100 GIORNI. Dalla chiusura di Cop 26. Dichiarazioni Oxfam.
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Dalla chiusura della Cop 26 sul clima, in poco più di 100 giorni, l’1% più ricco della popolazione mondiale è stato responsabile dell’emissione in atmosfera di circa 1,7 miliardi di tonnellate di CO2. Più di quanto l’intero continente africano, abitato da 1,4 miliardi di persone, ne emetta in un anno.
MADAGASCAR, un ciclone dopo l’altro
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Sono sei le vittime a seguito del passaggio del ciclone Emnati sulle regioni meridionali del Madagascar la settimana scorsa, ma il bilancio sarebbe stato di certo più alto se le autorità locali non avessero evacuato preventivamente dalle loro abitazioni più di 45.000 persone. Molte delle regioni toccate da Emnati erano state colpite solo 18 giorni prima dal passaggio di un altro ciclone, Batsirai, i cui strascichi erano stati invece molto più drammatici con più di 120 vittime registrate, 29.000 persone sfollate e quasi 20.000 case danneggiate.
KENYA: economia blu e Cooperazione
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Abbiamo un’altra Africa sotto il mare”. La sfera marittima e acquatica è molto più di un semplice spazio economico; è una tessera essenziale del ricco mosaico geografico, sociale e culturale africano. Gli enormi vantaggi ricavabili dall’investire (o dal tornare a investire) nelle aree marine e acquatiche, secondo Lopes, potrebbero spostare l’ago della bilancia continentale da sfruttamento illegale e degrado verso un modello di sviluppo “azzurro”
ETIOPIA, il premier Abiy apre a negoziati di pace con il Tplf
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Il governo etiopico è aperto a colloqui con il Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf) per porre fine a un conflitto in corso da 15 mesi nel Paese. Lo ha detto il premier Abiy Ahmed riferendo in parlamento.
È necessario riformulare il dibattito sulla MIGRAZIONE
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Durante un incontro tenutosi in streaming dalla Farnesina qualche settimana fa è intervenuta a questo proposito Tana Anglana, dell’iniziativa “Never Alone”, esperta di narrazioni, migrazioni e Africa. Ha sottolineato quanto la nostra percezione di fenomeni complessi come quello migratorio sia influenzata dal tipo di narrazione che ci viene proposta dello stesso. Al fine di contrastare il più possibile una percezione della migrazione dominata dalla paura, occorre dunque partire ed agire sul modo in cui ci viene raccontata.
UCRAINA. "Preghiamo e prepariamo panini". Gli ordini religiosi in Ucraina aiutano le persone
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Suor Franciszka Tumanevych della Congregazione delle Suore della Sacra Famiglia di Nazareth, che opera a Zhytomyr, racconta la vita quotidiana in un Paese lacerato dalla guerra. "Il primo giorno è stato il più duro, è stato uno shock, è scoppiato il panico, la gente faceva la fila per il cibo, le medicine, la benzina, ma già la sera tutto si era calmato. Il giorno dopo ci siamo resi conto che dovevamo imparare a vivere in condizioni di guerra e abbiamo iniziato a lavorare concretamente. Perché se non si fa niente, è terribile. Preghiamo continuamente.
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UCRAINA. Sospendere i combattimenti per fornire aiuti umanitari
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“La situazione dei bambini coinvolti nel conflitto in Ucraina peggiora ogni minuto. Stiamo ricevendo notizie di ospedali, scuole, servizi idrici e igienico-sanitari e orfanotrofi colpiti. Armi esplosive in aree popolate e residuati bellici esplosivi sono pericoli reali e presenti per i bambini dell’Ucraina”. A lanciare l’allarme, stasera, è il direttore generale dell’Unicef, Catherine Russell.
NARRARE LA GUERRA. Come raccontare la guerra ai bambini
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Si può partire dalla parola guerra? Come spiegarla ai bambini? E cosa fare se il piccolo manifesta ansia o tristezza dopo il racconto? A queste ed altre domande risponde lo psicologo Ezio Aceti
NARRARE LA GUERRA. Il ruolo dell’informazione alla prova del conflitto in Ucraina.
www.vaticannews.va
“La prima vittima della guerra è la verità”. Lo affermava Eschilo duemilacinquecento anni fa e lo si può ripetere per ogni guerra combattuta da allora. Quella in Ucraina non fa eccezione. La prima vittima è la verità della persona, delle comunità, della convivenza pacifica, tutte trucidate in nome di interessi ammantati da giustificazioni storiche e identitarie che, prima o poi, il tempo si prende il compito di sbugiardare con il suo inesorabile giudizio. Intanto però la gente muore, gli innocenti soffrono e il terrore si diffonde.