Dal 20 marzo, quando è stato confermato il primo caso, al 21 aprile, nella brasiliana Manaus il coronavirus ha ucciso 170 persone. I numeri ufficiali, però, non corrispondono a quanto accade nella principale metropoli amazzonica. Lunedì, ad esempio, non ci sarebbe stata nessuna vittima riconosciuta. Martedì sarebbero state otto. Peccato che quotidianamente, da oltre una settimana, vengano sepolte oltre cento persone.
Per l’esattezza, come denunciato dal sindaco, Aldo Virgilio Neto, 122. Prima della pandemia, erano una trentina. «Sono tantissime le persone che muoiono in casa, senza nessuna forma di assistenza medica e senza avere accesso agli esami medici per determinare la causa del decesso», afferma padre Luis Modino, missionario spagnolo residente a Manaus e giornalista di Religión digital.