Quest'anno ricorre il 70° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz. Collocato a Oswiecim, nei pressi di Cracovia, in Polonia, rappresenta il simbolo degli orrori causati dall'Olocausto e dalla seconda guerra mondiale.
Circa un 1.500.000 di persone, quasi tutte ebree, sono state uccise in questo luogo di sterminio: persone provenienti da tutta Europa, trasportate con i carri del bestiami in condizioni indescrivibili.
Il campo venne liberato, dalle truppe sovietiche dell'Armata Rossa, il 27 gennaio 1945 e circa 200.000 detenuti riuscirono a sopravvivere.
Mentre si avvicinavano, le SS iniziarono l'evacuazione. Circa 60 mila prigionieri furono costretti a marciare verso ovest, la maggior parte, per lo più ebrei, verso la città di Wodzislaw nella parte occidentale dell'Alta Slesia. Migliaia di persone furono uccise in fretta nei giorni precedenti, il più possibile. Durante la marcia della morte le SS spararono a quelli che, stremati, non potevano continuare a camminare. Gennaio, gelo, fame. Morirono in più di 15 mila. Quando entrò, settant'anni fa, l'esercito sovietico trovò e liberò oltre 7 mila sopravvissuti, malati e moribondi. Si stima che circa 1,3 milioni di persone siano state deportate ad Auschwitz tra il 1940 e il 1945. Di queste, almeno 1,1 milioni sono state assassinate.