Ave Maria,
Notre Dame del Marocco,
hai dato al mondo la vera Luce di Dio.
Ci hai dato la sorgente della pace
e della nostra riconciliazione,
tuo figlio, Gesù.

Madre di tenerezza e di saggezza
prendici ognuno per mano,
sostieni il nostro cammino verso il Regno.
Fa brillare in noi la speranza di Dio
in ogni nostro incontro con gli altri,
con i poveri, con i migranti.

Madre piena di Misericordia,
insegnaci ad essere discepoli del Risorto,
ad essere sempre più sale della terra
e luce del mondo
sul cammino della fraternità.

Santa Maria,
Notre Dame del Marocco,
trasforma il nostro cuore.
Ogni traccia di violenza, di preconcetti
o di paura ceda il posto alla forza liberatrice
del rispetto dell'altro,
della stima e dell'amore.
Santa Madre di Dio,
prega per noi ora 
e nell'ora del nostro incontro.

Amen

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La festa del montone

  • Jul 16, 2024
  • Published in Notizie

Qui in Marocco, paese musulmano, oggi è la più grande festa  dell'anno: l’Eid detta anche festa del montone perché si celebra il ricordo del sacrificio di Abramo quando risparmiò il figlio Isacco.

Questa mattina alle 3,30 il muezzin ha chiamato alla preghiera. anch’io mi sono svegliato e siccome fa molto caldo in questo periodo, riaddormentarsi era impossibile. Così io ho celebrato alla stessa ora dei mussulmani il mattutino della festa del santi Pietro e Paolo. 

È certamente una bella coincidenza, cristiani e mussulmani siamo in festa assieme.

Alle nove una sirena, che rimbombava in tutta la città ha dato il via hai festeggiamenti. 

Il capo famiglia che ha comprato il montone lo sgozza alla presenza di tutta la famiglia dopo aver fatto una lunga preghiera. Anche noi con i nostri amici abbiamo pregato e poi, un ragazzo esperto, ha sgozzato il montone e l’ha disossato per bene. Alle undici la carne era pronta per la cottura. 

Tutti i giovani presenti nella casa, che in questo periodo sono una sessantina, sono andati a pregare nella vicina  moschea mentre i giovani cristiani preparavano i tavoli.  Al ritorno ci siamo seduti tutti attorno la stessa tavola: un ragazzo fa la preghiera di ringraziamento in arabo e francese; si mangia assieme il piatto di riso e montone e così è presto ricreato quel clima di festa che ognuno avrebbe vissuto in famiglia. Malgrado la loro condizione difficile di migranti un buon gruppo di persone hanno vissuto un po di gioia e speranza nel futuro che da tempo non vivevano. Con i giovani cristiani questa sera alle 17 celebreremo la santa Messa in occasione della festa apostolica di Pietro e Paolo. È bello vivere la festa nella gioia della preghiera; è bello stare assieme cristiani e musulmani come fratelli. Ringraziamo il Signore!

* Padre Francesco Giuliani è Missionario della Consolata che lavora con migranti a Oujda (Marocco)

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“Dio ha tanto amato gli uomini che ha dato loro il suo figlio” e così il verbo si è fatto fratello.

“Fratello di Abele e anche di Caino fratello di Isacco e di Ismaele, fratello di Giuseppe è anche degli altri che lo hanno venduto fratello di Pietro di Giuda dell'uno e dell'altro”(Christian De Cherge).

Per Christian De Cherge (martire di Tiberin) il verbo si è fatto fratello dell'ebreo (fratello di Isacco) dei musulmani (fratello di Ismaele) con la venuta nel nostro mondo di Gesù Cristo, dice Christian, è iniziata una fraternità nuova e universale.

In nome di questa fraternità universale, nel pomeriggio di Pasqua si è fatto grande festa nel salone della parrocchia di Oujda con i nostri fratelli Mussulmani. Anche oggi li ospitiamo in occasione della festa della Eid, festa grande per i nostri fratelli Mussulmani, quando termina il Ramadan.

Tutti assieme ci siamo uniti per dare gloria all’unico Dio che ama tutti gli uomini. La festa della Eid si svolge così: al mattino presto ci si alza per pregare e questa dura un’ora (lodi, ringraziamenti, canti e prostrazioni) poi si prepara la sala del banchetto e all’ora convenuta, verso le dodici, si inizia il pranzo.

Il pranzo è stato preparato in anticipo per poter stare tutti assieme il giorno di festa. È bello vedere questi giovani che si improvvisano cuochi, inservienti e poi uomini delle pulizie, tutto è fatto in famiglia. 

Dopo il pranzo la festa continua fino a sera. Musica e danze africane si succedono al ritmo che noi diremo di discoteca.

Il mese di Ramadan è stato lungo ed è faticoso viverlo con fedeltà: ci si alza la mattino presto per poter mangiare un po’ e poi digiuni tutto il giorno fino alle 18, quando il Muezim annuncia la rottura del digiuno, per mangiare ancora un altro frugale pasto. Durante il giorno scuola, lavoro e preghiera.

E’ difficile a parole esprimere la gioia che manifestano questi giovani nel ritrovare tutta la loro umanità e nel vivere la festa come a casa loro in famiglia. Loro hanno passato lunghi mesi di deserto e di incontri con persone che hanno tolto loro tutto compreso la voglia di vivere. Hanno vissuto tempi nei quali era rimasta loro solo la speranza in Dio che li ama e li protegge. Oggi possono ringraziare questo Dio con il cuore e con la gioia di chi si sente ancora pronto a vivere i propri sogni; con lo stesso coraggio con cui sono partiti da casa salutando i loro genitori, fratelli e sorelle. Domani, dopo la festa, molti si metteranno in strada per il lungo viaggio che ancora li aspetta prima di poter raggiungere la meta dei loro sogni. Per noi Missionari della Consolata di Oujda, il servizio missionario è precisamente questo: consolare, ridare speranza, pregare Dio con e per i giovani migranti che approdano nella nostra fraternità.

* Giuliani Francesco è Missionario della Consolata che lavora con migranti a Oujda (Marocco)

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Originale cammino sinodale

  • Jul 16, 2024
  • Published in Notizie

Era l'altra domenica a fine ottobre, subito dopo la messa, che siamo partiti. Come inviato dall'assemblea, era un piccolo gruppo di studenti universitari subsahariani di Beni Mellal (Marocco) con le suore Chantale e Clotilde. Più di due ore di viaggio verso le alture del Medio Atlante. Un cammino sinodale originale su per i monti, in minibus. Ci hanno accompagnato nella riflessione e nello scambio le frasi più belle dell'enciclica “Laudato si”. Le parole di papa Francesco preparano, così, la nostra mente a questo incontro sorprendente, una vera esperienza spirituale... Ci aspettava, infatti, "lo spettacolo naturale più bello del Marocco": le cascate di Ozoud (che vuol dire mulino, in berbero, per la presenza di una dozzina di molini per l' olio).  Cascate spettacolari di un'altezza di 110 m, che spesso si rivestono di un bell'arcobaleno. L'acqua e i suoi vapori cadono davanti ai nostri occhi in una vallata dove il verde della vegetazione contrasta con il terreno rossastro attorno, in un'oasi di uliveti, di mandorli e di fichi. Una vera meraviglia!

Nella nostra testa risuonano, peró, le parole di papa Francesco: «La terra, la nostra casa, sembra diventare sempre più un immenso deposito di immodizia! " Ma qui, spalancando gli occhi, la sua visione delle cose ci tocca e ci parla: «Tutto l'universo materiale è espressione dell'amore di Dio, del suo eccessivo affetto verso di noi. La terra, l'acqua, le montagne, tutto è carezza di Dio!" Ancora immobili per questo stupore, qualcosa intanto ci accarezza, per davvero, la schiena e il viso… Sono le piccole scimmie che appaiono all'improvviso, a decine, e addomesticano i visitatori di questo luogo magico. Viene in mente, allora, quella bella osservazione della "Laudato si": "Per la tradizione giudaico-cristiana dire 'creazione' è più che dire natura, perché è un progetto dell'amore di Dio, dove ogni creatura ha un valore e un significato! »

Così, perso in mezzo a questo immenso Atlante, il nostro piccolo gruppo è invitato oggi a contemplare,... che è sempre stupirsi di qualcosa più grande di sé. Tuttavia, l'amara osservazione del papa sulla nostra società dei consumi, dal cuore incapace di meravigliarsi o di contemplare, ci intristisce non poco... «Più il cuore di una persona è vuoto, più oggetti ha bisogno di comprare, possedere e consumare. »

Soulaymane, una giovane guida berbera, socialmente impegnato, ci prende quasi per mano per mostrarci e contemplare questi luoghi… Così, Tanaghmelt, un antico e delizioso villaggio berbero, un mulino tradizionale, una cooperativa di tappeti berberi femminili, un centro di economia sociale, ci hanno aperto le loro porte e il loro mistero. Per dirci come cultura locale, economia, attività, uomini e natura,... tutto qui è tenuto insieme in una sinergia e un rispetto invisibili. Come la trama di un tappeto. 

Infine, sulla via del ritorno, ci tornava continuamente in mente una domanda dell'enciclica del papa. “La natura è piena di parole d'amore, ma come ascoltarle in mezzo a un rumore costante, una distrazione permanente e ansiosa, o un culto dell'apparenza?" Sì, domanda vera, provocante.

* Renato Zilio è missionario scalabriniano

In cammino con...

  • Jul 16, 2024
  • Published in Notizie

Sì, con la nostra terra, la gente dei nostri villaggi, come Timoulilte nei dintorni di Beni Mellal e la loro voglia di lavorare insieme. Halima, infatti, ci ha accolto questo martedì mattina nella sua cooperativa Taymate (che significa "fraternità"). Un mondo si è aperto per noi. Fraterno, laborioso, e in cammino verso la dignità di tante donne e uomini di qui. Preparano in questa cooperativa le olive, la loro selezione, la loro meticolosa preparazione con erbe fini, peperoncino o altri ingredienti. Un lavoro artigianale di amore e precisione. Poi, nel pomeriggio, qui si tengono corsi di alfabetizzazione per le donne. Suor Clotilde, poi, viene invitata a tornare per impartire lezioni sugli olii essenziali, di cui ha una lunga esperienza. Sì, qui si coltiva il senso del gusto, ma anche della parola, dell'educazione e della relazione. Tutto dice in questo villaggio ai piedi del massiccio del Medio Atlante la magia di un piccolo miracolo.  Poi, si visita la vicina cooperativa che prepara il cous cous, dove lavorano solo donne. I prodotti finiti sono in mostra all'entrata: una vera meraviglia di varietà, colori e qualità per un cous cous reale! Pranzo insieme, poi, attorno a un'enorme tajine di carne e verdure. Ma la preghiera che é sbocciata in quel momento attorno alla tavola comune, - mescolando fede cristiana e quella musulmana, - ha riempito il nostro cuore di gioia! E anche di emozione, seguendo "la Fatiha" (preghiera del Corano) sulle labbra commosse dei nostri vicini. Sì, solo dopo, la gioia... di riempire lo stomaco! "Che bello,- ci siamo dette - questo cammino sinodale con i vicini. In questa terra dell'Islam!"

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