Con forte commozione presi coscienza e iniziai a riflettere sulla relazione tra Maria e il corpo delle donne negli anni 1991-92, quando fui invitata a far parte di un gruppo internazionale di sorelle della mia congregazione (Figlie di Maria Ausiliatrice) al quale venne chiesto di portare avanti uno studio mondiale sul tema Maria e la donna oggi (1) . Mi diedero la responsabilità di raccogliere dati sulla realtà indiana prendendo in considerazione le giovani donne di età compresa tra i 15 e i 30 anni. Fu un’indagine accidentale su 260 giovani donne del nord, del nord-est, dell’est, dell’ovest e del sud dell’India, che rappresentavano sia le zone rurali che le urbane e che comprendevano i Cattolici (160), i Cristiani protestanti (42) e gli Indù (58). L’insieme delle risposte fu impersonale e generico, e risultò un’immagine tradizionale di Maria come “vergine-madre”. Era vista soprattutto, per la maggior parte, come una madre che protegge e dispensa grazie ai suoi devoti e come simbolo di purezza quasi asessuale. Come una donna, sembrava essere il prototipo dell’ampia maggioranza delle donne indiane, che sono passive, sottomesse e soffrono in silenzio. Comparato con altri paesi, di fatto, questo ultimo aspetto sembra essere una caratteristica del campione indiano preso in esame.
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