Lunedì 4 maggio più di cinquemila famiglie di Kariobangi (circa 70mila abitanti), uno degli slum di Nairobi, si sono svegliate così, con le ganasce delle ruspe che demolivano le loro abitazioni, spesso poco più che baracche. Preavviso: meno di 24 ore. «Le ruspe sono arrivate domenica e hanno cominciato la demolizione il mattino seguente», ha raccontato alla stampa kenyota Titu Ndambuki, uno dei residenti, «la compagnia ha detto che ormai erano scaduti i termini dell’avviso di sfratto, ma né io né i miei vicini abbiamo mai visto o firmato niente. Abbiamo protestato, ma niente. La polizia ha dato ordine di iniziare gli scavi e adesso eccoci qua, senza lavoro, senza cibo e senza casa». Al quadro manca un tassello, il coronavirus.