VIVERE IL VANGELO CON I ROM E SINTI

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Sono piccola sorella Angela Gabriella, faccio parte delle Piccole sorelle di Gesù da 45 anni.

All’inizio del nostro incontro vorrei confessarvi che mi costa di parlare di ciò che vivo. Ho accettato per un senso di riconoscenza verso “gli Zingari” con chi vivo da tanto tempo. Vorrei che questa mia testimonianza possa contribuire ad avere uno sguardo di benevolenza verso di loro.

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Prima di continuare vorrei fare una premessa esplicativa:

Quelli che noi chiamiamo zingari, gypsi, gitani, zigeuner ... in realtà sono persone che appartengono ad un’etnia ben precisa divisa in gruppi, che si presentano e vivono in modi diversi, anche se con molte affinità culturali. Esse chiamano se stesse, secondo il gruppo a cui appartengono e il luogo dove vivono: Rom, Sinti, Manush, Kalè, Roma ... Hanno una lingua in parte comune che viene dal Sanscrito.

Sembra che sia una popolazione che si è messa in viaggio dall’India occidentale, Pangiab circa mille anni fa. Attraverso la Turchia è arrivata in Europa seguendo vari percorsi : verso la Grecia e l’Africa settentrionale, e altri dall’Europa dell’Est verso il nord e l’occidente del continente.

In Italia ci sono state varie migrazioni. I gruppi più antichi che si sonno insediati in Italia a partire dal 1500 hanno la cittadinanza Italiana. I più recenti, provengono dall’ex Yugoslavia, dalla Bulgaria e la Romania.

Detto questo adesso non parlerò più di “zingari”, ma di Rom e Sinti, gruppi con qui ho vissuto e vivo....

Quando cercavo la mia strada, quello che più mi ha colpito e per cui sono entrata nella Fraternità delle Piccole Sorelle di Gesù, è la vita contemplativa vissuta nel mondo, in mezzo ai poveri, come Gesù a Nazareth. In uno dei primi articoli delle nostre Costituzioni dove si parla del carisma della Fraternità, leggiamo:

“Inviato dal Padre per portare al mondo la Buona Novella, Gesù ha voluto annunziarla a partire dalla condizione di povero e facendo della vita ordinaria il luogo d’incontro con il Padre. Nella chiesa le Piccole Sorelle hanno la missione

 

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specifica di testimoniare con la vita il senso profondo di Betlemme e Nazareth, è questo il loro modo specifico di partecipare all’opera di Cristo Salvatore.”

Piccola sorella Magdeleine, la nostra fondatrice, a seguito di Fratel Carlo di Gesù (Charles de Foucauld), è stata conquistata dal mistero dell’Incarnazione : Dio che è venuto a noi nella piccolezza e impotenza di un neonato a Betlemme, che ha vissuto per trent’anni come un’umile artigiano di un oscuro villaggio della Galilea.

Nel mistero di Betlemme e Nazareth è il fondamento della spiritualità della Fraternità.

Guardando a Gesù e cercando di vivere come Lui, Piccola Sorella Magdeleine scopre il cammino di una vita autenticamente religiosa e insieme profondamente umana.

In uno dei suoi primi scritti alle Piccole Sorelle dice :

“Come Gesù durante la Sua vita umana fatti tutta a tutti. Araba in mezzo agli arabi, nomade in mezzo ai nomadi, operaia in mezzo agli operai, ma prima di tutto umana in mezzo agli umani ... penetra profondamente il tuo ambiente ... come il lievito che si perde nella pasta per farla lievitare. Oso dirti : prima di essere religiosa sii umana e cristiana.”

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Io cerco, insieme alle sorelle della mia comunità di viverre questo tra i Sinti e i Rom, così come posso.

Ma come raccontare questa esperienza cosi concreta e quotidiana che non ha niente di straordinario, che è fatta di tanti volti e tante relazioni vissute momento per momento ?

Cercherò di farlo sapendo che le parole non possono rendere tutta la ricchezza di un esperienza vissuta.

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La nostra fraternità in Italia tra i nomadi, è iniziata nel 1965 all’occasione del primo Pellegrinaggio internazionale degli Zingari a Pomezia (Roma). In Francia già dal 1949. Io in modo vivo con questo popolo dal 1987.

All’inizio le sorelle hanno viaggiato dal nord al sud dell’Italia e preso contatto con vari gruppi di nomadi.

Quando sono arrivata nella comunità dopo i voti perpetui eravamo quasi tutte
nuove, abbiamo scelto di limitarci nel nostro inserimento a un solo gruppo : i Sinti
nel nord – Italia. Per tanti anni abbiamo vissuto nei campi nomadi di varie città del

 

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nord allargando pian piano le nostre conoscenze e radicandoci sempre più nell’ amicizia con varie famiglie.

A partire dal 2000 abbiamo cercato di prendere contatto con altri gruppi nel sud – Italia, così ci siamo ritrovate a Crotone con un gruppo di Rom del Kosovo, musulmani e adesso a Cosenza con un gruppo di Rom Rumeni di tradizione Ortodossa.

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Questa lunga permanenza tra i Rom e Sinti mi ha permesso di tessere rapporti di vera amicizia duratura aldilà della distanza. Credo che attraverso l’amicizia ci sia stato uno scambio e un arricchimento reciproco. Ci sono delle cose che mi hanno particolarmente colpito nella vita condivisa con questo popolo.

- L’accoglienza

- La forza delle donne - Lo stare insieme

- La dimensione di fede

L’accoglienza

Abbiamo ricevuto accoglienza con grande generosità, ci hanno fatto e ci fanno spazio non solo nel campo per sistemare la nostra roulotte e ora a Cosenza per costruire una piccola baracca, ma soprattutto nella loro vita permettendoci di conoscerla dall’interno per quanto è possibile. Questo ci rende responsabili della fiducia che ci è fatta e crea un legame di grande solidarietà.

Quando siamo arrivate a Cosenza con un camper, che era la nostra casa, sapevamo dell’esistenza di un campo di Rom Rumeni tra il fiume e la ferrovia e abbiamo cercato di prendere contatto con loro.

Siamo arrivate al campo non con il camper ma a piedi e abbiamo cominciato a parlare con qualche bambino. Faceva caldo. Una donna ci invita nella sua baracca a bere un bicchiere di acqua fresca, poi fa il caffè. L’indomani ritorniamo nuovamente, un’altra donna ci invita da lei ... così per qualche giorno. Queste brevi visite servono a rompere il ghiaccio. In fine un sabato sera al tramonto del sole, chiediamo ad una famiglia se possiamo portare al campo il nostro camper che si trova in un parcheggio e restare qualche giorno con loro. Accettano subito e Lucrezia, una donna anziana, ci chiama subito a mangiare da lei.

E’ il segno dell’accoglienza ...

 

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Questa accoglienza non è solo nei nostri confronti, abbiamo visto tante volte come altra gente, in situazione di bisogno è stata accolta.

Mi è sembrata particolarmente bella la storia di una famiglia cilena : padre, madre e un bambino di due anni, che ha dovuto lasciare il proprio paese. Arrivati in Germania, di là sono venuti in Italia abitando in un piccolo furgone.

Non potendo restare a lungo nella piazza di un paese vicino a Bologna, hanno pensato di venire là dove avevano visto delle roulotte e che credevano essere un camping. Il primo approccio da parte dei Sinti si è fatto chiedendo se il bambino avesse mangiato e offrendo subito un piatto di risotto. Nessuna domanda su chi erano, da dove venivano, e perché ... Dopo qualche giorno è stata loro offerta una vecchia roulotte e pian piano hanno cercato di iniziare una nuova vita sostenuti dall’appoggio dei nuovi amici.

Il bambino, adesso, ha più di vent’anni e anche se ora abita in casa viene molto spesso al campo dove è cresciuto ed ha i suoi amici. Poco tempo fa, quando il papà è morto, alla messa di funerale, erano presenti quasi unicamente i Sinti del campo.

Un altro aspetto è la forza delle donne

In una cultura in cui c’è una netta separazione tra il mondo delle donne e quello degli uomini, gran parte del nostro tempo lo passiamo con le donne. Da loro ho imparato tanto. Mi affascina la loro “santità” che si esprime attraverso la loro forza e il loro coraggio, la capacità di affrontare le difficoltà, il loro amore materno cioè amore per la vita che nasce, che bisogna far crescere e custodire, la vita che muore ... Donne piene di speranza, capaci di ricominciare ogni giorni perché, forse inconsapevolmente, si affidano alla forza della vita che viene incontro con la sua novità.

La struttura mentale del Rom legata all’immediato e al vivere giorno per giorno, rende più disponibili alla fiducia e all’abbandono a Dio. Questo è un grande aiuto a vivere situazioni realmente difficili col marito, figli, la famiglia allargata, il mondo non zingaro ... e rende queste donne libere dalle preoccupazioni che domani potrà essere peggio. “Ad ogni giorno basta la sua pena”. Esse sono per me un esempio di dedizione, di capacità di perdono, di nuovo inizio quando tutto sta per finire.

 

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In un mondo in cui ci si isola sempre più, apprezzo e mi sembra quasi profetico quest’ aspetto della vita dei Rom e Sinti.

Quante volte mi sento dire : “Vieni a sedere ... Sei sola, ti vengo a fare compagnia”. Cosi ci si siede, si sta insieme davanti a una tazza di tè o caffè, si chiacchiera o a volte si sta in silenzio. Questo tempo che all’inizio mi sembrava tempo perso, ho imparato ad apprezzarlo, perché è il tempo per l’incontro. E’ il tempo per la relazione gratuita che richiede ascolto serio e profondo dell’altro anche nelle mille volte in cui le conversazioni appaiono banali e ripetitive. Si sta insieme tanto tempo a raccontare storie passate, si fa memoria della vita che diventa storia, si ride ... si piange secondo le circostanze e i bambini stanno lì ad ascoltare, imparano cosi comportamenti e modi di fare e soprattutto si rafforza la loro identità nella consapevolezza d’appartenere ad un popolo diverso. Si vive insieme anche la malattia e la morte. Quante volte mi sono ritrovata in una sala di ospedale ad aspettare ore ed ore che il malato venga fuori dalla sala operatoria, che lo si possa vedere vivo, e poi ad un ad uno lo si va a salutare anche solo dalla porta, tra i brontolii degli infermieri. Anche la morte è un momento solenne da vivere insieme. Amici e parenti arrivano anche da lontano per restare vicino alla famiglia in lutto. Si sta insieme alcuni giorni con tradizioni diverse secondo i vari gruppi, ma per tutti è occasione d’incontro e un momento forte in cui si esprime l’identità di un popolo.

 

 
 
Un altro aspetto, che dico per ultimo, ma che per me è il più importante è la dimensione di fede.

Lo stare con i Rom e Sinti è uno stimolo ad approfondire la mia vita di fede e nutre la mia preghiera. La Parola di Dio letta, ascoltata, pregata, là dove mi trovo, assume un gusto e una consistenza particolare.

Un giorno mentre preghiamo nella nostra roulotte, sale una donna tra le più anziane e si siede ad ascoltare la Parola del giorno. Leggiamo il Vangelo di Matteo al capitolo 25 dove si parla del Re che raccoglie per il giudizio. Cara ascolta attentamente e alle Parole “in verità vi dico: ogni volta che avete fatto questo ad uno dei miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me”, ci interrompe e molto emozionata con le lacrime agli occhi ci dice: “Ma allora! E’ a me che Gesù dice questo?” Ci racconta quante volte quando stava accampata lungo la strada, ha offerto un piatto di minestra ad un viandante affamato. Così ora con sorpresa e stupore si sente rivolgere dal Signore questa Parola di benedizione.

 

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Tra i Rom e Sinti ho trovato una fede semplice e spontanea. Spesso ho sentito dire : “Noi, non abbiamo che Dio.” Quante volte davanti a situazioni disperate nasce spontanea la preghiera, magari come quella di Giobbe che chiede conto a Dio, ma sempre insistente e fiduciosa, che sa umilmente di non poter contare su alcun merito, ma unicamente sulla potenza e bontà di Dio.

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Come dicevo all’inizio, le parole non riescono a tradurre la ricchezza dell’esperienza di vita vissuta. Certo non è sempre facile, a volte si sente l’estraneità di un mondo che più lo conosci, più lo senti diverso e certi fatti lo fanno risaltare con più evidenza. Non possiamo nasconderci che spesso quello dei Rom e quello dei “Gadgè”(non zingaro) sono due mondi tra loro ostili, le paure e le diffidenze sono da una parte e dall’altra.

Vivere insieme riconoscendo la diversità dell’altro resta una sfida. Non si tratta allora di convertirsi al Vangelo, personalmente, come comunità, come Chiesa ?

...

Concludo con una parola della nostra fondatrice :

“Vorrei che credeste che vi può essere una vera amicizia, un affetto profondo tra persone che non appartengono né alla stessa religione, né allo stesso popolo, né allo stesso ambiente ...”

www.piccolesorelledigesu.itItalia

www.rc.net/org/littlesisters/U.S.A.

www.rc.net/mexico/hermanitas/ -Messico

www.jesuscaritas.info -Inghilterra – sito famiglia spirituale

www.kleineschwesternjesu.net - Germania-Austria-Svizzera tedesca www.carlosdefoucau ld. org-Spagna,all’interno della Famiglia spirituale petitessoeursjesus.catholique.fr – Francia

www.jezuskistestverei.hu-Ungheria

www.male-siostry-jezusa.org- Polonia

www.portal.ecclesia.pt/ecclesiaout/irmazinhasdejesus - Portogallo www.petitessoeursdejesus.org - Svizzera,in tedesco e in francese www.male-sestry-jezisovy.cz - Repubblica Ceca

www.malesestre.hr- Croazia

www.hermanitasjesus.org- America Latina

www.psj-arabic.com- Libano-Syria-Jordania

www.malesestre.si- Slovenia

 

 

 

Last modified on Thursday, 05 February 2015 17:05

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