La notte è particolarmente buia per le strade di Maputo. Soprattutto in periferia. Ma la scarsa illuminazione non nasconde i segni della povertà, tra case, palazzi e negozi fatiscenti. Però, neanche l’entusiasmo dei mozambicani che si sono riversati a migliaia per le vie della capitale, formando sempre due ali di folla colorata, danzante e festante attorno alla papamobile. Francesco è arrivato in Mozambico, prima tappa del suo viaggio di sei giorni in Africa (oggi vola in Madagascar, lunedì sarà alle Mauritius), innanzitutto per esprimere «vicinanza e solidarietà» alle vittime dei cicloni Idai e Kenneth, che a marzo e aprile hanno provocato più di 600 vittime, la distruzione di centinaia di migliaia di ettari di terra coltivabile e una grave emergenza sanitaria, lasciando 73mila sfollati. In più, mettendo in ginocchio l’economia del Paese, già piagato dalle violenze degli islamisti radicali Shabaab, da corruzione e disuguaglianze: solo una piccola parte della popolazione sta beneficiando degli investimenti provenienti dall’estero e della ricchezza delle risorse naturali (carbone, gas naturale, petrolio, oro e diamanti). Per questo il Pontefice, nel suo discorso alle autorità nel palazzo di «Ponta Vermelha», ha sollecitato «la necessaria ricostruzione».