Bangladesh, si impenna il prezzo della carne di vacca

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“Non riesco più a comprare la carne di manzo per la mia famiglia, perché il prezzo è diventato troppo alto”. Lo dice ad AsiaNews Nur Islam, un cittadino musulmano di 30 anni che lavora in una Ong a Dhaka. È questo il risultato del bando sul mercato dei bovini decretato da uno Stato indiano, che sta avendo ripercussioni sul consumo e sulla lavorazione della carne anche in Bangladesh. La più colpita è la popolazione musulmana, che ogni anno consuma 5 milioni di bovini.

Secondo i dati dell’Agenzia delle entrate bangladeshi, ogni anno l’India esporta in Bangladesh almeno 2 milioni di capi di bestiame. Nel 2014 i bovini esportati sono stati 2,3 milioni ma nel 2015 il governo di Delhi ha venduto solo 1 milione di vacche, decisione che ha provocato un’impennata del prezzo della carne, anche fino al 30-40% in più. L’aumento del prezzo ha provocato una diminuzione del consumo soprattutto tra le classi povere e medie della popolazione e una crescita delle importazioni da Paesi vicini come Nepal, Bhutan, Sri Lanka e Myanmar.

Il bando rientra in una serie di politiche varate dal governo nazionalista indù del Bharatiya Janata Party (Bjp), che a marzo è riuscito ad approvare una legge che vieta la vendita e il consumo nello Stato del Maharashtra, provocando feroci proteste da parte di contadini e allevatori danneggiati dalla legge. Nell’induismo la vacca è una manifestazione del divino ed è considerata sacra: ucciderla o mangiarla è considerato un peccato. Per questo i sacerdoti si astengono dal farlo mentre i dalit (fuoricasta), i musulmani e i cattolici la consumano e la toccano, lavorandone la pelle.

La diminuzione delle vendite ha colpito in maniera pesante tutto il settore collegato alla produzione e alla lavorazione del bestiame. Il Bangladesh è un Paese a maggioranza musulmana e il 90% della popolazione consuma carne di vacca. L’industria della lavorazione della pelle è fiorente e potrebbe subire gravi danni se il bando non venisse eliminato. Sahin Ahammad, presidente dell’Associazione dei conciatori del Bangladesh riferisce: “Se l’India dovesse bloccare del tutto la vendita, la nostra industria del pellame potrebbe subire ingenti perdite”.

Il blocco ha portato ad uno sviluppo del mercato nero che contrabbanda in modo illegale il bestiame attraverso la frontiera. La Guardia di frontiera è preoccupata per il contrabbando e riferisce che se i trafficanti cessassero i loro commerci illegali, ci sarebbe il 90% in meno di uccisioni nelle aree di confine tra India e Bangladesh.

Gli esperti ritengono infine che il calo delle esportazioni dall’India e il mancato aumento della produzione interna da parte del Bangladesh porteranno di certo ad un aumento della disoccupazione. I lavoratori disoccupati andranno ad accrescere le file dei trafficanti di droga e di altre organizzazioni criminali.

Fonte: AsiaNews

Last modified on Sunday, 14 June 2015 15:56

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