Alla vigilia della Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina (24 maggio, festa di Maria Ausiliatrice), arriva puntuale in libreria “In catene per Cristo. Diari di martiri nella Cina di Mao”, a cura di Gerolamo Fazzini, già direttore di “Mondo e Missione”, oggi consulente per la comunicazione del Pime, nonché collaboratore di “Credere” e Jesus” ed editorialista di “Avvenire”.
Firma la prefazione p. Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia “AsiaNews”, uno dei massimi esperti di Cina in Italia (e non solo). A pubblicare il volume è la coraggiosa Emi (pp. 416, euro 20), che punta a lanciare il libro anche all’estero, visto il successo del precedente “Il libro rosso dei martiri cinesi” (San Paolo, 2008), tradotto in quattro lingue, anch’esso curato da Fazzini.
“In catene per Cristo” è un documento prezioso, sia per la qualità spirituale altissima dei testi raccolti, sia perché contribuisce ad alzare il velo sugli anni più bui della persecuzione anti-cristiana: quelli del periodo maoista, a lungo inneggiato in Occidente e oggi – finalmente – sottoposto a radicale revisione.
Il libro curato da Fazzini (cui hanno collaborato diversi padri del Pime, tutti competenti sulla Cina: Marazzi, Lazzarotto, Criveller e Politi) raccoglie quattro diari di altrettanti perseguitati nei primi anni della rivoluzione comunista. «Diari divenuti quasi introvabili, ma ora ricuperati, editi per la prima volta nel loro testo integrale, e offerti al grande pubblico», ha scritto Sandro Magister nella sua entusiasta recensione sul sito dell’Espressohttp://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351054
La realtà della Cina oggi è certamente molto diversa dagli anni di Mao, ma la libertà religiosa è ancora un traguardo lontano nel “Regno di mezzo”. E Roma lo sa bene. Al termine dell’udienza generale di mercoledì scorso, papa Francesco – che più di una volta ha espresso il suo desiderio di andare in Cina - ha dedicato alcune intense parole ai cattolici di quel Paese, esortandoli a «vivere spiritualmente uniti alla roccia di Pietro su cui è costruita la Chiesa». Inoltre, li ha invitati a pregare con particolare devozione, nel giorno della sua festa, il 24 maggio, «la beata vergine Maria aiuto dei cristiani, venerata nel santuario di Sheshan a Shanghai».
Proprio a Sheshan, da tre anni, si trova, in una condizione molto simile agli “arresti domiciliari”, il vescovo di Shanghai, mons. Taddeo Ma Daqin, privato della libertà subito dopo la sua ordinazione episcopale, il 7 luglio 2012. La sua colpa? Aver voluto essere in piena comunione, da vescovo, col Papa, successore di Pietro e, di conseguenza, per aver scelto di dimettersi dall’Associazione patriottica cattolica, l’organismo del Partito comunista che controlla la Chiesa.
Ciò che non è cambiato – dai tempi di Mao ad oggi – è proprio il tentativo di separare i cattolici cinesi da Roma, per sottometterli al regime, in una Chiesa “nazionale”, sganciata dal Papa. Nei giorni scorsi, il presidente cinese Xi Jinping, che passa per un riformista, è tornato a dire che «le religioni devono essere “cinesi” e senza “influenze straniere», definendo il mandato pontificio sulle nomine dei vescovi come «un’ingerenza negli affari interni della Cina».
Ma torniamo al libro “In catene per Cristo”. I quattro protagonisti dei racconti autobiografici contenuti nel volume sono: mons. Gaetano Pollio, missionario italiano del Pime, poi arcivescovo di Kaifeng, arrestato e costretto ai lavori forzati per sei mesi nel 1951 e infine espulso; mons. Domenico Tang, gesuita, arcivescovo di Canton, incarcerato senza processo per ventidue anni senza che nessuno sapesse più nulla di lui, al punto da essere creduto morto; Giovanni Liao, catechista, imprigionato in un “laogai” per ventidue anni per la sola colpa di essere e restare fedele cattolico (riuscirà a sposare la moglie, anch’ella perseguitata, solo dopo lunghi anni di sofferenza); padre Leone Chan, anch’egli finito in carcere per la fede, uno dei primi preti cinesi fuggiti all’estero a riferire la verità sulla Cina, «proprio in quegli anni Sessanta – ancora Magister - in cui il "Libretto rosso" di Mao era di gran moda in Occidente come manifesto di libertà ed emancipazione».
Un volume impegnativo, senza dubbio, ma una lettura indispensabile per tutti coloro che vogliano conoscere cos’è stato davvero il maoismo. Un libro che si rivelerà un balsamo spirituale per quanti, leggendo, toccheranno con mano, dalla viva voce dei protagonisti, la straordinaria statura di fede di persone che non hanno ceduto al compromesso ma hanno saputo vivere il loro Calvario in fedeltà a Cristo, senza mai una parola di odio per i loro aguzzini.
Fonte: pime.org