In Mozambico le multinazionali dell’agrobusiness, sostenute da governi stranieri, puntano ad accaparrarsi regioni fertili da destinare alla produzione di biocarburanti. Il governo di Maputo destina 15 milioni di ettari produttivi alle aziende straniere, sottraendole ai contadini. E nella corsa al land grabbing il Giappone è in prima fila.
La fame industriale di biocarburanti in Mozambico è ancora molto vorace. In prima fila c’è la soia, ma anche la Jatropha curcas da olio vegetale. Non mancano eucalipti, canna da zucchero e girasoli. Il portale di Land Matrix, incrocio di milioni di dati sul land grabbing mondiale, calcola che in Mozambico siano ancora attivi 109 “accordi” di spartizione di terreni con multinazionali o governi stranieri. Le distese infinite di savana (la superficie arabile supera i 36 milioni di ettari), coltivata dai contadini locali a manioca, mais, riso e anacardio, sono un boccone ghiotto per l’agrobusiness internazionale, specialmente quello giapponese. Il Mozambico è al 6° posto tra i dieci Paesi che hanno ceduto più terre in assoluto: 2,6 milioni di ettari, dopo i 6,4 milioni della Repubblica democratica del Congo.