “Villa Soldati” Nel cuore di Villa Soldati, a Buenos Aires...

Santo (in punta di piedi)

09-07-2024 Allamano sarà Santo

Santo (in punta di piedi)

Il 23 maggio scorso la sala stampa del Vaticano annunciava che papa Francesco aveva approvato l’avvenuto miracolo della guarigione dell’indigeno...

onlus

onlus